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Autore: aoko_90    12/09/2012    5 recensioni
Questa piccola shot parla di una notte carica di ansie,è scritta sotto il punto di vista di Ran.. cosa può creare l'ansia durante il sonno? Quanto può essere fantasiosa la mente di una giovane ragazza? I sogni son desideri.. beh leggendo la mia shot io non sarei proprio concorde con quest'affermazione :)
La sua risata fu il primo vero suono udito dalle mie orecchie, e se in un primo momento mi era parso melodioso, quando compresi il motivo di tanta ilarità avrei voluto sbattergli la dura porta di legno sulla faccia da bell’imbusto che madre natura gli ha tanto gentilmente donato.
Chi è il bell'imbusto? perchè ride?
Vi ho incuriositi/e almeno un pochino?
Spero di si..
Attendo vostri pareri,
Alla prossima,
Un bacione
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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• La notte delle ansie •


Apro il rubinetto posizionandolo sull’acqua calda, lascio che scorra riempiendo la vasca. Il gettito dell’acqua, unito al mio bagnoschiuma preferito alla vaniglia, creano milioni di bollicine e saturano l’ ambiente sigillato per evitare spiacevoli imprevisti, del vapore che l’acqua bollente, ha creato. Osservo il mio piccolo angolo di paradiso, da un anno a questa parte, dopo una lunga e dura giornata di praticantato mi dedico un’ora di relax con un bel bagno caldo che mi ristora corpo e mente. Poso ordinatamente i miei abiti puliti sulla sedia  e getto con noncuranza quelli sporchi in un angolino a mio dire insignificante. Finalmente dopo tanto penare mi immergo nell’acqua che ricopre all’istante il mio corpo, è calda, forse troppo. Dopo pochi minuti di martirio dove rischio di ustionare il mio corpo mi abituo a quell’alta temperatura, abbandono la testa sul bordo dove ho approcciato un cuscino con un asciugamano  e chiudo gli occhi.
Le immagini della giornata scorrono come una pellicola di ultima generazione di fronte ai miei occhi e forse rivedendole scarico la tensione che mi hanno causato.
Ripenso allo scivolone di fronte alle scale dell’agenzia. Causa: la pioggia ed una maledetta buca!
Ho urlato nella mia mente invisibili minacce contro la buca sottostante le scale, buca che a dirla tutta trova residenza li da prima che io nascessi.  Mi rivedo correre dentro a cambiarmi d’abito ormai totalmente fradicio più di fango che di acqua preoccupandomi non poco del costo che tutto questo mi causerà alla lavanderia. Posso vedere l’espressione soddisfatta della lavandaia, una donna di mezza età che ha preso da pochi mesi il posto dell’anziana madre a cui assomiglia veramente poco, nel momento in cui mi consegnerà la ricevuta e le urla di mio padre quando impugnerà il foglietto di carta portatore di brutte notizie.
Scrollo il capo, portando via con quel semplice movimento il primo momento negativo della giornata. Sorrido tra me e me, pensando che infondo, quando il vestito finirà in tintoria io non sarò più qui, mio padre non avrà più il diritto di urlarmi contro ma non avrà nemmeno l’obbligo di pagarmi il conto. Chissà quale sarà la sua di reazione..
Mi riabbandono di nuovo su quell’improvvisato cuscino e passo al secondo tempo del mio personalissimo film. Mi immedesimo nel regista che utilizza la voce fuoricampo  tentando  di spiegare e far cogliere ai suoi telespettatori particolari all’apparenza insignificanti, ma infinitamente rilevanti, di quelli che fanno la differenza tra una pellicola come tante altre e LA pellicola, quella che ricorderai sempre o almeno lo spero.
Sono arrivata in ufficio dove un collega della mamma mi ha gentilmente permesso di svolgere il tirocinio, mi ero rifiutata categoricamente di essere la praticante di Eri Kisaki, avrei iniziato come ” la raccomandata “ di turno e questo non è da me. Come dico e ripeto tante volte a lui, anche se lo dico più a me stessa.. Io devo riuscirci, ma sola. Il giovane figlio del collega di mia madre, che non sembra essere del mio stesso avviso, visto che svolge, per modo di dire, il praticantato nell’ufficio del padre. Quello che lui chiama tirocinio in realtà non è altro che fissarmi dalla sua sedia, con le gambe accavallate ele braccia incrociate in ogni mio minimo movimento. Più volte l’ho beccato a fissarmi il reggiseno sotto la camicia, o a studiare con non poco interesse il mio sedere quando sono piegata a prendere delle carte per il padre, mi ha lanciato sfacciatamente battutine poco simpatiche su una possibile quanto improbabile relazione tra noi. Tutti particolari che ho evitato di dire a lui, già ricordo l’ultima volta che per un caso fortuito, così l’aveva definito, anche se ho i miei seri dubbi che si trattasse di “ casualità” , era venuto in ufficio e aveva lanciato non pochi sguardi torvi al ragazzo..se gli sguardi avessero potuto uccidere, quel giorno sarebbe diventato uno dei criminali che tanto adora inseguire. Sorrido di nuovo pensando che come sempre i miei film sono caratterizzati da continui flashback, il cui protagonista è sempre e solo lui. Ritorno alla trama principale della mia tragicommedia ripensando che appena entrata in ufficio il mio coetaneo si è astenuto dal lanciarmi i suoi sguardi languidi, il mio principale mi ha accolta educatamente come sempre, un uomo di classe e stile, tanto diverso dalla sua prole. La giornata è stata calma, non abbiamo avuto particolari pratiche da svolgere, ma il mio telefono sembrava un call center.  Sorrido ancora, ormai sono anni che il sorriso non mi abbandona più e da domani..
Spostò lo sguardo verso l’orologio a muro posto sopra la porta e nonostante il vapore ormai regni incontrastato riesco ad intravedere le lancette che segnano le 21:30, è passata già un’ora e mezzo da quando mi sono persa tra le mie elucubrazioni. Scatto  mettendomi in posizione eretta, mi sciacquo velocemente ed esco dall’acqua per immergermi nella nube di vapore. Mi asciugo e riesco a giungere a tentoni la sedia con gli abiti puliti, indosso il mio pigiama rosa, perdendomi per un istante tra i meandri dei miei ricordi della mattinata prima.

