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Autore: ElleLawliet    11/09/2012    3 recensioni
Per una serie di eventi, Ichigo Kurosaki si ritrova a dover fare da maggiordomo nella lussuosa residenza dei Kuchiki, nobile famiglia giapponese. Assieme a lui? Grimmjow Jaggerjack ed Ulquiorra Schiffer.
Una serie infinita di malintesi e imbarazzi, situazioni inaspettate e rivelazioni.
Spero vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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POV ICHIGO
 
Ichigo era stremato. Non aveva mai lavorato così tanto in tutta la sua vita, ne era certo.
Solo quella mattina aveva lavato tutte le finestre del primo e secondo piano, spolverato buona parte dei lampadari del primo piano e cucinato. In quel momento era seduto stremato su uno sgabello in cucina con le braccia allungate sul tavolo e la testa poggiata sul gomito destro.
Ulquiorra era al piano di sopra a pulire: il moro sembrava avere energie infinite. In effetti, pensò l’arancione, Ulquiorra era sempre stato molto diligente sul lavoro.
- Poltrisci, Kurosaki? -.
Ichigo si mise subito a sedere, riconoscendo la voce di Rukia Kuchiki.
Si alzò in piedi e vide la ragazza appoggiata allo stipite della porta che lo osservava divertita.
Fece un inchino. – Solo una leggera stanchezza, signorina -.
Rukia ridacchiò. - Se ti vedesse mio fratello non te la caveresti così liscia. Sei fortunato che sia uscito -.
Ichigo annuì, non sapendo come rispondere.
– Vedo che sei ancora leggermente in imbarazzo con me – constatò la ragazza, varcando la soglia.
L’arancione si schiarì la voce. – Non ci conosciamo per nulla, signorina. Mi sembra normale che io sia in imbarazzo – ribatté. Rukia alzò le spalle e si sedette su uno sgabello.
- Cosa posso fare per lei? – chiese Ichigo, servizievole. La ragazza gli rivolse uno sguardo pensoso. – Non ho bisogno di nulla… - rispose.
- E allora perché è qui? – le domandò l’altro.
- Te lo dico solo se ti siedi – propose Rukia sorridendo.
“Che bella” si disse inconsciamente Ichigo, arrossendo di colpo, rendendosi conto dei suoi pensieri.
Leggermente imbarazzato si sedette sullo sgabello di fronte a quello della ragazza.
- Così le va bene? – disse il ragazzo, sigillando in un angolo molto remoto della sua mente tutti i pensierini che si stava facendo su quella ragazza.
- Molto, grazie – gli rispose Rukia senza smettere di sorridere.
Ichigo deglutì.
“Cristo!” pensò, sistemandosi meglio sullo sgabello. “Mi sento come un tredicenne al primo appuntamento! Devo calmarmi: dopo tutto davanti a me non ho di certo una sventola tettona e super figa. Oooh, se mi vedesse Grimmojow si farebbe tante di quelle risate!”.
- C-c-comunque – balbettò Ichigo, dondolando le gambe. – Cosa ci fa lei qui, se ora posso sapere. O magari preferisce che io mi stenda per terra. Altrimenti c’è sempre la possibilità che io mi accovacci sotto al tavolo. A lei la scelta -.
Rukia rise e scosse la testa.
- Non fare lo scemo! – lo rimproverò. – E solo che… bé, mio fratello in genere non accetta mai domestici troppo giovani. Una delle sue tante fissazioni. Fatto sta che in genere i nostri domestici sono sempre stati dei vecchi noiosi e cadaverici. Solo quattro anni fa vennero quattro maggiordomi giovani… da allora solo vecchi! -.
- Vostro fratello deve essere semplicemente geloso di voi – suppose Ichigo. – Immagino che sia molto protettivo con voi -.
Rukia si irrigidì. – Bé, lo era. Fino a un anno fa. Poi è… cambiato. Sai, ha ottenuto un lavoro in una grande industria e non passa molto tempo con me: in genere sta sempre chiuso nel suo studio -.
L’arancione annuì. – E, se posso chiedere, i vostri genitori? Sono forse partiti? -.
- Oh, no. Mio padre e mia madre non vivono più con noi da moltissimo tempo, ormai. Loro viaggiano molto per lavoro, quindi non hanno tempo per noi. Così, sette anni fa, ci comprarono questa casa e ci lasciarono soli, in compagnia di un gran numero di domestici e badanti. Però per noi non è mai stato un peso, ansi! La nostra infanzia è stata una pacchia. Nostra madre è una donna molto apprensiva e, quando viveva con noi, ci impediva sempre di fare ciò che volevamo. Senza di lei a farci la ramanzina per ogni cosa siamo stati benissimo – concluse Rukia ridendo, senza accorgersi del sorriso triste di Ichigo.
