21/09/2012
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...Salve; premettendo che il cervello mi sta per implodere - vi prego, salvatemi dal greco, la filosofia e tutto quello che ne concerne (sirtaki compreso!). Visto che la mia mente è decisamente troppo annebbiata per continuare l'altra raccolta di fanfiction aurikku (quella fluffosa dolce carina), ho deciso di ricopiare mie vecchie one-shot (ritrovate magicamente oggi).Agendina del chi cazzo se ne frega: La conoscete la canzone che canta Rikku nella compilation della soundtrack di Ffx-2? No? SHAME ON YOU! Beh, anyway, è totalmente incondizionatamente aurikku - e la cosa mi piace non poco.
Ecco qui il link della canzone (<- clicca), il link della traduzione in inglese (<- clicca ancora, su) e a breve la traduzione in italiano, che conto di mettere nella nota del prossimo capitolo! :'D
La parte più bella della canzone: "non esistono storie infinite", mormorasti mentre guardavi lontano, ora che capisco il significato di queste parole, è troppo tardi, tu non ci sei più - *muore* - vabè, meglio che mi ritiro...
vvb, molto tamarramente
vostra,
eveyzonk.
Great is the art of beginning, but greater is the art of ending.
A volte le mancava così tanto baciare la sua guancia ispida di barba crescente che il petto le si spezzava in due.
Le mancava tutto di lui: dal suo tono di voce mattutino, accanto al fuoco della colazione, al suo sguardo malandrino quando la baciava di sfuggita ed era riuscito a non farsi vedere da nessuno.
Le mancava il suo odore sulla pelle e le sue parole – dolci a modo suo –, le mancavano le partite a poker e il liquore caldo nella sua borraccia.
Sostanzialmente le mancavano le labbra di lui sulle sue. Sulla curva dei suoi fianchi, le sue labbra sull’accenno dei suoi seni, sulle sue caviglie. Le mancava persino prenderlo in giro per un presunto suo feticismo per i piedi. E la sua risatina roca. E le sue proposte indecenti mascherate dalle espressioni impassibili.
L’aveva amato con tutta se stessa. Lo amava. Riguardava la videosfera: il suo petto nudo, l’inquadratura che saliva al suo volto, la sua mano che copriva la visuale, infastidito, l’inquadratura che tremolava, la cinepresa che finiva fra le lenzuola e che riprendeva sottosopra i loro baci lenti e ritmici e i loro silenzi, fin quando lui se ne accorse e la spense con un sorriso. E poi la scena cambiava e c’era lei ripresa da lui mentre nuotava nel lago di Macalania, nuda e bianca come la luna.
-Ehi, non vale mica!
La sua risata roca.
-Spegni!
-Sei bella-, diceva.
E poi stop; quel sei bella ancora risuonava nelle orecchie di Rikku, nelle notti umide e solitarie.
Quando Tidus li vide, e si corrucciò empatico, osservandoli lì, abbracciati in silenzio, poco prima della battaglia finale. E quando tutti lessero nelle sopracciglia curvate in un espressione di dolore una ferita che si delineava nel petto di Rikku.
Quando lui e Tidus scomparvero , Yuna distrutta, lei annichilita così tanto da non riuscire neanche a cadere, cadere via.
Nel sogno, di notte, ogni notte, c’era lui…e non la lasciava mai dormire da sola; le baciava le palpebre e le dava la buonanotte. E se lei piangeva, piano la cullava e le diceva, nel silenzio del dolore, “Ti amo”, e persino così, quel sentimento le bastava a vivere un po’.
Un po’ meglio.