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Autore: frency70    03/09/2012    7 recensioni
*** Spoiler sul terzo libro!!! ***
E se Anastasia avesse deciso di interrompere la gravidanza, davanti al rifiuto di Christian? come avrebbe reagito suo marito? e lei, lo avrebbe mai perdonato?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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solo un puntino

 

*** Spoiler sul terzo libro!!! ***

Questa fanfic nasce dalla mia curiosità di vedere come avrebbero reagito i nostri due innamorati davanti ad una decisione drastica, come interrompere la gravidanza imprevista. Il loro amore avrebbe retto al colpo? (Qui Hyde non c’è e nessuno ha rapito Mia).

Ciao

Frency70

 

 

E se Anastasia avesse deciso di interrompere la gravidanza, davanti al rifiuto di Christian? In fondo è solo un Puntino…

 

È solo un Puntino.

 

Christian era uscito sbattendo la porta di casa. Ora solo l’eco dei suoi passi teneva compagnia Anastasia.

 

Oddio, come aveva potuto essere così stupida? Doveva solo stare attenta alle date. Una cavolo di iniezione al mese e tutto sarebbe stato perfetto. Se solo avesse fatto caso ai giorni del calendario che scorrevano via…

Ormai era tardi. Era incinta e non poteva fare più niente.

A meno che…

 

L’idea dell’aborto per lei era sempre stata inconcepibile, ma il suo mondo stava crollando, tutte le sue certezze stavano andando in frantumi e suo marito era infuriato e deluso da lei.

Forse, se avesse interrotto la gravidanza lui avrebbe capito la sua buona fede: non l’aveva fatto apposta a rimanere incinta!

Lo amava a tal punto? Era disposta ad uccidere il suo bambino (perché di questo si trattava, anche se ora era solo un Puntino) per amore di Christian?

 

Quella notte andò a dormire nella stanza rossa, troppo turbata per affrontare Christian e tutta la sua furia distruttrice.

La mattina seguente andò a lavorare, evitando di incrociarsi con suo marito, per non leggere nei suoi occhi il suo disprezzo e la sua rabbia.

Una volta in ufficio, rimase a guardare il display del suo blackberry, indecisa se chiamare o meno l’ospedale e prendere un appuntamento con il medico.

Fece un patto con se stessa. Se Christian l’avesse chiamata o le avesse mandato una mail, entro l’ora di pranzo, con l’intenzione di parlare con lei ed affrontare la situazione, avrebbe tenuto il bambino, se invece lui non si fosse fatto sentire affatto, avrebbe chiamato l’ospedale.  

All’una e quaranta il suo cellulare era ancora muto, così come anche la sua posta elettronica.

Fece un lungo sospiro e chiamò l’ospedale fissando un appuntamento per il pomeriggio stesso.

Sapeva che era un atto di estremo egoismo, ma non riusciva a vedere un’altra soluzione.

Verso le tre uscì dall’ufficio ed il fedele Sawyer le si avvicinò.

 

-          Dove devo accompagnarla, Mrs Grey?

-          Non mi sento bene. Sono certa che sono solo stanca, ma vorrei andare a fare una visita di controllo. Mi porti al Seattle Hospital.

-          Mr Grey lo sa?

-          No e non occorre che lei gli dica nulla. Gli parlerò io stasera.

-          Va bene, ma devo comunicare a Taylor i nostri spostamenti. È la prassi.

-          Capisco, ma gli dica di non informare subito mio marito, ho bisogno di restare da sola per un po’. Può capirmi, vero?

-          Credo di sì, Mrs Grey.

 

Sawyer accompagnò Anastasia fin sulla porta dell’ambulatorio, quindi si fece da parte e chiamò Taylor, dandogli le stesse indicazioni ricevute da Ana.

 

-          Che diavolo vuol dire che vuole restare sola?

-          Jason, non sono sicuro…ma Mrs Grey aveva uno sguardo così assente, così lacerato…

-          Anche Mr Grey oggi non è propriamente in sé...

-          Io…io credo che voglia abortire…

-          Cosa? Oh mio Dio! Devo assolutamente dirlo a Mr Grey. Cazzo! Diventerà una belva, se non arriva in tempo!

