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Autore: Crysty    14/09/2012    0 recensioni
Ha luogo alcuni anni dopo la fine del gioco. Quistis e Seifer, attraverso una girandola di eventi, si ritrovano l'uno nel cammino dell'altra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Seifer Almasy
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WISHES
scritta da Crysty, tradotta da Erika, Giuditta e Alessia Heartilly
Capitolo 4: "Felicità" Coniugale

Non ci fu alcuna luna di miele. Dopo il matrimonio, Seifer tenne una cena alla Residenza Deling per gli ospiti. Quistis presenziò seppur con riluttanza. Non ci furono brindisi, né scherzi da matrimonio. Seifer aveva chiesto a tutti di evitare di rendere troppo importante quella cena. Era semplicemente una riunione tra amici... e Quistis, scherzò tra sé e sé.

Quistis conversò rigidamente con gli altri. Non era abituata alle conversazioni personali, prima per la sua posizione, sempre più alta, e poi per la mancanza di amici; guardò quindi le interazioni con compassione di se stessa e amaro rimpianto.

Aveva amici però, notò Seifer, quando vide la preoccupazione negli occhi di Rinoa e Squall, i tentativi disperati di chiacchierare di Selphie e Irvine... le domande educate persino da parte di Gabriela.

Seifer guardò sua moglie giocherellare lentamente tra le domande e il cibo, con abbastanza risentimento in entrambe le cose. Si sorprese quando decise di non ascoltare i suoi commensali, ma solo guardare sua moglie.

Lei alzò lo sguardo su di lui. L'occhiata che gli rivolse gli fece stringere il cuore per l'apprensione. Che cosa ti fa pensare di meritarmi? chiedeva.

Ovviamente lui ricambiava con un sorrisetto compiaciuto e malizioso che indicava quanto si sentisse assolutamente degno della Grandiosa Quistis Trepe, e lei doveva ancora scoprire tutti i suoi successi. Ma dentro la frustrazione e il senso di colpa erano una combinazione che gli rendeva più difficoltoso pensare.

Lei ora gli rivolse un broncio, e Seifer seppe che provava ancora più risentimento per lui.

Distolse lo sguardo, sorrise a Zone e rispose con fare assente alla domanda di cui aveva sentito solo la parte finale.

Passarono la prima notte di notte nelle rispettive stanze. Quistis la trascorse camminando avanti e indietro, guardando ogni tanto la porta, piena di paura, e considerando l'orrore di ciò che aveva fatto. Seifer nella sua stanza si addormentò in fretta, dopo una lunga settimana di negoziazioni con rappresentanti, studenti e sua moglie.

Si spostarono nell'appartamento della Preside il giorno dopo. Seifer le aveva già detto che aveva in mente di vivere insieme, e normalmente a Quistis non fregava proprio un cazzo dei suoi ultimatum. Ma i pettegolezzi in giro per il Garden di Trabia avevano già dipinto Seifer come un martire del bene di Trabia per averla sposata, e lei era decise a mantenere una qualche parvenza di buon viso a cattivo gioco e distruggere tutta questa compassione per Seifer.

Ma se lui avesse mai provato a toccarla, che Hyne lo aiutasse: il suo Save the Queen era pronto.

Lei si trasferì la mattina presto, e aveva già del tutto sistemato le sue cose nella stanza degli ospiti quando Seifer entrò nell'appartamento con le prime scatole.

"Buongiorno, Quistis. Sei mattiniera," disse semplice, notando la mancanza di personalità che aveva aggiunto alla stanza. Niente fotografie. Niente libri. Nemmeno un romanzo d'amore sdolcinato gettato sul divano, e o una federa ricamata a uncinetto.

Buongiorno, Seifer." Il modo in cui enfatizzò il suo nome gli mostrò che lo stava usando con riluttanza.

Lui la superò per portare le sue cose nella camera matrimoniale, e ne uscì qualche secondo dopo. "Quistis, vuoi l'armadio più grande o quello più piccolo?"

Lei incontrò i suoi occhi amichevoli con pazienza morbida. "Non voglio nessuno dei due. Mi sono messa nella stanza degli ospiti."

"Non ti piace la camera matrimoniale, eh? Beh allora immagino che prenderò la mia roba..."

