Anime & Manga > Lupin III
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Autore: LoScrittoreMisteriosoX    06/09/2012    4 recensioni
Lupin Terzo è morto da oltre dieci anni... ma allora chi si presenterà a rubare il Diario da Vinci nel museo di Tokyo?
Figlio del fantomatico Lupin Terzo, il diciassettenne Arsenio Lupin Quarto avrà un solo obbiettivo: superare suo padre e diventare il miglior Arsenio della storia! Tesori da rubare, donne da sedurre, pericolosi criminali, cospirazioni e i primi amori saranno le sue più grandi sfide... Riuscirà nell'impresa il nostro giovane ladro?
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« Hai fatto la scelta giusta, figliolo. » commentò Zenigata consegnando la ragazza ad un agente vicino ed estraendo le manette, pronto ad arrestare il figlio della sua nemesi.
Ad un tratto, notò un ghigno nel volto del ragazzo. « Scusa Nonnino. » sorrise Lupin per l'ennesima volta, indietreggiando con le braccia leggermente alzate e le mani aperte, « Ma non è nelle mie intenzioni farmi catturare. Del resto... “ladro una volta, ladro per sempre”, non è così? »
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Prologo
Il mio nome?

 

Era ormai sera inoltrata quando i potenti riflettori del Muso di Tokyo cominciarono a falciare la notte, alla ricerca di intrusi nel cielo oscuro. Elicotteri, volanti e numerosi agenti di polizia erano disposti in ogni dove, pronti ad intervenire al primo segno di pericolo all’interno del museo. Eppure, nonostante l’alto livello di sorveglianza, gli importanti ospiti venuti lì per l’evento continuavano le loro attività indisturbate, sicuramente abituati ad essere circondati da così tanto personale di sicurezza.

Il Museo di Tokyo era uno dei musei più raffinati e completi al mondo in quel periodo. Grazie a immense donazioni, il museo era riuscito a racchiudere dentro le sue mura non solo famose quanto preziose opere d'arte provenienti da tutto il Giappone, ma vantava inoltre di un sistema di sicurezza che avrebbe impedito l'ingresso anche ad una formica.

Esatto.

Perché nulla poteva entrare così come nulla poteva uscire senza essere notato. Ma, nonostante quel muto avvertimento, quel giorno, il famoso ladro Arsenio Lupin Terzo, dichiarato morto da tempo, aveva annunciato che a mezzanotte in punto si sarebbe presentato per rubare il prezioso Diario Da Vinci, un reperto che solo per quella sera, sarebbe stato esposto a tutto l'Est.

Milionari curiosi, ricchi uomini d'affari, raffinati uomini d'arte ed esponenti politici dell'oriente e non, si erano recati lì solo per vedere quel libro che si diceva contenesse conoscenze che superavano addirittura le tecnologie del ventunesimo secolo di cui però, dato l'abitudine dell'inventore nello scrivere in un linguaggio in codice, era inaccessibile a chiunque se non a Leonardo stesso. La domanda era ovvia: perché Lupin mirava a rubare qualcosa che tanto non avrebbe compreso? Puro esibizionismo? Semplice voglia di mostrare che era ancora vivo? O c'era di più?

Il scetticismo era alto fra gli invitati, tutti dubbiosi sul ritorno di Lupin, ma fra tanti scettici, ce n'era uno che ancora credeva nella sua esistenza, un uomo di mezz'età, forse più, dal lungo cappotto e un cappello color marroncino.

« Buonasera, Ispettore Zenigata. » esordì con il saluto d'ordinanza uno dei tanti poliziotti a guardia del manufatto.

« 'sera. » rispose l'uomo con fermezza senza staccare gli occhi dal Diario, cercando di capire se fosse un falso che Lupin aveva già sostituito in precedenza o fosse ancora quello vero. « Ancora nessuna traccia di Lupin? »

« Ancora nessuna signore. » disse l’uomo alla sua destra restando sull’attenti, poi si schiarì la gola, pronto a togliersi un dubbio che avvolgeva lui e i suoi colleghi da tempo, « Scusi l'indiscrezione... ma posso azzardare una domanda? »

Zenigata annuì con un cenno del capo.