L’arancione scosse la testa. Non avrebbe mai dovuto toccare quel tasto. E, come temeva, la seguente domanda di Rukia fu. – E tu, Kurosaki? Immagino che tua madre sia una rompiscatole come la mia! -.
Ichigo abbassò un attimo gli occhi, poi incontro quelli scherzosi di Rukia.
- Mia madre è…bé, ecco… lei è morta – concluse. E, come succedeva a tutti quelli a cui lo diceva, vide lo sguardo di Rukia cambiare. Le morì il sorriso sulle labbra e gli occhi si rattristarono. Poi sopraggiunse l’imbarazzo.
- Oh – mormorò la mora. – Io… mi dispiace molto -.
Ichigo sorrise. – Non fa niente: orami sono passati molti anni dalla sua morte -.
- Sì ma io ho detto quelle cose… -.
- Non contano: non sapevate nulla, non potevate immaginare – la interruppe. Poi ridacchiò. – Se mi aveste conosciuto prima, però, immagino che non sarei stato così tranquillo e ragionevole. Ero piuttosto aggressivo, subito dopo la morte di mamma. Penso che avessero un po’ tutti paura di me – concluse, ricordando le risse e gli sguardi che gli altri gli lanciavano.
Rukia non rispose. Trascorse un attimo di silenzio, poi Ichigo sentì la mano di lei stringere la sua, poggiata sul tavolo.
L’arancione alzò gli occhi sorpreso. Rukia gli strinse forte la mano.
La ragazza non disse nulla, ma Ichigo pensò che qualsiasi parola sarebbe stata superflua. Sentiva la mano calda di lei sulla sua e questo gli bastava.
Si guardarono a lungo. Si isolarono dal resto e si nascosero uno negli occhi dell’altro.
Quando suonò il campanello Ichigo sobbalzò. Ritornò alla realtà e ritirò la mano frettolosamente.
- V-vado ad aprire – balbettò, alzandosi. Si fiondò verso la porta e l’aprì di botto, ancora imbarazzato.
- Non ci credo… – disse una voce a lui familiare.
Confuso, Ichigo alzò gli occhi. Riconobbe subito, anche se un po’ diversa, la ragazza alla porta.
- Tu! – esultò la ragazza.
- Tu?! – gridò Ichigo, terrorizzato.
- Kurosaki! -.
- Inoue?! -.
Orihime Inoue lo guardava con occhi adoranti. I capelli arancioni lunghissimi erano legati ed agitati da una lieve brezza di vento e Ichigo non poté fare a meno di lanciare un’occhiata alla scollatura della camicetta della ragazza, stupendosi nel notare che il seno era cresciuto ancora, dall’ultima volta che si erano visti.
La ragazza indossava quella che sembrava una divisa da lavoro: una camicia bianca con il logo di un negozio sulla spalla destra e una mini gonna marrone cortissima. Ai piedi portava delle ballerine nere e lunghe calze bianche le coprivano le gambe fino al ginocchio.
Ichigo si rese conto che la sua parte animale trovava quella vista incredibilmente eccitante così si affrettò a distogliere lo sguardo prima che gli sanguinasse il naso.
- Che ci fai qui? – gli chiese Inoue raggiante.
Ichigo avrebbe voluto morire. – Io lavoro qui – le rispose titubante. – Tu, piuttosto? Non ci vediamo da quanto? Tre anni? -.
- Già – rispose Inoue, varcando la soglia. – Ne è passato di tempo… -.
- Inoue, sei tu? – chiamò una voce. E, con grande sollievo di Ichigo Rukia li raggiunse nella stanza.
- Rukia! – la salutò Inoue, saltandole al collo in un abbraccio mozzafiato. In quel momento la mini gonna si alzò pericolosamente e ciò permise a Ichigo una visuale completa delle mutandine (nere, notò Ichigo) della ragazza.
– Che bello vederti! – disse Inoue, mentre Ichigo, dietro di lei, si tappava il naso, che aveva iniziato a sanguinare nonostante tutto.
- Si… anche per me – ribatté Rukia, cercando di staccarsi di dosso l’altra.
- Non sapevo che il nuovo domestico fosse Kurosaki! – trillò Inoue, lasciando finalmente libera Rukia. Quest’ultima la guardo sorpresa. – Lo conosci? -.
- Oh, sì! Ci conoscemmo a scuola, al liceo. Eravamo nella stessa classe! – rispose la ragazza.
- Ichigo, vieni ad aiutar… - Ulquiorra, che stava scendendo le scale con lo strofinaccio in mano, si bloccò a metà della frase, vedendo Inoue all’ingresso.