"Lascia che ti chiarisca una cosa. Non voglio la camera matrimoniale, e se tu vuoi sposarti nella camera degli ospiti, non voglio la camera degli ospiti. Non voglio dormire con te, Seifer."

Seifer fece un respiro profondo e si voltò per nascondere la sua frustrazione. Quando tornò a guardarla, aveva un sorriso seducente sul volto. "Non sai che cosa ti perdi..."

"Ti assicuro che in casi come questo l'ignoranza è davvero la felicità," gli rispose lei sorridendo sarcastica.

A quella battuta lui rise. "Beh, almeno mettiti nella camera matrimoniale. Io starò nella camera degli ospiti."

"Ho già messo le mie cose nella stanza degli ospiti. Mi piace quella stanza."

Seifer aprì la bocca per discutere, ma aveva riconosciuto già da tempo quell'espressione sul viso di Quistis. Quella che gli diceva che non sarebbe stata convinta a cambiare decisione. "...Chissenefrega." Lui si voltò e uscì. "Devo prendere altra roba dalla mia stanza."

Gli ci volle tutta la forza di volontà per non sbattere la porta dietro di sé per la frustrazione.

*~*~*~*~*

"Vieni a casa stasera?"

Lei alzò gli occhi sorpresa dai suoi rapporti. "Scusa?"

Seifer era contro lo stipite della porta del suo ufficio. "Vieni a casa stasera?"

"Ehm..." disse stupidamente lei.

Era stanca; lui riusciva a capirlo. "Non sei veloce a sbottare, eh?"

Lei si strofinò le tempie, e lui entrò nella stanza, mettendosi dietro alla sua sedia per massaggiarle le spalle. All'inizio lei rimase rigida.

"Se non ti rilassi, ti farò più male che bene. Fidati di me."

"Preferirei di no..." rispose Quistis ironicamente.

"Se non ti fidi di tuo marito, allora di chi puoi fidarti?" chiese lui piano, con umorismo nella voce.

Lei lottò per tenersi per sé il gemito di sollievo e di rilassamento. Lui era bravo con le mani. Quelle mani morbide.

Lui vide il rapimento che lottava per mostrarsi nel suo atteggiamento. Aveva gli occhi chiusi, le guance insolitamente rosa, e lui sorrise. Aveva una moglie bellissima.

Lui non era egoista. Quistis non capiva perché, e spesso la cosa la rendeva apprensiva a riguardo dei piccoli gesti.

Ma francamente era stanca. Aprì gli occhi. "Ora."

"Mh?" disse lui, lasciandosi ricadere le mani lungo i fianchi.

"Vengo a casa..." Si alzò dalla sedia, assicurandosi di non permettere ai suoi vestiti di strofinarsi contro quelli di Seifer. "Adesso, a dire il vero."

Lui andò alla porta. "Grandioso."

Lei lo seguì fuori dall'ufficio vuoto e verso il loro appartamento. Fu compiaciuta quando il suo naso venne salutato dal profumo aromatico e piacevole di cibo.

Lui la fece sedere, e si mise a sua volta davanti a lei.

"...Grazie," disse lei infine.

Non lo capiva, non voleva farlo.

Sapeva di non odiarlo.

Come poteva odiare qualcuno che stava ovviamente facendo di tutto per assicurarsi di farle sapere che ci teneva a lei?

Cucinava ogni sera per lei. Se lei non tornava a casa (ci aveva provato qualche volta, solo per evitare quella gentilezza nauseante che era ancora ben lontana dal razionalizzare) lui si faceva vedere al lavoro, con la cena pronta per lei. Poi rimaneva per cinque minuti, vedeva che mangiava, e se ne andava.

Non le chiedeva altro. Solo la cena.

Il cambiamento nella sua vita era stato semplicemente così... improvviso, però. Era stato tutto... messo insieme in questo pacchetto piccolo e fitto così velocemente, e lei era rimasta senza parole o pensieri.

La ribellione era inutile, perché lui non era un marito crudele. Aizzare un litigio era solo infantile e stupido, quindi Quistis non cercava cose sciocche per cui arrabbiarsi con lui. Ma sperava che... saltasse fuori qualche specie di dettaglio. Qualcosa che le desse una scusa per continuare a non fidarsi, e a non farselo piacere. Non c'era nulla di peggio di un'avversione irragionevole.

