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Autore: Angel_R    04/09/2012    3 recensioni
Una notte d’estate, una festa fuori città assieme agli amici e qualche confessione sotto le stelle.Tre giorno dopo, lei non c’era più…
Dal testo:
«Certo, Freddie. Lo fa perché tutto il mondo è in guerra, la vita è una guerra, e tutti noi siamo i soldati che la combattono. Siamo spietati, violenti, meschini. Nessuno si salva, neanche tu.»
«Lo so.»

Questa fiction ha partecipato al contest "Summer multifandom contest" indetto da khika liz
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Stonem, Freddie Mclair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Tre giorni
Fandom: Skins
Pairing: Canon (Freddie/Effy)
Raiting: Verde
Avvertimenti: Missing Moments, One-Shot
Nda: Pacchetto Arcobaleno; Canzone: This is war (30 seconds to mars)


Questa shot è ambientata fra la terza e la quarta serie, dopo la puntata 3x10 ma prima dell’inizio della 4x01
















Tre giorni






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“Don’t do that! I went crazy when I was with you! I can’t let that happen again. Love’s not supposed to do that. You made me go mad!”

“You’re making me mad now, Effy. And that’s exactly what love is supposed to do.”
[Freddie&Effy 4x07]












«Eccoci qui, nella Terra Promessa, in Paradiso, dove il divertimento è assicurato, dove ogni buco è trincea e dove le regole vengono buttate nel cesso!
È una festa irripetibile, che organizzano una volta l’anno. Ci sarà un sacco da sballarsi» La voce di Cook si stava alzando sempre di più, fino a diventare quasi un urlo. Allargò le braccia guardando dritto di fronte a sé con un sorriso di soddisfazione stampato in faccia. Non poteva trasudare più orgoglio e compiacimento di così.
«Da questo momento in poi, per tre giorni di fila, lo sballo è assicurato. Nessuno di noi se ne andrà da qui prima di aver vomitato anche le budella, ragazzi. Che il piacere abbia inizio!» Finì il suo discorso con un ululato rivolto verso al cielo e corse lungo la salita.
Non si fermò fino a che non raggiunse la cima della collina, dove si trovava una villa enorme, una di quelle vecchio stile, con le pareti di mattone incrostate di piante rampicanti rinsecchite dal sole. Le porte e le finestre erano tutte spalancate, e dall’interno proveniva il suono potente e perforante della musica a tutto volume.
Decine e decine di persone si riversavano fuori dall’abitazione. Molte erano già ubriache, altre sballate, e altre ancora erano talmente esaltate dall’atmosfera in sé che non avevano bisogno di farsi di niente per cominciare a strillare e a correre mezzi nudi tutt’intorno.
«Un vero e proprio paradiso, non c’è che dire» commentò Naomi sarcastica.
Lei e il resto del gruppo erano in piedi uno di fianco all’altro intenti a godersi lo spettacolo che si svolgeva davanti ai loro occhi.
«Avremmo dovuto immaginare che non sarebbe stato niente di buono. Anzi, io già lo sapevo!» disse Katie. «Lo sapevo che seguire Cook in questo posto senza che ci desse troppe spiegazioni, sarebbe stato uno sbaglio, ma nessuno ha voluto ascoltarmi. Così adesso siamo qui, persi nel mezzo del nulla a una festa piena di strafatti. E dobbiamo anche starci per tre giorni di fila!»
«Smettila Katie. Ormai siamo qui e non possiamo tornare indietro» brontolò Emily guardandosi attorno. «Se vuoi, puoi tornare a casa.»
«E come? Ti devo ricordare che siamo venuti fin qui in autostop ? Che cosa stupida fare l’autostop!»
«Non la pensavi così quando ti sei messa in mezzo alla strada con il pollice alzato» ribatté sua sorella.
«Perché mi avete obbligato a farlo, idiota!»
«Non sono venuta qua per sentire le tue lamentele. Non possiamo andarcene, quindi cerchiamo almeno di divertirci un po’. Vieni con me?» chiese poi rivolgendo un sorriso a Naomi.
«Certo.» Si allontanarono a braccetto e scomparvero all’interno della villa.
«Wow! Voglio andare anch’io!» esclamò Pandora, eccitata come al solito in vista di una nuova esperienza. «Credi che riuscirei a fare una cosa del genere?» chiese a Thomas, in piedi accanto a lei, indicando una ragazza che si stava esibendo in una complicata ruota in mezzo all’erba.
«Sì, certo, ma forse dopo qualche tazza del tè di zia Lizzie» le rispose il ragazzo.
«Allora andiamo a cercarne un po’!» Pandora si avviò verso la folla di gente accalcata davanti alla porta d’ingresso con Thomas che le correva dietro, cercando di non perderla di vista.
«Che ne dici, ci buttiamo anche noi?»
Katie si voltò verso JJ. «Cosa?»
«Siamo rimasti solo tu ed io» rispose lui con una scrollata di spalle. Sembrava quasi sperduto in quel posto dove confusione e sballo regnavano sovrani. «Ci hanno abbandonato anche loro due» disse indicando dietro le sue spalle.
Nel punto in cui Freddie ed Effy erano fino a pochi minuti prima, adesso c’erano un paio di sconosciuti avvinghiati l’uno all’altro.
«Naturalmente» borbottò Katie. Si erano sicuramente appartati da qualche parte.
Non sapeva esattamente cosa fosse successo tra di loro da quando Freddie era partito assieme a JJ per cercare Cook ed Effy, spariti da settimane dopo che Effy l’aveva colpita con quel sasso, ma Katie era sicura che ormai Freddie l’avesse completamente dimenticata, cercando di rincorrere il suo vero amore.
Sospirò e guardò di nuovo JJ. «Che i nostri tre giorni abbiano inizio» disse semplicemente facendo un sorriso tirato verso l’amico.



