Film > Il pianeta del tesoro
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Autore: Jawn Dorian    30/08/2012    8 recensioni
Si girò a guardare. Jim era aggrappato alle viscere meccaniche del pianeta col rischio di cadere nell’inferno incandescente. Si affannava quanto più poteva per rimanere saldo ma non avrebbe resistito a lungo.
“JIMBO!”
Dannazione! Dannazione! Dannazione!
Che diavolo di situazione era quella?! No, no, no, non se ne parlava! L’aveva detto anche prima! Adorava quel ragazzo ma aveva fatto troppa strada per rinunciare al suo tesoro…
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"Non tutti i tesori sono d'oro o d'argento." { Jack Sparrow }
Abbiate pazienza con me, non sono granchè. E sopratutto, ho una gran fissazione per il lieto fine sfolgorante.
Nemmeno una nota di tristezza, solo gioia, qui.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 “Non tutti i tesori sono d’oro o d’argento” 

 
 

 Per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa fare.
Sì, perché era sempre stato un pirata e aveva sempre vissuto per il tesoro, sempre.
E ora sarebbe sparito così.

“No, tu non te ne vai!” ringhiò, e afferrò col suo braccio da Cyborg, con quante più forze poteva quella nave stracolma d’oro che stava scivolando giù senza più tornare.
Ma si accorse che quella non era l’unica cosa che rischiava di perdere.

“AAAH!”

Morth vicino a lui boccheggiava suppliche d’aiuto.
Si girò a guardare. Jim era aggrappato alle viscere meccaniche del pianeta col rischio di cadere nell’inferno incandescente. Si affannava quanto più poteva per rimanere saldo ma  non avrebbe resistito a lungo.

“JIMBO!”

Dannazione! Dannazione! Dannazione!
Che diavolo di situazione era quella?! No, no, no, non se ne parlava! L’aveva detto anche prima! Adorava quel ragazzo ma aveva fatto troppa strada per rinunciare al suo tesoro…

Però…

“Afferra la mia mano!”

Jim si stirò con quanta più forza poteva. Aveva una paura tremenda. Non solo di cadere giù, ma anche perché sapeva quanto Silver bramasse quel tesoro. Quanto poteva valere la vita di un ragazzino insignificante comparata a tutto quell’oro?

“Non ce la faccio!” gridò, in preda alla disperazione. Scivolò.
Il cuore di Silver perse qualche battito, finchè il ragazzo non riuscì a trovare un altro punto a cui avvinghiarsi. Ma non ce la faceva più.
Cosa doveva fare?

Il suo tesoro…

“DANNAZIONE A ME E ALLA MIA SCEMPIAGGINE!”

 






 

“Silver!”

Che cosa aveva fatto…?
Che cosa aveva combinato...?
Il tesoro. Il tesoro che sognava da una vita. Era precipitato nelle fiamme dell’inferno.
E tutto per colpa sua. Jim…

“Hai rinunciato al tesoro…”

Lo vide lì, con la voce strozzata. Ancora gli occhi umidi. Quegli occhi azzurri che l’avevano intenerito fin troppe volte. Piangeva, di nuovo. Come quando si erano abbracciati quella notte, sulla nave…
Piangeva, forse per la gioia di essere vivo, forse perché si sentiva la causa della sua disfatta.
Non sopportava di vederlo piangere, questa era la verità.
E lo aveva salvato. Aveva scelto lui, e aveva lasciato che il suo amato tesoro scivolasse in quell’abisso di fuoco senza fare mai più ritorno…perché?
Per un semplice ragazzino.

“Silver…”

No.
Lo aveva capito, adesso lo sapeva.
Aveva passato una vita intera a rincorrere il tesoro sbagliato.

“Lo rincorro solo da una vita, ragazzo! Mi passerà!”

Sdrammatizzò il tutto con quella frase, e scoppiò a ridere. Giusto il tempo di accarezzare appena quella faccia angelica da marmocchio.
Jim gli sorrise. Un sorriso che spazzò via anche solo il ricordo di quel tesoro perduto, che ora di fronte al sorriso di quel ragazzo gli sembrava solo un ammasso di ridicolo ed inutile metallo.
Silver gli lesse negli occhi la gioia immensa di averlo ritrovato.
Non si era sbagliato. Anche se all’ultimo, l’aveva capito.
Non tutti i tesori sono d’oro o d’argento.
Aveva salvato il tesoro giusto, quello più prezioso. E si rese conto che l’avrebbe fatto altre cento volte. Sì, avrebbe lasciato perdere il tesoro di Flint che rincorreva da una vita altre cento volte solo per salvare il suo amato marmocchio.
Non se ne sarebbe pentito. Mai.
 