 

Taylor buttò giù il telefono in faccia a Sawyer per poter contattare subito Christian che però, in quel momento, era in riunione con dei clienti ed aveva espressamente chiesto di non essere disturbato.

Certo le indicazioni erano che qualsiasi restrizione impartita era da considerarsi nulla, se la questione riguardava sua moglie.

Valeva anche per suo figlio?

Lo aveva accompagnato al lavoro, quella mattina stessa, e lo sguardo fisso che Mr Grey aveva rivolto al finestrino gli aveva fatto capire quanto fosse in pena. Lui non era una cattiva persona, lo sapeva per certo,  conosceva di lui molte sfaccettature. Un figlio di certo non era la sua priorità, ma davvero avrebbe preferito che sua moglie abortisse? Lui adorava Anastasia. Non lo aveva mai visto così felice come da quando aveva portato a casa, per la prima volta, quella dolce fanciulla. Ed ora era pronto a buttare tutto alle ortiche?

No. Non lo credeva possibile.

Così si fece coraggio e bussò alla porta della sala riunioni, ignorando lo sguardo fulminante di Andrea.

 

-          Cosa c’è Andrea? Ho già detto che non voglio essere disturbato!

-          Mr Grey, sono Taylor, devo parlarle subito.

 

L’uomo si fece vedere, aprendo appena la porta.

Christian si rabbuiò subito, quindi si avvicinò all’uomo che gli faceva da occhi ed orecchie da più di quattro anni. Un leggero e fastidioso formicolio cominciò a farlo impensierire, nel vedere lo sguardo preoccupato, quasi triste, di Taylor. Come se reprimesse un po’ di compassione per lui. La cosa lo disturbò più del previsto.

 

-          Che cosa succede?

-          Si tratta di sua moglie. ..

 

Christian si rivolse ai suoi interlocutori, che lo guardarono senza battere ciglio.

 

-          Signori, vogliate scusarmi qualche minuto.

 

Quindi, preoccupato, uscì in fretta e si appartò con Taylor in un angolo del corridoio per ascoltare le novità.

 

-          Cos’è successo ad Ana?

-          Sawyer mi ha chiamato dicendo che non si è sentita bene e l’ha portata in ospedale.

-          Non si sente bene? Dobbiamo andare là immediatamente! Oddio sarà spaventatissima...ed io sono qui!

-          Signore, c’è dell’altro…

 

E di nuovo quello stesso sguardo triste di prima attraversò il volto di Taylor.

 

-          Cosa?

 

Disse lui con voce strozzata.

 

-          Sawyer crede che sia andata là per abortire.

-          COSA? NO! NO!! NO!!! NON PUO’ FARMI QUESTO! NON PUO’ FARLO! Oddio, ma cosa le dice la testa? Come può pensare che io voglia questo? Ok, sono stato un idiota a prendermela così, ma non è questo che volevo! Oddio Jason, dobbiamo fare in fretta! 

 

Christian, col cuore in gola, stava già correndo verso l’ascensore, diretto al garage, per poter poi raggiungere Ana, sperando d’arrivare in tempo.

 

 

Nel frattempo Anastasia era sdraiata sul lettino del medico, che la stava ancora visitando.

 

-          È sicura della sua decisione? C’è tempo ancora qualche settimana, prima che diventi rischioso.

-          Non me lo chieda, per favore. Non mi faccia venire dei dubbi.

-          Allora procediamo.

 

 

Taylor non fece in tempo ad arrestare del tutto l’auto che Christian stava già correndo verso l’ingresso principale del Seattle Hospital. Era riuscito a parlare con Sawyer e sapeva dove doveva andare.

Fece i gradini delle scale tre alla volta, troppo in ansia per aspettare l’ascensore dei visitatori.

Quando arrivò all’ultima rampa vide Anastasia seduta sui gradini della scala, che piangeva sconsolatamente, e Sawyer, a pochi passi da lei, imbarazzato e dispiaciuto.

La visione gli spezzò il cuore. Ana, la sua dolce, forte e caparbia Ana, era ridotta ad uno straccio e la colpa era solo ed esclusivamente sua.