- Orihime… – sussurrò, sorpreso. Ichigo deglutì.
- Ulquiorra! – lo salutò Inoue, correndogli incontro e saltandogli in braccio per abbracciarlo.
Ichigo lesse la sorpresa negli occhi dell’amico, poi sostituita dalla gioia non appena si ritrovò la ragazza tra le braccia. Quella gioia che solo Inoue sapeva dargli, e Ichigo lo sapeva bene.
- Che bello rivederti! – disse Inoue, schioccandogli un bacio sulla guancia.
- Che.. ci fai qui? – le chiese Ulquiorra, stringendola forte tra le braccia.
Inoue si staccò da lui e gli sorrise, facendo arrossire il moro.
- Conosco Rukia da un paio d’anni e sono venuta per il compleanno di Byakuya -.
Ulquiorra annuì. – Ma il compleanno è domani – le fece presente.
- Infatti stasera dormo qui! – rispose Inoue.
Ichigo strinse i denti. “No!” pensò. “Non può essere! Grimmojow darà fuori di matto, quando lo sapra!”.
- Approposito, Rukia! – continuò Inoue. – Possiamo andare un attimo in camera tua? Mi dovrei cambiare, sono venuta da lavoro e sono ancora in divisa -.
- Certo, ti accompagno – le disse Rukia, raggiungendola sulle scale.
- Torniamo subito! – li salutò Inoue prima di seguire Rukia.
I due ragazzi restarono immobili fino a quando non sentirono la porta della stanza di Rukia chiudersi.
- Lei che ci fa qui?! – gli chiese Ulquiorra a bassa voce, per non rischiare di farsi sentire.
- Non hai sentito che ha detto? Domani c’è la dannatissima festa di Byakuya… cazzo, cazzo! Non ci voleva proprio Inoue ora!-.
Improvvisamente Ichigo sentì la porta della villa chiudersi alle sue spalle e vide terrorizzato Grimmojow varcare la soglia.
La prima cosa che Ichigo notò fu il fatto che l’amico non avesse con se le buste della spesa. Poi notò che Grimmojow aveva i pantaloni sporchi di terra e le mani tagliate.
- Ehy – gli fece agitato, avvicinandosi. - Non indovinerai mai chi c’è qui! –.
- Non mi frega – rispose Grimmojow scocciato, superandolo.
“Strano” pensò Ichigo. In genere l’amico era felice dopo una mattina passata a scopare.
- Bé – continuò. – Te lo dico io: Orihime Inoue! -.
Grimmojow annuì leggermente, come se non gli importasse.
- Hai capito chi? – insistette Ichigo.
- Si, ho capito di quale puttanella stai parlando, Ichigo! – ruggì Grimmojow, scocciato, voltandosi minaccioso verso di lui.
Ichigo deglutì. Poi capì.
– Com’è andata con Tatsuki? – gli chiese.
Grimmojow sbuffò. – Che ti frega? – ribatté freddamente, punto sul vivo.
Ichigo alzò un sopracciglio. – Avete litigato? – domandò allora l’arancione, cercando di capire il motivo di tanta agitazione.
L’altro stinse i denti. – Ichigo, non sono cazzi tuoi – rispose con voce tremante per la rabbia.
- E lei che ti ha detto? – riprovò Ichigo. – E dai, dimmelo! Non dirmi che le hai fatto qualcosa o io t… -. Ichigo non poté finire la frase perché un pungo di Grimmojow alla tempia lo fece barcollare. Non era un pugno scherzose, come quelli che a volte l’amico gli tirava, ma un pugno vero, forte, che lo fece sbattere con la fronte contro una mensola appesa vicino. Ichigo si riprese nonostante il sangue ma Grimmojow gli tirò un altro pugno alla mascella per poi abbatterlo con un calcio allo stomaco. Ichigo si accasciò a terra, macchiando il pavimento pulito di sangue.
- Grimmojow! – gridò Ulquiorra, che si era tenuto in disparte sulle scale fino a quel momento. Il moro corse vicino ad Ichigo, ma Grimmojow lo bloccò con un calcio al petto.
Ulquiorra si piegò in due dal dolore, colto impreparato, e Grimmojow gli assestò un pugno sul naso, che scricchiolò, rompendosi. Ulquiorra crollò a terra dolorante.
- Cazzo! Ho detto che non sono fatti vostri, coglioni! Non rompete le… -.
- Che succede qui?! –.
Ichigo, steso a terra con la fronte che sanguinava, riconobbe la voce di Rukia e la vide scendere veloce le scale.