Ma non c'erano dettagli spiacevoli. Lui non le aveva nemmeno chiesto di dirgli com'era stata la sua giornata. Solo la cena.

Una pacifica vita matrimoniale con Seifer?

E quindi, visto che non poteva odiarlo, decise di non fare nulla. Per nulla.

*~*~*~*~*

Erano sposati da un mese.

Lui era pronto a partire all'alba. Scivolò silenziosamente nella sua stanza e le scosse dolcemente la spalla.

Quistis si girò nel sonno.

"Buongiorno. Niente lezioni oggi, quindi andrò a Deling, e penso che tornerò a casa molto tardi... quindi non aspettarmi sveglia."

"Non aveva intenzione di farlo..." rispose lei dopo uno sbadiglio, tirandosi su a sedere. Aveva i capelli raccolti in una treccia, e indossava una maglietta e pantaloncini sportivi.

Seifer sorrise con calore. "A dopo, bellezza."

E se ne andò.

Quistis ascoltò il ritmo dei suoi passi e rumore basso della porta che si chiudeva, e fissò la porta della camera da dove lui era uscito.

Guardò l'orologio, e uscì dal letto. Aveva del lavoro da fare prima delle lezioni.

Lui le aveva detto del suo incarico come Ambasciatore che aveva a Galbadia, comunicandoglielo più come un impiegato farebbe al datore di lavoro, qualche settimana prima. Lei si era preoccupata per il tempo che avrebbe passato lontano dai suoi studenti, ma non aveva dato voce a queste considerazioni, dato che temeva che lui l'avrebbe considerata come una preoccupazione per il tempo che avrebbero passato lontani.

Inoltre, sapeva che lui avrebbe continuato a svolgere i suoi doveri a Trabia. Seifer era più che capace di valutare ciò che era in grado di fare. Se c'era qualcosa che ammirava in Seifer era questo.

Aveva detto che avrebbe fatto tardi, e lei si chiese se significava... a casa per cena.

Si torse le mani a disagio, in piedi in mezzo alla cucina. Erano passati anni dall'ultima volta che aveva davvero cucinato. Perché cucinare quando c'era una mensa lì vicino?

Ma da... Seifer, si era resa conto della differenza tra cucinare e mangiare il cibo della mensa; uno dei due era decisamente più buono.

Quindi lui andava bene per lei; fu sorpresa di ammetterlo. "Lui va bene per me," disse ad alta voce. Le parole sembravano ancora imbarazzanti, ma le accettò. Poi le spinse forte nel profondo della propria mente.

Ora, com'è che si cucinavano gli spaghetti?

*~*~*~*~*

Lui tornò a casa dopo la mezzanotte, stanco e affamato. Anche se era stato a una cena formale, a malapena aveva avuto il tempo di mangiare, dato che aveva parlato per tutto il pasto con due delegati diversi e molto sgradevoli.

Fu sorpreso di vedere accesa la luce del soggiorno, e il cuore gli balzò in gola quando vide che c'era un piatto di spaghetti sul tavolo. Ha cucinato...

Beh, era una buona cosa. Non era sicuro che lei fosse realmente stata in una cucina, dopo aver seguito la Madre da bambina.

Prese il piatto e lo portò al microonde per scaldarlo, e mentre aspettava scivolò in camera per controllare come stava.

Lei non c'era.

Finalmente la vide, coricata di fianco sulla poltrona in pelle del soggiorno, gli occhiali che le scivolavano giù dal naso, un rapporto in grembo, la testa contro lo schienale e le gambe allungate sul bracciolo.

Si avvicinò per guardarla in viso, ma si spaventò quando sentì il microonde. Si voltò e si lanciò sull'apparecchio.

Tornò da lei, ma si sentì brontolare lo stomaco. Ok, ok... La guardò ancora una volta, e poi si voltò a mangiare il pasto che sua moglie gli aveva preparato.

Dopo aver finito tornò dalla moglie addormentata, e rifletté se era il caso di svegliarla.

Sono forte, posso portarla in braccio. Si chinò a sollevarla tra le braccia; sapeva che era leggera, ma non così leggera.