« Lei... lei crede... crede che Lupin verrà per davvero? »

« Ovviamente! » esclamò deciso l’ispettore, come se fosse una cosa ovvia, « Se Lupin dice che verrà a rubare qualcosa, allora verrà. Non ha mai infranto una promessa, e mai lo farà. »

« Ma ho sentito dire che Lupin è morto quasi dieci anni fa... e proprio davanti ai suoi occhi. »

« Hah! » sbuffò Zenigata con voce rocca, « Come al solito, Lupin deve aver finto la sua morte! Ma non ti preoccupare! Ora che è ritornato, farà il suo ultimo colpo! Perché proprio stanotte, io, L'ispettore Koichi Zenigata dell'Interpol, lo arresterò! » una nota di eccitamento era ben udibile nella sua voce, la stessa che un padre avrebbe parlando delle gesta di suo figlio.

« Se lo dice lei... »

« Ora ritorno al mio giro di pattuglia, e ricordatevi di tenere occhi e orecchie bene tese! Lupin è un mago nei travestimenti! »

« Sissignore! » risposero in coro gli agenti di polizia rizzandosi sulla schiena ancora una volta.

L'atmosfera era davvero rilassata, e la gente commentava con fluidità sui capolavori esposti in quella gigantesca galleria in stile rinascimentale, capitanata da un luminoso quanto immenso lampadario da soffitto decorato con cristalli veri.

C'era chi rideva, chi si gustava i vini e addirittura chi discuteva con i poliziotti a proposito di Lupin, il tutto accompagnato da un elegante musica suonata al piano forte e qualche nota di violino.

Eppure, anche con un'atmosfera così naturale e tranquilla, era impossibile nascondere il disagio di poter essere i primi, dopo tanto tempo, ad assistere al grande ritorno di Lupin Terzo.

« Che stupidata. » sospirò una bella ragazza dai lunghi capelli color castano ramato e gli occhi nocciola osservando l'Ispettore Zenigata uscire accompagnato da numerosi agenti di polizia.

« Qualcosa che non va, signorina? » domandò un cameriere porgendogli un bicchiere di thè alla pesca. Ad occhio e croce la ragazza aveva sedici o diciassette anni... e l'età per bere alcolici, in Giappone, era dai ventuno in su.

« No, nulla. » rispose la ragazza accettando il bicchiere, « Solo che tutta questa sicurezza mi pare... eccessiva. »

« Lei dice? »

« Tutto questo per un solo uomo... cosa sarà mai questo “Lupin”! »

« Significa che non lo conosce? »

« No... » sospirò la ragazza appoggiando il bicchiere vuoto sul vassoio, « Sono nata prima che morisse, quindi non l'ho mai conosciuto di persona, ma dubito fortemente che sia pari alla sua leggenda. Secondo me, il fatto che sia il “Miglior ladro del millennio” è solo un titolo affibbiatogli dalla stampa per coprire l'incapacità della polizia. »

« Ma non ha comunque timore che venga sottratto? Magari da uno che si spaccia per il famigerato Lupin? »

La ragazza sbuffò abbozzando ad un sorriso.

« Impossibile. Non solo quella teca di vetro è capace di resistere anche ad una bomba nucleare, ma inoltre è ben ancorata al suolo... E questo significa che a meno che Lupin non decida di rubare l’intero museo, non c'è modo di portarla via... per non parlare che sono l’unica capace di aprirla »

« Temo di non comprendere. Ha una chiave? »

Portando la mano aperta ad altezza volo, la ragazza sorrise una seconda volta « Impronte digitali. L'unico modo che quella teca ha per aprirsi è che io ci appoggi le mani sopra. »

« Capisco... Davvero astuto. »

Il cameriere fu sul punto di aggiungere qualcos'altro, ma lo schioccare di dita lo interruppe.

« Ehi, tu! » esclamò qualcuno indicandolo « Vieni qui! »

«  Con il suo permesso. » sorrise il maggiordomo prima di congedarsi in un inchino e sparire nella folla.

Con un cenno del capo, la ragazza acconsentì l'uomo di andarsene per poi tornare a guardare il Diario oltre la teca.

 

La mezzanotte era ormai vicina. Era questione di pochissimi minuti.

L'aria rilassata nella sala si era trasformata in un atmosfera così tesa che la si poteva quasi toccare.

