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Autore: Darseey    12/09/2012    5 recensioni
Gregory Lestrade, un caso di omicidio e il gorgo di emozioni post-Reichenbach.
Perché Sherlock Holmes non ha un solo amico e tutti hanno perso qualcosa.
Ma la Terra continua a girare.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La Belle Dame sans Merci
[The case of the Lady in Red]







"I met a lady in the meads,
Full beautiful—a faery’s child,
Her hair was long, her foot was light,
And her eyes were wild."












" Imogen Jenkins.?"
" Sa, normalmente non uso il mio vero cognome. Crede che ci sia un motivo?"
" Probabilmente perché l'adescamento è un reato in Inghilterra, ma può fornirmi altri motivi validi mentre la porto in centrale."
" Io e il signore qui stavamo semplicemente parlando."
" E ora il signore va via e lei parla con me."
" Non sono sicura che mi piaccia il cambio... Signor? Penso di non aver fatto caso al suo nome, agente..."
" Ispettore Lestrade, e lei è in arresto."

La prima volta Greg riceve un guizzo divertito dalla trasparenza diamantina, racchiuso tra palpebre sottili macchiate di kohl e ciglia nere come carbone, impossibilmente lunghe e folte, probabilmente finte. Poi la visione si allarga a comprendere un viso minuscolo, magro, a forma di cuore; un naso piccolo dalla radice stretta che sembra quello di una bambola; una bocca larga, mal disegnata, labbro superiore leggermente più carnoso di quello inferiore: un'imperdonabile imperfezione su un viso che probabilmente sarebbe stato mille volte più attraente senza.
Il tempo di formulare quel pensiero e arriva una smorfia, un arricciarsi di labbra quasi istantaneo, e poi un sorriso che illumina l'incarnato chiaro, stirando al massimo gli zigomi alti e svuotando le guance.
Greg non è più sicuro che quella bocca rovini la bellezza del suo viso.
“ Fottiti.”
O forse sì.








La sbatte poco gentilmente sul bancone del locale, portandole le mani dietro la schiena e facendo scattare le manette attorno ai polsi sottili. Il suo accompagnatore, dopo aver boccheggiato per qualche secondo alla reazione repentina, si dilegua senza una parola e con sguardo imbarazzato. Nel voltarla di spalle percepisce il profumo dei suoi capelli corti e spettinati in ogni direzione. Ha sempre pensato che una donna, per portare un taglio del genere e apparire bella, debba avere dei lineamenti dolci e vellutati come il miele.
Oltre che una gran bel carattere.
In quel caso non pensa affatto di aver sbagliato, visto la stoicità con la quale accetta di essere trascinata fuori dal locale, mettendo con difficoltà e poco equilibrio un piede, calzato da scarpe con il tacco alto e sottile, davanti all'altro. Greg, che è un buon samaritano per la maggior parte del tempo e si è subito sentito in colpa per la rudezza dell'arresto, la sorregge quando vede che l'equilibrio manca, sfiorandole il fianco coperto da un vestito ridicolmente minuscolo, elaborato quanto di scarsissima qualità.
Il contrasto tra la ruvidezza sintetica del tessuto celeste e la morbidezza della pelle nuda del polso ha lo strano effetto di rimescolargli lo stomaco. Niente di sessuale in quella situazione, solo un estremo sentimento di pietà, quasi subito affogato, nei confronti di una ragazza che quasi potrebbe essere sua figlia.

Non uso il mio cognome perché è così ordinario. Da una che si chiama con il nome di una eroina da romanzo di Walter Scott, invece, ti aspetteresti grandi cose.”
La voce di lei è sicura, quasi giocosa, quando gli si rivolge, prima che Greg la aiuti a salire sulla volante. Non che le ci voglia un nome perché ci si aspetti da lei grandi cose. Il suo sguardo azzurro, accesso da un bagliore ardente, è già un avvertimento abbastanza chiaro che chiunque sarebbe in grado di cogliere.
Lui non lo fa perché è stanco.
Alcune settimane prima ha seppellito il cadavere di un uomo con il cranio frantumato e le ossa sgretolate. Da allora, ogni paio di occhi chiari gli ricordano la sua inadeguatezza come amico e come uomo.
“ Allora sono sicuro che avrò risposte
epiche, signorina Jenkins.”
Le chiude la portiera in faccia e si sistema sul sedile del passeggero senza più proferire parola.








