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Autore: Natsuki_Kuga    22/09/2012    1 recensioni
Dall'episodio 6x08 "Tabula rasa". Un incantesimo di Willow non ha l'esito sperato, e tutta la Scooby Gang cade in uno stato di totale amnesia. Willow si sveglia tra le braccia di Xander. La convinzione di essere fidanzata con lui va pian piano scemando, notando l'irrefrenabile chimica che c'è tra lei e Tara...
Che cosa c’è nel tuo cuore, Willow? Sicura che ci sia davvero quel bel ragazzo con le spalle larghe?
Rivisitazione della puntata dal punto di vista di Willow.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Tara Maclay, Willow Rosenberg, Xander Harris
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione: Questa fiction è ispirata all’episodio 6x08, intitolato “Tabula rasa”. Breve riassunto per chi non lo ricorda. Buffy è morta alla fine della 5° stagione ed è stata fatta resuscitare da Willow; ma, anziché essere felice, la Cacciatrice è tremendamente triste e frustrata, poiché è stata portata via dalla beatitudine del Paradiso per finire nell’inferno della vita quotidiana. Soltanto Spike sembra comprendere la sua sofferenza. Nel frattempo, Willow diventa sempre più dipendente dalla magia. Tara se ne accorge e le dà un ultimatum, niente più incantesimi per una settimana. Willow contravviene al divieto e lancia un incantesimo che causa per errore la perdita della memoria di tutta la Scooby Gang.
Nel racconto intendo ripercorrere gli avvenimenti accaduti durante l’amnesia generale dal punto di vista di Willow, approfondendo quelle che potrebbero essere state le sue sensazioni e i suoi pensieri. Ho inserito due livelli di narrazione, uno “cosciente” (e onnisciente) e uno “in amnesia” (che impara le cose mano a mano, insieme ai personaggi): il primo è digitato in corsivo, il secondo con i caratteri normali. La protagonista è Willow, quindi, quando non si specifica il soggetto, si intende lei. I dialoghi che riporto sono presi dall’adattamento italiano del telefilm.
 
Disclaimer: Buffy, Xander, Willow, Dawn, Anya, Giles, Tara, Spike sono personaggi che appartengono a Joss Whedon. Io li ho solo presi in prestito.
 
 
 
La ragazza si svegliò di soprassalto, rialzandosi sconvolta, togliendo le mani dal petto di quel ragazzo moro -era un anonimo Alexander Harris per lei, in quel momento; l’ennesimo incantesimo era andato storto e per tutta la Scooby Gang era tabula rasa- che la stava salutando con una verve notevolmente esagerata, ammiccandole con evidenza, mentre lei ricambiava con un saluto modesto e perplesso –la vecchia Willow, la Willow di quindici anni, timida e insicura- -ma questo lei non lo poteva sapere-.

Qualcosa non andava. Era in un luogo che non conosceva, circondata da persone mai viste prima. Sembrava trovarsi in un negozio… Un uomo sulla cinquantina -il buon vecchio Giles- si stava risvegliando, appoggiato sulla spalla di una molto più giovane ragazza bionda –l’ex-demone Anyanka, ora Anya Jenkins, terrorizzata dai conigli-. Erano entrambi accomodati a quello che sembrava un tavolo di consultazione. In una sedia non lontana, un’altra ragazza bionda –la sua amata Tara, come poteva non riconoscerla- cercava di scacciare il torpore, distendendo leggermente le braccia. Accanto a degli strani scaffali, stava una ragazzina dai capelli lunghi e castani –la piccola Dawn-, ancora coricata, e, verso l’ingresso del negozio, un’altra ragazza bionda, di piccola statura, era invece in piedi e osservava la scena.
 
Un rumore improvviso fece sobbalzare tutti gli strani personaggi che animavano quel luogo… sinistro. Sì, sinistro era l’aggettivo giusto –e pensare che si trovavano lì quasi ogni giorno-. La ragazza trasalì. Un ragazzotto dai capelli biondi ossigenati –il vampiro Spike-, ridestato anch’egli di colpo, sembrava essere caduto all’indietro dal bancone dove era appoggiato il registratore di cassa. Circostanza spettrale -Willow non aveva per nulla idea di essere lei la responsabile di tutto, all’oscuro degli altri e anche di sé stessa-. La più spaventata di tutti sembrava essere la ragazzina, che la “prima risvegliata” -Buffy, si trattava di Buffy, chi altro avrebbe tentato di riportare l’ordine se non lei- stava cercando di calmare.
 