I respiri erano praticamente assenti, quasi come se la gente stessa avesse paura di perdersi quell'impercettibile rumore che avrebbe annunciato l'ingresso di Lupin in sala. Anche quelli che fino a poche ore fa dubitavano sul ritorno del ladro erano ora con il fiato sospeso.

Poliziotti dietro poliziotti armati di scudi anti sommossa erano asserragliati come mura attorno alla teca di vetro, con davanti l'immancabile Ispettore Zenigata, fermo e impenetrabile come una roccia color marroncino.

I civili invece erano ben lontani dall'anello blu di agenti di polizia, timorosi di venire coinvolti in caso succedesse qualcosa. La musica era ferma, la luce al massimo della sua capacità, il tempo sembrava immobile.

Di tanto in tanto qualcuno tossiva, facendosi ben sentire dall'eco nella sala, tuttavia, gli occhi erano tutti fissi in un unico punto.

In attimi che parvero ore, i minuti diventarono secondi e l'atmosfera si fece ancora più intensa, quasi opprimente.

Lupin sarebbe davvero tornato dalla morte? E come avrebbe fatto a rubare un oggetto IMPOSSIBILE da rubare?

Dubbi e domande erano presenti nella mente di tutti.

Il silenzio era l'unica risposta.

Visibilmente nervoso, Zenigata continuò a controllare interrottamente l'orologio, armato di manette che non vedevano l'ora di legarsi ai polsi dell'ospite in arrivo.

E improvvisamente, di punto in bianco, le luci nella sala si spensero di colpo. Le voci sussultarono, le teste rimbalzavano da una parte all'altra della stanza per cercare il responsabile.

« Buonasera! » esclamò una voce subito dopo, « Che bello vedere così tanti spettatori! »

Come un sol uomo, ogni sguardo si alzò verso la fonte della voce, non riuscendo poi a trattenere mormorii increduli quando riconobbero l'ombra di un Lupin con le mani in tasca sulla cima di una balconata.

« LUPIN!! » gridò immediatamente Zenigata agitando le manette al vento, « SEI IN ARRESTO! »

« Oh-hoo! Il famoso Ispettore Zenigata! Buona sera anche a lei... »

Rapidamente, Zenigata si fece strada fra i suoi uomini fino ad arrivare ai piedi del balcone « Lupin! » ripeté quasi commosso, « Non sai quanto ho aspettato questo momento! Scendi e fatti arrestare! »

« Uh, penso proprio che dovresti lavorare sulle tue abilità oratorie... non mi hai convinto per niente! No, no. »

Aspettandoselo, l’uomo sorrise « Bene... » disse ridacchiando, « Allora significa che verremo noi a prenderti... ADDOSSO! »

Improvvisamente, dalle ombre alle spalle di Lupin due poliziotti emersero dal nulla, lanciandosi contro il ladro senza alcuna esitazione.

« Preso! » sorrise l'Ispettore con fare vittorioso vedendolo cadere placcato dai suoi agenti, « Ti sei arrugginito con gli anni, eh, Lupin? »

La vittoria pareva ormai sicura quando ad un tratto i poliziotti si alzarono guardando in modo confuso lì doveva doveva esserci Lupin.

« Ispettore! » esclamò uno dei due poliziotti in cima.

« Cosa? »

« Non è Lupin! E' solo un fantoccio! »

Il tempo di realizzare cosa avesse appena detto, che un’altra voce lo attirò.

« Ispettore! » esclamò un secondo poliziotto dietro di lui, « Lupin ha preso il Diario! »

Incredulo, Zenigata si girò e non riuscì a trattenere un ringhio di rabbia quando vide la teca aperta, con nulla dentro.

« Lupin…! » tuonò furioso. Era stato fregato, di nuovo. « Deve aver approfittato dei nostri sguardi incollati sul suo fantoccio per prenderlo! Che tu sia maledetto, Lupin! »

« E' andato da quella parte! » parlò lo stesso poliziotto indicando due porte aperte.

Zenigata annuì, « Forza, muoviamoci! Non ci sfuggirai Lupin!! » gridò poi lanciandosi immediatamente al suo inseguimento, seguito a ruota da una marea di agenti.

In pochi istanti, tutte le guardie uscirono dalla stanza, decisi più che mai a inseguire il fuggitivo. Dall'esterno si potevano chiaramente sentire gli ordini dati per coprire più aree possibili.