Conosce quest'uomo?”
La reazione di lei alla vista della foto del cadavere disteso su uno dei lettini dell'obitorio è poco più che uno sbattere di ciglia. La risposta, invece, è un tono incolore che rimbalza sulle pareti spoglie della stanza degli interrogatori.
“ Steve Hawshork.”
“ In che rapporti era con la vittima?”
“ Negli stessi che ci potrebbero essere tra due persone che vivono in appartamenti attigui e hanno orari completamente diversi: gli urlavo attraverso il muro di abbassare lo stereo alle otto del mattino e lui urlava a me di scopare su un letto, invece che contro la parete. Ah, e ogni tanto, quando finiva zucchero, ce lo prestavamo.”
Greg è esattamente il tipo di persona che preferisce l'ironia al sarcasmo, soprattutto perché quest'ultimo, per quanto sottile, gli sembra sempre l'estrema difesa degli animi tormentati. E chiunque potrebbe dire che una ragazza di ventiquattro anni che per vivere si prostituisce è un animo tormentato, che quell'apparire così sfacciatamente sicura e assolutamente padrona di sé è solo una maschera, che andrebbe aiutata, che andrebbe compresa...
Ma arriva il momento, quando accumuli anni ed anni di servizio sulle spalle, in cui lo slancio che avevi da giovane, quella voglia corroborante di risolvere i problemi del Mondo che ti ha spinto ad entrare in polizia, semplicemente si disfa.
È un processo che ti consuma lentamente, di cui hai solo il vago sentore, durante, ma che sorprendi a trovare completo la mattina in cui ti alzi e indossi un abito nero per incamminarti verso il funerale di uno sconosciuto che credevi di conoscere.
Greg non vuole salvare lei più di quanto non desideri salvare sé stesso. Da Imogene Jenkins vuole solo risposte che lo aiutino a chiudere il caso, per tornare a casa e sprofondare nel letto disfatto, sapendo che ha fatto il suo lavoro. Niente di più.
“ Non sembra particolarmente sconvolta dalla sua morte.”
“ Dovrei far finta di esserlo? Questo mi permetterebbe di apparire meno colpevole?”
“ Nessuno la sta accusando di niente, signorina Jenkins.”
“ Ah, quindi mi ha portato qui in manette per prendere il tè?”
Il sorriso di lei lo urta, la sua espressione da giocatrice di poker gli fa aumentare la pressione delle dita sulla penna che tiene tra le mani.
“ Una vostra vicina di casa, Rose Dunham, vi ha sentiti discutere nella tarda serata di ieri. Lei è l'ultima persona che ha visto il signor Hawshork vivo. Il cadavere è stato ritrovato questa mattina, ma il coroner ha stabilito che il decesso è da situarsi tra l'una e le due di notte. Dov'era a quell'ora, signorina Jenkins?”
Oh, quindi mi sta accusando. Ero in giro per locali comunque, esattamente dove ero anche oggi, Ispettore.”
“ Qualcuno può confermarlo?”
“ Nessuno che potrei rintracciare. Si chiamano
partner occasionali per un motivo preciso, Ispettore. Non le dispiace se mi metto comoda, vero? Credo che sarà una cosa più lunga del previsto.”
Mastica il suo grado con le labbra che scandiscono lentamente ogni sillaba, in una poco velata presa in giro, poi si stiracchia sulla sedia di metallo, portando le ginocchia al petto dopo aver abbandonato con un tonfo le scarpe sul pavimento. È bassa, e oltre che bassa ha un corpo minuscolo, longilineo, più androgino che femminile: la curva dei fianchi a malapena accennata e il seno piccolo di un'adolescente.
“ Per quale motivo lei e la vittima stavate discutendo, ieri sera?”
“ Solite cose, il rumore dei miei tacchi sul pavimento alle due di notte e il suo tentativo di imitare gli assoli di Santana con la chitarra mentre io dormivo.”
“ È la verità, signorina Jenkins? Non credo di doverla informare che lei si trova in una posizione... problematica. Potrei denunciarla per adescamento o far cadere le accuse e lasciarla andare. Dipende dalla sua collaborazione.”
“ Le ho detto tutta la verità, Ispettore.”
In realtà non c'è un briciolo di verità nemmeno nella punta dei suoi capelli ossigenati, ma Greg fa quello che solitamente gli riesce meglio e finge di crederci.
“ Molto bene, allora è libera di andare. Per il momento lascerò cadere le accuse, ma si tenga a disposizione per altri eventuali domande.”
Per la prima volta il sorriso di circostanza sulle labbra di lei svanisce, sostituito da un'espressione seria animata da un sotterraneo sollievo, quella assolutamente consona che ci si aspetterebbe da una normale ragazza di ventiquattro anni che ha appena evitato qualche mese di carcere.
Imogen Genkis annuisce.
Mentre Gregory Lestrade esce, chiudendosi la porta della stanza alle spalle, è sicuro di sentirla sospirare.
Passando a Sally la registrazione dell'interrogatorio sospira anche lui.
“ Tenetela d'occhio.”







