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Autore: anna_27    10/09/2012    3 recensioni
La situazione per i Varden è disperata. L'esercito di Galbatorix è sempre più forte ed Eragon e Saphira possono fare ben poco per assicurare la vittoria ai Ribelli e sconfiggere il Re. Sembra che tutto si concluda nel peggiore dei modi finchè Islazandi non parla dei mezzelfi?
Ma chi sono i Mezzelfi? Qual è la loro storia? E soprattutto..aiuteranno i Varden a sconfiggere Galbatorix?
Non mi è piaciuto molto come Paolini ha concluso il Ciclo dell'Eredità quindi...ho deciso di riscrivere un nuovo finale che parte dalla fine di Brisingr inserendo nuovi personaggi. Siate clementi..è la mia prima fan fiction che pubblico. Spero vi piaccia e intanto...buona lettura! =)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA SPERANZA

 
“La situazione è…disperata!” sentenziò Nasuada dal suo scranno rosso vivo.
“Non pensavo si arrivasse a questo punto!” esclamò Eragon affondando il viso nelle mani.
Dopo la conquista di Feinster, i Varden erano decisi ad attaccare Belatona, ma lì, ad attenderli, vi era gran parte dell’esercito imperiale. Dopo tre giorni di combattimenti senza sosta l’esercito dei Varden fu costretto ad arrendersi. La speranza di vittoria e di libertà per Alagaesia, che aveva acceso l’animo di ogni Varden, si stava lentamente spegnendo. La potenza che Eragon e Saphira avevano raggiunto e l’arrivo degli elfi non aveva migliorato di molto i risultati della guerra. Il re ora aveva alleati nuovi e sempre più terribili.
“Ma ci dovrà essere pure un modo per annientarlo!”esclamò Eragon tra sé. Ma quale? Non vi era più nessun popolo in Alagaesia che si sarebbe unito ai Varden e non avrebbero mai potuto contare su un nuovo Cavaliere di Drago. L’ultimo uovo si ostinava a schiudersi nelle mani del tiranno e le speranze di rubarlo come quello di Saphira erano molto basse.
Provare per Eragon non sarebbe costato nulla, ma oramai, lui e la sua dragonessa, erano troppo preziosi per i Ribelli per poter andarsene in giro a fare gli avventurieri, specialmente dopo la morte di Oromis e del suo drago, anche se in parte. Il ragazzo custodiva ancora gelosamente l’eldunarì del drago d’oro.
“Io avrei una soluzione!”. La voce sicura della regina Islanzadi tuonò nella piccola tenda facendo tornare Eragon alla realtà.
Arya fissò la madre incuriosita. “Sarebbe?” chiese incuriosita Nasuada, esprimendo il pensiero di tutti.
L’elfa espirò profondamente e si alzò appoggiando i palmi delle mani sul tavolo.
“So che molti di voi rideranno della mia proposta, ma vista la situazione non vedo altra via d’uscita!” dichiarò prima di illustrare la sua idea. “Era da anni che io e Oromis, ad Ellesmera, cercavamo un modo per annientare il Re e dopo varie ricerche siamo giunti a una soluzione che non può salvarci, ma che potrà sicuramente aiutarci!”.
“Ti prego, Islazandi, non tenermi sulle spine!” esclamò impaziente Nasuada.
“Abbiamo scoperto dove si nascondono i mezzelfi!” annunciò trionfante. Il capo dei Varden la fissò non sapendo se crederle o meno e così si atteggiarono i cinque anziani, il re del Surda, sua figlia Arya e lo stesso Eragon.
“I mezzelfi?”chiese a Saphira. Mai prima d’ora aveva sentito parlare di loro.
“E’ la prima volta che li sento nominare, piccolo mio! Ne so quanto te. Ma spero ci possano essere d’aiuto!”gli rispose la dragonessa.
“Credevo che i mezzelfi esistessero solo nelle favole!” mormorò incredula Nasuada guardando interrogativa Islazandi. L’elfa rise e il suono della sua risata riempì il cuore di Eragon e del suo drago di un’ ormai introvabile gioia.