- Kurosaki! – lo chiamò preoccupata.
- Ulquiorra! – gridò Inoue, raggiungendo il moro.
Ichigo si mise a sedere e sentì la mano calda di Rukia prendergli il viso.
- La tua fronte – sussurrò.
- Che hai fatto, Grimmojow?! – urlò Inoue, attaccando il ragazzo che osservava la scena con espressione menefreghista.
- Sta zitta! – le urlò contro Grimmojow. – Che ne sai tu?! Vedi di non intrometterti, puttana! -.
Inoue si portò una mano alla bocca, stupita.
- Grimmojow!- lo chiamò Ulquiorra, scattando a sedere nonostante il dolore al naso. Gli occhi verdi e freddi si puntarono sull’amico, bruciandolo come fuoco ghiacciato. – Non osare mai più rivolgerti a lei così! -.
Grimmojow rise amaro. – Dopo tutto quello che ti ha fatto passare tu la difendi?! Sei un coglione! – gridò l’azzurro.
Ulquiorra non gli rispose ma incassò il colpo senza scomporsi. – Le mie ferite non sono problemi tuoi – gli rispose, imperturbabile.
- Ulquiorra… - sussurrò Ichigo, guardando sorpreso l’amico.
- Jaggerjack – intervenne Rukia, con tono perentorio che ricordò molto quello del fratello. La ragazza si alzò in piedi e si avvicinò a Grimmojow. La scena era quasi divertente: vedere quella ragazza minuscola tener testa a Grimmojow, un ragazzo alto e piantato.
- Vada subito nella sua stanza – ordinò minacciosamente; - stia certo che mio fratello verrà a sapere dell’accaduto e prenderà i dovuti provvedimenti. Ora, vada nella sua stanza e ci resti fino al ritorno di mio fratello -.
Grimmojow la osservò divertito. – Ma guarda che coraggio che ha la nostra signorina – disse, voltandole le spalle e avviandosi al piano superiore. – Sei fortunata: non picchio le donne… in genere – concluse con una risatina amara.
Rukia sospirò e ritornò da Ichigo, che si era alzato in piedi ed osservava Grimmojow salire le scale.
- Andiamo, ti devo medicare – gli sussurrò Rukia, prendendogli la mano.
- Vieni Ulquiorra – disse Inoue, mentre una lacrima le scendeva lungo il volto.
I quattro raggiunsero un salotto e Rukia si affrettò a recuperare le bene e l’acqua ossigenata.
- Porto Ulquiorra in bagno – li avvisò Inoue. – Si deve sciacquare il naso -.
Così dicendo, i due si allontanarono.
Ichigo si sedette su un divano e sospirò. Si accorse in quel momento che gli sanguinava anche la bocca. Provò a chiudere la bocca ma una fitta gli fece capire che non era il caso.
- Fammi vedere – gli disse Rukia, avvicinandosi e inginocchiandosi davanti a lui.
- Non è il caso – le disse; - posso fare da solo -.
- Sì, certo, ora apri la bocca – ribatté lei, senza ascoltarlo.
Ichigo fece un mezzo sorriso e aprì.
Rukai scrutò un attimo i denti del ragazzo. - Ti sei fatto un bel taglio sulla guancia destra – lo avvisò. Si ritirò un attimo e gli diede una bottiglina di medicinale. – Fai un sorso e tieni in bocca per un po’, ti prendo un bicchiere -.
Rukia si alzò e corse in cucina. Meno di dieci secondi dopo era di ritorno con un bicchiere di plastica.
- Grazie – mormorò Ichigo, prima di fare un sorso dalla bottiglia.
- Adesso la fronte -.
Rukia studiò il taglio attentamente, poggiando le mani sulle spalle si lui.
- Non ci vogliono punti di sutura, per fortuna, però domani dovrai tenerla bendata – gli disse.
- Mmm – rispose Ichigo, con la bocca ancora piena d’acqua.
- Ti farà un po’ male – lo avvisò Ruka, premendogli un pezzo di ovatta bagnato di disinfettante sulla fronte. Ichigo sussultò e sputò l’acqua nel bicchiere per evitare di ingoiarla.
- Ahi! -.
- Te lo aveva detto! – ribatté Rukia, ridendo.
Mentre lo fasciava, cadde il silenzio.
- Finito – disse alla fine la ragazza.
- Grazie… - Ichigo sospirò.
- Non dite a vostro fratello ciò che ha fatto Grimmojow, vi prego – le chiese, abbassando gli occhi. – Lui è meglio di così, ve lo giuro -.
- Va bene – rispose Rukia dopo un momento di dubbio. – Però che sia la prima e ultima volta che succede una cosa simile -.