Maledetta puttana!”
“ Tu sei pazza!”
Le urla sono udibili dai due piani sottostanti. Greg non perde tempo nel prendere l'ascensore, limitandosi a salire velocemente le scale del condominio. La scena che si ritrova davanti, una volta sul pianerottolo, non lo sorprende come dovrebbe.
Rose Dunham si stringe nella vestaglia beige quasi volesse scomparire tra le sue pieghe. Ha i ricci fulvi arruffati e i languidi occhi nocciola sbarrati dal timore. Il volto ha un colorito cereo e le labbra sono innaturalmente pallide. Sembra il ritratto di una Madonna dolente, nascosta dietro la divisa di uno dei due agenti accorsi a sedare la lite. Come suo opposto speculare, Imogen Jenkins ricorda di più una riottosa valchiria, mentre si agita violentemente tra le braccia del poliziotto che a stento sembra riuscire a trattenerla. Le gambe scheletriche scalciano al di sotto della vecchia maglietta bianca da uomo, unico indumento che sembra indossare, e il viso è in fiamme, quasi trasfigurato per la rabbia.
“ Ispettore Gregory Lestrade- esordisce mostrando il tesserino- Che diavolo succede qui?”
Tra i quattro paia di occhi che lo fissano sceglie quelli spauriti di Rose Dunham per posare il suo sguardo. Il sollievo che si disegna sul volto di lei gli provoca l'istintivo bisogno di rassicurarla con un sorriso. L'agente al suo fianco fa un cenno verso di lui.
“ Ci hanno chiamato per schiamazzi notturni. Abbiamo trovato le signore a discutere nel corridoio appena arrivati e proprio in quel momento la signorina Jenkins si è avventata sulla signorina Dunham. Non era il caso che si disturbasse, Ispettore...”
“ La signorina Jenkins è coinvolta in un caso di omicidio, un mio uomo la teneva d'occhio e mi ha chiamato per dirmi cosa stava succedendo. Quindi... cosa stava succedendo?”
Gli occhi azzurri della ragazza, toccandolo, gli scottano la pelle. Gregory ricambia lo sguardo, pensando che voglia parlare, ma lei si limita a serrare le labbra e rilassare le spalle. È la voce di Rose Dunham a modificare il centro della sua attenzione.
“ È arrivata come una furia, mentre dormivo, e ha iniziato a bussare insistentemente alla porta. Le ho aperto e chiesto cosa volesse a quest'ora e lei ha iniziato a riempirmi di insulti, affermando che l'avevo accusata dell'omicidio di Steve davanti alla polizia. Ho cercato di calmarla e farle capire che non avevo mai detto niente del genere, solo che li avevo sentiti litigare ieri sera...e a quel punto mi ha aggredito.”
La voce della donna si spezza in un singhiozzo mal trattenuto e Greg non fa in tempo a cogliere il movimento che Imogen Jenkins si è già divincolata dalla presa allentata del poliziotto, lanciandosi sull'altra come una furia. I suoi riflessi rispondono però più velocemente, e quasi per un soffio la sua mano si stringe saldamente intorno al polso della ragazza, strattonando il braccio con forza e provocando un inquietante rumore di ossa che scricchiolano.
Alle labbra di lei sfugge un piccolo urlo, più per la sorpresa, sembra, che per il dolore; il suo corpo si immobilizza e i muscoli del volto assumono una rigidità assoluta.
La seconda volta è solo un istante: il puro disprezzo annidato negli occhi che lo trapassano si perde quando preme il suo viso sulla parete di un bianco sporco e in un gesto meccanico le afferra anche l'altro polso, imprigionandolo nelle manette.
“ Voi due raccogliete la denuncia di aggressione della signorina Dunham. Io devo scambiare due parole in privato con la signorina Jenkins, prima di portarla in centrale.”
Imogen ha gli occhi chiusi e le labbra serrate quando Greg la spinge oltre la porta spalancata di un appartamento che, essendo attiguo a quello di Steve Hawshork, dovrebbe essere il suo. L'ultima cosa che percepisce è la voce gentile di Rose Dunham che bisbiglia piano.
“ È una brava ragazza, non so cosa le sia preso... non giudicatela male...”