Avevo sentito suonare il campanello e semiaddormentata mi ero diretta verso la provenienza del suono non curante della mia immagine riflessa nello specchio. Dopo vari tentativi avevo aperto la porta, non voglio nemmeno ricordare il mio stato, i miei capelli arruffati, i miei occhi gonfi dal sonno della notte ed  il mio pigiama rosa tutto spiegazzato, con una gamba arricciata fin sopra e l’altra lasciata scendere liscia. Non appena l’uscio si schiuse i suoi occhi incredibilmente azzurri e svegli erano stati il primo particolare messo a fuoco dalla mia mente ancora dormiente. Poi ero riuscita a delineare il suo sorriso, il suo vestiario e la piccola busta che impugnava nella mano destra. La sua risata fu il primo vero suono udito dalle mie orecchie, e se in un primo momento mi era parso melodioso, quando compresi il motivo di tanta ilarità avrei voluto sbattergli la dura porta di legno sulla faccia da bell’imbusto che madre natura gli ha tanto gentilmente donato. Ma come potevo farlo?
Ridendo aveva affermato “ Ran interessante la scelta del pigiamino rosa, è una nuova moda quella di indossare una gamba si ed una no?”
Avevo tentato inutilmente di schiaffeggiarlo per poi abbandonarmi al suo buongiorno, che più dolce di così non sarebbe potuto essere.