Ecco finalmente il posto “incredibilmente fantastico” di cui Cook parlava da almeno una settimana e in cui voleva portarli ad ogni costo. Un classico.
Aveva insistito fino a che tutto il gruppo non aveva acconsentito ad andare con lui. Non capiva davvero il perché si fosse ostinato così con quella storia, ma, sotto, sotto, sospettava che fosse per tenerlo d’occhio, per controllare meglio sia lui che Effy. Dopo che avevano rubato la barca di suo padre ed erano tornati a casa, Cook si era comportato in un modo un po’ strano, ma poi era tornato a essere il solito, nonostante il loro rapporto non fosse tornato esattamente quello di un tempo.
Cercando di non urtare nessuno, Freddie si guardò attorno, cercandola con lo sguardo. Si era accorto subito che Effy non era più con loro, con lui e il resto del gruppo, da quando erano scesi dal camion maleodorante guidato da un tizio ben poco raccomandabile sul quale erano arrivati fin lì.
Gli ci vollero parecchi minuti prima di trovarla. Era seduta sull’erba, dove la discesa della collina si faceva più ripida e le luci della festa arrivavano a malapena. Le si sedette accanto e lei, senza parlare, gli passò una canna accesa dalla quale stava aspirando boccate profonde.
«Questo posto è davvero una favola» disse Effy con voce piatta guardando dritto di fronte a sé, verso il vuoto buio.
«Un vero sballo. Venendo qua ho incrociato due tizi che cercavano di infilare un pallone da calcio dentro una bottiglia di birra.»
Dopo un secondo di silenzio scoppiarono entrambi a ridere. Freddie le ripassò la canna ed Effy la finì spegnendola sul prato.
«Perché sei venuto a cercarmi?»
«Non ti ho più visto in giro.»
«Sarà sempre così tra noi? Io scappo e tu mi corri dietro?»
Freddie non rispose subito, ma si prese qualche secondo prima di aprire di nuovo bocca. «Sì, se sarà necessario.» Prese un respiro e si voltò per guardarla dritto negli occhi. «Scapperai ancora?»
Effy si strinse nelle spalle. «Non lo so» gli rivolse uno sguardo intenso. «Non ci riesco, Freddie. Mando a puttane tutto quello che tocco, e non posso portare nessuno di voi a fondo con me. Neanche te. Soprattutto te.»
«E se io volessi venire a fondo con te?»
«Non puoi. Ti farei impazzire, ti distruggerei.»
«E se io volessi impazzire? Se volessi essere distrutto da te?»
«Smettila!» sbottò Effy, irritata. «Tu non capisci. Non puoi capire.»
«Spiegamelo.» Freddie si spostò leggermente, per poterla guardare meglio negli occhi, cercare di trasmetterle con lo sguardo quella sicurezza e quell’amore che non riusciva a infonderle con le parole.
«Quelle servono solo a sembrare figo o funzionano davvero?» chiese Effy dopo qualche secondo, indicando le grandi cuffie che il ragazzo portava al collo. Aveva cambiato discorso, preferiva non affrontare le sue paure con lui. Quali erano i fantasmi che occupavano i pensieri e frenavano i sentimenti di Effy Stonem?
Freddie abbassò lo sguardo sugli auricolari e cercò di sorridere. «In questo momento sono inutili.»
«Non è vero, non lo sono.» Effy si alzò sulle ginocchia e gli si avvicinò. Mentre gli sfilava le cuffie dal collo, Freddie poté sentire l’odore della canna che aveva fumato poco prima e che le aveva impregnato i vestiti, mescolato a qualcos’altro. Il profumo dell’erba, ecco cos’era. Dell’erba vera, quella che cresceva su tutta la collina e li circondava, verde e rigogliosa. La fragranza dell’estate, del sole caldo e del vento fresco.
Effy si rimise a sedere e indossò le cuffie. «Se le attaccassi a qualcosa, sentirei solo la musica, e nient’altro. Mi estranierei dal mondo circostante e anche se qualcuno mi dicesse qualcosa, io non capirei niente. Tutti voi potreste parlarmi di qualsiasi cosa, ma io non lo saprei mai, diventerei la confidente migliore, non ferirei nessuno. Non aprirei neanche bocca.»
«Io voglio che tu mi senta, che tu mi ascolti, che tu mi parli. Diventare sordi e muti contro il mondo non serve a niente, ti troverà comunque, in qualsiasi modo, colpendoti quando meno te lo aspetti.»
«Certo, Freddie. Lo fa perché tutto il mondo è in guerra, la vita è una guerra, e tutti noi siamo i soldati che la combattono. Siamo spietati, violenti, meschini. Nessuno si salva, neanche tu.»
«Lo so.»
«E allora combatti!» esclamò Effy. In un impeto di rabbia balzò di lato e si mise a sedere sulle gambe di Freddie, i loro visi a pochi millimetri di distanza. «Non farti travolgere dalla guerra, non farti mettere in ginocchio. Fai in modo che finisca, che non ti porti via con sé.» Rimase in silenzio qualche secondo, respirava affannosamente. «Combatti per me.»
L’intensità con cui lo disse fece vibrare la sua voce già ridotta in un sussurro nel pronunciare quelle ultime parole. Freddie si lasciò cadere all’indietro, lei stesa sul suo petto. Sentiva l’erba resa fresca dalla brezza estiva sotto la schiena e sulle braccia lasciate scoperte dalla maglietta a maniche corte, ma dentro di sé avvertiva un fuoco che bruciava, una fiamma che sapeva già avrebbe scottato entrambi, ma non gliene importava nulla, non in quel momento.
La baciò dapprima lentamente, con dolcezza, poi con maggiore urgenza e passione. Aveva paura che lei se ne sarebbe andata, che sarebbe scappata, sparita in un soffio dal suo tocco, dalla sua vita.
Effy si sdraiò completamente sul ragazzo. Affondò le dita nei suoi capelli tirandoli delicatamente, poi si fermo con un lieve affanno e lo guardò dritto negli occhi puntellandosi sui gomiti. «Combatti per me, Freddie» ripeté. Rimase ferma per qualche altro secondo, si tolse le cuffie e le mise alle orecchie di Freddie. Si alzò e si allontanò, sparendo verso la villa che brulicava di persone e risuonava delle urla e delle risate dei partecipanti alla festa.
Freddie rimase lì, da solo, con gli occhi puntati verso il cielo scuro e puntellato di migliaia di stelle mentre una leggera brezza gli soffiava sul viso. Non la seguì, non avrebbe portato a niente se non all’ennesimo e vana rincorsa.
Gli auricolari erano muti, non c’era nessuna musica che suonava, e lui sentiva tutto, tutto quello che lo circondava, tutta la confusione prodotta dagli altri e quella dentro il suo cuore e la sua testa. «Devo combattere» disse sospirando. «Lo farò.»