Lei non si mosse nel sonno, né aprì gli occhi. Continuò semplicemente a dormire mentre lui la portava nella sua stanza e la metteva sul letto, le rimboccava le coperte e le toglieva gli occhiali. Seifer guardò ancora una volta il suo viso e uscì dalla stanza.

Tornò nella sua stanza, si fece una doccia e si cambiò per la notte. Mentre stava coricato a letto, però, fissando il soffitto, spostò il peso, a disagio. Stanco e frustrato, uscì dal letto, si mise una maglietta e andò nella stanza di Quistis. Si coricò sul letto accanto a lei, abbastanza distante da non fare toccare i loro corpi, si voltò verso di lei e la guardò dormire.

Quistis Trepe non era capace di amare o provare affetto. Aveva perso quella capacità nella battaglia per trovare se stessa dopo la sconfitta di Artemisia. Senza qualcuno che tenesse a lei, e di cui occuparsi, le sue capacità si erano atrofizzate, e l'avevano svuotata di compassione e sentimenti.

Lui desiderava che ci fosse stato qualcuno a quel tempo... qualcuno e basta. A darle un sorriso, a tenere il cuore in esercizio così che lei potesse riuscire ad usarlo dopo.

Così che lei non fosse sola.

Oh, non credette mai neppure una volta che lei non fosse più sola. Sapeva di averla sposata, ma Quistis era sempre sola, rifletté guardandola cambiare posizione nel letto. Che ci fosse o meno un documento che dicesse il contrario.

Le voltò le spalle e chiuse gli occhi.

E si addormentò.

*~*~*~*~*

Quando Quistis si svegliò la mattina dopo, trovò Seifer che dormiva sull'altro lato del letto, ma non gridò, non diede calci né discusse. Né si preoccupò di farsi domande sui modi di suo marito. Non le interessava. Si limitò a uscire in silenzio dal letto, andò in cucina e accese la macchina per il caffè. Mentre prendeva una tazza, notò che il piatto in cui aveva messo gli spaghetti la sera prima era stato lavato e messo nello scolapiatti. Poi andò in bagno e si lavò la faccia.

Avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui per aver dormito là senza averne il permesso, ma davvero non le interessava. In qualche modo, sapeva che lui aveva troppa integrità per toccarla mentre dormiva. Gettando un ultimo sguardo indifferente a suo marito che dormiva, tornò in cucina e si vuotò una tazza di caffè.

Finché rimane nel suo lato del letto, concluse bevendo il primo sorso di caffè, e guardò l'articolo sulla prima pagine del giornale.

"L'Ambasciatore annuncia i preparativi per la Conferenza Internazionale di Pace da tenersi tra un anno"

*~*~*~*~*

Tre mesi dopo
Ora dormivano insieme nella stanza di Quistis.

Non si toccavano. Quistis non guardava nemmeno dalla sua parte.

Seifer la guardava spesso, prima di voltarsi e addormentarsi.

Quando dormiva, lei non era pacifica. I suoi lineamenti non erano rilassati, ma nemmeno tesi. Sembrava che lei stesse semplicemente... pensando con gli occhi chiusi. Ma lui sapeva che era ben riposata, perché durante la giornata non dava segni di essere affaticata.

Lui aveva altri incontri a cui partecipare, e dovette passare altre serate fuori. A lei andava bene. Gli lasciava una parte della cena e andava a letto.

Non litigava con lui. Era... rassegnata. Quel fuoco morente aveva esalato l'ultimo respiro quando aveva accettato di sposarlo. Non aveva disprezzo, né considerazione. Viveva semplicemente con lui, conversava quando era necessario.

Essere in sua compagnia per lui era insieme piacevole e frustrante. Molti altri mariti probabilmente avrebbero smesso di interessarsene, a quel punto; lei era un po' scialba. Ma il suo cuore si sentiva semplicemente... pieno quando era vicino a lei. Si sentiva in pace. Desiderava solo poterla... ripagare.

A volte pensava di vedere un luccichio di vita in quegli occhi.

Il fatto che cucinasse ancora per lui significava per lui più di qualsiasi cosa. Si chiedeva se lei lo facesse per abitudine o perché si sentiva in debito, però, invece che per preoccupazione.