Sono entrambi in piedi al centro di un open space colorato e confusionario. Ci sono libri sparsi un po' ovunque e pile pericolanti di dvd disseminate in ogni angolo; indumenti dimenticati sul divano, cartoni di take away sul piccolo tavolo a parete infondo alla stanza e quadri. Un numero spropositato di quadri, in effetti, che coprono le pareti fino a quasi a nasconderne il colore. Imogen Jenkins lo fissa senza parlare mentre lui termina di analizzare lo spazio intorno. La pressione di quello sguardo richiede la sua attenzione, per questo motivo all'inizio Greg non lo nota.
Registra sì qualcosa nella sua mente, ma cede inconsapevolmente la priorità allo scontro che, per qualche strano motivo, sente di desiderare.
La ragazza lo guarda: i capelli color platino appiattiti sulla fronte, il volto struccato e la maglietta extra large non riescono a nascondere l'impressione di fascino che Greg ha avvertito quando le si è accostato per la prima volta e lei era vestita per essere guardata. Anche ora che dovrebbe apparire semplice e indifesa, come solo le donne sanno essere, come Rose Dunham era qualche minuto prima, non c'è niente che gli comunichi semplicità o senso di protezione, in lei. I suoi tratti delicati non trasmettono nessuna traccia di innocenza infantile, la durezza del suo sguardo è esattamente quella che sembra: nuda inflessibilità.
Più che avere, Imogen Jenkins è una maschera.
“ Lei è nei guai. Una denuncia per aggressione le può costare caro. Può spiegarmi a cosa è dovuto il suo scatto d'ira?”
“ Può togliermi le manette?”
“ No, non posso.”
“ Bene. Per rispondere alla sua domanda: no, non posso.”
“ Sembra che lei non si renda conto...”
“ Io mi rendo perfettamente conto,
Ispettore.- sorride, mostrando una pacatezza che gli fa prudere le mani - È lei ad avere qualche difficoltà a riguardo.”
“ Tra aggressione e adescamento se le va molto bene si prende un anno...”
“ Se Rose mi denuncia. Cosa che non farà. Stiamo parlando di aria fritta.”
Questa è nuova.
“ Perché non dovrebbe denunciarla? Siete amiche?”
La risata che riceve in risposta gli fa risalire la bile.
“ Lei pensa davvero che una persona come me possa avere amici?- anche il sorriso però si spegne nella piega dritta che hanno assunto le sue labbra- Niente del genere, comunque. Rose non mi denuncerà perché è... uhmm una
brava persona. Come è lei, Ispettore. E come lo era Steve, suppongo.”
Il modo in cui ha definito Rose Dunham è probabilmente la goccia che fa traboccare il vaso. Greg non crede di aver mai visto concentrata tanta malizia e tanta ingiustizia in una manciata di parole, né in una persona sola. La rabbia irrazionale che lo coglie in quel momento ha un che di soffocante. La consapevolezza che quella ragazzina si creda la
femme fatale di qualche racconto noir, che probabilmente lo sia, vista la sua evidente capacità di manipolare e maltrattare senza aspettarsi il conto, lo disturba nel profondo. Agire senza pagare le conseguenze e ingannare sembra diventato lo sport nazionale, da un po' di tempo a quella parte.
Ma non è giusto. Non lo è mai.
“ Dannazione...!”
Si rende conto di aver alzato la voce solo perché il corpo di lei ha uno scatto e i suoi occhi sgranano, portandolo a zittirsi immediatamente. Entrambi ritrovano in fretta il loro autocontrollo, tornando a guardarsi dopo una manciata di secondi. Greg sospira di frustrazione come non gli capita da settimane e il deja-vù che lo colpisce a quel punto deve essere impresso sul suo volto, perché la ragazza che gli sta di fronte aggrotta le sopracciglia e fa un passo in avanti.
“ Ispettore?”
Lui non fa in tempo a borbottare una risposta all'implicita domanda insita in quel appellativo ( sta bene?) che un bussare lieve della porta lo interrompe. La spalanca e osserva le figure slanciate dei due agenti stagliarsi nel vano rettangolare.
“ Ispettore, se non le serve altro noi andremmo. La signorina Dunham ha affermato di non voler sporgere denuncia...”
“ Capisco. No, grazie, non mi serve altro. Vi ringrazio per il vostro aiuto. Buonanotte”
“ Buonanotte, Ispettore, signorina...”
Dopo un cenno i due scompaiono e a Greg non può fare altro che voltarsi e subire lo sguardo trionfante di Imogen Jenkins che solleva gli angoli della bocca. Accostandosi al suo corpo per rimuovere le manette nota però ben presto come le sue labbra tremino nello sforzo di mantenere quel sorriso insolente.
Si ritrova ricacciato sul pianerottolo con lei che gli chiude la porta in faccia- una rivincita infantile quanto irritante- e un
“Buonanotte Gregory” bisbigliato nello stesso tono di un insulto.
Il particolare, si perde di nuovo tra le pieghe della sua mente.