Tre giorni dopo, Effy era sparita.
Da quando la festa era finita ed erano tornati tutti a casa, nessuno l’aveva più vista. Nonostante tutti i suoi sforzi, Freddie non era riuscita a trovarla. Né Cook né Pandora sapevano dove fosse finita, e con tutte le volte in cui aveva bussato alle porte di casa Stonem, aveva fatto esaurire maggiormente Anthea, la quale, alla fine, non si presentava neanche più alla porta. Il cellulare era sempre spento.
Dopo quello che era successo quando lui e JJ erano andati a cercare Effy e Cook e dopo la loro chiacchierata durante la festa alla villa, Freddie pensava di esserci finalmente riuscito, di aver raggiunto il suo obiettivo, quello di penetrare nella corazza che Effy si era costruita attorno al cuore, ma, a quanto pareva, si era sbagliato di grosso. Tutto ciò, però, non lo avrebbe fatto desistere.
Era sicuro di una cosa: voleva conquistarla una volta per tutte e farle affrontare le sue paure e i suoi momenti bui. Non si sarebbe arreso, l’avrebbe aspettata. Le avrebbe fatto vincere il conflitto che si combatteva dentro di lei ogni giorno. L’avrebbe aiutata a scoprire un nuovo mondo nel quale non si sarebbe dovuta nascondere e dal quale non avrebbe voluto scappare mai più.
L’avrebbe aiutata a vincere quella guerra.











Primissima fiction che pubblico in questo fandom.
Skins è una serie che ho imparato ad amare da poco, lo ammetto, ma già dopo la prima puntata non ho più potuto farne a meno. Tutti i personaggi mi hanno colpito, sia in positivo che in negativo, e non ho potuto fare altro che affezionarmi ad ognuno di loro. Quello che mi ha conquistata del tutto è Freddie, mi è piaciuto dall'inizio, da quando è apparso sullo skateboard nella 3x01, e lui ed Effy sono così particolari assieme che non ho pensato a nessun altro quando ho trovato questo contest.

Spero che questa piccola shot possa piacervi. Fatemelo sapere,


Angel
  
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