Che cos’era stato a portarla in quella situazione, se non il suo profondo egoismo? Ora era una strega, ora era potente, ora non era più la nerd sfigata che sapeva armeggiare con i PC e che nessuno avrebbe mai notato se non fosse stata amica di Buffy… la Cacciatrice Buffy, la spigliata Buffy, l’eccentrica Buffy, quella che in pochi istanti aveva folgorato Xander.-Xander, perché tra tutti proprio Xander?!-
Ora… si sentiva qualcuno. Si sentiva speciale per quello che era. Una strega. Sempre più forte.
 
Non poteva sopportare l’idea di perdere Tara, non voleva litigare con lei, non capiva fino in fondo perché Tara fosse contraria all’uso smodato della magia –ah, se solo Will le avesse dato ascolto! Come poteva ignorare il consiglio della persona che la amava sopra ogni altra cosa?-. E la soluzione che, secondo il suo giudizio –sbagliato-, poteva porre rimedio a tutto… era la magia, ancora una volta. Un incantesimo, e Tara avrebbe scordato tutti i dolori e i litigi degli ultimi giorni, tutta l’amarezza e la delusione per i comportamenti di Will… le parole dure che Tara le aveva rivolto –le aveva dato dell’egoista, la voleva lasciare- sarebbero scomparse, e loro sarebbero tornate insieme, felici come lo erano sempre, non appena i loro occhi si incontravano.
 
Non solo Tara, ma anche Buffy stava soffrendo in quel periodo. Buffy, pochi mesi prima, si era sacrificata per salvare il Mondo e la piccola Dawn: si era lanciata nel baratro ed era morta, e Will e gli altri la avevano riportata in vita –con un incantesimo, naturalmente-. Buffy, però, era tornata diversa… era triste, vuota, frustrata… era stata strappata dal Paradiso, dove si sentiva in beatitudine, amata e piena di ogni sentimento positivo, ed era stata riportata contro la sua volontà in quello che ora ai suoi occhi era l’Inferno. In quella casa che era così vuota, senza sua madre… Buffy era sommersa dai problemi, economici e non solo, come per esempio occuparsi di far crescere la sorella… quanto avrebbe voluto rimanere dov’era. E invece no, Willow aveva tanto insistito –quasi fino a litigare con Xander- pur di riavere Buffy indietro. Era stata egoista, anche in quel caso… e Buffy ne stava pagando le conseguenze. Rimedio? La magia, la magia che permeava le vene di Willow, la magia che la rendeva schiava, che le succhiava la vita dal corpo, come una droga alla quale non sapeva più rinunciare.
 
“Per Buffy e Tara, do fuoco a questo. Rovo del Lete, fai il tuo lavoro, purga le loro menti dai più tetri ricordi, dalle pene delle recenti offese subite. Quando il fuoco si spegnerà e il cristallo si annerirà, l’incantesimo sarà fatto. Tabula rasa. Tabula rasa. Tabula rasa.”
 
Dimenticate.
Tutto.
Il fuoco era avvampato, bruciando il ramoscello e il frammento di cristallo che Will ci aveva gettato dentro -non era previsto che, a dimenticare tutto, fossero tutti-, e lei, dopo essersi messa in tasca un altro pezzo dello stesso cristallo, si era diretta al Magic Box, il negozio di arti magiche di Giles e Anya, per incontrare gli altri. Inconsapevole di quanto stava causando.
Non appena il fuoco aveva smesso di ardere, tutti, dentro il negozio, erano svenuti, e avevano dimenticato ogni cosa di loro stessi.
 