Riemerge dalla sua coscienza, come un pallone spinto sott'acqua e poi lasciato, quando Lara torna dalla sua serata a teatro con le amiche- preferisce non pensare se sia vero o no- e accende l'abat-jour sul comodino. Poi lo perde di nuovo.
Greg spalanca gli occhi e scatta a sedere sul letto, rendendosi conto di essersi addormentato con ancora addosso le scarpe, oltre che il vestito. Sua moglie sobbalza leggermente a quella vista e allunga una mano verso di lui, sfiorandogli la spalla.
“ Hey, ti ho svegliato?”
“ Hey – risponde passandosi una mano sul viso – no, tranquilla. Che ore sono?”
“ Le due. Ci siamo fermate a mangiare qualcosa, ti ho preso un dolce. Ma, Greg... non ti sei nemmeno spogliato?”
“ Mi sono addormentato appena ho toccato il letto. Ero esausto.”
“ E ora che fai?”
Si è reso conto a malapena di essere saltato in piedi e aver iniziato ad aprire i cassetti.
“ Vado a farmi una doccia.”
“ Adesso? Devi uscire?”
“ Sì, un caso.”
Evita gli occhi di Lara perché non ha voglia di sorbirsi il suo rimprovero o il suo sguardo corrucciato e offeso. Ha risposto con un borbottio- lei è una delle poche persone con cui non riesce a fingere adeguatamente, forse perché si conoscono da una vita- ma è sicuro che lei abbia capito. La sua silhouette, avvolta dal vestito da sera, si staglia in contro luce e rende chiara a Greg l'improvvisa rigidità del suo corpo. La sente prendere a mormorare rimbrotti tra i denti, un vizio che francamente ha sempre odiato e sempre odierà, così prima che la discussione prenda luogo afferra un paio di calzini e si dirige verso il bagno, scontrandosi con il paio di scarpe alte e dal tacco rosso intenso che lei adora.
Si chiude nel box doccia con una strana sensazione alla bocca dello stomaco e il rosso del tacco che gli balena di fronte agli occhi per alcuni secondi. Greg ha il tempo di far scorrere l'acqua e regolarne la temperatura prima che accada.
Il particolare torna, e questa volta riesce ad afferrarlo prima che si perda nel gorgo dei suoi pensieri.
Rosso.
Sherlock ci sarebbe arrivato secoli prima.









