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Autore: Evaney Alelyade Eve    21/09/2012    5 recensioni
Derek Hale era una specie di Wolverine mannaro, a volte si arrabbiava e si ricopriva di pelo, i suoi occhi diventavano rosso fluo e aveva un pessimo carattere, eppure, strano ma a dirsi, aveva un cuore sotto la pelliccia. Un cuore che si mostrava solo quando arrivava Batman, in una scapestrata Jeep-Bat-mobile, e lo sfidava, lo emozionava, lo eccitava e lo salvava da se stesso. Almeno per qualche ora, almeno finchè la luna non spariva e lasciava sorgere il sole.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I need you, you need me.
Well, I see you, and you see me too, moon in rising, night will be here soon.
Follow me and lay down in my room. Hold me, hold me in your arms.
 Well now heal me, heal me with your touch.

 


Era passato un sacco di tempo dall'ultima volta che aveva avuto un contatto ravvicinato con qualcuno. Non un contatto qualunque, no, qualcosa di più intimo, qualcosa di speciale, e no, non si trattava di sesso.
Stiles era seduto di fronte a lui, sul proprio letto, e lo fissava in silenzio. Al miracolo, aveva esclamato mentalmente Derek, prima di perdersi totalmente in quegli occhi castani. Certo, direte voi, lui non era un tipo da sciogliersi per un paio di occhi da bambi, assolutamente, ma ehi, sotto tutto quel pelo da lupo, Derek Hale aveva anche un cuore, faceva soltanto finta di non averlo. Perchè? Perchè era più facile vivere in quella casa diroccata e non  rannicchirasi sotto il letto a piangere per il dolore; perchè poteva tenere facilmente le persone alla larga da lui, ed evitare di fidarsi di loro. Perchè, perchè, perchè. Quanti perchè, quante risposte ed ogni volta che se le ripeteva sembrava sempre più incerto, sempre più insicuro. Sempre più umano. Oh, ed era colpa di Stiles. Colpa della sua fragile e goffa umanità. Colpa della sua parlantina, del sarcasmo dietro il quale nascondeva i suoi sentimenti - dopotutto era sprovvisto di pelo! -, del battito accellerato del suo cuore quando aveva paura, dell'odore di guai che si portava appresso ovunque e che si mischiava all'odore di boschi e frutta maturata al sole che gli faceva venire l'acquolina in bocca.
Insomma l'Alpha era crollato, definitivamente. Aveva provato a tenerlo alla larga, trattarlo male, spaventarlo, ma sembrava che il destino volesse per forza mettergli Stiles Stilinski sulla strada, e così, alla fine si era rassegnato. Ecco perchè era lì, a fissare curioso ed incantato quegli occhi. Era un contatto intimo perchè Stiles stava scavando dentro di lui. Oh, sì, lo sentiva raggiungere pian piano il suo cuore e ringraziava che il ragazzo non avesse un super-dito per sentirne il battito accellerato.
Derek odiava essere fissato, sì, ma non da quegli occhi. Erano grandi, ingenui e colmi di qualcosa che lui aveva perso tempo prima. Avevano il colore del legno dopo la pioggia, illuminato dal sole. A lui piacevano, tanto, perchè avevano mille sfumature diverse ed impercettibili a qualsiasi altro occhio. Diventavano cioccolato al latte quando era eccitato; sbiadivano per la paura, diventando terra di Siena. Si oscuravano, diventando cioccolato fondente quando era arrabbiato o a volte, quando era semplicemente stizzito o seccato, mandavano lampi arancioni.
Derek amava anche il modo in cui il respiro gli si bloccava in gola quando lui entrava nel suo spazio personale, quando il rispettivo calore si scontrava in onde così forti da travolgerli. Era bello, ed era Stiles.
"Hai intenzione di continuare a fissarmi in eterno?" gli chiese. Non voleva interrompere quel contatto, ma l'odore di Stiles aveva riempito i suoi polmoni così tanto da rendere il lupo dentro di lui irrequieto. Di certo non lo aiutava la maglia blu aderente che aveva indosso, che lasciava trasparire un busto niente male. Nè quelle labbra leggermente dischiuse, o il suo calore. O tante altre cose.
"Chissà. Forse. Hai qualcosa da fare?" ribattè il ragazzino, accennando un sorrisetto. Si era dimenticato di aggiungere quanto quel filo di arroganza che nasceva in Stiles dalla sicurezza di averlo in pugno, era eccitante. Quel bastardo sapeva esattamente come rigirarselo a suo favore, ogni fottuta volta.
"Stiles." era un semplice ammonimento, qualcosa a metà tra un ringhio di minaccia ed esasperazione che raschiava la sua gola.
Derek Hale aveva un cuore e tutto l'ambaradan, certo, ma aveva anche una pazienza molto limitata. Fin troppo.
"Ti ho mai detto che la tua pazienza è pari alla perspicacia di Scott?" sussurrò rassegnato Stiles, avvicinandoglisi ancora di più. Per l'appunto.
"No, ma se non la smetti di perdere tempo potrei dimostrarti quanto sia effettivamente scarsa." minacciò, ghignando.
