È decisamente lunga, lo so. Ma
è nata per essere una storia unica, e non c’era modo di dividerla xD
Ah, una mi amica mi ha fatto
notare come la struttura della storia possa sembrare “sbagliata” in alcuni
punti, ma vi posso assicurare che non è così. È così che dev’essere scritta!
Buona lettura!!
Simile all’acqua…
La macchina corre veloce sulla strada,
bruciando l’asfalto e le gomme delle ruote. Imbocca le curve quasi si trattasse
di una gara di Rally o di Formula Uno, fregandosene delle possibili macchine
provenienti dal senso di marcia opposto.
Sul sedile del guidatore ci sei tu, una donna
di quasi trent’anni, che dopo cinque fa ritorno alla casa natia. Hai
l’espressione serena mentre il vento ti frusta il volto – data la bella
giornata di sole hai ben deciso di abbassare il tettuccio della tua
decapottabile – e i capelli corti svolazzano inframezzandoti di tanto in tanto
gli occhi chiari; una mano aggrappata saldamente al volante e l’altra al
cambio, mentre il piede sull’acceleratore preme deciso. Se te lo avessero detto
qualche anno fa ti saresti messa a ridere, amante com’eri della tranquillità e
della sicurezza: mai avresti corso a quella velocità su una qualsiasi strada!
In fondo, di tutto il vostro gruppo, tu e Shikamaru siete sempre stati quelli
con “la testa sulle spalle”. Voi vi sareste definiti delle “persone con del
sale in zucca”, ma sei certa che Ino avrebbe preferito darvi dei “noiosi
vecchietti secchioni con l’arteriosclerosi galoppante”, anche se l’ultima parte
non sei mai riuscita a capirla appieno.
Ingrani le marce e acceleri ancora, mentre la
tua mente corre indietro nel tempo, e alle scelte fatte, che ti hanno portata
alla conclusione sfociata in quella partenza, cinque anni fa. Hai lasciato
dietro di te tante persone, e la promessa di rincontrale. E con esse la
consapevolezza che esistono molti modi di amare una persona. Nient’altro.
Sì, amore… Si è rivelata essere una parola
forte, il cui primo impatto sulla punta della lingua ha avuto un sapore dolce,
quasi zuccheroso, la cui consistenza era quelle delle fiabe e delle
romanticherie, timide e insicure. Poi è parso qualcosa di normale, quasi monotono,
come se il palato si fosse assuefatto ad un sapore fin troppo corposo, le cui
fattezze erano quelle di una routine innaturale, costruita con coercizione.
Infine l’amaro, il piccante e il salato – come le lacrime! E il dolore, forte,
lacerante, insopportabile, incomprensibile, assurdo, stupido. Pretenzioso! E il
viso prima rilassato o semplicemente privo d’espressione, a seconda dei casi,
si è contratto in una smorfia schifata. A conti fatti, se tu dovessi dare un
aggettivo al sentimento dell’amore,
sei certa che sceglieresti agrodolce;
sono i sogni e le aspettative a renderlo dolce,
ma poi arriva l’amaro del disincanto.
Ma in fondo, ti ritrovi a pensare, anche un
solo aggettivo è riduttivo per quel dannato
sentimento. O forse è solo una tua opinione, tu che hai amato in maniera così
diversa persone altrettanto diverse tra loro. Già… Sasuke, Itachi e Naruto! Non
potrebbero esistere al mondo tre più diversi tra loro. Eppure hanno sempre
avuto qualcosa in comune: ti hanno fatta
innamorare!
Freni bruscamente e ti fermi sul bordo della
strada, le mani ora a stringere con troppa forza il volante di pelle. Slacci la
cintura e ti sporgi verso il sedile del passeggero, afferrando la borsetta con
uno scatto e cercando il pacchetto di sigarette e l’accendino e, una volta
trovati, scendi dalla macchina sbattendo con stizza la portiera. Con agilità ti
siedi sul cofano nero dell’auto, facendo attenzione a non graffiarlo con i
tacchi dodici che porti, e ti accendi una sigaretta. Le spire di fumo che salgono ora verso il
cielo ti ipnotizzano, e portano la tua mente lontano, a quando avevi ancora
tanti sogni – tante illusioni! – a impantanarti il cervello con immagini
stucchevoli e fasulle.
E improvvisamente hai di nuovo sedici anni, i
capelli lunghi a ricaderti sulle spalle esili e la divisa scolastica
perfettamente stirata. Hai sedici anni, e sei impeccabile nel tuo primo giorno
di liceo. E i tuoi occhi, come sempre, seguono la figura di Sasuke Uchiha.