La porta non ha lo spioncino, quindi l'effetto è di pura sorpresa. Ci vuole qualche minuto di insistente scampanellio perché il volto di Imogen, gonfio di sonno, si affacci sul pianerottolo. Fa a malapena in tempo a notare il lampo spazientito nei suoi occhi prima di lanciarsi in un trionfante sorriso vittorioso.
“ Signorina Jenkins, ha dieci minuti per per rendersi presentabile e seguirmi in centrale...”
“ Non penso che lei possa prelevarmi dal mio appartamento quando e come le aggrada, Ispettore.”
“ … dove mi parlerà della vera natura della relazione tra lei e il signor Steve Hawshork. Questa volta però accertandosi di non mentire ad un pubblico ufficiale.”
Il volto della ragazza si cristallizza come cera e il suo occhi fuggono, rifugiandosi dietro le palpebre chiuse per qualche secondo. Come Greg si aspetta la freddezza viene recuperata velocemente, e lei apre la porta per lasciarlo entrare.
“ Si accomodi, vado a vestirmi.”
Il tono è incolore e il gesto della mano che lo invita ha una grazia tutta particolare. Sembra quasi un incontro cordiale. La ragazza lo abbandona per dirigervi verso una porta bianca, che si richiude alle spalle, non prima che lui abbia sillabato un
“Solo dieci minuti”.
Il salotto è ancora immerso nel disordine del giorno prima, ma Greg lo ignora, concentrandosi sui quadri che occupano la parete destra. Trova subito quello che cerca, e ancora una volta si dà dello stupido per non averlo notato prima. È pur sempre incredibilmente rosso.
Non c'è un pezzo della tela che sia stato risparmiato dal colore e non esiste, Greg pensa, nessuna sfumatura di rosso che manchi all'appello. La figura della donna nuda e di spalle, il profilo morbido del suo viso voltato di lato, il movimento dei capelli corti, la linea della colonna vertebrale, tutto è reso con gradazioni su gradazioni diverse di rosso. Lui non se ne intende molto di arte o di quadri, ma pensa che quello sia davvero bello. Non considera lo stile, non pensa alle proporzioni della figura: l'unica cosa che vede e riconosce tra i mille toni diversi dello stesso intenso e squillante colore è Imogen Jenkins.
C'è più lei in quel quadro che in qualsiasi foto qualcuno potrà mai scattarle.
C'è più lei in quelle sfumature di rosso che in qualsiasi colore la Natura abbia mai creato.
“ Lo ha capito dal quadro?”
Si volta a guardarla: ha indossato jeans, scarpe da ginnastica, un impermeabile chiaro e preso l'ombrello, perché anche se è Luglio a Londra piove. Lo attende al centro dell'appartamento, dove era lui solo poche ore prima.
“ Quando abbiamo perquisito l'appartamento, dopo il ritrovamento del cadavere, abbiamo trovato il ripostiglio stipato di tele e utensili da pittura. Steven Hawshork era uno studente del Royal College of Art grazie ad una borsa di studio. Il suo appartamento è pieno di quadri, ma questo è l'unico di Steve Hawshork, perché è l'unico firmato. Poteva essere un caso. Era possibile che lei avesse posato per lui una volta o due e le avesse regalato il quadro, così stamattina ho contattato i compagni di corso del signor Hawshork, tra cui la sua ex ragazza, la signorina Rachel Green. Tutti si ricordavano di lei. Hanno detto che spesso passava in accademia per pranzare con lui. Rachel Green mi ha lasciato intendere che lei e Steve avevano troncato la loro relazione a causa sua. Quindi per lei era più di un conoscente o di un vicino di casa come ha cercato di farci intendere. Quello che non capisco è perché, interrogati gli altri membri del condominio, nessuno sembrasse a conoscenza del vostro legame. Nemmeno Rose Dunham, che è la vostra vicina di casa. L'altro appartamento su questo piano è vuoto, no?”
Imogen Jenkins scuote la testa e gli lancia uno sguardo indecifrabile, prima di avvicinarsi alla porta.
“ Possiamo andare? Ha tutta la mattinata per interrogarmi, dopo se non le dispiace ho da fare.”
“ Ha mentito, dovremo trattenerla.”
“ Possiamo evitare le manette, questa volta?”
“ Sì, se promette di non fare scherzi.” ( No, in realtà non si potrebbe)
“ E cosa dovrei fare? Prendere un ostaggio e fuggire?- le labbra di lei si stirano in un sorriso amaro al pensiero -
Io non ho ucciso Steve. Non ho bisogno di scappare.”
Il ricordo delle sue ginocchia che premono sull'asfalto mentre un uomo ammanettato punta su di lui una pistola, sparando in aria due volte e poi scappando via con un falso ostaggio, sembra vicinissimo e lontano in quel momento. Una macchia su una condotta impeccabile, o quasi, e dall'oggi al domani Greg è passato da una nottata infernale a cacciare il fuggitivo armato più intelligente di Londra nei vicoli al dover firmare il rapporto in cui sono contenuti tutti i dettagli del suo suicidio.

Una macchia nera su tutto quel rosso, la firma di Steve Hawshork in calce alla tela, e dall'oggi al domani...