Quella era una situazione usuale da qualche tempo a quella parte, beh, esattamente dal momento in cui Stiles aveva detto di volerlo conoscere più a fondo. Iniziavano con Stiles che rimaneva un'eternità a fissarlo, continuavano provocandosi in quel modo e alla fine finivano per fare sesso? Amore? bisognava ancora stabilirlo, ma ehi, si poteva procedere per gradi.
Anche in quel momento stavano procedendo per gradi, sfidandosi con lo sguardo e le parole, con una distanza irrisoria eppure insopportabile,
con il proprio calore e profumo invitante ed avvolgente, spingendosi fino al limite di sopportazione, finchè poi non inizavano a tremare per la voglia e allora, ecco che, come il mare si scontrava con la roccia, anche loro si trovavano ed iniziavano una lotta furiosa che consisteva in baci, morsi, sospiri e gemiti e mugolii e "Derek" e "Stiles" sospirati sulla punta della lingua, a fior di labbra.
Passava un attimo prima che si ritrovassero senza maglia, ad esplorarsi come se fosse la prima, ogni volta.
Derek lasciava vagare le mani lungo il dorso asciutto di Stiles, godendo di quei muscoli appena accennati, divertendosi a rendere rossa con le unghie, la lingua e i denti la pelle altrimenti diafana, saziandosi con i sospiri e i gemiti che Stiles non si preoccupava nemmeno di trattenere o smorzare, e cavolo, era bello e assuefacente. Perfetto.
Passava la lingua sul collo, sul petto e non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse buona quella pelle. A volte provava l'irrefrenabile desiderio di morderlo e dare soddisfazione al lupo dentro di lui, che ringhiava e guaiva e ululava insoddisfatto, addomesticato, contratiato.
Il desiderio di graffiarlo con gli artigli e marchiarlo per sempre, reclamare l'appartenenza di Stiles esclusivamente a lui. Come accadeva in natura che l'Alpha avesse una sola compagna per tutta la vita, così succedeva tra di loro.
Può sembrare qualcosa molto alla Romeo e Giulietta o, alla peggio, alla Twilight, ma la veritá era questa: Derek non avrebbe mai più potuto fare a meno di Stiles, anche se questo voleva dire subirsi la sua parlantina. Non che gli importasse, Derek voleva tutto di quel ragazzino. Ogni cosa.
"Derek" mormorò Stiles contrariato, visto che tra un pensiero e l' altro si era fermato; il moro sbuffò una risata sulla pelle bagnata del suo ventre, risalendo solo per coinvolgerlo in un lungo e passionale bacio.
"Non sai cosa sia la pazienza, vero?" mormorò nel suo orecchio, prima di  succhiargli il lobo. Derek amava quando Stiles era arrogante e lo sfidava, ma niente lo rendeva piú soddisfatto nell'averlo completamente arreso alle sue attenzioni. Forse era a causa del suo carattere da maschio Alpha ma Stiles così sottomesso era qualcosa di inebriante: significava, per lui, prendersi una piccola rivincita su quel moccioso, dimostrargli chi comandava, rimarcare la sua posizione dominante. Questo scaturiva dalla convinzione di essere, in fondo, per ironia, lui quello soggiogato sin dalla prima volta, da quel moccioso che adesso tremava e mugolava sotto i suoi tocchi, mentre passava le unghie su quelle cosce, diretto all'erezione che era ancora costretta nei boxer. Di Batman. Sul serio, anche Derek era stato un ragazzino però...
"Belle mutande" mormorò, tirandone l'elastico con i denti; Stiles singhiozzò.
"C-certamente...sono di Batman." e Derek sapeva che Stiles stava aspettando il momento in cui avrebbe assaggiato la sua eccitazione; lo sapeva dall'odore intossicante, che permeava la stanza: odore carico di aspettativa, adrenalina, sudore ed eccitazione. Beh, di quella ce n'era molta, eccome, e allora perchè farlo aspettare? Derek amava guardare quella schiena glabra tendersi come una corda di violino, sentire Stiles ansimare "Oh, cazzo, Derek!" ad ogni movimento, ogni tocco, ogni sospiro. Amava sentire quella mano affusolata tra i suoi capelli, il modo in cui li tirava leggermente, come il petto gli si alzava affannato, il viso rosso e la bocca spalancata in cerca d'aria. Derek godeva, oh sì, godeva nel vederlo in quel modo a causa sua! Godeva nel portarlo fino al limite, sull'orlo dell'orgasmo e poi allontanarsi e gustarsi quell'espressione palesemente contrariata che il ragazzo usava al posto delle parole. Più di tutto Derek amava quello: lasciarlo senza parole.
"Derek!" esclamò contrariato Stiles, guardandolo storto; di rimando lui ghignò.