Butti fuori il fumo con forza mentre le tue
labbra si stirano in un sorriso amaro e al contempo malinconico: provi
tenerezza per la te stessa del passato, avvolta in quel mondo nebbioso e
contorto che è l’adolescenza. Quel periodo della vita in cui tutto sembra
facile e difficile insieme, dove un po’ tutti si sentono rivoluzionari, e
anticonformisti – e questi sì che sono complimenti! – e non ci si accorge che
in realtà non si fa che conformarsi, e seguire la stessa strada che già
miliardi di persone prima di noi hanno seguito. Ma in fondo tu non hai mai
desiderato essere una rivoluzionaria, o un’anticonformista – per quello c’erano
già Naruto e Rock Lee! A te bastava che Sasuke si accorgesse di te.
Stupida, sciocca ragazzina!
Eppure continui a provare tenerezza per la stupida, sciocca ragazzina che sei
stata. E allo stesso tempo la odi!
Perché per Sasuke, per l’amore di e per Sasuke,
non hai avuto scrupoli o dignità. Hai calpestato l’amicizia con Ino,
[Da oggi saremo rivali per l’amore di
Sasuke!]
e hai spezzato il cuore a Naruto.
[Testa quadra! Non hai ancora capito che ti
odio? Io amo Sasuke!]
E se anche non era vero che lo odiavi – perché non si può odiare Naruto! – e lui
lo sapeva, altrettanto vero era che quelle parole gli avevano fatto più male di
qualunque altra cosa.
E quello di Ino e Naruto nei tuoi confronti
era affetto vero, sincero. E tu l’hai capito quando ormai ci avevi sputato
sopra. E tutto per cosa?
Per Sasuke!
Quelle due parole erano diventate quasi un
mantra in quel periodo della tua vita. Persino tua madre si era stufata di
sentirtele dire! Diceva che forse avevi qualche rotella fuori posto. Ma tu eri
testarda, e continuavi a camminare sulla strada che avevi scelto, sbattendo
continuamente la testa contro il muro e uscendone sempre con un bernoccolo più
doloroso del precedente.
E poi?
Poi cosa?
Poi cos’è successo?
Poi, semplicemente, Sasuke è diventato tuo. E
tutto pareva andare per il meglio.
Ricordi i tuoi tentavi di approccio, poi le
prime uscite, i primi baci e tutto il resto. Le tue gote erano perennemente
tinte da un delizioso rosso, le mani erano timide e incerte, e gli occhi
restavano bassi per il troppo imbarazzo. Ma era un bel periodo.
Stavi con Sasuke Uchiha, il tuo amore da tempo immemore; Ino si era
messa con Sai, un vostro compagno, e avevate iniziato a riallacciare un
rapporto; Naruto usciva con Hinata, una ragazza della vostra compagnia, e ti
sorrideva felice quando ti vedeva per mano con Sasuke. Era un periodo
bellissimo, idilliaco quasi.
Eravate felici.
Credevamo di
esserlo. E mentivamo a noi stessi.
Due anni. Due anni di relazione avete
condiviso tu e Sasuke – lui è stato il primo,
in ogni senso!
Due anni in cui tutto andava, filava
tranquillo. Due anni passati senza quasi accorgersene, che se non fossero stati
immortali dall’onnipresente macchina fotografica di Ino avresti potuto credere
fossero solo un sogno; due anni di vita spensierata, da ragazzi, fatta di
scuola, amici, fidanzati, corse in moto a velocità folli, ubriacature sempre
più devastanti, condite da qualche canna di tanto in tanto e tante, tante,
tante, tante risate.
Non vi si è mai seccata la gola?
A me si.
E perché non hai smesso? Perché non hai
bevuto un sorso d’acqua?
Perché me ne
sono accorta troppo tardi.
Ora, a dieci anni di distanza, ti accorgi
delle immense cazzate fatte in quel periodo. È quello che definiscono il senno di poi – e non ti riferisci
all’alcool e all’erba, ne alle gare clandestine con le moto o alle giornate di
scuola marinate. Ti riferisci alle tue decisioni e a quello in cui credevi.
Non c’è niente di eterno!
Esattamente!
Cos’è successo?
È stata solo
colpa mia.
Cos’hai fatto?
Niente. La
mia unica colpa è stata la mia ingenuità!
Ma è una colpa?
Nel mio caso
può essere considerata tale.
...
Cos’è accaduto?
Quello che
accade sempre: la vita ti prende per il culo! Ti dà sempre, senza sosta o
limite e poi, quando sei assuefatto e quasi dipendente, ti toglie tutto. E lo
butta nel cesso!
È finito l’idillio?
È andato a
puttane!
Ed è proprio così che è andata!