 
Il ragazzo moro si era alzato in piedi.
“Allora, chi diavolo siete voi?” stava domandando, con un tono che voleva sembrare deciso, ma si capiva lontano un miglio che era spaventato tanto quanto gli altri –strano a dirsi, era disorientata anche quella vecchia canaglia di Spike-.
“Come… ma non mi conosci?” chiese la giovane donna dai capelli rossi, quasi… delusa –porca la miseria, certo che ti conosce, è il tuo migliore amico-.
“Mai vista” sentenziò, con un gesto della mano –bugiardo Xander-.
“…se prima eri tutto… uhhh, ciaaaao” lo canzonò lei –niente da fare, il ruolo da macho man proprio non ti si addice, povero Xander-.
“Pensavo fossi una ragazza che conoscevo ma…”
“Beh…sono una ragazza!” aggiunse, controllando che le sue forme femminili fossero ancora al loro posto. “Però non…sono sicura di…chi sono esattamente…” -dolce e tenera Willow, che incespica-.
Il moro sembrò quasi dare in escandescenza, irritato dall’amnesia; intervenne l’uomo –provvidenziale Giles, come sempre- per tentare di calmarlo. Le otto persone presenti continuarono a guardarsi smarrite, azzardando ipotesi –una sbronza collettiva?-; in ogni caso, tutti sembravano in buona salute –“Nessuno di noi ha l’aria del maniaco assassino”, ah Buffy, se tu solo sapessi che a pochi metri da te c’è uno spietato vampiro assetato di sangue-.
“Guardate quella roba sugli scaffali.” La rossa invitò gli altri a riflettere. “Strani recipienti con strane cose dentro… strani libri con… strane copertine… tipo… Magia per Principianti!” –che sogno è mai questo, Willow si è dimenticata del male oscuro che la sta divorando-.
“Ah, dev’essere un negozio di magia! U-un vero negozio di magia!” per la prima volta, quasi balbettando, prese la parola la ragazza bionda che era seduta al tavolo –Tara, come sembri sorpresa ed entusiasta dell’esistenza della magia… e dire che è stata il pretesto per farti conoscere Willow… e per fartene innamorare… e per fartene poi allontanare-.
Le ipotesi si susseguirono –quanto è divertente vedere Giles che pensa di essere fidanzato con Anya e di avere un figlio scapestrato- -povero Spike, sei caduto male anche tu.-
“Giusto, controlliamo i nostri documenti!” un’illuminazione improvvisa colse la ragazza dai capelli rossi.
“Sono io, Alexander Harris. Bella foto! E così esisto!” gongolò il ragazzo moro, Alexander –Xander per gli amici-.
“Io sono Willow Rosenberg! Willow… che nome buffo!” rifletté per un istante la ragazza, che ora aveva finalmente un nome.
“Io lo trovo carino!” –Tara l’ha già notata, non c’è voluto nulla, un sorriso accennato appena, che Will ricambia-.
“Ah… tu chi sei?”
“Tara… e-e studio a-all’università di Sunnydale!”
“Pure io! Allora forse siamo compagne di corso!” –come hai puntato in basso, Willow… voi siete molto, molto più di questo-.
Tara sorrise, solare, alzando le spalle, senza aggiungere altro -come le era proprio-.
 
L’improvvisato “indovina chi” stava cominciando a divertire i presenti. Alcuni di essi trovarono alcuni indizi sulla propria identità, altri tirarono semplicemente a indovinare, altri ancora ricorsero alla fantasia. Dawn lesse il suo nome su una collanina che portava al collo, Rupert Giles lo comprese da alcuni documenti relativi al negozio, mentre il biondo ossigenato dovette accontentarsi di intuirlo da un'etichetta attaccata dentro alla sua giacca, di taglio elegante ma decisamente demodé. Randy Giles. Che nome bizzarro –e il povero Spike non accoglie di certo la scoperta nel migliore dei modi-.
“Ehi, anch’io ho un nome scritto dentro alla giacca” aggiunse Willow, sfilandosi il capo di abbigliamento. Era una giacca verde, certamente troppo grande per lei, e non si abbinava per nulla al resto dei suoi abiti, pareva un indumento maschile.
“Harris…” lesse da un’etichetta.
“Harris?” aggiunse Alexander. “…è il mio cognome!”
Willow aggrottò le sopracciglia, pensierosa, abbassando lo sguardo.
“Forse io ho un fratello che sta con te.”
Willow scosse la testa.
“O forse io sto con te.” il ragazzo rivolse gli occhi alla rossa con un’altra luce nello sguardo.
“Beh… in effetti… là per terra… eravamo abbracciati… molto probabilmente, tu sei il mio ragazzo” concluse Willow, con un’aria vagamente flirtante, facendo qualche passo verso di lui.
“…o è così o da qualche parte devo avere un fratello molto incavolato!” scherzò Alexander, alzando leggermente le spalle. La ragazza rise.
 