Ichigo tacque per un attimo, poi sospirò – Immagino vogliate sapere cosa è successo con Inoue -.
Rukia scosse il capo. – Inoue non mi ha mai detto nulla, ciò significa che non vuole che io sappia del suo passato… non posso farmi dire tutto da te, sarebbe molto meschino -.
Ichigo la guardò ammirato. – Siete una bella persona – le disse senza riuscire a trattenersi.
Rukia scosse il capo. – No, non è vero… -.
Ichigo vide gli occhi di lei farsi più tristi.
Parla con me!
Questo avrebbe voluto dire, ma non lo fece.
- Invece si – sussurrò invece, prendendole la mano. Lei arrossì.
- Andiamo a vedere come sta Ulquiorra – propose Ichigo, alzandosi e lasciandole la mano.
 
Ulquiorra si era rotto il naso, ma non era quella la cosa che gli interessava. Il moro era ancora su di giri per le parole che Grimmojow aveva rivolto a Inoue.
Ichigo lo accompagnò in camera, gli disse di riposare e finì lui di pulire la casa.
Mentre puliva pensava. Inoue si era ripresentata dopo tutto quel tempo…
Ulquiorra era sempre stato molto legato ad Inoue.
I due si erano conosciuti tre anni prima. Lo stesso anno Inoue si era trasferita e Ichigo aveva perso ogni rapporto con lei. Nonostante ciò Ulquiorra non l’aveva dimenticata, Ichigo lo sapeva: quando Inoue era con Ulquiorra, il moro cambiava completamente e diventava più sensibile… più umano. Rideva, arrossiva e scherzava (sempre nei limiti del possibile, ovviamente).
Poi era successo un evento, ciò che aveva cambiato tutto. Ichigo provava dolore anche solo a ricordarlo.
L’arancione finì di fare le pulizie a sera tarda.
Erano circa le sette quando il signor Kuchiki rientrò e Ichigo si precipitò a cucinare la cena.
Rukia non si presentò a tavola ma Byakuya sembrò non notarlo.
Ichigo lo informo dell’arrivo di Inoue e il padrone di casa rispose con un “Mmm” poco interessato.
- Cosa avete fatto alla testa? – gli chiese improvvisamente, notando la benda.
- Io…- balbettò Ichigo. – Io… ho… sbattuto la testa lavando le finestre, niente di che, signore, non si preocc… -.
- Bene – lo interruppe Byakuya, alzandosi da tavola. – Domani alle nove verranno i cuochi, alle dieci i camerieri, alle due arriverà l’orchestra e alle quattro i giardinieri. Mi raccomando di far trovare tutto pronto. La festa inizierà alle sette e mezza, quindi vi prego di avvisare anche i vostri compagni di indossare l’uniforme bianca: si trova nel secondo cassetto del mobile insieme alle scarpe. Si ricordi – disse, uscendo dalla stanza. – Alle sette e mezza -.
- Si signor Kuchiki – rispose Ichigo, inchinandosi nonostante il fastidio.
“Questo tipo non mi piacerà mai” pensò.
Ichigo lavò i piatti, pulì la cucina, spense le luci e salì in camera.
Chiuse la porta e sfiorò la fasciatura tristemente. Chissà cosa era successo tra Grimmojow e Tatsuki? Voleva sapere, ma non poteva.
Si addormentò di botto, triste e stanco.
 
Il giorno dopo Ichigo passò la mattinata ad accogliere ospiti, aprire porte e stringere mani.
Ulquiorra era a letto a riposare e Grimmojow era già uscito quando Ichigo aveva bussato alla sua porta.
Per fortuna, Ichigo non dovette cucinare per pranzo dato che c’erano ben sette cuochi esperti di qualsiasi tipo di cibo, così il ragazzo approfittò del tempo che aveva per riposare.
Si inoltrò nel giardino della casa.
Vagò per una buona ora fuori, poi si sedette su un’altalena e rimase lì a pensare.
Alle tre rientrò e fece qualche servizio come spazzare o lucidare l’argenteria.
Rukia e Inoue rimasero chiuse in camera tutto il giorno, probabilmente per preparasi per la serate, così lui rimase da solo buona parte del pomeriggio con i camerieri che schizzavano a destra e a manca per poggiare vassoi, lucidare scaffali e addobbare la casa.
Alle due arrivarono puntualissimi i membri dell'orchestra e verso le quattro arrivarono i giardinieri che si diedero subito da fare per sistemare a dovere il giardino e Ichigo, non sapendo cosa farne di se stesso, salì da Ulquiorra.
Bussò piano alla porta ed entrò.
L’amico stava leggendo tranquillamente un libro e alzò subito lo sguardo su di lui.