Avevate diciott’anni e il liceo stava finendo
e voi, ubriachi di ingenuità – o si è
trattato di stupidità? – non ci
facevate davvero caso. Certo vi eravate più volte ritrovati a parlarne, di
quell’ultimo anno, ma nessuno di voi aveva davvero
capito che cosa significava.
La nostra
vita scolastica era agli sgoccioli, e così il tempo che ci era stato concesso.
Come una clessidra i cui granelli di sabbia
cadono inarrestabili?
Si.
Poi è arrivata la fine. Gli esami di fine
anno si sono conclusi – tutti promossi! – e i discorsi sull’università si sono
fatti sempre più concitati. E in mezzo a tutto quel frastuono Sasuke se n’è
andato, così, semplicemente. È sparito un giorno, senza dire niente o lasciare
un pezzo di carta scritto; ha lasciato tutto nella sua vecchia casa, portandosi
dietro dolo uno zaino con qualche vestito e un biglietto aereo dalla
destinazione sconosciuta.
Non ha portato nemmeno una vostra foto?
No, non le
ha mai amate. Ne conservava pochissime; diceva che le foto erano buone solo per
la polvere.
E tutto è scivolato via?
Sì, è
scivolato via come l’acqua dalle mani…
Una goccia ti colpisce una guancia. Alzi lo
sguardo e vedi che il cielo si è fatto cupo, coperto da nubi nere che
minacciano una pioggia ben peggiore di quella goccia fuggiasca. Ma dopo una
rapida occhiata decidi che hai ancora tempo per un’altra sigaretta, e un altro
tuffo nel passato; ormai il viaggio è iniziato, e non ti piace lasciare le cose
a metà. Per cui prendi ancora una volta l’accendino e aspiri una boccata di
fumo tuffandoti nel periodo a cui eri rimasta.
Eravamo alla partenza di Sasuke…
Chiamalo
pure abbandono. O fuga.
Fuga? Fuga da cosa?
Non lo so.
Non l’ho mai saputo se devo essere sincera. Però ho sempre avuto la sensazione
che Sasuke stesse cercando di scappare da qualcosa.
O da qualcuno…?
Forse. Sta
di fatto che se n’è andato.
E non l’avete più visto o sentito?
Non più.
I ricordi che riguardano quel periodo sono
alquanto sfocati – come le lacrime che velavano senza sosta i tuoi occhi
all’epoca!
Dev’essere stato allora che hai iniziato a
fumare, rubando di tanto in tanto una sigaretta a Shikamaru, segretamente
felice che qualcosa gli facesse da silenziosa compagnia, e poi continuando
comprando sempre più spesso i pacchetti o le stecche. Ci sono anche stati
alcuni mesi in cui spenta una sigaretta ne accendevi immediatamente un’altra,
tanto che più che un vizio sembrava un qualche tic o una psicosi – altra uscita
di Ino che non hai mai compreso davvero!
Ricordi di aver vissuto in stato catatonico
per mesi, guadagnandoti il simpatico e veritiero epiteto di vegetale. I tuoi amici provavano e
riprovavano a strapparti al torpore che aveva avvolto le tue giornate, ma se ne
andavano sempre senza aver concluso nulla. A te andava bene così, perché eri
convinta che loro e la loro presenza fossero superflui ed inutili. E uno ad uno
iniziarono a lasciarti sola, come tu stessa desideravi.
E in mezzo a quella solitudine che ricercavi
per startene in pace con la tua disperazione,
chissà come sbucavano sempre Ino, Naruto e Shikamaru.
Non ti hanno mai mollata?
No, chi con
una scusa e chi con l’altra. E ora gliene sono grata.
E chi preferivi per questa compagnia forzata?
Inizialmente…
Shikamaru!
Tu e Ino frequentavate la stessa facoltà:
medicina! E a quanto pareva Ino aveva deciso di usare l’università come
scusante per presentarsi senza preavviso a casa tua, o per costringerti a fare
la strada insieme o per studiare. Qualsiasi fosse il contesto la tua migliore
amica era diventata peggio di uno stalker.
Avrei potuto
denunciarla, volendo!
L’hai mai voluto?
…
No!
Quando Ino non si faceva viva per chissà
quale motivo – solitamente un’uscita con qualche ragazzo, visto che la storia
con Sai era naufragata da tempo – era Naruto quello che appariva sulla tua
porta di casa con il sorriso a trentadue denti che lo aveva sempre
caratterizzato. Solitamente veniva da te a ora di cena – quando non usciva con
Hinata – e portava sempre una vaschetta di gelato con gusti sempre diversi e un
film nuovo o vecchio da guardare fino a tarda ora.
Devo aver
preso un po’ di chili all’epoca.
Quanto gelato avete mangiato?
Oh, tanto.