Che diavolo stava facendo, a pensare così tanto a lei, a cercare di capirla? Interessarsi a lei era una cosa, ma tenere a lei così profondamente... innamorarsi di lei era tutto meno che desiderabile. Non gli interessava cosa dicevano i poeti: l'amore non ricambiato era peggio che non avere affatto un amore. Soprattutto quando bisognava organizzare la pace mondiale.

Le negoziazioni stavano andando più piano di quanto avesse voluto. Dollet faceva la difficile. Per via del tempo richiesto dalla negoziazioni di pace, passava tutto il tempo che voleva nella sua classe. Di certo non c'era il tempo di unirsi a Squall o a chiunque per una qualche battuta felice. Anche gli altri erano occupati, quindi difficilmente avevano il tempo di correre a Trabia.

Seifer vedeva i pezzi della sua vita cadere poco a poco, e incolpava di tutto direttamente Quistis. L'ossessione che aveva nel trovare un sentimento in sua moglie stava mettendo alla prova i suoi nervi. Se lei avesse anche solo saputo di essere psicanalizzata ogni volta che si incontravano, l'avrebbe preso a calci nel culo.

La situazione si stava intensificando, e lui non si stava godendo la corsa. L'altezza era troppo pericolosa. Davvero troppo pericolosa.

*~*~*~*~*

"Periodo sabbatico?"

"Sì, vorrei prendermi un anno sabbatico. È ovvio che, con il mio lavoro di Ambasciatore di Pace di Galbadia, a malapena ho tempo per i miei studenti," rispose lui.

Quistis alzò lo sguardo dai documenti formali al suo Capo Insegnante. "Capisco."

"Uhm... viaggerò molto... ho cercato di tornare ogni sera per fare il mio lavoro da insegnante la mattina... ma adesso, beh, le cose si fanno più intense. Tra la conferenza di pace tra nove mesi e quasi trenta nazioni da soddisfare, ho il mio bel daffare..."

"Vuoi dire che dovrai passare del tempo fuori da Trabia per lunghi periodi."

"Ah... sì."

Lei guardò disinvolta il documento. "Mi dispiace sentirlo, insegnante Deling. Spero che una volta che avrai finito con quei doveri tornerai qui. Sarebbe un peccato per Trabia perderti."

Lui represse l'istinto di chiedere quale Trabia? Aveva perso interesse nello stuzzicarla quando lei aveva smesso di rispondere. Seifer annuì. Lei era tutta educazione. Disgustosa, sgradita educazione. Avrebbe mai gridato o urlato? Implorato? Si alzò. "Se mi scusi, Preside Trepe, ho del lavoro di cui occuparmi entro sera."

"Verrà assegnato un sostituto alla tua classe a partire dal prossimo semestre. Spero che tu possa finire il semestre con i tuoi studenti."

"Non vorrei nient'altro."

Lei annuì, facendogli cenno di andare, e senza guardarla di nuovo lui uscì.

*~*~*~*~*

Il ballo di promozione SeeD fu uno dei più tristi a cui aveva mai partecipato. Le almasiane avevano tutte decisamente il cuore spezzato.

Quistis alzò gli occhi al cielo, e continuò a congratularsi con i promossi.

Seifer era da qualche parte tra la folla, che parlava con i suoi studenti. Lo vide, e incontrando i suoi occhi si avvicinò a lui.

"Preside," lo salutò lei.

"Professore." Mantenevano il tono formale quando lavoravano. Molti si erano chiesti se uno dei due si sarebbe dimesso oppure no, quando si erano sposati, ma era stato evidente molto presto che si comportavano in maniera estremamente professionale in ufficio. Gli studenti non sapevano affatto che era esattamente la stessa cosa fuori dall'ufficio.

Seifer la esaminò.

Lei spostò il peso, a disagio. "Seifer." La sua voce era dolce, adesso. "Mi dispiace davvero che tu debba passare molto tempo lontano dal Garden, ma so che i tuoi altri compiti sono davvero importanti, e ti auguro buona fortuna per i tuoi tentativi."

"Grazie."