“No!” esclamò ridendo ancora. “Sono sempre esistiti, solo che hanno fatto perdere le loro tracce. Ora però sono convinta che potrebbero dare molto per la nostra causa e questo lo pensava anche Oromis! Non sarà semplice, questo lo so. I modi in cui ci siamo lasciati con loro non sono i migliori, ma spero che il tempo abbia cicatrizzato le loro ferite e che possano unirsi a noi!” concluse con ardore.
Dopo un momento di silenzio toccò a Nasuada prendere la parola.
“Reputo la tua proposta valida. Ma mi sorge una domanda. Sei sicura della loro esistenza? Nelle mappe non sono indicate le loro città!”.
“Più che sicura! Non sono sulla mappa semplicemente perché si trovano nell’Alagaesia sconosciuta, oltre i Monti Beor”.
“Non c’è nulla oltre i Beor!” proruppe Orik, divertito, interpretando il pensiero di tutti. “O forse sì?” chiese, vedendo Islazandi scuotere il capo.
“Esiste la loro terra!” rispose semplicemente lei. Eragon ascoltò ammutolito dallo stupore. “Altre terre?”. Sentì crescere dentro di lui un desiderio sopito da troppo tempo, il visitare luoghi sconosciuti, inesplorati. Anche Saphira condivideva le sue emozioni. Eragon la sentì fremere dal desiderio di spiccare il volo e volare libera per il cielo.
“Ma chi ci dice che ci saranno fedeli?” chiese Jormundur. “Chi ci dice che Galbatorix non li abbia già trovati e portati dalla loro parte?”. Scese il silenzio. La questione sollevata dal membro del Consiglio degli Anziani andava presa in considerazione. La biblioteca del Re era zeppa di manuali antichi e introvabili. C’erano buone possibilità che uno di questi parlasse dei mezzelfi.
“Dubito che i mezzelfi si uniranno a lui. Galbatorix ha fatto del male anche a loro e non l’hanno certo dimenticato, ma se anche il Re gli avesse reclutati gli avremmo visti scendere in battaglia, non credete? E io ho solo visto demoni tra le sue file!” dichiarò convinta Islazandi.
Che ne pensi, Eragon?” gli chiese Saphira.
Mi sembra che ciò che ha detto non faccia una piega. Certo ci sono possibilità che si sbagli, ma mi fido di lei…e di Oromis. Dobbiamo appoggiarla Saphira!”rispose lui.
Sono d’accordo con te!” affermò la dragonessa. “Quando ti daranno la parola, dì loro che sono favorevole!”si raccomandò.
Altrimenti?” chiese lui, divertito.
Ti arrostisco!”.
“Bene, allora, cari signori…mettiamo questa proposta ai voti” annunciò  Nasuada, prendendo la parola.
“Eragon?”. Il Cavaliere si alzò e ispirò prima di parlare. “Io e Saphira siamo favorevoli. È la prima volta che sento parlare di loro, ma se ci potranno aiutare è utile tentare!”.
Ben detto, piccolo mio” esclamò Saphira.
“Orik?” chiese al nano, seduto alla sua sinistra.
“Per quel che mi riguarda, sì!” rispose sicuro.“Almeno potremmo sempre dire che ci abbiamo provato. Se non tentiamo rimarremmo con il rimorso che forse avremmo potuto farcela e molte vite potevano essere risparmiate! Io sono d’accordo per andare da questi mezzelfi e se non vogliono aiutarci…bè…li porteremo qui con la forza!” concluse battendo un pugno sul tavolo. Eragon sorrise alla caparbietà del nano.
“Orrin?”. Il re del Surda annuì pacatamente. “E’ bene provare Nasuada. Questa guerra deve finire definitivamente”.
“Arya?”. L’elfa alzò lo sguardo e lo rivolse alla madre. “I mezzelfi non ci aiuteranno. Gli uomini gli guarderanno con sospetto e i nostri compagni gli odieranno. Come possiamo stare uniti se si verrà a creare un clima così?”.