- Come stai? – gli chiese Ichigo, sedendosi sul letto.
- Bene, non ti preoccupare – rispose l’amico. – Tu invece? Ho sentito molte volte il campanello oggi -.
Ichigo rise. – Camerieri, cuochi, giardinieri. Di sotto c’è una marea di gente! -.
Ulquiorra annuì e riprese a leggere.
Ichigo tacque per un attimo. – Che diremo a Grimmojow? – domandò Ulquiorra freddamente.
L’arancione ci pensò su un attimo. – Nulla – rispose e vide Ulquiorra alzare un sopracciglio.
- Ci ha pestai – gli fece presente il moro.
- Lo so, ma è meglio lasciarlo stare – ribatté Ichigo. – Chiaramente non vuole parlarci e noi ci atterremo alla sua decisione -.
- Sei sicuro? – gli chiese Ulquiorra, sempre leggendo.
- Sì, è meglio per tutti… -.
Erano ormai le sette quando Grimmojow tornò alla villa.
Ichigo lo vide entrare, fece un bel respiro e sorrise.
- Che fine avevi fatto? – gli chiese quando l’azzurro lo raggiunse sul pianerottolo del terzo piano.
- Io… - Grimmojow si bloccò e guardò con occhi colpevoli la fasciatura di Ichigo.
- Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma! – lo smosse Ichigo.
I due si guardarono. Ichigo capì che all’amico dispiaceva, lo leggeva nei suoi occhi. E sapeva anche che Grimmojow gli stava chiedendo aiuto. Non lo diceva, non lo avrebbe mai detto, ma Ichigo lo sapeva. L’azzurro chiuse un attimo gli occhi, poi ghignò.
- Mi sa che mi è andata peggio: ho visto il tuo brutto muso, altro che fantasma! -.
- Ehy! Come siamo gentili! -. Improvvisamente Ichigo scoppiò a ridere e Grimmojow, dopo un attimo, fece lo stesso.
- Ben tornato – gli disse Ichigo, stringendogli il braccio con la mano.
L’azzurro sorrise. – Grazie – rispose e Ichigo seppe che tutto era passato.
- Tra mezz’ora dobbiamo scendere. Muoviti! Metti il completo bianco, secondo cassetto! – lo avvisò Ichigo, lasciandogli il braccio.
- Bene – disse Grimmojow. – Almeno non sarò un pinguino! -.
Ichigo ridacchiò e andò a cambiarsi, sentendosi più leggero e felice.
Si vestì con cura, si pettinò e uscì dalla stanza.
Scese al piano terra e si unì ai camerieri.
Entrò in sala da pranzo e rimase stupito dal cambiamento.
Il grande tavolo era stato spostato a sinistra e sopra erano stati posati vassoi pieni di pietanze e bottiglie. Dietro al tavole cinque camerieri stavano riempiendo dei bicchieri di cristallo con del vino rosso.
La stanza era stata lasciata libera, probabilmente per poter essere usata come sala da ballo, ma in fondo c’era un altro tavolo con altro cibo sopra seguito da un enorme tavolo vuoto che Ichigo suppose fosse destinato ai regali.
La parete destra era stata occupata dall’orchestra. I suonatori stavano accordando gli strumenti e il suoni di violini, viole, sassofoni e chitarre sovrastava il frastuono di voci e passi. Dalla porta che conduceva in cucina continuavano ad uscire camerieri con vassoi e bottiglie mentre un profumo invitante riempiva la sala, facendo brontolare lo stomaco di Ichigo. L’arancione rimase un attimo sulla soia poi gli venne un dubbio; uscì dalla stanza e si diresse in giardino, per vedere il lavoro dei giardinieri.
Rimase senza parole.
Il viale era stato coperto da un tetto a cupola fatto di rami e per terra erano sparsi petali di ciliegio. A illuminare il viale c’erano varie candele rosse poggiate dentro dei piccoli scatoli di vetro che penzolavano dal soffitto. Su ogni gradino della villa c’era un vaso con dentro una grande pianta fiorita.
Il giardino era stato riempito di tavolini di legno e sedie e panche. Sopra ogni tavolo c’era una candela accesa e Ichigo notò che gli alberi erano stati riempiti di luci che si arrampicavano lungo il tronco per poi intrecciarsi con i rami delle piante illuminandosi ad intermittenza.
Ichigo scese le scale e raggiunse l’erba del prato che, appena tagliata, liberava un odore fresco e piacevole.
Si sedette su una panca e pensò che quella non poteva essere la realtà. Gli sembrava di essere immerso in una storia di castelli e principesse, trasportato in un altro secolo e in un altro posto, lontano dal Giappone del ventunesimo secolo.