Lei si voltò per andarsene, ma lui le afferrò il braccio prima che ci riuscisse. Lei guardò prima la mano e poi lui. Era da un po' che non la toccava.

Si schiarì la voce. "Prima di chiudere la serata, Preside, un valzer?"

Lei esitò.

"Dai, Preside. Solo un gesto carino per salutare il tuo Capo Insegnante. Da' a tuo marito qualcosa da cui tornare," la stuzzicò.

Era da un po' che non la prendeva in giro. Il sorriso affascinante che accompagnava il gesto era anche più raro.

Non disse di sì, ma non disse nemmeno di no. Quindi lui la guidò tra la folla danzante.

*~*~*~*~*

Lui la guardò dormire particolarmente a lungo quella notte.

La treccia che lei si faceva di solito per dormire era molto allentata. Capelli ribelli le incorniciavano il viso liscio ed elegante. Aveva gli occhi chiusi, con le lunghe ciglia che accarezzavano le palpebre. Respirava piano.

Una mezza dozzina di volte, avvicinò la mano al suo viso.

Una mezza dozzina di volte, ritirò la mano.

Il suo respiro si fece difficoltoso quando il bisogno di toccarla la sopraffece.

Il ballo era stata l'idea peggiore che aveva mai avuto.

Il tocco della mano di Quistis nella sua, il suo corpo che dondolava contro di lui... aveva sempre immaginato che Quistis non sapesse come ballare; non l'aveva mai vista ballare prima - peccato che lui, né lei, non ricordasse che avevano imparato a ballare insieme all'orfanotrofio. Ma lei era stata così precisa nei gesti che era come se avesse ballato per tutta la vita.

Dopo il ballo, lo aveva educatamente ringraziato per il valzer e si era diretta al loro appartamento.

Lui era rimasto lontano il più possibile.

E alla fine, dopo che l'ultimo appartenente al comitato del festival era andato a dormire, aveva deciso di tornare a casa.

Gli tremavano le dita, adesso. Ogni cellula che aveva sfiorato quella di Quistis formicolava, oscillava nel ritmo del battito del suo cuore. Il suo cuore non riusciva ad avere lo stesso ritmo lento, pigro e riposante di lei; era esattamente veloce il doppio.

Si gettò fuori dal letto e si alzò, guardando la donna pacificamente addormentata che rimaneva indisturbata. Vedi come dorme sempre pacifica senza di te, Deling.

Prima di sposarla, era rimasto sporadicamente nella residenza Deling, senza mai doversi preoccupare. Ma una volta che l'aveva avuta... all'inizio era tornato per poter cucinare, occuparsi di lei. Una volta scoperta la pace del suo letto, era tornato per poter riposare. Si sentiva in pace con lei, senza alcuna ragione.

Non importava in ogni caso a Quistis. L'adorabile Quistis senz'anima.

Come aveva mai fatto a trovare qualcosa di cui innamorarsi? Oh sì, sapeva che era amore. Solo l'amore sarebbe riuscito a fotterlo così tanto. Dannazione, sei la donna più affascinante del mondo. Non sei la più bella. Non so nemmeno perché provo queste cose per te. Non fai niente, eppure mi fai tutto.

Tu SEI tutto per m. Guardò il suo corpo addormentato.

Arrabbiato. Si sentì arrabbiato.

La rabbia era un sentimento a cui ora non era abituato. La frustrazione la conosceva bene. Ma la violenza dentro di lui bruciò come aveva fatto durante il regno di Artemisia sulla sua mente. E non aveva alcun desiderio di sfogarlo su niente e su nessuno. A che sarebbe servito? Era rabbia per se stesso, per essersi permesso di essere stupido.

Innamorarsi di Quistis Trepe. Che gli passava per la mente?

Si fiondò nella sua stanza, prese una valigia e la riempì di abiti e documenti. Doveva andarsene. Subito.

Mentre andava alla porta d'ingresso, però, si voltò a guardare la porta aperta della stanza di Quistis. Imprecò, tornò sulla soglia e la guardò un'altra volta.

Lei se ne stava lì stesa pacifica, inconsapevole della sua angoscia, inconsapevole del suo dolore.

Andò al suo fianco e osò accarezzarle la guancia... era fredda, e liscia, come aveva sempre immaginato. Sognato.