“I mezzelfi sono fatti per convivere sia con umani che con gli elfi. Sono metà di uno e metà dell’altro e non ci saranno nemmeno problemi con i nani” ribatté la regina degli elfi.
“Voi del Consiglio degli Anziani?” interrogò Nasuada. Jormundur parlò per tutti loro. “Favorevoli a tentare”.
Toccò ora a Nasuada prendere la parola.
“Non sono molto fiduciosa, ma, come ha detto Orik, è bene provarci. Manderò degli ambasciatori e…”.
“E’ bene mandare gente fidata!” la interruppe Orrin. “E persone di rilievo qui nei Varden. Non ambasciatori qualunque”.
“Credo che Re Orrin abbia ragione. Anche per correttezza nei loro confronti!” disse Orik.
Nasuada annuì. “Qualcuno ha qualche idea a proposito?” chiese.
“E’ difficile!” rispose Islazandi. “I Varden di rilievo sono tutti qui presenti!”. Nessuno la contraddisse. Il problema principale ora era trovare chi sarebbe andato. Eragon  osservò i presenti. Scartò Nasuada e Orrin. Era fuori discussione per il ruolo che ricoprivano. Servivano lì. Orik doveva rimanere perché nessuno avrebbe potuto sostituirlo come re, Islazandi poteva affrontare benissimo il viaggio, ma non voleva abbandonare per dei giorni il suo popolo. Gli Anziani non li sembravano proprio in grado di affrontare un compito simile mentre Arya sarebbe stata ottima se solo non avesse manifestato quell’ avversione verso i mezzelfi.
Insomma sembra che dobbiamo andare io e te!” esclamò Saphira, emozionata. Eragon tacque, ma la dragonessa percepì vivamente le emozioni del suo Cavaliere. Aveva voglia di lasciare quel posto, voglia di affrontare e vivere un nuovo viaggio.
Io ci sto!” gli disse semplicemente.
Lo sapevo che mi avresti capito!” le disse lui, grato. 
“Potremmo andarci io e Saphira!” disse ad alta voce. Nessuno aprì bocca, ma tutti lo guardarono, espressioni imprecisabili nei loro volti.
“Eragon, sei impazzito?” proruppe Nasuada. “Se ve ne andate come faremo a conquistare Belatona? L’esercito imperiale ci massacrerà! Non andrete! Non ve lo permetterò!”.
“Credo, invece, che mandare lui sia la soluzione migliore!” intervenne Islazandi. “Ti avviso, Eragon” disse poi rivolgendosi a lui. “Non hanno mai intrecciato ottimi rapporti con i Cavalieri, ma credo che tu e Saphira abbiate l’indole adatta per farvi accettare da loro”.
“Con tutto il rispetto che nutro per voi ma senza Eragon l’esercito del Re ci spazzerà via come il vento con le foglie. Quel poco che faceva con Saphira bastava a salvare metà dei nostri soldati” ribatté Nasuada.
“Credo che riusciremmo a cavarcela per al massimo una settimana” disse Orrin. “Islazandi, quanto tempo dista la loro capitale?” chiese rivolto all’elfa.
“In una settimana, in volo di drago e senza lunghe soste si può andare e tornare” rispose lei.
“Bene!” esclamò Orrin, sorridendo a Nasuada. “Eragon e Saphira possono andare!”.
“Spero per la tua testa che in questa settimana non accada nulla!” borbottò lei, fulminandolo con gli occhi.
Eragon esultò e con lui anche Saphira. L’idea di passare dei giorni lontani da quella guerra li rendeva sollevati e felici.
“Andrò anch’io con loro!”. Era stata Arya a parlare e il tono della sua voce non ammetteva repliche.
“Ma…” ribatté la madre.
“E’ giusto che vada con loro. Sono stata ambasciatrice per molto tempo e forse la mia esperienza può aiutare!”. Eragon la guardava perplesso e incredibilmente gioioso. Sarebbe stato un viaggio ancora più piacevole.
“E sia!” disse Nasuada. “Vi ringrazio per esservi offerti volontari. Vi do dieci giorni. Se entro questi, non avrete trovato i mezzelfi oppure non siete riusciti a convincerli ad unirsi a noi, tornate qui senza alcun indugio. Dichiaro questa riunione conclusa!”.