Abbiamo provato tutti i gusti della più grande gelateria della città!
E i film?
Dio solo sa
dove Naruto li trovava! Ne abbiamo visti certi che dovevano essere del 1950 o
via di lì!
Hai mai voluto rinunciare a quelle serate?
…
No!
E quando anche Naruto non si faceva vedere
era Shikamaru a venire da te.
“ Sono qui
perché mi ha costretto Ino. Discorso chiuso!”
E avevi stropicciato un sorriso a
quell’affermazione, invitandolo ad entrare e poi dirigendoti sul balcone per
poi studiare e fumare senza affumicare l’intera casa, con la piacevole e
silenziosa compagnia di Shikamaru che osservava le nuvole quando c’erano, o
schiacciava un pisolino all’occasione.
Inizialmente
preferivo Shikamaru proprio per il silenzio.
Lo cercavi così tanto?
Ne avevo
bisogno, come se fosse acqua.
E poi? Quando ti sei ripresa?
…
Quando ho
conosciuto Itachi Uchiha!
Ino ce l’aveva fatta, dopo mesi e mesi: ti
aveva trascinata ad una festa universitaria!
Vestita e truccata di tutto punto, con addosso
dei tacchi che all’epoca odiavi e su cui camminavi instabile, ti aveva
praticamente fatta rapire da Naruto e poi fatta caricare sulla macchina di
Shikamaru senza far caso a quanto stavi urlando loro contro. Non credi di aver
mai sbraitato tante oscenità tutte in una volta come quella sera. E poi via,
buttata – letteralmente! – in mezzo a
quella calca di gente che ballava, si strusciava e rideva ubriaca, ammiccandoti
di tanto in tanto preda dei fiumi dell’alcool. E tu, ben presto, avresti fatto
quella fine.
L’hai incontrato così? Itachi.
Per quello
che riesco a ricordare. Mi pare di essergli rovinata addosso.
Troppo alcool?
Ino mi aveva
fatta bere come una spugna! E quei tacchi erano trappole mortali!
Bel mix!
Hai il vago – molto vago – ricordo di un ragazzo in camicia, tremendamente
elegante e dai capelli neri. Persa nelle nebbie dell’ubriacatura avevi notato
una vaga somiglianza con qualcuno, ma la razionalità era già andata a farsi
fottere un cinque bicchieri prima, quindi…
Ti sei aggrappata al suo collo mentre
ballavate – ti aveva invitata lui? Lo avevi trascinato tu? – e avevi preso a
baciargli soffusamente il collo, mordendolo di tanto in tanto, mentre lui
ridacchiava chiaramente brillo e muoveva le mani lungo il tuo corpo. Finirci a
letto, date le vostre condizioni, non era stato molto difficile. E solo la
mattina dopo, preda di un’emicrania lacerante ti eri accorta del perché, anche
da ubriaca, lui ti ricordasse qualcuno.
“ Bella
notte! Davvero! Ah, tra le altre cose: sono Itachi Uchiha, studio psicologia e
sono dell’ultimo anno. Piacere!” e ti aveva
teso la mano.
Ti eri alzata di scatto dal letto, incurante
della tua nudità, avevi afferrato la borsa e cercato le aspirine che portavi
sempre con te. Poi eri corsa in cucina, ne avevi ingurgitate un paio con l’aiuto
di un bicchiere d’acqua ed eri tornata in camera da letto come un tornado. Lui,
dal canto suo, non si era mosso di un
millimetro – persino la mano era ancora tesa a mezz’aria! – e ti guardava
stralunato.
Da un Uchiha all’altro, eh?
La cosa ha
sconvolto anche me. Ci ho messo una decina di minuti a collegare seriamente il
cervello.
Lui lo sapeva?
Cosa? Ch’ero
stata la ragazza di suo fratello fino a qualche mese prima? No, no di certo!
Sasuke e Itachi vivevano separati da anni, e non avevano più alcun contatto.
Quando Itachi aveva saputo la sua reazione
era stata alquanto inaspettata. Per chiunque lo sarebbe stato, ma per te lo era
in particolar modo, visto che ti eri abituata ai modi bruschi e rabbiosi di
Sasuke, e in Itachi non ve n’era traccia. Per questo, specialmente, e per altri
milioni di motivi la tua storia con quell’Uchiha non era stata una caricatura,
una copia della precedente relazione con Sasuke come invece avevi immaginato.
Quella prima mattina in cui ti eri svegliata
nel suo letto, dopo aver smaltito la sbronza e messo a tacere il cuore che
ancora batteva furiosamente, gli avevi raccontato tutto, quasi di getto. E lui
era scoppiato a ridere, trovando quella situazione grottesca.
Grottesca?