« Ma come ha fatto? » domandò uno degli ospiti in sala, non appena soli. « Io non ho visto nulla... »

« Questo è perché la teca non si è mai mossa. » ridacchiò l'agente di polizia che aveva avvertito del furto levandosi cappello e mettendosi una mano sotto il volto, rivelando di avere una maschera, « O meglio, non ancora! »

Un ghigno sul volto dell'uomo fece realizzare con orrore chi fosse veramente, strappando l’ennesimo gemito sorpreso della serata.

« L-Lupin! »

« In carne ed ossa » sghignazzò il ladro schioccando le dita.

Improvvisamente le luci del lampadario si riaccesero, accompagnate dall'apertura in quattro della teca dietro di lui, rivelando che non era altro che una perfetta imitazione fatta con un intelligente gioco di specchi ed illusioni. Irriconoscibile nell'oscurità precedente nella sala.

« Q-Qualcuno chiami le guardie! » tuonò una voce.

« Su, su, non serve. » sorrise Lupin avvicinandosi alla teca vera, « Tanto, prima che si rendano conto di quello che è successo, io avrò già rubato il Diario. »

« E come farai? » domandò una ragazza uscendo dalla folla, « Solo io sono capace di aprirla. E ovviamente, mi rifiuto di farlo. »

« Ha-ha! » rise Lupin indossando un guanto in lattice, « E chi ti ha chiesto qualcosa, mocciosa? »

Senza smettere di sorridere, Lupin toccò la teca con il guanto e, contro ogni aspettativa, la scatola di vetro si aprì in un fischio silenzioso, con l'aria che si stava sbrigando ad occupare il nuovo spazio disponibile.

« C-Cosa?! » tuonò la ragazza, davvero una mossa inaspettata.

« Dovresti imparare ad non accettare drink dagli sconosciuti... anche se umili maggiordomi. » si limitò a rispondere Lupin prendendo il Diario e mettendolo dentro alla tracolla che aveva appresso.

Ricordandosi del thè alla pesca, la ragazza serrò i denti con fare frustrato.

« Molto bene. » riprese Lupin voltandosi, « Direi che è ora di andare... vi ringrazio di tutto ed è stata una serata davvero fantastica! » rise esibendosi in inchini e altri gesti di appezzamento.

« Non te lo permetterò, dannato ladro! » gridò la ragazza dai capelli castani lanciandosi attorno alla vita di Lupin e bloccandolo. Il ladro, a sua volta, non riuscì ad evitare quell'improvvisa carica a testa bassa, rimanendo inchiodato sul posto.

« E-Ehi, ragazzina! Scollati di dosso! »

« Lupin è qui! » informò qualcuno dal corridoio, indicando il ladro affianco alla teca.

Immediatamente, il super esercito di poliziotti guidati da Zenigata, si bloccarono davanti alle porte, pronte a catturare il famoso criminale.

« LUPIN!! MALEDETTO!! SEI IN ARRE... sto...? » esclamò l'Ispettore, ma all’ultimo si bloccò, confuso « Aspetta... ma tu... tu non sei Lupin! »

La ragazza con le braccia attorno a lui alzò lo sguardo, anch'essa confusa. In che senso “Non era Lupin”?

Guardandolo meglio, si ricordò che dalle foto viste in precedenza, Lupin aveva capelli e occhi scuri, con tanto di basette. Ma quel Lupin... quel Lupin aveva i capelli castano scuro e gli occhi di un giallo... dorato. Inoltre era anche parecchio giovane, sicuramente della sua stessa età.

« E invece ti sbagli, Nonnino. » rispose il ladro, « Io sono proprio Lupin. »

« Non chiamarmi “Nonnino”! Chi sei!? » ringhiò l'Ispettore, fermo sulla soglia della porta.

Era da tutta la serata che aspettava quella domanda.

« Il mio nome? » soghiggnò Lupin alzando le mani al cielo, smettendo ad un tratto di combattere contro la ragazza, « Il mio nome è Arsenio Lupin Quarto. »

L'istante dopo da sotto il travestimento da poliziotto fasullo cominciarono ad uscire quantità immani di fumo, avvolgendo in poco tempo l'intera sala di una spessa cortina fumogena.

« L-Lupin!! Cosa significa che sei “Lupin Quarto”?! » tossì Zenigata muovendo le braccia alla cieca.