Chiuse gli occhi e improvvisamente sentì l’orchestra iniziare a suonare.
La musica usciva dalle finestre aperte della villa e risuonava per tutto il giardino.
Ichigo fece un bel respiro e si sentì incredibilmente felice.
 
Passò poco tempo prima che arrivassero gli invitati.
Alle sette e mezza precise si presentarono i primi. Uomini in smoking e donne in abito da sera scendevano da macchine lussuose parcheggiate nel grande parcheggio esterno della villa.
Ichigo si ritrovò ad accogliere vecchie signore dall’aria stanca e giovani donne sorridenti, accompagnate da vecchi signori in giacca e cravatta.
- Mi scusi -.
Ichigo si girò, sentendosi battere sulla spalla, e si trovò davanti ad un uomo sorridente.
L’uomo aveva lunghi capelli bianchi che scendevano fin sotto la vita e un espressione cortese. Era accompagnato da un altro uomo più grosso e dai capelli neri legati in una coda. Cosa strana del secondo soggetto era l’abbigliamento, dato che portava uno smoking rosa con un motivo a fiori.
- Cercavo il bagno – chiarì l’uomo dai capelli bianchi.
- Subito, signore – disse Ichigo annuendo. – Se i signori vogliono seguirmi… -.
Guidò i due uomini dentro la villa e li sentì ridere.
- Byakuya fa sempre le cose in grande, non c’è che dire – commentò l’uomo moro.
- Bé, sai com’è: oggi non è solo il suo compleanno – ribatté l’altro, osservando la sala da pranzo e l’orchestra.
Ichigo alzò un sopracciglio.
- Com’è l’avrà presa la piccola Rukia? – disse il moro e il compagno sospirò.
- Conoscendola, non bene -.
- I signori sono amici dei padroni? – chiese Ichigo, non riuscendo a trattenersi. Intanto avevano raggiunto uno dei salotto.
- Sì, mio buon ragazzo – rispose il bianco che gli tese la mano. – Io sono Jushiro Ukitake – si presentò. – E il mio amico qui è messer Shunsui Kyoraku -.
- Io sono Ichigo Kurosaki – rispose Ichigo stringendo loro la mano. – Conoscete bene la famiglia? -.
- Conosciamo Byakuya da che era un ragazzino – rispose Kyoraku allegramente. – Crescono così in fretta! -.
Ukitake sorrise. – In effetti il piccolo Byakuya ormai è proprio cresciuto… e anche Rukia -.
- Puoi dirlo forte! – ribatté il moro. – Diciotto anni… certo che hanno deciso di fare tutto molto presto, non trovi? -.
- Ecco il bagno – li interruppe Ichigo indicando loro la porta.
- Oh, grazie Kurosaki – disse Ukitake, fiondandosi dentro.
Ichigo fece un piccolo inchino a Kyoraku e si allontanò, riflettendo su quanto aveva sentito, ma senza riuscire a capire a cosa potessero riferirsi i due.
Tornato all’ingresso incontrò Grimmojow e Ulquiorra, entrambi tirati a lucido.
- Hai visto quanta gente? – tuonò Grimmojow. – Tutti ricconi, immagino -.
- Già… avete visto Inoue e Rukia? – domandò loro Ichigo, ancora pensieroso.
- Sì – rispose Ulquiorra. – Inoue è andata a prendere da bere mentre Rukia è occupata a salutare gli invitati. Guarda, è lì –. Indicò un punto nel salone e Ichigo riuscì a scorgere Rukia tra la folla che salutava con un sorriso stampato in faccia le varie persone che le si avvicinavano.
- Grazie – mormorò Ichigo per poi dirigersi vero la ragazza a passo di marcia.
Avvicinandosi la osservò.
Rukia indossava un vestito verde non molto lungo. La gonna le arrivava fino a metà coscia lasciando scoperte le gambe magre, all’altezza della vita c’era un bianca di stoffa e il petto era coperto da un corpetto leggero che si allacciava alla parte inferiore del vestito con due sottili bretelle.
Le scarpe alte erano verde chiaro e i capelli erano pettinati con cura ed eleganza. Il viso era truccato con attenzione con colori chiari di tutte le sfumature di azzurro e verde mettendo in risalto gli occhi chiari della ragazza e le labbra erano di un bel rosso chiaro.
Nell’insieme Rukia era molto attraente. Certo, non era una dea, ma la semplicità del vestito e il suo portamento fiero ed orgoglioso la rendevano incredibilmente bella. Ichigo vide Inoue raggiungere l’amica e, osservando la ragazza arancione, vestita con un abito scollato rosso completo di gonna con spacco, Ichigo non poté fare a meno di pensare a quanto la bellezza di Inoue era messa in ombra dall’eleganza di Rukia, che si muoveva con gesti sicuri e tranquilli.