Non si può
non ammettere che lo era. Neanche ce la fossimo studiata, o cercata.
No, non l’avevi cercata. E nemmeno lui. Per
questo era stata una relazione completamente diversa da quella con Sasuke. Non
c’erano stati approcci insicuri, baci a fior di labbra o mani timide e gote
arrossate. Con Itachi l’esperienza c’era già, e proprio questa, insieme alla
passione, guidava ogni tuo gesto. Il che, per certi versi, ti ha sempre fatta
ridere.
Hai amato un ragazzo irruento e brusco con
dolcezza e tenerezza. E hai amato un uomo pacato e tranquillo con irruente
passione. Facendo cambio, forse, almeno una delle due storie avrebbe potuto
funzionare. O forse no.
Perché è finita con Itachi?
Perché
nessuno di noi due voleva davvero che continuasse.
Ossia?
Né io né lui
cercavamo davvero una storia, poi ci siamo scontrati. E abbiamo percorso un
pezzo di strada insieme. Poi lui ha continuato sul suo cammino e io sul mio.
Molto poco romantico.
Ma
estremamente reale!
Non c’è dolore, nei tuoi occhi, mentre
ripensi alla storia con Itachi. Non c’è dolore, solo il rimpianto di non
avergli dato quanto meritava; l’hai amato, certo, ma forse potevi dargli
qualcosa di più. Lui ti ha regalato la dolcezza, la tranquillità mentre
facevate l’amore. Non c’era più l’esasperazione, o la fretta com’era stato con
Sasuke. I modi di Itachi erano pacati, e le sue labbra sempre pronte a stirarsi
in un sorriso, così come le sue braccia erano sempre pronte ad accoglierti. È
stato questo, forse, ciò che hai rimpianto nella tua storia con il minore degli
Uchiha.
Poi Itachi si è laureato a pieni voti. Tu
dovevi iniziare il secondo anno e lui concludeva il suo percorso universitario:
era chiaro ad entrambi che la vostra relazione si sarebbe conclusa lì! Ma vi
siete salutati con il sorriso sulle labbra, un ultimo bacio rubato dentro ad un
aeroporto gremito da cui lui avrebbe preso un volo per New York e poi ti sei
voltata, raggiungendo Naruto che ti aspettava in macchina. Gli hai schioccato
un bacio sulla guancia e ti sei accesa una sigaretta, mormorandogli qualcosa
che assomigliava ad un “grazie”.
Nessun rimpianto? O rimorso?
Nessuno!
E i tuoi amici che ne pensavano, della storia
con Itachi?
Credo che
non l’abbiamo mai capita a fondo. Hanno semplicemente buttato giù anche quel
boccone.
E… Naruto…?
…
Naruto
soffriva, perché mi amava.
Ma stava con Hinata!
A volte
facciamo cosa davvero stupide.
L’acquazzone ti ha completamente bagnata, e
ti sei rifugiata in macchina alzando la cappotta rapidamente, più per non
bagnare gli interni dell’auto che per ripararti. Tanto ormai sei fradicia!
Dall’interno dell’abitacolo lo scrosciare
della pioggia è attutito, ma le gocce che battono forte sul parabrezza ti
tengono ancorata alla realtà. Ma il viaggio non è ancora concluso. C’è l’ultima
parte, da rivangare. Quella che, nonostante gli anni e i ragionamenti, non hai
ancora compreso.
Ti accendi l’ennesima sigaretta e con gli
occhi puntati sulle gocce di pioggia che s’infrangono sui vetri torni ancora
una volta con la mente al passato.
Ci siamo fermati alla fine della storia con
Itachi.
Il cambio di
giri di giostra, eh!
Nessun crollo psicologico, stavolta?
No, come già
detto ci siamo salutati con il sorriso sulle labbra.
E dopo?
Dopo? Dopo
niente. Dopo sono tornata alla mia solita vita.
E Naruto? Nemmeno lui era “calcolato”?
No di certo!
Stava ancora con Hinata, all’epoca! E il nostro rapporto era solo quello di
migliori amici. Il cambiamento è avvenuto dopo.
Dopo quando?
Chi lo sa!?
Credo sia stato nello stesso periodo in cui Ino e Shikamaru si sono accorti di
provare qualcosa l’uno per l’altro.
E loro cosa c’entrano con te e Naruto?
Assolutamente
niente! Stavo solo cercando di focalizzare il periodo esatto.
È difficile trovare una connessione logica
tra te e Naruto, qualcosa di razionale e scientifico che possa spiegare come
due come voi sono finiti insieme. Perché non c’è stato nulla di razionale e
logico nella vostra storia, o relazione; non avete deciso di stare insieme
perché no, non l’avete deciso, e allo stesso modo Naruto non ha deciso di
lasciare Hinata, eppure è successo. Ripensandoci ad anni di distanza trovi
difficile ricordare perché Hinata e Naruto si siano lasciati, forse perché non
c’è mai stata una vera motivazione.