« Alla prossima, Nonnino! » si limitò a rispondere una voce in una risata che si faceva sempre più lontano.

Nel fumo, Zenigata cercò la ragazza, e quando la vide anche lei muoversi a bracciate, capì subito: Lupin era fuggito. « A tutte le unità! Lupin sta scappando! Inseguitelo! »

Sorridente come un uomo che aveva vinto alla lotteria e con un nuovo cambio di vestiti costituiti da una giacca bianca su una camicia a righe rossa, una cravatta nera e un paio di jeans color blu marino, Quarto si lanciò attraverso i corridoi correndo veloce come freccia, seguito a ruota da una marea di poliziotti e scudi antisommossa.

« E' lì! Prendetelo, prendetelo! » gridarono una decina di guardie sbarrandogli la strada.

« Pensate davvero di potermi fermare così facilmente? » domandò Lupin saltando sulla testa di un poliziotto e atterrando in mezzo al mucchio, mani in tasca e sorriso ammaliante sul volto.

Rapidamente estrasse due granate accecanti e le lanciò in aria. « Occhio in alto! » esclamò chinandosi a palpebre serrate.

L'attimo dopo, le granate esplosero all'unisono, creando un così forte abbaglio che costrinse ad indietreggiare tutti gli agenti di polizia in sala, aprendogli così un varco che, ovviamente, sfruttò senza idugi.

Lanciandosi in un'altra corsa a rotta di collo, Lupin si tolse i tappi di cera dalle orecchie e si infilò nell'apertura, tornando sui corridoi giallini, schivando ed evitando le varie guardie senza alcuno sforzo.  Nulla poteva fermarlo, e chi ci provava, finiva inevitabilmente con la faccia a terra o aggirato senza nemmeno rendersene conto. Era un po' come guardare una scimmia dannatamente furba e agile che scappava dai guardiani dello zoo che cercavano disperatamente di catturarla.

Ad un tratto, una saracinesca sul percorso cominciò ad abbassarsi, pronta a chiudere Lupin fra lei e le guardie in arrivo. Prevedendo quella mossa, il ladro scattò con rapida maestra e si infilò sotto con un'agile capriola, trasformando così quello che doveva bloccarlo in qualcosa che invece impedì ai poliziotti dall'altro lato di passare.

« Ciao, ciao! » sorrise beffardo con una mano rivolta alle guardie premute sulla saracinesca, una sopra l'altra.

Rilassato per l'aver seminato i suoi inseguitori, Lupin trotterellò in piccoli saltelli soddisfatti in una porta lì vicino sbucando, come previsto, nella tromba delle scale di sicurezza del museo. Ora non gli rimaneva che raggiungere il tetto.

« LUPIN!! » gridò una voce sotto di lui, facendolo sporgere incuriosito, « SEI IN ARRESTO!! »

« Oh, cavolo... già qui? » parlò fa sé e sé ricominciando a correre frettolosamente, nuovamente inseguito da altri agenti di polizia che, tutti schiacciati sulla tromba delle scale, creavano un buffo e lungo serpente blu fatto di carne e scudi di metallo.

« MALEDIZIONE! » parlò Zenigata, a capo di quella fila, « LUPIN, FERMATI!! »

« Scusa Nonnino! Vorrei fermarmi a parlare, magari farmi anche un thè, ma come vedi c'è un po' troppa gente! » esclamò Lupin schivando alcuni poliziotti usciti da una porta nel tentativo di intercettarlo, riuscendo invece, a ricevere solamente un calcio sul posteriore, « Attenzione là sotto! » ridacchiò il ladro guardandoli rotolare giù per le scale e finire addosso ai loro colleghi, rallentandoli.

Senza smettere di sogghignare, Lupin continuò la sua corsa su per le scale, arrivando pochi secondi dopo sull'eliporto posto in cima al tetto.

Seguendo il suo piano di fuga, prese una sbarra di metallo preparata in precedenza e serrò la porta. Ora non rimaneva che aspettare.

Riconcedendosi un attimo di pausa, Lupin avanzò fischiando allegramente e con distrazione, perso nel guardare l'illuminata Tokyo notturna, una bellezza fatta di luci e colori in una città che non conosceva il significato della parola “stanchezza”.