Sorrido soddisfatta della mia vita tanto sociale quanto sentimentale, apro finalmente la porta lasciando che il vapore si espanda nel corridoio. Mi dirigo nella mia stanzetta, sosto un po’ sulla soglia osservandola.. è così strano, questa è l’ultima sera che trascorrerò nel mio lettino, quello dove sono cresciuta, dove ho pianto la sua assenza, dove ho pianto lacrime di gioia per il suo ritorno, dove ho riletto più volte la mia tesi di laurea con ansia aspettando il giorno dopo, dove ho trovato nascosti i miei migliori amici il giorno dei miei 18 anni, dove un anno fa ho trovato una scatola blu contornata da un nastrino rosso, la scatola che conteneva il mio desiderio nascosto, che bramavo da tanto, troppo tempo. Entro un po’ incerta, non so cosa mi stia prendendo ma provo al contempo una gioia immensa ed una profonda tristezza, sto oltrepassando per l’ultima volta quella soglia, domani inizierò una nuova vita. Mi avvicino allo scrittoio e agguanto il piccolo scatolino, lo giro e rigiro tra le mie mani.. è blu come i suoi occhi ed è chiuso da un nastro rosso, rosso come il filo che ci tiene legati dalla nascita. La voce di mia madre raggiunge le mie orecchie.

 “ Ran domani è un giorno importante, sono le 10 ormai..vai a riposare tesoro mio..”

Mi volto osservandola sostare appoggiata allo stipite della porta,è emozionata. Vorrei poter capire cosa si prova a vedere la propria bambina il giorno prima del suo matrimonio, conscia del fatto che da quel momento farà parte di una nuova famiglia, forse è quello il vero momento in cui si taglia il cordone ombelicale e non alla nascita. Vorrei chiederle cosa sta provando, ma non ho il coraggio. Mi avvicino e l'abbraccio sperando di calmare le sue ansie e magari le mie.

“Avrò sempre bisogno di te..” sono le uniche parole che riesco a sussurrarle prima di sciogliere l’abbraccio e salutarla augurandole una dolce notte.
Mi abbandono sul letto lasciandomi trasportare tra le braccia di Morfeo.

*****

L’estetista e la parrucchiera armeggiano su di me, sembrano due chirurghi intenti in una seria e rischiosa operazione tra la vita e la morte. Guardo il volto di mia madre sereno e sorridente, mi volto alla sua destra trovando le mie due migliori amiche: Sonoko e Kazuha. Mi hanno proibito di guardarmi allo specchio affermando che lo sguardo sornione del mio futuro marito sarà il mio regalo, lo specchio in cui mi rifletterò. Scettica ho dovuto accettare. Le osservo attentamente nella speranza che nei loro occhi chiari possa scorgere il mio volto riflesso, tutto inutile.. Improvvisamente osservo le donne che mi circondano sconcertata, non posso truccarmi e acconciarmi i capelli prima di indossare l’abito, la voce della mia futura suocera giunge alle nostre orecchie strana, non so perché ma qualcosa non mi convince.

“ Ran devi prima vestirti e poi truccarti!”

In preda al panico scappo in camera di mia madre dove il mio bellissimo abito bianco, liscio ed elegante attende solo di essere indossato.. apro la cerniera lampo che lo protegge e rimango sconvolta.. quello che mi si para davanti non è il mio abito, non è quello che avevo scelto con ben sei mesi di anticipo. E’ un abito stile grottesco, nero con le rifiniture rosse.. è orrendo! Afferrò il telefono e compongo il numero dell’Atelier. Gli squilli sembrano interminabili, la povera donna che risponde al telefono subisce la mia crisi di nervi e dopo istanti che a me sembrano secoli spegne ogni piccola speranza rinchiusa nel mio cuore.

“ Mi dispiace signorina, c’è stato un errore nelle consegne, il suo abito è stato recapitato ad una ragazza che terrà le sue nozze a New York, le rimborseremo tutto ma per oggi non posso farle nulla.”