Naruto ti amava. Ne eri conscia anche tu.
Questo non
spiega perché la loro storia sia finita.
Hinata avrà capito i sentimenti del suo
ragazzo.
Hinata
sapeva dei sentimenti di Naruto dall’inizio, ma lui aveva dimostrato di sapermi
mettere da parte. Le aveva dimostrato che l’amava.
Ed era vero? Il suo amore per lei, intendo.
Sì, Naruto
amava Hinata. Aveva imparato ad amarla.
E allora… perché…?
Piacerebbe
saperlo anche a me!
Ti fa strano pensare che non hai mai scoperto
il motivo per cui il tuo migliore amico
si sia lasciato con la sua ragazza.
L’unica cosa di cui sei certa è che una notte il campanello del tuo
appartamento – vivevi da sola da ormai un anno – ha preso a suonare
all’impazzata, quasi si trattasse di vita o di morte per la persona che stava
oltre la porta. Ti sei alzata a malincuore, scostando le coperte e
rabbrividendo per il freddo, e sei andata ad aprire senza premurarti di
indossare qualcosa sopra i pantaloncini e la canotta che usavi per dormire.
E c’era Naruto!
Bagnato
fradicio perché fuori pioveva, e con un mezzo sorriso sul volto.
L’hai fatto entrare e spogliare, per poi
avvolgerlo in una calda coperta arancione, il suo colore preferito. Poi gli hai
messo tra le mani una tazza di thè fumante e gli hai detto di raccontarti
tutto. E lui ha preso ha parlare, come un fiume in piena, tanto veloce che hai
afferrato solo un quarto del discorso, tra cui il fatto che lui e Hinata si
fossero lasciati; poi si è zittito, improvvisamente, e si è appoggiato a te. Lo
hai abbracciato stretto, mentre il suo capo ciondolava dalla stanchezza – e da
qualche linea di febbre che si era preso correndo sotto un acquazzone di novembre!
Nessuna notte di sesso?
No, sarebbe
stato innaturale. E né io né lui lo volevamo in quel momento.
Un uomo e una donna che non vogliono del
sesso?
Non esiste
solo il sesso.
Con Itachi è iniziata proprio per questo
motivo!
Ma Naruto
non è Itachi, e ciò che io e Naruto siamo stati è qualcosa che va al di là
della semplice relazione tra uomo e donna.
È qualcosa che non mi è chiaro.
Non lo è mai
stato nemmeno a noi. Ed eravamo felici proprio per questo.
La storia con Naruto è stata davvero qualcosa
di anomalo, tanto strana che vi siete trovati ad essere qualcosa per cui non
c’è una definizione. Non siete mai stati amici
di letto – definizione più appropriata per la storia tra te e Itachi, anche
se c’era di mezzo l’amore pure lì! Tantomeno siete stati amanti – definizione più appropriata alla relazione nata tra Ino e
Shikamaru durante i primi tempi! Non eravate nemmeno migliori amici – definizione decisamente appropriata per Hinata e
Kiba!
Ma che diavolo eravate?
Non c’è una
definizione. Eravamo semplicemente Sakura e Naruto.
Non ci sono stati appuntamenti imbarazzanti o
nottate di sesso infuocato. C’è stato solo Naruto che, una mattina come le
altre che ti accompagnava in facoltà dopo aver fatto colazione insieme, ti ha
schioccato un bacio sulle labbra per salutarti; e ci sei stata solo tu, quello
stesso giorno, che all’ora di pranzo ti sei presentata con un paio di
confezioni di ramen e due birre, e gli hai sfiorato le labbra per salutarlo.
È iniziata così?
Strano,
vero!? Eppure estremamente normale.
Con Naruto tutto è stato normale, sereno. E
al contempo completamente nuovo.
Non era come con Sasuke, dove tutto era nuovo
e da scoprire, e l’incertezza regnava sovrana. E non era come con Itachi, dove
ogni cosa, ogni gesto, era frutto dell’esperienza e della passione. Con Naruto
tutto era semplice, normale. E stavi bene.
Quanto è durata?
Due anni.
E poi?
Poi
l’università è finita, così come all’epoca era finito il liceo.
E Naruto è… scomparso?
No,
semplicemente le nostre lauree ci hanno aperto strade che ci hanno allontanato.
La carriera davanti a tutto!?
…
Abbiamo…
promesso di tornare. Dopo cinque anni ci siamo detti.
Non hai imparato la lezione? L’ingenuità,
ricordi?