« A quanto vedo sembra che qui ci sia qualcuno oltre al Nonnino che non vuole che lasci il palco... che ne dici di uscire fuori? » disse ad un tratto senza distogliere lo sguardo dalla metropoli, mentre di sotto fondo già si sentivano i tentativi di sfondare la porta da parte della polizia.

« E così tu saresti il figlio di Lupin Terzo? » domandò la ragazza dai capelli castano ramato, uscendo da dietro alcuni box.

« Esatto... vuoi per caso il mio autografo? Però non ho una penna. »

« Magari più tardi quando firmerai i documenti per l'ergastolo. Ma per ora voglio soltanto che tu mi restituisca il Diario. »

Lupin scrollò le spalle, « Non so chi tu sia, ma devo ammettere che sei stata in gamba per aver capito il dove stavo andando per poi esserti fatta tre piani di corsa solo per aspettarmi. Mi è concesso sapere il suo nome, milady? »

« Era ovvio. Dove potrebbe mai fuggire un ladruncolo se il piano terra del luogo dove ruba è fatto quasi unicamente da poliziotti? » sorrise la sconosciuta, « Comunque sia, ti ringrazio del complimento ma non credo che ti dirò chi sono: i nomi sono per gli amici. »

« Wow, con calma “Regina di Ghiaccio”, volevo solo essere cortese. » disse Lupin alzando le mani ad altezza petto come in segno di resa. Non sembrava affatto preoccupato.

« A cosa ti serve il Diario? L'intero libro è scritto in un codice incomprensibile se non a Leonardo stesso... peccato che proprio quest'ultimo sia morto da più di cinquecento anni. »

« E allora? Nulla mi impedisce di metterci le mani sopra e giocherellarci un po' » rispose Lupin facendo le spallucce, « E poi ammettiamolo, soffro di una mania di protagonismo e mi piace mettermi in mostra. Di sicuro con questo colpo il nome “Lupin” tornerà ad essere il terrore dei ricchi. »

La ragazza non riuscì a sorridere a sua volta vedendo tanta sicurezza.

« Mi piacerebbe continuare a conversare con te, ma a quanto pare dovrò proprio usare la forza per prendertelo... »

Detto ciò, la sconosciuta si piegò leggermente sulle ginocchia e si lanciò su Lupin, pronto a colpirlo con tutta la sua forza. Dalla velocità e dalla forza avrebbe anche funzionato, ma quest'ultimo si scansò rapidamente sul fianco, schivando il colpo proprio a pochi quanto letali centimetri.

« Noto che fai karate... figurarsi se un povero “ladruncolo” come me abbia il coraggio di affrontarti corpo a corpo. » commentò Lupin continuando a schivare con fluidità ogni colpo, quasi come se sapesse già in anticipo gli attacchi in arrivo.

Irritata, la ragazza dai capelli castani cominciò a far uso anche delle sue mosse più letali, muovendosi con agilità a dir poco disumana.

Ma, nonostante ciò, Lupin continuava a schivare ogni attacco con una facilità quasi beffarda, come se nemmeno si stesse impegnando, tenendo addirittura le mani in tasca. Tentare di colpirlo era come cercare di afferrare la nebbia: c'era, ma era impossibile toccarla. Non ci mise molto a rendersi conto che il Lupin che aveva davanti, era ad un livello ben superiore al suo.

E ad ogni colpo andato a vuoto o parato, la ragazza non riusciva a non stringere i denti con ira. « Perché non riesco a colpirti?! » gridò ansimando, ormai senza più energie.

Approfittando di quell'attimo di pausa, Lupin le scivolò alle spalle e afferrandole con forza entrambi i polsi, glielì portò dietro la schiena.

« Scherzetto. Non sono poi il “povero ladruncolo” che ho detto. » commentò il ladro tenendola ben ferma.

« Maledetto...! » ringhiò la ragazza tentando di divincolarsi, inutilmente. « Lasciami! »

« E adesso che vogliamo fare, Regina di Ghiaccio? » un sorriso seducente e allo stesso tempo furbesco apparve sul volto del castano,

« Cosa vuo- » non riuscì a finire la frase che le parole le morirono in bocca, soffocate dall'improvviso bacio alla francese di Lupin. Per un momento la ragazza valutò di chiudere la bocca a scatto e staccargli la lingua, ma per un qualche misterioso motivo, non trovò la forza, lasciandola alla mercé di quel ladruncolo da strapazzo.