Lei e Steve Hawshork eravate amanti?”
“ Eravamo amici.”
“ Ha detto che le persone come lei non hanno amici.”
“ Era una conversazione informale, quella. E comunque no, non
molti almeno. Ma Steve lo era.”
“ Quando è venuta a conoscenza della sua morte?”
“ Quando mi ha mostrato il suo cadavere.”
“ Perché ha nascosto la natura del vostro rapporto?”
“ Perché non volevo essere coinvolta nelle indagini.”
“ Davvero immaginava che non saremmo risaliti a lei? Ci sarebbe bastato parlare con i compagni di corso della vittima e il suo nome sarebbe saltato fuori. Rachel Green pensa che voi due aveste una relazione.”
“ Rachel Green è convinta che spendere 20£ in yogurt biologici faccia di lei una militante di Greenpeace. Le sue opinioni sono come lo scarabocchio di un bambino accanto al Giudizio Universale di Michelangelo. Imbarazzanti e tristemente fuori luogo.”
Sono seduti l'uno di fronte all'altro nella stanza degli interrogatori da quasi dieci minuti e Imogen è tornata l'animale dalla lingua serpentina, velenoso e a sangue freddo che vedrebbe bene dietro il vetro di un rettilario.
“ Non ha risposto alla domanda.”
“ Mi perdoni, ho divagato. Se immaginavo che avreste potuto facilmente capire che ero sua amica? Non ci ho pensato. Ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho capito che ritenevate fossi coinvolta. È stato istintivo, non studiato. Se fosse stato studiato avrei dato una risposta più intelligente.”
“ Se le viene istintivo mentire non partiamo dai presupposti migliori.”
“ Non partiremmo dai presupposti migliori nemmeno se mi venisse istintivo dire la verità, Ispettore.”
Nello stallo Greg la osserva e lei ricambia, senza smettere di indossare quel sorriso freddo e appena accennato che la fa apparire compromessa e irrecuperabile. Ha rifiutato di chiamare un avvocato, affermando che avrebbe solo ritardato il suo pranzo e Greg, che è tranquillo e pacato di natura, non ha mai desiderato tanto lasciarsi sfuggire un insulto come in quel momento. Ha dovuto allontanarsi, con la scusa di andare in bagno, per riprendere un minimo di controllo di sé. Tornando ha preso due bicchieri di caffè dal distributore e quando gliene ha offerto uno ha ricevuto un grazie cordiale che non si aspettava.
Prima di entrare, Sally gli ha passato il fascicolo completo sul caso, non senza chiedergli perché è andato a prelevare un sospettato da solo, visto che la procedura è molto rigida a riguardo e se Gregson lo scopre lo scuoia vivo. Lui ha alzato le spalle e l'ha ringraziata per il fascicolo, chiudendosi la porta alle spalle.
“ La sua situazione non è divertente quanto le sue risposte, signorina Jenkins. I rilievi della scientifica hanno rilevato impronte di scarpe da donna vicino al cadavere della vittima. Le modalità dell'omicidio fanno pensare che, chiunque ne sia responsabile, sia una persona bassa e con poca forza. La ferita che gli è stata inflitta alla tempia lo ha fatto svenire e sanguinare, ma non era abbastanza profonda per ucciderlo. L'omicida si è accanito sul corpo, riempiendo la vasca e affogando il signor Hawshork mentre era incosciente. Per fare questo ha dovuto trascinare il corpo dal salotto al bagno. La scientifica ha dimostrato che lo spostamento è stato effettuato con fatica: il signor Hawshork pesava 154 libre. Anche per un altro uomo della sua stazza sarebbe stato difficile trascinarlo. In particolare però, ci sono degli elementi che la coinvolgono direttamente. In primo luogo la lite confermata da lei, oltre che dalla testimonianza di Rose Dunham, e poi il fatto che la vittima conosceva il suo assassino, visto che l'ha fatto entrare in casa a tarda notte. Lei comprenderà le mie perplessità, spero.”
“ Oh, le comprendo pienamente. Ma non avete niente in mano, nessuna prova che non sia una congettura. Soprattutto non avete un movente.”
“ Perché ha litigato con Steve Hawshork, poche ore prima del suo omicidio?”
“ Questo- scandisce lei proiettandosi in avanti- non sono tenuta a dirlo.”
“ Questo aggrava la sua situazione.”
“ No, Ispettore- Imogen Jenkins si solleva in piedi, rivolgendogli un sorriso freddo- non pranzare aggrava la mia situazione. Sono soggetta a cali di zuccheri. Abbiamo finito?”
Greg passa la lingua sulle labbra improvvisamente amare e le scocca un ultimo sguardo.
“ Abbiamo finito.”
La ragazza si chiude la porta alle spalle e Greg sospira, sollevando lo sguardo al soffitto.








Riapre gli occhi, rendendosi conto di essersi addormentato sulla scrivania e che ormai fuori è buio. Sally si affaccia alla porta del suo ufficio e gli fa un cenno del capo.
“ Stiamo andando a mangiare cinese, vieni?”
È quasi sul punto di rifiutare quando coglie lo sguardo perplesso che la donna gli rivolge.
“ Prendo la giacca e arrivo.”
Lei sorride, l'ombra svanisce dal suo volto, e dopo che anche la sua figura si è allontanata, la mano di Greg corre automaticamente alla tasca della giacca. La chiamata parte, ma il cellulare squilla a vuoto. Per un momento pensa che, poco male, passerà da Baker Street mentre torna a casa. Ma mentre formula il pensiero già si dà dello stupido.
John e Sherlock non abitano più lì.
Il cellulare squilla a vuoto da settimane.