L’arancione raggiunse le due ragazze e si accorse che anche Ulquiorra era venuto con lui.
- Kurosaki! – lo salutò Inoue. – Visto quante persone ci sono? -.
- Già, si sono presentati in tanti – rispose Rukia, spingendo il gruppetto lontano dal centro della sala. – Mio fratello sarà molto felice -.
I quattro si fermarono vicino all’orchestra che stava suonando un pezzo lento e dolce, rendendo l’atmosfera della sala leggera.
- A proposito, dov’è vostro fratello? – chiese educatamente Ulquiorra, guardandosi attorno.
- Probabilmente fuori in giardino ad accogliere gli ospiti – rispose Rukia con un’alzata di spalle.
- Ulquiorra, mi accompagneresti a prendere altro vino? – trillò Inoue, osservando il bicchiere ormai vuoto che stringeva tra le mani.
- Certo… ma non dovresti bere tanto, Orihime – le consigliò il ragazzo. – Questo sarebbe già il terzo bicchiere… -.
- Oh, avanti! Dopo tutto questa è una festa! – ribatté Inoue, prendendo sotto braccio Ulquiorra e inoltrandosi tra le persone.
Ichigo e Rukia, rimasti soli, si guardarono per un attimo.
- State… molto bene, vestita così – le disse Ichigo, grattandosi imbarazzato una guancia.
Rukia sorrise. – Grazie, Kurosaki. Inoue ci ha messo tutta la mattina per truccare me e lei però dopo tutto ne è valsa la pena -.
Ichigo annuì col capo. Avrebbe tanto voluto chiederle spiegazioni per quello che aveva sentito da Ukitake e Kyoraku ma prima che potesse parlare sentì la voce di Byakuya, amplificata da un microfono, che chiedeva a tutti di fare silenzio.
- Grazie – disse Byakuya. Il ragazzo si era posizionato davanti all’orchestra e stringeva il microfono tra le mani. – Grazie a tutti di essere qui; la vostra presenza è un onore per me -. A quel punto partì un applauso. Byakuya ringraziò ancora con cenni leggeri del capo, poi proseguì.
- Come tutti sapete, oggi è il mio ventiduesimo compleanno ma non è solo per questo che siamo qui -.
Vicino a lui, Ichigo sentì Rukia trattenere il fiato. le lanciò uno sguardo e la vide arrossire.
- Perché oggi, stasera, in vostra presenza, io chiamo vicino a me mia sorella, Rukia -. La ragazza indugiò un attimo. Guardò a lungo Ichigo, poi gli porse il bicchiere che il ragazzo prese automaticamente, e si diresse vicino al fratello. Quest’ultimo le passo un braccio sulla vita e continuò. – Insieme al nostro caro amico e collega Renji Abarai! -.
Al suono di quel nome partì un altro fortissimo applauso. Ichigo, però, rimase immobile, vedendo avvicinarsi a Rukia uno stranissimo tipo.
Il ragazzo aveva i capelli rossi legati e, tatuati sopra alle ciglia, tantissimi tatuaggi a forma di saetta. Indossava uno smoking bianco e una cravatta nera e osservava con un sorrisino malizioso sulle labbra le persone in sala.
Ichigo ci mise un attimo per catalogarlo tra le “Persone che non mi piaceranno”.
- Silenzio, grazie – disse Byakuya, dopo aver stretto la mano di Renji. – Renji Abarai è un nostro caro collega, nonché amico di famiglia da molto tempo, ormai. Ebbene, stasera, io annunciò con orgoglio e gioia, davanti a tutti voi, che… -.
Ichigo non poté fare a meno di fare un passo avanti. quel movimento attirò lo sguardo di Rukia, che si voltò leggermente verso di lui.
Ichigo la guardò confuso e lei scosse impercettibilmente il capo e proprio nello stesso momento Byakuya annunciò, tra gli applausi generali. – …mia sorella e Renji si sposeranno! -.
 
ANGOLINO
Ehy! Uff, questo capitolo è stato infinito! Però è un capitolo fondamentale per la storia e con questo si chiude il mio “Primo Grande Blocco”. Da qui in poi la storia entra nel “Secondo Grande Blocco” che sarà più movimentato del primo, vi assicuro.
Spero vi sia piaciuto il capitolo e, come sempre, vi prego di farmi notare eventuali errori di grammatica o altre imperfezioni. Grazie a chi legge e segue la storia!
Ciao ciao!

  
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