Quando tutti furono usciti Eragon si avvicinò a Nasuada.
“Grazie, mia signora!” le disse. Lei alzò lo sguardo dalla scrivania e gli sorrise complice. “Non farmi pentire! E fai in modo che quei mezzelfi vengano qui!”.
“Mi impegnerò perché questo accada!” le disse. “Stai bene?” le chiese poi, sedendosi accanto a lei.
Nasuada lo guardò negli occhi. “Secondo te?”.
“Ti vedo molto stanca” le rispose. La donna sospirò. “Non vedo l’ora che tutto questo finisca! Un altro anno come questo e mi troverete morta”. Sospirò e si passò una mano nella fronte. “Spero con tutto il cuore che si uniscano a noi, Eragon. Ho come la sensazione che avere loro qui ci farà concludere questa guerra una volta per tutte”. Si soffermò a guardarlo. “Porta alto il nome dei Varden e il mio, Cavaliere. Adesso vai e riposa”. Gli sorrise e si alzò. Eragon le fece un piccolo inchino e si congedò da lei con la consapevolezza che ora il futuro di quella guerra era tutto nelle proprie mani.
Uscito respirò l’aria tiepida della sera. La primavera era ormai vicina e con l’avvicinarsi della bella stagione gli scontri sarebbero stati più frequenti. Sperava che Nasuada avesse ragione, che i mezzelfi potessero davvero vincere Galbatorix. Era impaziente di partire. Da un lato perché era felice di viaggiare da solo con Arya, mentre dall’altro era curioso di incontrare i mezzelfi. Non aveva mai sentito parlare di loro.
Un fruscio captato dal suo udito sviluppato lo fece voltare di scatto, portando istintivamente la mano all’elsa di Brisingr. Si rilassò quando vide che era Islazandi.
“Devo porgere i miei ringraziamenti a te e a Saphira, Eragon” disse, inchinando leggermente il capo.
“L’ abbiamo fatto per Oromis, ma anche per tutti noi. È giusto tentare questa strada” rispose lui.
“Il tuo non è un compito facile. I mezzelfi non sono mai andati d’accordo con i Cavalieri, ma sono sicura che tu riuscirai a far capir loro che sei diverso, che li rispetterai! So che hai le capacità e l’indole per farlo”.
“Dici che non potrebbero unirsi a noi per causa mia?” chiese incredulo.
“Non ne ho idea. Sono passati molti anni, ma chi ci può rassicurare che abbiano dimenticato o perdonato?”. Eragon la guardò confuso. Non capiva il motivo di questo odio verso ciò che era. Islazandi gli sorrise leggendo nel suo volto ciò che stava pensando. “Immagino che dovrò spiegarti alcune cose” gli disse, sedendosi accanto a lui nell’erba.
“I mezzelfi nascono dalle relazioni tra umani ed elfi. Vedi, Eragon, molti miei simili sono attratti dalla vostra forza, dal vostro ingegno, mentre molti della tua specie rimangono colpiti dalla nostra eleganza e bellezza. I matrimoni sono però molto brevi a causa della nostra longevità, ma lasciano un’ eredità durevole: i mezzelfi. Ad Alagaesia hanno iniziato a diffondersi da quando i Cavalieri hanno fatto la loro comparsa.