E quando infine i due volti si separarono, l'attimo successivo, la porta dell'eliporto si aprì di colpo, subito seguita dall'irruzione della polizia sul tetto.

« Lupin! » urlò Zenigata manette in mano, « Sei in trappola! »

« Nonnino! Ce ne hai messo di tempo! » commentò Lupin tenendo la ragazza ben ferma mentre attorno a lui gli agenti si asserragliavano formando un cerchio pronto a chiudersi di scatto al primo passo falso del ladro.

Come Zenigata notò la ragazza, un'espressione di pura rabbia mista a preoccupazione si dipinse sul volto. « Ally! » ringhiò a denti stretti.

« E così ti chiami Ally, bel nome. » sorrise Lupin all'orecchio della ragazza, che rispose con un “Lasciami andare!”.

« Dimmi la verità, Lupin. » parlò l'Ispettore assumendo una calma innaturale, osservandolo con sguardo serio, dritto negli occhi, « Che fine ha fatto Lupin Terzo? Tu sei... sei veramente suo figlio? »

Lupin Quarto ricambiò guardandolo dritto nelle palle degli occhi con severità « E' morto. » rispose senza scomporsi. « Nessun trucco, nessuna finzione. Io sono veramente suo figlio, la sua eredità. »

Zenigata abbassò il capo con fare triste, riconoscendo sia le tattiche che il carattere del suo eterno rivale. « Lupin... » disse con volto cupo, lo sguardo nascosto dal suo cappello beige « … se lascerai andare l'ostaggio e ti consegni a noi, giuro sul mio onore da poliziotto, che non ti sarà fatto nulla. Sei ancora in tempo per tornare sui tuoi passi, per vivere una vita normale. »

Lupin guardò l'uomo con sguardo interrogatorio, come se si stesse chiedendo dal profondo dell'animo se poteva fidarsi o meno. Trascorse qualche secondo, tutti passati in un testa a testa di sguardi fra il ladro e l'ispettore di polizia, come se stessero dialogando in silenzio fra di loro. Infine, senza dir nulla, Lupin lanciò dolcemente la ragazza verso l'Ispettore, alzando poi le mani verso cielo.

« Hai fatto la scelta giusta, figliolo. » commentò Zenigata consegnando la ragazza ad un agente vicino ed estraendo le manette, pronto ad arrestare il figlio della sua nemesi.

Ad un tratto, notò un ghigno nel volto del ragazzo. « Scusa Nonnino. » sorrise Lupin per l'ennesima volta, indietreggiando con le braccia leggermente alzate e le mani aperte, « Ma non è nelle mie intenzioni farmi catturare. Del resto... “ladro una volta, ladro per sempre”, non è così? »

Il tempo che Zenigata comprendesse quelle parole, che improvvisamente, dal nulla oscuro della notte, uscì veloce un elicottero nero pece diretto proprio sul tetto, facendogli realizzare solo in quel momento che l'intero cielo era pulito, sgombro dagli elicotteri di polizia che fino a poco fa dominavano incontrastati.

« Fermatelo!! » gridò l'Ispettore cominciando a correre. I poliziotti troppo lenti a reagire.

« Alla prossima, Nonnino! » salutò Lupin afferrando al volo la scaletta che pendeva dal velivolo, alzandosi immediatamente da terra.

« Lupin! » esclamò Zenigata tentando di afferrarlo, riuscendo solo a toccargli appena la punta della scarpa.

« Addio, Ally! E spero che ti ricorderai di me ogni volta che ti sfiorerai le labbra! » gridò Lupin agitando un braccio e facendo l'occhiolino.

Sentendo quelle parole, Ally non riuscì a non divampare dall'imbarazzo, diventando più rossa di un pomodoro.

« LUPIN!! » gridò ancora l'Ispettore sul bordo dell'eliporto, saltando e schiamazzando mentre alcuni agenti lo tenevano fermo prima che cadesse, « LUPIN, CHE TU SIA MALEDETTO!! TI ARRESTERO'!! »

Anche Ally si avvicinò sul bordo, osservando con rapito interesse il ladro appeso alla scaletta scomparire sempre più lentamente nella notte.

« Lupin... Quarto... ? » mormorò sfiorandosi le labbra.

 

 

« Oh, cavolo! Pensavo non sareste più venuti a prendermi! » sospirò Lupin lasciandosi andare sul sedile dell'elicottero.