La fine della telefonata annunciò l’inizio del mio martirio. Mio malgrado sono costretta ad indossare l’abito nero, che per fortuna o per sfortuna, dipende dai punti di vista, mi calza a pennello. Mi  fido delle parole di conforto che le mie amiche mi hanno donato. Dopo aver ritoccato trucco ed acconciatura mi dirigo verso la chiesa incoraggiandomi psicologicamente. Per un buon matrimonio non è l’abito, non è la cerimonia, ma è la persona quello che conta. Riesco ad infondermi un po’ di buon umore che va ad aumentare in maniera esponenziale via via che la distanza tra me e la chiesa, o per meglio dire.. tra me e lui, si dimezza.
Giunta vicino le scale del luogo il mio cuore diventa un martello pneumatico. Scendo dall’auto, osservando tutti i miei amici che mi attendono. Vedo Yukiko e Yusaku sorridermi, pensavo che la mia futura suocera avrebbe indossato qualcosa di più sfarzoso, invece porta un semplice abito, quasi come se fosse una comune invitata e non la madre dello sposo.  Sposto la mia attenzione sulla figura che mi attende vicino all’altare ed inizio a marcare i passi per annullare quel breve tragitto che ancora ci divide. Finalmente gli sono accanto, mi volto verso di lui, voglio vedere i suoi occhi, cogliere le emozioni che sta provando. Heiji. Un tuffo al cuore, salto all’indietro portando la mano destra al petto, all’altezza del mio cuore.. gli invitati mi guardano basiti quando dovrei essere io quella scioccata. Mi volto verso il testimone del mio presunto marito, ritrovando lui..Shinichi. Come è possibile? Io non posso sposare Heiji, è Shinichi che devo sposare.. inizio a delirare.. il cerimoniere mi si avvicina chiedendomi spiegazioni, mi volto cercando il supporto di mia madre ritrovandomi i suoi bellissimi occhi azzurri che mi guardano spaesati. Mi avvicino scuotendolo per le braccia. Inizio ad urlare non curante della gente intorno a noi.
“ Shinichi è te che devo sposare! Cosa succede?”
La testa mi gira, sento le voci scemare, il volto della persona che più amo al mondo deformarsi..

*****

Mi alzo di scatto e sono in un bagno di sudore ancora nel mio letto. Afferro il cellulare e segna le 7 del mattino. Ma cos’era? Un incubo? Non mi sento sicura, scendo e corro nella stanza dei miei genitori dove loro dormono beati, li osservo con gioia ripensando alla felicità provata il giorno del ritorno di mia madre. Non voglio destarli, almeno loro sembrano essere nel più dorato dei sogni. In punta di piedi mi dirigo verso l’involucro bianco di plastica che ricopre il mio abito, faccio scorrere lentamente la cerniera cercando di non creare troppo baccano. E’ li, di fronte a me.. il mio bellissimo abito bianco, liscio, semplice. Ripenso a quante volte Shinichi ha tentato di carpirmi qualche dettaglio sul mio abito senza risultato, ero stata risoluta, sarebbe stata una sorpresa. Esco dalla stanza tirando un sospiro di sollievo, mi dirigo in cucina e guardo fuori.. è una bellissima giornata, la giornata perfetta per sposarsi.
Dopo poco sento il lieve tocco di mia madre alle mie spalle che mi augura il buongiorno. Ci sediamo al tavolo tutti e tre, per l’ultima volta, posso avvertire la malinconia negli occhi di mio padre, mia madre riesce a nascondere le sue emozioni ma sono sicura che in questo momento è in perfetta sintonia col suo Kogoro. Mentre li osservo immagino un mio futuro, me e Shinichi seduti al tavolo della nostra cucina e la nostra bambina prossima al matrimonio, magari con il figlio degli Hattori. Ridacchio, ha ragione il mio detective, ho una fervida fantasia. Il campanello annuncia l’arrivo delle mie damigelle, accompagnate da parrucchiera ed estetista. Questa volta gli eventi scorrono seguendo il giusto corso, mi faccio una doccia per scrollarmi il sudore che il sonno, poco ristoratore della notte, mi ha causato.  Indosso il mio abito, questa volta quello giusto, sentendomi una principessa. Le mie amiche mi permetteranno di vedere l’opera completa prima di uscire di casa, anche loro sono meno malefiche rispetto la versione che durante la notte la mia mente ha elaborata. Dopo un’ora e mezzo finalmente sono pronta per compiere il mio destino, guardo il mio riflesso nello specchio, sentendomi per la prima volta, bellissima.
Scendo facendo attenzione alla buca sotto casa, questa volta non cadrò nella sua trappola. Salgo nell’auto, il tragitto sembra infinito. Non appena giungo a destinazione cerco con lo sguardo la mia futura suocera, non devo attendere a lungo in quanto è lei la prima ad individuarmi ed a venirmi incontro. E’ stupenda, fasciata in un abito azzurro in perfetto tono con i suoi occhi. Proprio come avevo supposto indossa un abito sfarzoso e sgarciante ed  è impossibile non riconoscerla come madre dello sposo. Yusaku è come sempre più posato e si limita a sorridermi. Con non poca paura mi volto verso l’altare, scorgendo la sua sagoma. E’ lui, non ho dubbi. Io e mio padre stiamo per avviarci quando mia madre mi si avvicina all’orecchio sussurrandomi.