Anya comprese, da alcune carte presso il registratore di cassa, di essere cointestataria del negozio, insieme a Rupert Giles –fidanzati, con un negozio e un figlio da una precedente relazione di Rupert. Tutto ciò ha del meraviglioso-, mentre l’ultima ragazza, ancora senza un nome, scelse per lei l’appellativo di Joan. Ci vollero pochi secondi, giusto il tempo di bisticciare e di riabbracciarsi, per intuire che tra Dawn e Joan c’era un legame di sangue –le sorelle Summers hanno messo i tasselli al loro posto, prima di tutti gli altri. E dire che non sono neppure vere sorelle-.
 
Il gruppo decise, alla fine, di allontanarsi dalla bottega, per avviarsi verso qualche posto in cui ciascuno di loro sarebbe stato aiutato a recuperare la memoria, come un ospedale. Nell’uscire, Alexander porse il braccio a Willow, guardandola con un sorriso, e lei… fece lo stesso, e si scontrarono goffamente. Willow alzò il capo, sorridendogli come per scusarsi, quindi afferrò il gomito di Alexander e procedette verso la porta del Magic Box.
 
Il sogno di tutta l’intera adolescenza di Willow si era finalmente avverato. Lei, e Xander. Insieme. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di avere per lei quel ragazzo, più a lungo di quanto non le avessero permesso quei baci fugaci che si erano scambiati in gioventù. Il primo amore, quello che non si dimentica mai. Il suo sogno più grande. Il bel e tenebroso Xander, che mai aveva posato gli occhi su di lei, ora era lì, a offrirle il braccio, con un sorriso... forse, a sua volta entusiasmato dalla scoperta di stare insieme a una ragazza così… bella. Altro che Willow teenager, geek, insicura, infantile. Quella che Xander aveva davanti era una giovane donna, con dei morbidi capelli rossi, degli occhi espressivi di una stupenda tonalità verde giada, un sorriso dolcissimo, e un fisico perfetto, alto e slanciato.
 
Eppure… qualcosa non quadrava affatto. Quell’incertezza, quel gomito che Willow aveva avuto istinto di porgere, piuttosto che di afferrare. Come se dal suo inconscio qualcosa non tornasse… cosa poteva mai esserci di strano? Si era svegliata adagiata sopra al petto del ragazzo, avvolta nella sua giacca, inebriata dal suo profumo intenso… avrebbe dovuto essere… emozionata. Eppure… si sentiva soltanto... fuori posto.
 
Non fu l’ospedale, la prima cosa che videro, non appena tentarono di uscire da quello stravagante esercizio commerciale, bensì due spaventosi vampiri –pronti a dare la caccia a Spike, per i suoi debiti di gioco, e, ormai che c’erano, anche alla Cacciatrice-. Il gruppo rientrò spaventato nel negozio, chiudendo la porta, ascoltando le minacce che venivano da fuori e cercando di farsi un’idea su chi potessero essere quei due loschi figuri. Vampiri, dedussero tutti insieme. La situazione era piuttosto delicata; questi due esseri sembravano avercela con due delle persone all’interno, un certo Spike e una certa Cacciatrice, ma naturalmente la combriccola ignorava l’identità dei due in questione. Lo capirono non appena i vampiri riuscirono a fare irruzione, spalancando la porta. Nel panico generale, uno degli aggressori sbatté Randy contro un mobile, mentre Joan, con dei movimenti dettategli dall’istinto, finì col polverizzare l’altro avversario, piantandogli un paletto di legno nel cuore –la Cacciatrice non smette mai di lavorare, neppure se vittima di amnesia-. Il superstite scappò, sputando altre minacce contro di loro.
 
Willow, per tutto il tempo, aveva tentato di rimanere aggrappata ad Alexander, il quale cercava di fare del suo meglio per schermarla col suo corpo. A dirla tutta, però, l’agile ragazza bionda, Joan, suscitava in Will molta più fiducia di quanto non le ispirasse il suo fidanzato. Willow ne era meravigliata. Era evidente che in Joan c’era qualcosa di… soprannaturale. E tutto ciò combaciava perfettamente col fatto di trovarsi in un negozio di magia.
 
L’ottetto decise di separarsi. Joan, conscia dei suoi poteri, avrebbe tentato di difendere Randy da quei manigoldi; Anya non voleva lasciare il negozio nelle grinfie dei suddetti farabutti –il suo amore per il denaro aveva superato i limiti posti dalla sua memoria-, e Rupert non voleva lasciare la sua fidanzata da sola; gli altri quattro avrebbero tentato di raggiungere l’ospedale attraverso i condotti delle fognature.
 