Non si
tratta di ingenuità. Si tratta di una promessa.
Stessa cosa!
No, non è la
stessa cosa! Perché all’epoca di Sasuke e delle fantasticherie avevamo
diciott’anni, e la testa persa in ogni mondo fuorché in quello reale.
E quando avete promesso di tornare no?
Avevamo
venticinque anni, ma la testa sulle spalle. E so che potrà sembrare solo una sciocca
promessa di un altrettanto sciocco gruppo di ragazzi, ma noi ci tenevamo
davvero gli uni agli altri.
E può bastare? Basterà?
Sono qui per
scoprilo!
È indelebile quel giorno all’aeroporto.
Partivate tutti lo stesso giorno, ma tutti con destinazioni differenti. Vi
siete scambiati baci e abbracci, avete fatto scorrere tante lacrime e fatto
trillare tante risate. Poi quella promessa, che sapeva di giochi infantili. Un
ultimo abbraccio al/alla migliore amico/a. Un ultimo bacio al/alla fidanzato/a.
Lasciarsi in un aeroporto gremito – come quello da cui era partito Itachi – con
la consapevolezza che ogni legame diventava labile, e l’incertezza di cosa
avreste trovato al vostro ritorno dopo cinque anni.
Per questo sei tornata.
Si.
Allora riaccendi il motore. Il viaggio nei
ricordi sta per concludersi.
Ha smesso di piovere, e il cielo ha iniziato
ad aprirsi. Scendi dalla macchina e ti accendi l’ultima sigaretta prima di
ripartire. C’è un’ultima cosa, poi riprenderai la strada.
È stato utile, questo viaggio nei ricordi, e
ti ha portato ad un’attenta valutazione dei fatti avvenuti. Facendo un bilancio
della tua vita, puoi ritenerti soddisfatta.
Hai amato tre diversi uomini, con tre tipi di
amore differente. Eppure, ognuno di essi, può essere ricollegato all’acqua –
sì, anche Sasuke che bruciava come fuoco indomabile!
Sasuke, così simile ad una tempesta, sia
nella forza che nel menefreghismo. Lui che sradicava, strappava, recideva e
distruggeva ogni cosa, lasciando dietro di sé solo il vuoto della disperazione
e della solitudine.
Itachi, simile ad un fiume il cui letto
sfocia in una cascata. Placido e tranquillo come un fiume pacifico, che poi si
faceva rumoroso e rombante, preda della passione, la cui forza poteva davvero
essere paragona ad una cascata.
E Naruto. Naruto così simile alla pioggia
estiva, che cade leggera, lavando via ogni cosa. Pioggia estiva che arriva
quando meno te lo aspetti, e porta un po’ di refrigerio, un’aria nuova che
permette ai polmoni di respirare meglio.
Sorridi serena, aspirando l’ultima boccata di
fumo e poi gettando via il mozzicone. Risali in macchina e abbassi nuovamente
la cappotta, visto che il temporale
estivo è passato. E ha rinfrescato un po’ l’aria rendendola frizzante.
Metti in moto e ingrani le marce, riprendendo la strada.
È ora di tornare…
Il solito bar all’angolo, dove ogni sabato
sera vi ritrovavate per bere e far casino. La stessa insegna la cui “A” è
fulminata da tempo immemore, ma pare che nessuno si degni mai di sostituirla. Lo
stesso barista, solo un po’ invecchiato, che serve da bere al bancone e asciuga
i bicchieri appena lavati con finta noncuranza, tendendo l’orecchio per
ascoltare battute e pettegolezzi. E la stessa, medesima, indimenticabile e
inossidabile banda di scalmanati, che schiamazza, fa casino, urla e canta, le
bottiglie e i bicchieri levati per chissà quale motivo e i brindisi che si
rincorrono, diventando sempre più fantasiosi e meno sensati man mano che
l’alcool entra in circolo. Bè, almeno questa sera una scusa seria per
ubriacarvi ce l’avete.
Apri il giubbotto di pelle dato il caldo del
locale che ti fa sudare e ti avvicini al bancone, ordinando una birra. Il
barista si volta e ti riconosce, ti sorride cordiale ed esclama un “bentornata”
che sei certa ha rivolto anche a tutti gli altri. Afferri la bottiglia e butti
giù un sorso.
“ Sono qui da molto?” Chiedi poi al vecchio
uomo, indicando il gruppo con un cenno del capo.
“ I primi ad arrivare sono stati Kiba e
Hanabi.” Ti risponde fingendo indifferenza. Sai perfettamente quanto quell’uomo
sia peggio di una vecchia comare, ma ti diverte sempre il modo in cui simula il
contrario.
“ E a quanto pare Kiba è già bello che
partito!”
