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Autore: Fuuma    19/03/2007    6 recensioni
- Non ti facevo così infantile. -
Gli dava le spalle ma percepì perfettamente il suo sorriso.
Un ghigno beffardo.
Si prendeva gioco di lui e del suo dolore svalutandolo senza ritegno!
- Sei patetico. -
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Step by Step
Serie: FullMetal Alchemist
Rating: PG
Note: La fic l'ho scritta di getto all'una di notte per cui già immagino cosa ne sia uscito ò_o""". Non so se rimarrà una oneshot come avevo deciso, effettivamente sto già scrivendo un possibile seguito ma non so quanto avrebbe senso. La mia intenzione iniziale era quella di scrivere una flashfic così come quella che mi è uscita, senza alcun pairing, con un Roy Mustang che si ispira più al manga che all'anime, in cui sembra avere un rapporto più "paterno" con Mame-chan.

Non ho voluto trattare meglio le frasi che rivolge inizialmente al FullMetal o il suo comportamento distaccato. Perchè non c'è bisogno che sia esplicito, va bene così. In seguito la sua non vedetela come dolcezza, affetto o amore, semplicemente è sostegno verso un compagno o un ragazzino che ha bisogno della guida di un adulto. Questo è il Roy della mia fic.

Mhm>_>... Mi sa che se continua così inizierò un trattato su "Perchè Roy è Roy e bisogna osannarlo sempre e comunque, amen XD!"

Finiamola qui con le note va XD!

p.s. se Al nelle mie fic vi sembra un pò apatico.. sappiate che è normale*_*"" Non lo so proprio muovere>_> e per di più non mi piace nemmeno come personaggio.. a volte lo trovo così patetico che mi infastidisce, chiedo scusa per questa mia mancanza.

 