Joan era la leader, questo era appurato. Ma che ruolo poteva avere l’altra ragazza bionda, all’interno del gruppo?  Tara, aveva detto di chiamarsi… si era lanciata con Alexander giù per una scaletta che conduceva alle fognature, e una volta arrivata in basso, stava dando una mano a scendere alla più giovane della combriccola, Dawn. Ora, toccava a Willow percorrere gli ultimi pioli di quella scala metallica. Due paia di braccia le afferrarono le gambe, da un lato il suo ragazzo, dall’altro Tara, la sua presunta compagna di corso. Entrambi ne sostenevano il peso con delicatezza, ma una volta toccato il terreno con i piedi, Will posò la mano sulla spalla della persona che aveva accompagnato più a lungo la sua discesa, senza mai lasciarla, come a voler evitare che potesse perdere anche solo per un istante l’equilibrio. Tara si raddrizzò con la schiena, lasciandole andare la coscia, posando poi le mani su ciascun gomito della rossa, guardandola negli occhi con un sorriso, per assicurarsi che stesse bene. Willow colse al volo quell’occhiata intensa, e la ricambiò con un sorriso di ringraziamento. Cos’era quella specie di scossa elettrica che le stava attraversando la schiena? Aveva provato una sensazione così intensa di protezione, in quell’istante… e… non solo protezione… quelle mani che le avevano sfiorato la coscia… quasi imbarazzata, si scostò dalle braccia di Tara, per sistemarsi un ciuffo di capelli dietro alle orecchie, come se avesse trovato… strano provare quella sensazione. Quella sensazione che avrebbe dovuto darle il suo ragazzo, Alexander. Non quella sua amica dagli occhi blu, profondi quanto il mare, intensi come quelli di nessun altro in quel gruppo… ricacciò indietro i pensieri, cominciando a far strada agli altri in quelle gallerie sotterranee.
 
Willow… non avere paura di quello che provi… non ti nascondere dietro alle rassicuranti spalle di Xander. Ti è bastato che Tara ti sfiorasse, e ti guardasse per un secondo, un solo secondo, negli occhi, e il tuo corpo è stato percorso da brividi. Che cosa c’è nel tuo cuore, Willow? Sicura che ci sia davvero quel bel ragazzo con le spalle larghe?
 
Di nuovo un vampiro. Cambio di direzione, i quattro fuggirono, ora guidati da Tara, che individuò quello che sembrava un buon nascondiglio: un piccolo pertugio, con un ingresso di forma circolare, sul quale era fissato un cancello metallico, che Alexander chiuse non appena tutte le altre tre ragazze ebbero trovato riparo. Lo spazio era ristretto, Dawn si sistemò da un lato, seguita dal ragazzo, mentre Willow e Tara furono costrette a ripararsi praticamente una addosso all’altra.
 
Willow era seduta a terra, con le ginocchia piegate, con la schiena e le braccia contro il muro che separava quello spazio angusto dalla galleria principale, lungo la quale stava passeggiando il vampiro, in cerca di loro. Stava ansimando pesantemente, un po’ per lo spavento, un po’ per lo sforzo della corsa, ma, a breve, avrebbe ansimato soprattutto per un altro motivo… Tara stava accovacciata, di fronte a lei, con un braccio teso contro la parete, per non perdere l’equilibrio, il palmo appoggiato vicinissimo alla testa di Willow, e il viso a meno di dieci centimetri da quello della ragazza dai capelli rossi.
 