"Ti ho mai detto che la tua pazienza è pari alla perspicacia di Scott?" lo citò, trionfante. Quando era con Stiles non aveva bisogno della rabbia per controllare il lupo, anzi da quando avevano iniziato a fare sesso, questo era diventato alquanto mansueto, come se si accontentasse di quel ragazzino. Come se saziasse la sua fame con quella carne morbida. Come se Stiles fosse il suo antidoto alla rabbia che portava dentro di sè come veleno. Certo, non erano mancate le volte in cui, preso com'era, aveva lasciato che i suoi occhi diventassero rossi. All'inizio aveva temuto che Stiles sarebbe scappato, o avrebbe arretrato, spaventato, invece, come ogni volta, quel ragazzino l'aveva sorpreso e arrossendo come una mela gli aveva confessato di amare quel colore.
"Certo" aveva detto "amo di più i tuoi occhi chiari, ma quando il rosso prende il sopravvento, beh, mi piace. Non ho paura perchè sei in te stesso, più o meno, e alla fine sei sempre tu. Tu con occhi rosso fluo e pelo, ma sempre tu."
Fino a Stiles nella vita di Derek non c'era stato altro che rabbia e rimpianto e dolore. Derek non si illudeva che sarebbero scomparsi, anzi desiderava il contrario, ma Stiles alleviava un po' il peso che portava sulle spalle. Lo faceva sentire al caldo e al sicuro, gli faceva immaginare di avere mille possibilità, davanti a lui.
"Sei davvero uno stronzo, tu." replicò il ragazzo, focalizzando di nuovo l'attenzione di Derek su di lui. Il lupo grugnì, salendo a baciarlo, in bocca ancora il sapore dolciastro di prima. Ancora il sapore di Stiles. C'era un momento in cui all'improvviso si perdevano, come se ilc ervello gli si spegnesse. La voglia, il desiderio erano insopportabili eppure ancora si sfidavano, ancora cercavano di spingere l'altro al limite e vederlo supplicare di essere preso, per primo. iniziavano a strusciarsi con forza, le erezioni che si scontravano pulsanti, bisognose di sfogo, mentre le mani viaggiavano in modo sconnesso sul corpo dell'altro in un coro di ringhi e ansiti e urla e "prima tu, prima tu, prima tu....", finchè Stiles, era lui a  cedere il più delle volte, non urlava "scopami, cazzo!" e Derek ringhiava trionfante, esultando. La preparazione era sempre lenta in modo calcolato ed  insopportabile e presto l'aria si riempiva di svariate e colorite imprecazioni da parte di Stiles, che malediva il giorno in cui aveva deciso di "approfondire" quella conoscenza. Certo, Derek sapeva di essere irrimediabilmente un bastardo in quei momenti, ma amava, forse in modo un po' perverso, il tremore dei muscoli in tensione di Stiles, che lo facevano assomigliare tanto ad un budino. Amava sentirlo imprecare, amava il piacere rendere liquido quegli occhi, insieme al desiderio di avere di più, sempre di più. Amava portare se stesso al limite della sopportazione, vedere quanto poteva resistere prima di affondare in quel moccioso e sentirlo gridare cose sconnesse, a cui aggiungeva sempr e il suo nome. Spesso si era chiesto se fossero offese o semplicemente frasi senza senso, ma il suo istinto era più propenso a spingerlo verso le offese. Musica per le sue orecchie mannare!
Derek amava tante cose di Stiles, soprattutto in quei frangenti, ma nulla, davvero nulla, poteva essere paragonata all'emozione che provava nello spingersi con  orza dentro di lui, sentirsi avvolto da quel calore, sentirlo stretto, pronto per lui come se fossero nati per fare questo, per essere incollati come dei fottuti pezzi di un puzzle. Erano pezzi di un puzzle dispersi che erano stati appena ricongiunti. Stiles era il pezzo mancante a quel puzzle bruciato e annerito che era la sua vita. Il suoc ompagno, l'unico che avrebbe mai potuto dargli quelle sensazioni, farlo sentire in quel modo...eccezionale. Era in quei frangenti che amava con tutto il cuore essere umano e spingersi - facendo sempre attenzione alla sua forza - una, due, tre volte finchè l'orgasmo non li travolgeva così forte da farlo sentire in fiamme. Un fuoco piacevole che lo avvolgeva mentre cadeva, esausto, accanto a Stiles, e se lo teneva stretto, schiena contro petto.
Rimanevano un'eternità - o almeno così sembrava - in quella posizione finchè per Stiles non si faceva l'ora di andare perchè di lì a poco suo padre avrebbe fatto ritorno a casa. Quando se ne andava comunque, nel cielo brillava la luna piena e Derek lanciava un ululato degno di questo nome, a mo' di saluto. Un po' come se volesse dirgli "Torna presto" o qualcosa del genere.
Derek Hale era una specie di Wolverine mannaro, a volte si arrabbiava e si ricopriva di pelo, i suoi occhi diventavano rosso fluo e aveva un pessimo carattere, eppure, strano ma a dirsi, aveva un cuore sotto la pelliccia. Un cuore che si mostrava solo quando arrivava Batman, in una scapestrata Jeep-Bat-mobile, e lo sfidava, lo emozionava, lo eccitava e lo salvava da se stesso. Almeno per qualche ora, almeno finchè la luna non spariva e lasciava sorgere il sole.








Note Autrice:
Silenzio stampa, aspetto voi u,u

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

   
 
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