3 anni dopo…


 

Jim era solito non dimenticare nessuno.
Non si era dimenticato di suo padre, in tutto quel tempo. L’avrebbe volentieri fatto, ma qualcosa glie lo impediva. Era fatto così, anche le cose o le persone che voleva dimenticare, gli rimanevano in testa, non importava quanto tempo passasse.
Figurarsi allora quando non voleva dimenticare.
John Silver.
Aveva cominciato quella nuova vita, studiava, si impegnava, aiutava sua madre alla nuova locanda quanto più poteva, e stava per raggiungere la maggiore età.
Ma di lui non si era dimenticato.

Quella mattina si era alzato tardi. Nessuno lo aveva svegliato. Strano. Nessun Morth con troppa voglia di giocare, nessun B.E.N. con le sue carenze d’affetto, nessuna madre che lo pregava di aiutarla in qualche faccenda.
Certo, era in vacanza, ma quando tornava a casa nessuno lo faceva dormire troppo a lungo.
Eppure erano le dieci del mattino. Strano. Davvero.

“Morth?” chiamò poco convinto. Nessuna risposta.
“Mamma!” alzò di poco il tono della voce, ma ancora una volta nessuno rispose.
Si vestì in fretta e furia. Mentre si metteva gli stivali diede un occhio al calendario.

“Non ci credo!”

Non si dimenticava mai di niente?! Era il suo compleanno e se l’era completamente scordato! L’aveva totalmente rimosso!
“Mamma!” gridò infilandosi la cintura nei passanti dei pantaloni “Perché non mi hai svegliato?!”
Prese al volo giacca e binocolo per poi fiondarsi sulle scale che scese come un forsennato.
“Insomma!” berciò, ormai agli ultimi gradini “Possibile che-

Si bloccò.
Giacca e binocolo che teneva fra le braccia finirono inevitabilmente sul pavimento.
Aveva le gambe bloccate, il cuore in gola. Sentiva un grandissimo bisogno di piangere come un lattante e non si vergognava affatto della cosa.
Per una qualche strana forza non riuscì a muoversi per una manciata di attimi.
Quanto bastava al visitatore davanti a lui per togliersi il cappello a tricorno, sorridere ampiamente e proclamare con il suo vocione piratesco:

“Auguri, Jimbo.”

Le gambe si sbloccarono. Le lacrime fecero a pugni con l’orgoglio, prevalsero, e uscirono fuori copiose fino ad invadergli la faccia.
Due passi appena per saltare al collo del suo caro vecchio amico.
"S-Sei diventato più alto..." Silver si morse il labbro, per evitare di piangere anche lui. Ma una lacrima non mancò di rigargli il volto.
Lo strinse forte.

“Mi sei mancato, Jimbo. Mi sei mancato.”

Non ottenne risposta. Solo un paio di singhiozzi e di farfugliamenti fra le lacrime.
“Oh, suvvia, suvvia” ridacchiò il vecchio Cyborg dando al ragazzo qualche pacca sulla spalla “Non piangere, oggi diventi un uomo…ahah!”

Non sopportava di vederlo piangere. Questa era la verità.
Dopo tutto quel tempo, che gli era sembrato più di una vita, aveva finalmente ritrovato il suo vero tesoro.
Tutti quelli che aveva incontrato lungo quel viaggio pieno di avventure gli avevano sempre chiesto cosa stesse cercando. Aveva sempre risposto “Il mio tesoro”.

Non tutti i tesori sono d’oro o d’argento.
Il suo tesoro era fatto di coraggio, lealtà, gioia di vivere, ribellione, spirito d’avventura e una segreta infinita dolcezza.
Il suo tesoro di chiamava Jim Hawkins.

 

 

ANGOLO DI DICCHAN

Ecco, alla fine l’ho fatto. Ho scritto una fic su questi due.
Che dire? Voglio un migliore amico o mentore come Silver. Mi sento molto un Jim sperduto, sì.
Scrivere questa cosa mi ha rinfrancato lo spirito, per quanto non sia una cosa ben fatta.
Grazie davvero a chi ha letto, se siete riusciti a sopportare il mio pappone smielato fino alla fine siete degni di stima!
Alla prossima!

Dicchan

 

 

 

 
  
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