Le si avvicinò con cautela, congedando con lo sguardo Luke, che si allontanò in fretta. Quindi si sedette accanto a lei e l’abbracciò forte, senza dire niente.

Rimase sorpreso che lei non lo avesse scansato. Immaginava di dover lottare per trattenerla, invece lei, ancora una volta, era lì con lui. Per  lui.

Nessuno parlò per diversi minuti. Quindi lei alzò gli occhi, asciugandosi il viso con il dorso della mano, e fissò suo marito a lungo, sorprendendosi delle lacrime che rigavano il bel volto di lui.

 

-          Christian…

-          Ana, amore…

-          No. Non chiamarmi amore. Non dopo oggi.

-          Cosa intendi dire?

-          Sono venuta per abortire…

-          Ana…perché non me ne hai parlato prima? Lo so che eri arrabbiata e delusa da me…

-          Se solo fossi stata attenta non saremmo mai arrivati a questo punto…

-          Sono cose che succedono! Ma una decisione di questo tipo…Non potevi dirmi le tue intenzioni?

-          Avrebbe fatto differenza?

-          Più di quanto immagini…

 

Anastasia lo guardò con sconcerto. In che senso “più di quanto immagini”? lui non voleva il bambino! Era stato chiaro. O no?

 

-          Ana, non sono qui per recriminarti nulla. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, me ne assumo la responsabilità. Sono stato un maledetto egoista ad arrabbiarmi con te. Mi hai preso in contro piede e, ancora una volta, ho reagito in modo esagerato. Se vorrai lasciarmi io lo capirò, anche se questo, per me, significa morire…

 

Avrebbe voluto dirle che avrebbe capito, che avrebbe accettato la sua decisione, ma la voce gli morì in gola. Il solo pensiero di perderla gli spezzava il cuore e lacerava la sua anima al di là di ogni dolore immaginabile.

 

-          Non capisco, Christian. Tu non vuoi il bambino.

-          Credevo di non volerlo…ma in realtà avevo paura di perdere te, di perdere noi. Ora vorrei solo poter tornare indietro e reagire in modo completamente diverso. Potrai mai perdonarmi?

-          Perdonarti?

-          Mi dispiace così tanto di non essere arrivato in tempo per fermarti!

-          Christian, io…non ce l’ho fatta.

-          In che senso?

-          Quando il medico ha preparato gli arnesi per provocare l’aborto mi sono resa conto che non era quello che volevo. Che non potevo farlo. Christian, io amo già il nostro bambino, più di quanto tu possa immaginare, e se tu non sei pronto ad accettarlo, io me ne farò carico da sola. Ma non posso ucciderlo, sarebbe come uccidere noi due.

-          Quindi non hai abortito?

-          No.

-          Oddio Ana!!!

 

Nuove lacrime cominciarono a rigare il volto di Christian. Lacrime di sollievo, di gioia incontenibile.

Abbracciò forte sua moglie, prendendola in braccio e ricoprendola di baci.

Ecco la reazione che avrebbe dovuto avere il giorno prima.

Ana lasciò che le braccia di suo marito la cullassero a lungo, riprendendo finalmente a respirare ad un ritmo normale, quindi permise al suo cuore di ricominciare a volare.

La vita con Mr Cinquanta Sfumature non sarebbe mai stata facile, ne era più che consapevole. Troppi fili da annodare, troppi pensieri da catturare insieme, troppe paure da sconfiggere.

Ci sarebbe voluto molto tempo. Ma a loro il tempo non mancava e di certo nemmeno la voglia di costruire una vita felice e gioiosa.

Insieme al loro Puntino.

 

 

********

 

 

Lo sapevate già, vero? Sono una mamma e mai e poi mai avrei permesso che Teddy non venisse al mondo!

A volte la paura di perdere una persona ti fa capire quanto in realtà tu ci tenga ed è questo che ho cercato di trasmettere con la mia storia. Ana e Christian tengono tanto al loro puntino e non potrebbero mai fargli del male!

Lo so che è una storia senza pretese e senza capo né coda, ma ci ho provato!

Un abbraccio grande da “mamma Frency70” !!!  : )

   
 
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