Si voltò risolutamente, e uscì dalla camera da letto, prese le sue cose e uscì dalla porta. Questa volta non si guardò affatto indietro, nemmeno quando fu molto, molto lontano, e al sicuro dal Garden.

Quistis aprì gli occhi quando sentì il rumore della porta d'ingresso che si chiudeva. Si alzò a sedere.

Come cazzo sarebbe riuscita a dormire adesso?

Guardò l'orologio. Che cosa stava facendo Seifer, ad andarsene alle quattro di mattina?

E lei cosa stava facendo ancora sveglia alle quattro di mattina?

Oh, conosceva la risposta. Odiava la risposta. Era perché voleva dire che dipendeva da Seifer.

Non aveva mai dormito bene da sola. L'aveva sempre fatta sentire così fottutamente sola. La notte era un momento orribile per stare da sola... i pensieri si rincorrevano nella mente pigra, e non le permettevano di dormire.

Quando lui aveva iniziato a dormire con lei, aveva scoperto che nel tentativo di evitare la conversazione del letto il suo sonno "finto" era diventato un sonno vero.

Ma presto si era accorta che lui non aveva bisogno di conversazione o nulla. La guardava soltanto. E quando concentrava gli occhi su di lei, si sentiva in pace. Si era permessa di abbassare la guarda e di lasciare che il sonno la conquistasse.

Nelle notti senza sonno in passato, quando lui arrivava più tardi, aveva cercato di chiudere gli occhi, di immaginare la sua presenza così da sentirsi in pace. Ma non era... la stessa cosa.

Era come se lei avesse bisogno di sentire il suo peso sul suo lato del letto. Come se il suo corpo avesse una qualche specie di sesto senso solo per lui.

Aveva bisogno di Seifer per riposare bene la notte. E lui se ne era appena andato a viaggiare nell'alba.

Beh, si fotta! Camminò su e giù nella stanza. Non mi interessa quanto sono stata decisa sul mantenermi fredda con lui, non mi interessa se è immaturo o se è infantile, ma quando torna lo prenderò a sberle per non aver dormito con me!

Si fermò. L'idea era ridicola. Quistis che prendeva a botte qualcuno perché non aveva dormito con lei?

Silenzio.

La risata arrivò senza preavviso, ma quando arrivò, si sorprese a provarne piacere, e in quello che faceva per il suo cuore, il suo stomaco, il suo corpo.

Silenzio.

Le piaceva così tanto che rise ancora di più.

Era sorprendentemente forte. Aveva pensato che non avendola usata la sua capacità di ridere alla fine sarebbe svanita, o almeno indebolita.

Ma stava ridendo, come faceva una volta, prima di Artemisia, quando stuzzicava Squall e Seifer, quando ridacchiava fino a tarda notte con Shu come compagna di stanza al Garden, quando era studentessa.

Si coricò di nuovo sul letto, solo sentendo l'emozione e la gioia che tornavano nei suoi occhi. Era così intenso che le faceva venire voglia di piangere.

E poi divenne un casino, sul letto, piangendo e ridendo allo stesso tempo, il corpo allargato sul letto, il viso bagnato di lacrime, il petto dolente per le risate. Un casino disordinato, tremante, fremente... gesti a cui il suo corpo era così poco abituato.

*~*~*~*~*

Un mese dopo
La nuova Quistis Trabia Deling si stava lentamente abituando al proprio nome - che aveva ufficialmente cambiato - e alle sue capacità emotive. Aprì lentamente gli occhi, e vide la scuola che la circondava, e le persone, ancora una volta. Vide la passione negli occhi di uno studente SeeD, vide la bellezza delle mani di un GF. Vide l'infinito cielo, e tutto ciò che conteneva su questa terra.

Si tenne la gioia interna per sé, senza volerla ancora condividere con Squall o con gli altri. Era una notizia che voleva dare per primo a Seifer.

Seifer, suo marito, la cui riluttanza a dormire con lei l'aveva fatta sentire... ancora umana. Il pensiero era triste ed esilarante allo stesso tempo. E frustrante.