Quando i Cavalieri venivano a compiere il loro addestramento ad Ellesmera spesso si innamoravano di qualche elfo e nascevano figli che o stavano con il genitore umano o con il genitore elfico e venivano malvisti in ogni luogo andassero. Sono considerati esseri dal sangue sporco dal mio popolo e demoni dal tuo, forse perché spaventato dalla perfezione e dalla bellezza che li caratterizza. Tutto cambiò quando un mezzelfo decise di raccogliere tutti i mezzelfi di Alagaesia e rifugiarsi con loro tra i Monti Beor. Il suo piano ebbe successo. Non vedemmo più un mezzelfo camminare tra noi e se ne nasceva uno veniva portato nei pressi della loro città appena nato. Ci dimenticammo di loro quasi, ma non tutti. Galbatorix quando prese il potere li voleva dalla sua parte. Mandò loro degli emissari che ritornarono senza un’alleanza, andò lui stesso dal loro re, ma venne cacciato e così gli attaccò con tutti i Cavalieri a lui fedeli. Ma li aveva sottovalutati. Venne cacciato nuovamente, ma la ferita che lasciò nei loro animi fu grande. Morirono molti mezzelfi in quella battaglia, uccisi dai Cavalieri e dai loro draghi e il loro re prima di morire lo maledisse. Poi di loro non sentimmo più parlare. Io facevo parte della spedizione che andò a portare aiuti, ma non li trovammo. I loro villaggi erano abbandonati, non c’era anima viva. Pensavamo fossero tutti morti, ma io e Oromis per fortuna abbiamo avuto la prova che ci sbagliavamo. Ora sai tutto” concluse.
Chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Eragon la guardava perplesso e anche Saphira, con cui aveva condiviso il racconto, era senza parole.
“Arya sa questo?” chiese il Cavaliere all’elfa.
“Lo sa, sì! E ti aiuterà. Ma è limitata anche lei. I rapporti tra noi e i mezzelfi non sono mai stati buoni. La maggior parte, come ti ho detto prima, li considera esseri a metà, che hanno sporcato il nome degli elfi”.
“Spero di essere all’altezza”.
“Lo sarai, Eragon”. Si alzò e dopo averlo salutato con il consueto saluto elfico se ne andò lasciandolo solo a meditare su ciò che gli aveva appena rivelato.
 
L’alba del giorno dopo, giorno fissato per la partenza, fece capolino all’orizzonte donando la sua luce leggera ad Alagaesia. Aveva portato un vento leggero con sé quel giorno, vento favorevole.
Eragon e Saphira si trovavano in uno spiazzo. Il ragazzo stava posizionando la sella in groppa alla dragonessa e mettendo a posto le bisacce con il cibo e l’occorrente per il viaggio.
Saphira era impaziente di partire, desiderosa di lasciarsi alle spalle per una settimana la guerra e la sofferenza ed Eragon non era da meno. Si appoggiò a Saphira e srotolò la pergamena che gli era arrivata da Islazandi quella mattina. Era la mappa per arrivare dai mezzelfi.
“Dopo i Monti Beor dovrebbe esserci un foresta che porta al mare. La loro isola è lì!”comunicò alla dragonessa.
Quanto credi che ci impiegheremo?” domandò lei.
Se non ci fermiamo mai e procediamo a velocità regolare forse entro due giorni saremmo da loro. Sarà dura per tutti noi…
Ma necessario!”lo interruppe Saphira. “Ce la farò, Eragon!”. Eragon le sorrise accarezzandole il muso. “Non l’ho mai messo in dubbio!”.
Vennero interrotti dall’arrivo di Arya accompagnata da sua madre, Nasuada e re Orrin. Ad Eragon mancò per un attimo il respiro vedendola. Era più bella del solito con i neri capelli corvini sciolti sulle spalle tenuti da una fascia di pelle e la tenuta da viaggio.
Eragon…” lo riscosse Saphira. “Smettila di fissarla come una trota lessa!”. La dragonessa aveva ragione. Doveva controllarsi, anche se non era per niente facile.
“Buongiorno Eragon! Buongiorno Saphira!” li salutò Nasuada, imitata da Islazandi e re Orrin. “Siete pronti?”.
Eragon annuì. “Allora non vi tratterò ancora per molto. Il futuro dei Varden e di questa terra è nelle vostre mani. Non vi concedo più del tempo che è stato stabilito e mi terrete aggiornata sugli sviluppi della vicenda appena arriverete. Dopo tre giorni di ritardo verremo a cercarvi. Buon viaggio!”. Indietreggiò per permettere a Islazandi di dare la sua benedizione alla figlia e ai suoi compagni di viaggio, poi salirono in groppa a Saphira e partirono verso l’orizzonte, verso i mezzelfi, verso la speranza.
 
 
 
 
 
 
 
  
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