“ Sono contenta di essermi sbagliata, e lo sono ancor di più perché non hai ascoltato il mio consiglio di star lontano dai detective che scioccamente ti ho dato tanti anni fa, auguri piccola mia..”

Le dono un sorriso per poi avviarmi verso quello che in un futuro più che prossimo sarà mio marito. Ricordo bene il giorno a cui ha fatto riferimento mia madre poco prima, Shinichi vestiva a mia insaputa i panni di Conan e mi aveva seguita ingelosito dalla mia uscita misteriosa. Io gli avevo mentito e lui aveva fatto la deduzione più errata della sua vita. La persona del mio appuntamento altri non era che mia madre. Sulla strada del ritorno mio padre in tv aveva fatto una figura poco elegante e mia madre ferita mi aveva messa in guardia dai detective, ferendo l’orgoglio del mio allora piccolo/ grande detective. Alzo il capo per ritrovarmi nel suoi occhi, brillano di una luce nuova, vedo il mio riflesso nelle sue iridi chiare, posso sentire il battito del suo cuore in sintonia con il mio. Gli sorrido per poi voltarmi verso il testimone, questa volta quello giusto, Heiji.. sorrido alle mie damigelle per poi posare lo sguardo sul cerimoniere che attende la nostra attenzione.

*****

E’ notte tarda, guardo l’orologio di mio marito, segna le 3 passate. Mio marito.. è così strano apostrofarlo con quell’aggettivo. Io ora sono la signora Kudo. Non riesco a trattenere le risate, Shinichi in macchina con me si volta a guardarmi con sguardo interrogativo. Gli dono tutta la mia attenzione per poi esclamargli:

“ Ma te ne rendi conto? Sono la signora Kudo ora!”

Mi guarda di traverso, domandosi probabilmente cosa ci trovo di tanto divertente. Ma come fa a non capirlo? Non rido per schernirlo, ma di gioia, non mi sembra vero.. non riesco nemmeno io a spiegare a parole la mia a dir poco bizzarra reazione. Il suo sguardo serio, diverso da quelli che mi ha donato fino ad oggi frenano le mie risate. Mio marito mi si avvicina donandomi un bacio a fior di labbra, mi prende per mano aiutandomi a scendere dall’auto, mi porta di fronte al cancello della casa che abbiamo comprato ed arredato nell’ultimo anno. Tira fuori dai pantaloni la chiave, la inserisce nella serratura e dopo un lieve scatto che da il benvenuto ai padroni di casa, il mio dolce e audace marito mi prende tra le sue braccia osservandomi con lo stesso sguardo malizioso di poco prima e mi sussurra.

“ Si sei la signora Kudo, ed io non riderei tanto, se fossi in te..”

Mi perdo nei suoi occhi che ora acquistano un nuovo sapore, quello malizioso, le sue parole mi giungono come una dolce minaccia, e nella mia mente si fa strada una nuova consapevolezza, nemmeno questa notte avrei chiuso occhio.
  
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