Accade nella rumorosa confusione delle risate che lo incitano a prendere l'ultimo involtino tenendo le bacchette nel modo giusto, cosa che le sue mani si rifiutano di fare nella maniera più assoluta. Il cellulare vibra proprio mentre è riuscito faticosamente ad avvicinare il boccone alle labbra, e il tremore nella tasca della giacca gli fa perdere la concentrazione e la presa, ottenendo come risultato il triste scivolare dell'involtino sul tavolo.
Manda al diavolo il nuovo coro di risate che hanno accompagnato la performance e poi lancia un'occhiata allo schermo, sollevando subito dopo una mano per far tacere il resto della tavolata. Sally al suo fianco è la prima a capire e zittisce tutti con un secco “Shhh” mentre Greg si porta cellulare all'orecchio.
“ Lestrade.”
“ Lestrade, sono Jule Sendwick, abbiamo un caso di omicidio. 112 di Southwan road, può raggiungerci?”
Jule Sendwick è il capo dei vigili del fuoco del distretto di sua competenza e nella mente di Greg già si crea già lo scenario di un qualche edificio in fiamme e di cadaveri carbonizzati. La fame passa e la bocca diventa una smorfia di carne.
“ Un incendio?”
“ No, ritornavamo da un falso allarme e abbiamo quasi investito un barbone che usciva di corsa da un vicolo, spaventato. Lo abbiamo fermato e tra i balbettii abbiamo sentito la parola uccisa. Abbiamo controllato, c'era una ragazza distesa per terra con una ferita da arma da taglio. Quando siamo arrivati era ancora viva: abbiamo provato a tamponare la ferita e chiamare l'ambulanza. Sono arrivati, ma è morta mentre cercavano di metterla sulla barella.”
“ Stiamo arrivando, per favore trattieni il barbone e non fare avvicinare ness...”
Prima di poter terminare la frase, un urlo maschile trapassa gli altoparlanti del telefono. Sendwick impreca e voci concitate prendono a parlare tutte insieme. Gli sembra di sentire una donna piangere e la stessa voce maschile dell'inizio urlare ancora più forte un nome... Ra...
C'è quasi un minuto di silenzio, poi il respiro affannato di Jule Sendwick al telefono.
“ Ci sei ancora?”
“ E lo dici a me? Che diavolo è successo?”
“ Sono arrivati dei ragazzi, degli amici della vittima che l'hanno riconosciuta. Pare che fossero qui vicino per una festa e che l'abbiano persa di vista.”
“ Abbiamo un nome?”
“ Rachel Green.”
Greg serra le palpebre, e improvvisamente la stanchezza lo assale.





















The Doctor is In:

Non ho idea del perché ho scritto questo. È stato un attimo di profonda riflessione su quel grande uomo che è il nostro Lestrade o un'indigestione di cheesecake? Nessuno può dirlo. Ciò che posso dire è che anche questa riposava quietamente nel fondo dei miei documenti e ho dovuto pubblicarlo con la mia betatura ( quindi senza betatura) per non buttare la giornata di lavoro che mi ha fatto sprecare mesi orsono.

La vera precisazione qui sarebbe solo una: QUESTO NON è UN PAIRING.

Non lo pensate, nemmeno per un secondo, non è nelle mie intenzioni. Questa non è una storia d'amore, questa è esattamente ciò che sembra: la storia di due persone che si stanno sulle scatole a vicenda, un Greg depresso con un automa dalle sembianze femminili che gli capita tra capo e collo per peggiorare le sue già critiche condizioni Post-Fall. I rimandi a Sherlock sono infiniti e credo molto più espliciti di quello che mi ero aspettata di scrivere. Tutto ciò rimane comunque un esperimento che si chiuderà nel capitolo successivo. Non è una long, è più una one shot spezzata.
Qualche precisazione: il titolo si deve alla poesia di Keats, di cui un pezzo è riportato proprio ad inizio capitolo. Se la conoscete o la leggerete, capirete istantaneamente il perché.
Imogen non vuole essere una Mary Sue o una femme fatale, ma deve avere il suo spazio e attirare l'attenzione in quanto personaggio di rilievo: ecco spiegato il nome assurdo e il cognome rubato al mago Howl :)
Ultimo, ma non meno importante: baso questa fic sulla mia cultura telefilmica per quanto riguarda le procedure poliziesche e cose varie, per rendere il tutto verosimile più che vero. Ho fatto qualche ricerca sulle leggi vigenti in Inghilterra, ma è difficile trovare qualcosa di specifico, quindi dove le informazioni mancano la mia fantasia o i ricordi dei polizieschi americani suppliscono. Perdonate ogni tipo di imprecisione.
Spero che siate giunti fin qui sani e salvi e scevri dalla voglia di lanciare ortaggi contro il pc.
I signori Howard e Packard non la prenderebbero bene:)
Ma soprattutto, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento.


Alla prossima,
Darseey

  
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