In realtà si chiedeva... come sarebbe stato toccarlo. A volte, di notte, il bisogno di averlo lì a guardarla dormire diventava così intenso che si metteva sul suo lato del letto, cercava di deliziarsi tra i cuscini, di sentire il suo profumo... di immaginare le sue braccia intorno a lei. L'ultima cosa era la più difficile, dato che era successa solo una volta, si lamentò, molto, molto tempo prima.

Dalle carte riusciva a capire che era impegnato. Molto impegnato.

Una settimana a Esthar, a organizzare il luogo per i trattati di pace e quello futuro per la Gilda Internazionale. Un'altra settimana a Dollet, a cercare di ottenere che il loro Ambasciatore lo ascoltasse. Una visita a Timber per negoziare i risarcimenti. E di nuovo a Dollet.

Era comprensibile che non tornasse a casa.

Ma perché non chiamava?

Immaginava che avrebbe potuto chiamare lei, ma... l'idea la metteva a disagio. Quistis non aveva mai chiesto niente nella sua vita. Non si era mai allungata a prendere le cose; il rifiuto, immaginava, era troppo doloroso.

Per proteggere quel cuore che cresceva e provava sentimenti, doveva proteggerlo dal pensiero di contattare Seifer, o di vederlo. Era l'unico modo... per adesso.

*~*~*~*~*

Sei mesi dopo
Lui si era trovato una sistemazione temporanea alla Residenza Deling. Continuava a mantenere le negoziazioni aperte tutto il giorno. Se una nazione stava andando a dormire, ce n'era un'altra, dall'altro lato del globo, che si stava giusto alzando.

Pensava spesso a casa, ma non telefonava mai.

Pensava spesso a lei, e quindi lavorava di più.

Non poteva proprio gestire il fatto di non avere il suo amore. Essere così vicino al paradiso... immaginava di poter ritornare, intensificare ancora di più l'incantesimo, ma senza dubbio lei avrebbe usato quei bellissimi ed inespressivi occhi violetto.

Come se nulla di ciò che lui sentiva le importasse. Immaginava che se le avesse mai detto dei suoi sentimenti, la sorpresa e l'imbarazzo, e forse persino l'orrore nella sua espressione sarebbe stato abbastanza da ucciderlo del tutto. Stava già morendo dentro così... non vederla non rendeva le cose facili come aveva sperato.

Lei era semplicemente così... bella. Intossicante. Quando chiudeva gli occhi, metteva insieme immagini di lei... metteva insieme il suo carattere.

Ogni volta la vedeva chiaramente.

"Signor Deling, il Segretario di Stato di Esthar vorrebbe parlarle."

Seifer si voltò, aggiustandosi la cravatta. "Va bene. Fallo entrare."

*~*~*~*~*

A volte, si chiedeva perché lui avesse scelto di stabilire il suo ufficio centrale a Deling. Dopo tutto, le negoziazioni da e verso Trabia non erano più difficili.

Di certo, viaggiando per il mondo ogni settimana, poteva trovare giusto qualche ora per fermarsi, salutarla, portarla fuori a cena? O almeno telefonare?

Si tirò su a sedere nel letto, ancora incapace di dormire. Era stata inquieta sin dalla notte in cui lui era partito. L'insonnia si impossessava di lei. Pensieri terribili la seguivano nel sonno, in cui nessun sogno, nessun incubo le davano alcun sollievo dal continuo tumulto dei pensieri.

Era passato troppo tempo.

Perché lui continuava a stare lontano?

Uscì dal letto e preparò il bollitore. Mentre si preparava una tazza di cioccolata calda, tornò a guardare il giornale sulla sua scrivania.

Lui non era nemmeno tornato per il diploma. Nemmeno per vedere i suoi ex studenti. Lei era stata così arrabbiata, ma in qualche modo tranquillizzata, quando aveva scoperto che Seifer aveva mandato ad ognuno dei suoi studenti un biglietti di congratulazioni personali, esprimendo il suo rimpianto per non aver potuto partecipare alla festa, essendo bloccato dalle negoziazioni a Timber.

Guardò il profilo dell'uomo stanco che stava stringendo la mano al Presidente di Esthar. Perché non tornava a casa?

Non le piaceva riflettere sulla risposta. Perché da qualche parte nel profondo temeva che lui si fosse infine stancato di lei.

   
 
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