Tara teneva gli occhi socchiusi, forse nella concitazione non si era nemmeno resa conto della situazione; presa dal conforto di essere momentaneamente al sicuro aveva emesso un sospiro di sollievo. Al contrario, Willow era ora ben conscia di quanto stava accadendo. I suoi occhi, da spalancati che erano per l’apprensione fino a pochi istanti prima, erano ora scivolati sulla figura della ragazza che le stava addosso. Un’occhiata rapida ai suoi occhi semichiusi, al suo collo, alla sua bocca, così vicina alla sua. La respirazione non accennava a riprendere un ritmo normale, per non parlare del battito cardiaco. Resasi conto di averle fissato proprio le labbra, forse troppo a lungo, aveva risollevato un pochino lo sguardo, e i suoi occhi avevano incrociato quelli di Tara. Imbarazzata e con il cuore che le batteva a mille, aveva subito distolto lo sguardo, ma era inevitabile che quegli sguardi si sarebbero re incontrati. Erano… troppo vicine… Willow sentiva distintamente il calore del corpo dell’altra sulla pelle, il suo delicato profumo nelle narici, il fiato della bionda sulle labbra; i loro respiri affannosi si stavano mescolando, e la cosa la stava mandando fuori di testa. Tara guardò in alto, dissimulando un po’ l’emozione che aveva attanagliato terribilmente anche lei, ma la curiosità aveva vinto, e il suo sguardo aveva di nuovo cercato quello di Willow, e lo aveva trovato una seconda volta. Altro brivido in entrambe le loro spine dorsali, cercarono ancora di far finta di nulla, ma Willow proprio non riusciva a toglierle gli occhi di dosso –Dio solo sapeva quanta voglia avesse di baciare quella misteriosa sconosciuta… era a dir poco allucinante provare qualcosa di simile mentre un vampiro ti sta cacciando e pochi metri più in là c’è il tuo ragazzo, eppure quelle labbra… sembravano avere una calamita attaccata-. Tara questa volta abbassò lo sguardo, per poche frazioni di secondo… ineluttabilmente lo rialzò, e si incontrarono ancora, e ancora. E allora Willow abbassò la testa, definitivamente, tutto ciò era dannatamente -irresistibilmente- pericoloso -sensuale-, avrebbe finito col fare qualcosa di sconveniente, proprio davanti ad Alexander.
 
Se solo… non ci fossero stati Xander e Dawn. Se solo avessero potuto rimanere sole… chissà cosa sarebbe successo. Forse nulla, Willow non poteva sapere che cosa provasse in cuor suo quella ragazza bionda dagli occhi magnetici, magari l’avrebbe semplicemente schiaffeggiata per la sua sfrontatezza.
 
No, ne era sicura. Tara stava provando qualcosa di simile a lei. Poteva avvertirlo dai suoi occhi semichiusi, dal suo respiro profondo, dalle occhiate di fuoco che le lanciava, nonostante l’imbarazzo; per quanto erano vicine, poteva quasi sentire il cuore di Tara battere all’impazzata, se non fosse stata troppo occupata a tenere a bada il suo, e soprattutto a frenare l’impulso terribile di prendere quel viso tra le mani -mani che stava tentando di spingere ostinatamente contro il muro, per controllarsi- e baciare la bionda fino a rimanere senza sensi, intrappolata tra la parete di mattoni e il corpo di Tara che preme voluttuosamente contro il suo…
 
Il pericolo immediato era momentaneamente passato, il vampiro era andato oltre, senza accorgersi delle quattro persone, e Tara aveva potuto così allontanarsi da quella posizione tentatrice. Willow era rimasta immobile, schiena contro il muro, a darsi mentalmente tutte le risposte a quelle domande che le erano sorte spontanee non appena si era resa conto di bruciare di desiderio per Tara. Dawn le si era avvicinata.
“Come stai, Dawn?” le chiese, col respiro ancora alterato per tutte le molteplici emozioni.
“Io… sto bene. Ho paura… ma… credo… di esserci abituata…”
“Capisco che vuoi dire…” –memorie da Scoobies che riaffiorano-
“E… tu come stai?” le domandò Dawn, a sua volta.
“Sono un po’ confusa… sì insomma, sono sudata…” –sudata, attenzione- “e… in trappola… ho perso la memoria… sono in una fogna per sfuggire a un vampiro… e credo anche di essere gay…”
Gli occhi di Dawn, in tutta risposta, si spalancarono.
 
 
Pochi brevi istanti di pace, e il vampiro li scoprì. I quattro ragazzi furono costretti ad abbandonare il rifugio. L’essere malvagio se la prese subito con Alexander, e cominciarono a fare a pugni, nel frattempo le altre tre ragazze, guidate dalla bionda, scapparono attraverso un condotto.
 
Willow saltò, ancorandosi a Tara per reggersi, ma la creatura le sorprese. Tara finì a terra, di schiena, attutendo la caduta della rossa, che le finì sopra. Una pietra scura le cadde dalla tasca –la responsabile dell’incantesimo-. Will sollevò il capo. Che beffa del destino. Erano di nuovo appiccicate, una addosso all’altra. Il corpo di Willow era adagiato morbidamente sopra a quello dell’altra ragazza, che le teneva con delicatezza le spalle, come ad averla voluta proteggere dal tonfo.
 