Step by Step

Non stava piangendo.
Pioveva.
Ma lui non piangeva.
Sollevò la mano sana, serrata a pugno, e lanciò il sasso che aveva tirato su da terra.
Quello volò per qualche metro e poi si schiantò a terra, contro l'asfalto bigio, più grigio del solito.
Tutta la città sembrava più cupa.
Forse proprio perchè pioveva.
Prese in mano un altro sassolino, recuperandolo da quelli sparsi per la gradinata sulla quale era seduto.
Lo tirò.
Non lo udì nemmeno cadere, nè lo vide.
Dietro di lui un'imponente armatura era rimasta in silenzio a guardarlo.
Vegliava su di lui.
Angelo custode.
Dolce fratello minore.
Chiuse gli occhi coprendoli con entrambe le mani.
Una di pelle rosea e l'altra di metallo argentato.
Abbassò il capo.
Ma non pianse.
Pioveva.
Sulla città.
Sull'headquarter che svettava alto tra gli altri edifici anonimi.
Gocce trasparenti che tintinnavano col ritmo della nostalgia, nelle triste nenia nel linguaggio di Madre Natura, accompagnando i pensieri del ragazzo.
Riaprì gli occhi osservando l'auto-mail.
Dita d'acciaio al posto di quelle che aveva usato come pegno per la sua colpa.
Sembrava una mano forte quella.
Certamente più forte di quella che aveva perso.
Era d'acciaio dopotutto.
Eppure non era servita a niente.
L'acqua si poggiava sul palmo scivolando in terra, cadeva sul suo volto troppo giovane seguendo la strada di lacrime invisibili che non aveva ancora pianto.
Era un ragazzo forte.
Era quasi un uomo.
E gli uomini non piangono.
- Dovreste rientrare. -
Non rispose alla voce alle sue spalle, più su di qualche gradino rispetto lui ed Alphonse.
- Vi prenderete un raffreddore. -
Un sorriso di scherno -per sè stesso, sicuramente per sè stesso- piegò a metà le labbra dell'alchimista.
- Perchè, gliene importerebbe qualcosa? - domandò con voce incolore.
- No. - confessò la voce dietro di loro - E tu, vuoi fartelo venire apposta perchè non mi importa niente di te, FullMetal? -
Non ci sarebbe stata una risposta.
Niente più parole da sprecare con un uomo come quello, che non comprendeva il suo dolore.
Il loro dolore.
Suo e di Al, suo fratello.
Erano sempre stati solo loro.
Gli altri erano estranei.
Gli altri non esistevano.
- Stai cercando di attirare la mia attenzione, FullMetal? -
Perchè non se ne stava zitto?
Perchè continuava a parlargli?
- Prima ti farai venire un raffreddore e poi? Proverai a tagliarti le vene per vedere se mi preoccuperò o no di te? E' così? -
Taci! Taci! Taci!
- Non ti facevo così infantile. -
Gli dava le spalle ma percepì perfettamente il suo sorriso.
Un ghigno beffardo.
Si prendeva gioco di lui e del suo dolore svalutandolo senza ritegno!
- Sei patetico. -
Si alzò di scatto voltandosi verso l'uomo in divisa, in piedi in cima alle scale che li fissava con aria di chi è troppo preso da sè stesso per potersi abbassare a scoprire cosa affligge agli altri.
Odiava i suoi occhi.
Furbi e maliziosi.
Non c'era verità in quegli occhi.
Neri e profondi come un pozzo senza fine riempito di petrolio e pece in cui sarebbe sicuramente affondato ed affogato. Sarebbe morto nel peggiore dei modi a causa di quegli occhi, lo sentiva fin nelle viscere.
Per questo li odiava.
Perchè quelli erano gli occhi di un adulto e perchè lui, che non era altro che un bambino, aveva paura di specchiarvici e scoprire cos'avessero visto.
- La smetta di parlare a vanvera! Non me ne frega niente se uno come lei si preoccupa o no di me! -
- Ah no? Allora vuoi che vada a chiamare Hawkeye? Le chiederò se può farti qualche carezzina su quella piccola testolina vuota. -
- Vada all'inferno! -
- Accadrà prima o poi, non temere! -
- Stia zitto! -
- Perchè dovrei? Per darti la possibilità di ascoltare i tuoi pensieri stupidi? Tanto vale che tu senta la mia voce. -
- No! No! Non voglio sentirla! Non voglio ascoltarla! Non voglio più... -
Non voleva più.
Non voleva...
L'uomo scese lungo i gradini che portavano all'headquarter, superò un'armatura che in silenzio sembrava essersi fusa con i gradini diventando una statua che avrebbe spaventato quei gliovani stolti desiderosi di diventare soldati e combattere una guerra insulsa per un governo fasullo.
- E' morta... -
Aveva parlato il FullMetal.
La voce si era quasi sciolta nella pioggia ed il suo superiore aveva faticato a sentirla.
- E' morta un'altra persona... ed io... io non ho potuto farci niente... e lei... lei... non ci pensa neppure... -
Pensava invece alla testolina vuota del FullMetal.
Pensava a come prendersi beffe di lui.
Giocava a fare il grand'uomo cinico e bastardo.
- E' morta un'altra persona... capisce...? -
Aveva abbassato il viso davanti all'uomo, fissava le sue scarpe come se lì vi avesse potuto scorgere l'arcano segreto della vita e della morte.
L'altro sospirò.
O almeno così gli parve.
In realtà capì ben poco di quello che avvenne in seguito, sentì soltanto braccia forti circondare il suo corpo minuto ed infreddolito, zuppo di pioggia e tremante. Stringerlo forte. Riscaldarlo e confortarlo con voce appena sussurrata.
- Non puoi salvarli tutti FullMetal. -
Le dita passarono tra i capelli biondi, posando delicatamente sul capo.
- Non salverai nessuno se prima non sarai in grado di salvare te stesso. -
Non c'erano persone in grado di salvare Edward Elric.
Non suo fratello Alphonse.
Non il Colonnello Mustang.
Non la loro amica Winry o chicchessia.
Soltanto Edward poteva salvare Edward.
- Ma io... io non sono riuscito a... -
A fare niente?
E' questo che voleva dire?
Infondo che poteva fare un ragazzino come lui?
- Ci hai provato. Ora però smettila di pensarci e guarda avanti. -
- Non c'è nulla avanti a me... -
- Non stai guardando davanti. Non stai guardando affatto. Smettila di sentirti così miserabile e inizia a pensare come un adulto! - Roy Mustang aveva assunto un tono di rimprovero - E' questo che volevi diventare no? Un adulto! Allora inizia da qui. -
Essere adulto era difficile.
Meglio rimanere bambino per sempre.
Meglio passare la vita a scherzare, giocare, ridere... ad essere felice. Per sempre.
Ma lui felice non lo era più stato per davvero, nemmeno una volta dopo la morte della madre.
L'abbraccio del colonnello si fece più forte.
Sembrava volerlo strappare dalla sua stessa disperazione, portarlo via, in salvo da qualsiasi pensiero lo stesse perseguitando cercando di trascinarlo in un Averno buio e solitario.
- Non lasciare che il senso di colpa ti trascini affondo Edward... -
Quel sussurro, quasi inudibile, valse più di tutto il resto.
Pioveva, ma per un momento la pioggia smise di abbattersi violenta sul corpo di Edward.
Fu lui a sciogliere l'abbraccio del Colonnello, facendo un passo indietro e tenendo le braccia distese, i palmi posati al petto dell'uomo dove un cuore dopotutto batteva. E, che lo avesse ammesso o meno, batteva anche per lui.
Alzò il volto incontrando i suoi occhi.
Occhi avvolti dall'oscurità che odiava, che temeva... che invidiava per la loro sicurezza e la loro forza.
Roy lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
- Al, andiamo. -
Non servì altro che il suo richiamo e Alphonse si alzò annuendo obbediente.
Era un bravo fratello minore Al.
- Dobbiamo portare le condoglianze alla famiglia. -
Ecco, così.

Avrebbero fatto un passo alla volta.
Senza fretta.
Ma prima o poi sarebbero riusciti anche loro ad andare avanti.
A trovare la loro piccola fetta di felicità.

 

THE END

   
 
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