« L'hai preso? » domandò Jigen alla guida.

Sorridendo, Lupin mise una mano nella tracolla e tirò fuori il Diario Da Vinci. « Dubitavi, Zietto? »

Il gangster ricambiò il sorriso, « No. »

« Mi vuoi dire a cosa ti serve? » domandò Fujiko girandosi per osservarlo mentre sfogliava il manufatto.

« Diciamo che qui dentro ci possono essere cose che potranno essermi utile per superare mio padre. »

« Ci tieni proprio ad essere migliore di Lupin Terzo, eh? »

« E' sempre stata tradizione della mia famiglia Arsenio avere come obiettivo principale il superamento dei propri predecessori, giusto? Be', io non sarò di meno. Come mio padre superò mio nonno, io supererò lui. »

« Se il mio orgoglio! » esclamò la donna dandogli un bacio emozionato sulla guancia.

« Grazie, Mamma. » rispose il ragazzo senza staccare gli occhi dal libro.

Jigen si lasciò sfuggire una nuvola di fumo, guardandolo attraverso lo specchietto dell'elicottero « Tuo padre sarebbe fiero di te. »

« Mio padre? » una nota di sfida era udibile nella voce del ragazzo, facendogli alzare gli occhi verso il cielo visibile attraverso i finestrini dell'elicottero, come se stesse dialogando con qualcuno davanti a lui, « Guardami “Terzo”... » sorrise chiudendo il libro con un colpo secco « … perché il mondo non si dimenticherà così facilmente della famiglia Arsenio. »

Senza dir nulla, Jigen e Fujiko si misero ad osservare Arsenio Lupin Quarto non riuscendo a trattenere un ghigno soddisfatto:

il leggendario Genio di Arsenio Lupin Terzo;

la pericolosa Astuzia di Fujiko Mine;

l'infallibile Mira di Daisuke Jigen;

la maestria dell'Arte del combattimento di Goemon Ishikawa;

Quel ragazzo aveva ereditato tutte quelle caratteristiche, trasformandolo nel più pericoloso Arsenio della storia.

Nessuno era più degno di lui come successore di Lupin Terzo.

 


Angolo dell'Autore:

Ehilà! E con questo si conclude il prologo dell'inizio della leggenda di Lupin IV!
Spero che abbia soddisfatto le vostre aspettative come "degno successore di Lupin Terzo" :D
Che dire? Spero che vi sia piaciuto e a questo punto vi lascio con la "schedina personaggio" del nostro giovane ladro, cosa che presenterò ad ogni fine capitolo nel caso si aggiunga qualche personaggio importante nella storia!
A presto, il vostro Scrittore Misterioso.





Arsenio Lupin IV

     



Nome: Arsenio Lupin IV (pronuncia: “Arsene Rupan Yonsen” in giapponese)
Sesso: Maschio
Altezza: 178 cm
Peso: 65 kg
Capelli: castani
Occhi: ambra
Professione: ladro / studente
Nazionalità: giapponese - ? - Si sospetta straniera dato il nome della madre “Louise”, francese probabilmente.
Età: 17
Carattere psicologico: tendenzialmente logorroico e sarcastico. E' molto sfaticato per quanto riguarda cose che non gli interessano, ma se trova la motivazione giusta è capace di tutto. Ama fare ironia e battute anche nelle peggiori delle situazioni, quindi è difficile vederlo giù di morale. Una prima impressione potrebbe far sembrare Lupin una persona totalmente immatura e per nulla seria, ma nel momento del bisogno Lupin si è dimostrato una persona più che affidabile.

Abilità:
-Mente geniale e ottimo intuito;
-Maestro nel travestimento;
-Abile combattente ravvicinato e a distanza;

Parenti :
-Arsenio Lupin III (Padre, deceduto);
-? Louise (Madre, deceduta);
-Daisuke Jigen (Padre adottivo, attivo);
-Fujiko Mine (Madre adottiva, attiva);


Arma preferita: Berretta 92
Il suo motto: "Sarò il più grande Arsenio della storia! Io, Lupin IV, supererò mio padre!"
Curiosità: come suo padre, Lupin è allergico al polipo e ama tentare di sedurre le donne... ma raramente ci riesce. Ho detto raramente, non mai.
  
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