Nonostante il pericolo, nonostante Dawn e Xander, nonostante il litigio che avevano avuto, nonostante l’amnesia, erano di nuovo lì dove dovevano essere, una tra le braccia dell’altra, a scambiarsi un altro sguardo intenso colmo di emozione e di sentimenti. Non poteva essere un caso, c’era davvero qualcosa tra loro. Willow poteva capirlo dalla prontezza con cui Tara la aveva difesa, mettendosi tra lei e il terreno, e dall’amorevole cura con cui ora le sfiorava le braccia, felice di constatare che era riuscita a proteggerla. Willow dal canto suo non poteva ignorare gli istinti che la avevano rapita, e lo smisurato affetto per Tara nel quale ora stava annegando.
 
Poco importava che a pochi metri da loro Dawn e Xander tentassero disperatamente di impalettare quel mostro succhia sangue, riuscendovi infine. Willow e Tara erano in un altro mondo, completamente assorbite l’una dall’altra.
 
Willow mosse di poco le gambe, che teneva distese vicinissime a quelle di Tara, mentre il suo busto era appoggiato a quello della bionda, che ora sollevò una mano per accarezzarle la schiena. Lentamente la mano salì, fino a raggiungere il viso di Willow, per portarle dolcemente una ciocca di capelli dietro all’orecchio destro. Gli occhi di Willow erano indissolubilmente fissi sui suoi, Tara sorrise, e Will ricambiò. Le dita di Tara seguirono quel ciuffo di capelli, accarezzandolo, sfiorando al contempo col polpastrello la guancia di Willow, che, ora sì, non poteva fermarsi da quanto stava per fare, non poteva più lasciare insoddisfatta l’urgenza di baciare le labbra di Tara. Willow socchiuse gli occhi, e lentamente si chinò, per poter finalmente coprire quelle labbra con le proprie.
 
Arrivò quasi a sfiorarle, e in simultanea, inavvertitamente, Alexander pestò il cristallo che le era uscito dalla tasca, frantumandolo e ponendo così fine all’incantesimo.
 
 
L’idillio era spezzato. Tornarono tutti immediatamente coscienti della loro identità e dell’accaduto. Tara non poté far altro che invitare Willow ad allontanarsi da lei, spingendole delicatamente indietro le spalle.
 
Aveva tradito la sua fiducia, aveva di nuovo giocato con la magia.
 
 
Come era stato bello sognare in quel modo. L’incantesimo, per quanto avesse messo tutti in pericolo, aveva permesso a Willow di rivivere, nel giro di poche ore, tutta la sua vita. Il suo rapporto con il soprannaturale, con la Cacciatrice, con gli altri Scoobies, l’amore adolescenziale per Xander e infine l’amore della sua vita, l’anima gemella, la persona giusta, che aveva atteso per vent’anni e che era finalmente arrivata. Non c’era alcun dubbio, il loro amore aveva superato anche una prova come quella. Con tutte le circostanze a sfavore, avevano finito con l’innamorarsi di nuovo.
 
Ora stava a Willow. Doveva toccare il fondo, andare all’inferno, e risalirci, per riconquistare la fiducia della persona che avrebbe amato più di qualsiasi altra in tutta la sua esistenza.

 
 
 
 
Postfazione: grazie a chiunque abbia avuto la pazienza di leggere. Willow è in assoluto il mio personaggio preferito della serie, sono molto felice di essere riuscita a portare a termine una fiction incentrata su di lei.
Vorrei ringraziare di cuore amministratori e player della pagina “Buffy – Gioco di ruolo Italiano” (http://www.facebook.com/pages/Buffy-Gioco-Di-Ruolo-Italiano/116800815115350), che mi hanno fatto innamorare per la seconda volta di questo straordinario telefilm. E la cotta stavolta è stata talmente forte da indurmi a riguardare la serie in inglese, per non perdermi neppure la minima sfumatura nella trama e nella caratterizzazione dei personaggi. Ragazzi, siete una squadra fantastica, e sono così fiera di farne parte anche io! <3
Inoltre, un grazie speciale e costante  a Niniel Virgo, perché crede sempre in me e mi sprona a scrivere anche quando sono schifata da me stessa, leggendosi interi papiri di cose che non le interessano pur di darmi una mano. Grazie piccola <3
  
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