- Vieni, andiamo a
riposare.
Con queste parole Goku si
avvicinò al ragazzino inginocchiato ad occhi chiusi. Sembrava minuscolo
nell’immensità bianca della stanza dello spirito e del tempo.
- Su, prendi la mia mano.- lo
incitò vedendolo immobile, ma il suo interlocutore balzò indietro e subito dopo
un lampo di energia fu lanciato. Il sayan respinse il colpo fulmineo,
automaticamente, centrando in pieno il suo aggressore, il quale barcollò e finì
a terra. Il piccolo ansimava ed era ferito ad un braccio: era sufficiente per
ora, basta.
Senza dire una parola Goku gli si
avvicinò, per poi inginocchiarsi e prenderlo con attenzione sulle spalle; quindi
si avviò in direzione della camera.
- Scusa.- lo sentì mugugnare, ma
non rispose. Una volta arrivati lo posò sul letto, gli tolse stivaletti e
corazza e rimboccò le coperte, carezzandogli la fronte sudata.
Ho esagerato? si chiese
inquieto deglutendo a vuoto; dopotutto non era facile dosare la giusta quantità
di forza nei suoi confronti. Un minimo di troppo e non se lo sarebbe perdonato.
Mai.
Il giovane si sedette sul
pavimento sospirando, osservando il visetto addormentato e più pallido del
solito.
Gohan aveva perfettamente ragione
a voler essere trattato con più freddezza durante gli allenamenti, perché era
veramente l’unico modo per farlo migliorare parecchio nel poco tempo a
disposizione. Erano in due a rendersene conto, ma… inutile, il timore di ferirlo
gravemente rimaneva.
Ci ho provato, ma non è
facile, neppure trasformato in supersayan
Come riuscire a dimenticare anche
per un solo attimo che l’avversario in quel momento era suo figlio; proprio quel
bambino indifeso e piccolo nella culla, che Chichi aveva tenuto fra le braccia
mentre gli dava il latte, che si cacciava sempre nei guai e aveva bisogno di
aiuto, a cui voleva un mondo di bene. Non ci riusciva.
D’altro canto era necessario
rischiare di fargli molto male per il suo bene, anche se suonava strano; ma così
era giusto, per gli altri e per Gohan stesso. Nonostante le apparenze nascondeva
un potenziale straordinario e doveva aiutarlo a sfruttarlo; l’aveva sempre
sospettato ed ora ne stava avendo l’ennesima conferma. Già il fatto che fosse
molto più forte di lui alla sua età era un chiaro segno, ma la rapidità dei suoi
progressi era strabiliante… l’avrebbe presto superato, ormai non aveva più dubbi
su questo.
Goku all’improvviso si rialzò in
piedi, con rinnovata decisione, pronto ad allenarsi un altro po’ da solo. Stava
per allontanarsi quando una manina si sollevò a stringere uno dei guanti bianchi
che lui indossava, inducendolo a voltarsi sorpreso.
- Perdonami.- stava sussurrando
il ragazzino.
- Per cosa?
- Ti faccio perdere un sacco di
tempo.- rispose secco.
L’interessato ridacchiò arruffandogli i
capelli e scosse la testa.
- Non dire stupidaggini! Stai
diventando molto forte, anche se forse non te ne rendi conto.
- Ma tutte le volte che mi sento
male ti fermi e quindi… Non è giusto che si trattenga per colpa mia, lo
rallento e quando usciremo di qui non si sarà potuto allenare a sufficienza… e
così non saremo in grado di sconfiggere Cell, e così l’incubo che ho fatto
diventerà realtà… no, non voglio!! gridò il bambino nella sua
mente.
- Ehi…- lo interruppe il padre
sedendogli accanto- Per lo sforzo che stai facendo è del tutto normale, capito?-
cercò di consolarlo preoccupato, avendo notato il tremito che lo
scuoteva.
Gohan abbassò la testa con aria affatto convinta, mentre le immagini del mostro che toglieva la vita a sua madre e al suo primo maestro vorticavano tormentandolo, facendolo sentire ancora più responsabile.
- La mamma… Junior… e sarà tutta
colpa mia.- gemette, artigliando le lenzuola.
- Non devi essere così duro con te stesso.
- Per colpa mia non riusciremo a fermarlo, distruggerà tutti!- esclamò sentendo la disperazione impadronirsi di lui.
L’uomo al suo fianco lo prese fermamente per le spalle scuotendolo.
- Smettila di pensare queste cose. Non devi.- lo rimproverò adesso accigliato- Io conto molto su di te, ma proprio per questo devi avere fiducia in te stesso.
Pensa che puoi migliorare sempre di più, che non ci sono limiti.
- Ma io…- protestò debolmente il ragazzino.
Avrebbe voluto solo potersi sfogare. Non con la rabbia, non come supersayan o stringendo le lenzuola: voleva semplicemente piangere per scaricare la tensione accumulata nelle ultime ore; ma se ne vergognava, soprattutto davanti a suo padre. Impercettibilmente la frustrazione si tramutò in sconforto mentre le lacrime gli pizzicavano insistenti gli occhi… non poteva più parlare, si sentiva pericolosamente in bilico.
Un istante dopo Gohan si ritrovò con una guancia contro il torace del padre: lo stava abbracciando forte, trasmettendogli calore e decisione.
Sfogati figliolo pregò mentalmente Goku. Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
La risposta
non tardò ad arrivare e presto il giovane si ritrovò il figlio singhiozzante tra
le braccia. Bravo Sorrise.
Attese qualche minuto affinché si
calmasse, poi disse:
- Sono contento di allenarmi con
te. Alla fine avremo entrambi superato il livello del supersayan, se ti
impegnerai.
Il ragazzino si distanziò per
osservarlo meravigliato, asciugandosi il viso.
- Lo credi
davvero?
- Certo!- esclamò Goku, come
fosse la cosa più ovvia del mondo; allora il suo interlocutore scattò in piedi
sul letto:
- Pensi che… che riusciremo a
salvare tutti? Ce la faremo?- domandò speranzoso.
- Questo non lo so, ma farò tutto
il possibile. Ora dormi.- gli sorrise di nuovo; una felicità e una tenerezza
misteriose trasparivano dai suoi occhi verde acqua.
Gohan rimase con lo sguardo fisso
sul padre mentre quest’ultimo si alzava e, facendo un rapido cenno di saluto,
scompariva dietro la tenda del letto a baldacchino. Il bambino quindi si rimise
sotto le coperte: li avrebbe salvati sicuramente ancora una volta… aveva
riconosciuto quell’espressione, anche se era durata un attimo, e poteva voler
dire solo questo. Ma stavolta non avrebbe lasciato a lui tutta la
responsabilità, gli sarebbe stato affianco fino alla fine. Ora sarebbe toccato
anche a sé stesso proteggere le persone a cui voleva bene e perciò si sarebbe
impegnato.
Grazie papà pensò
rilassandosi finalmente con i capelli neri sul cuscino mentre abbassava esausto
le palpebre.
Scusami figliolo meditò il
sayan finendo di scendere i pochi gradini della stanza, preparandosi quindi a
concentrare l’energia necessaria per ricominciare gli esercizi Non volevo
coinvolgerti
Il bianco infinito faceva da sfondo immutabile.
Fanfiction partecipante al 25°
concorso di EFP