“ Sono tre ore che tracanna birre e
bicchierini vari. Sarebbe alquanto improbabile che fosse sobrio. Almeno regge
l’alcool quanto un marinaio irlandese!” Esclama una voce seccata che riconosci
al volo, e voltandoti trovi il viso annoiato di Shikamaru e la sua solita testa
ad ananas. Gli sorridi divertita e poi lo attiri a te per un abbraccio
amichevole al quale lui non si sottrae.
“ E tu quanto ubriaco sei, Shikamaru?”
“ Sono arrivato dieci minuti fa e questa è la
mia prima birra.”
“ No problem: la notte è giovane e ne abbiamo
di ore davanti.”
Shikamaru ridacchia, conscio di quanto tu
abbia ragione. Domattina, all’alba, sarete probabilmente tutti quanti a pezzi,
chi piegato a vomitare l’anima, chi con l’emicrania a spaccargli in due il
cervello e chi a preparare il caffè, cercando di farsi e di far passare la
sbronza.
“ Sono già arrivati tutti?” Domandi poi
bevendo un altro sorso di birra.
“ Praticamente. Aspettavamo solo te e
Naruto.” E il viso dell’uomo si piega in una smorfia al pensiero della non puntualità del biondo. “ C’è anche
chi non ti aspetteresti.” Aggiunge poi, misterioso.
“ Ossia?”
“ Sasuke.” Sputi un po’ di birra e prendi a
tossire violentemente, sputacchiando qua e là mentre Shikamaru ti da un paio di
colpetti sulla schiena.
“ Ehi frontespaziosa!
Vedi di non morirmi proprio ora, eh!” Ino Yamanaka, inconfondibile del suo personalissimo
modo di salutarti.
“ Fottiti, scrofa!” Le dici e lei ti mostra il dito medio. E Shikamaru
sospira, sconfortato, e segretamente felice che non siate cambiate di una virgola.
“ Ma, Shika, dicevi seriamente? Sasuke… Uchiha…”
“ Ah, è per questo che stavi soffocando.” Lo
precede Ino, appoggiando il bicchiere che tiene in mano sul bancone e facendo
un gesto. Il barista glielo riempie al volo. “ Nemmeno io ci credevo. Sai, è stata
Hinata a portarlo qui.”
“ Hinata? Che centra Hinata?” Domandi sempre
più perplessa.
“ Si sono incontrati durante il tirocinio di
lei a Mosca.” Ti spiega pragmaticamente Shikamaru.
“ E da allora pare non si siano più lasciati.
Sento profumo di fiori d’arancio.” Cinguetta Ino prima di bere un sorso di
vodka alla pesca, la sua preferita da sempre. E tu, dopo lo sconcerto inziale,
scoppi a ridere con forza. E chi mai se lo sarebbe immaginato?
“ Se me lo avessero detto quand’eravamo al
liceo…” Sospiri riprendendo fiato.
“ Non ci aspettavamo niente di quanto
successo. Guarda me e Shikamaru!”
“ Già. E voi due, a quando le nozze?” Domandi
poi, e l’uomo borbotta qualcosa che assomiglia ad un “mendokuse” e ad un
“seccatura” prima di riprendere a bere la sua birra. E tu e Ino scoppiate a
ridere.
“ Già ubriachi, ragazzi?”
A quella voce t’immobilizzi, prima che un
sorriso disegni le tue labbra. Shikamaru sbuffa seccato e Ino alza il bicchiere,
come a salutare.
“ Perché immagino che tu uscirai sobrio da
qui, vero Uzumaki?” Domanda il moro ghignando.
“ Come ogni volta, Nara. Come ogni volta.”
Ribatte l’altro. Poi Naruto ordina anche lui una birra e la fa scontrare con
quella di Shikamaru. “ A tutte le sbronze del passato e a tutte quelle che
verranno, Nara!”
“ Già, e poi come al solito uscirete da qui a
quattro zampe!” Dici piccata, svuotando la bottiglia e ordinandone subito
un’altra.
“ Ma qui ci sono le nostre infermierine
preferite che ci rimetteranno in sesto, no?” Ghigna divertito il biondo, una
nota maliziosa nella voce, osservandoti come un rapace, ma con estrema
dolcezza. Ma prima che tu abbia il tempo di fare o dire alcunché una sberla si
abbatte sulla sua nuca, facendolo gemere.
“ Infermierine a chi, testa quadra che non
sei altro! Noi siamo medici, non infermierine!” Esclama Ino, indignata, le mani
sui fianchi in una sua tipica posa. E Naruto ride, allegro, chiedendole scusa
prima che Shikamaru la trascini via, dagli altri del gruppo.
E finalmente siete solo – soli dopo cinque
anni!
“ Ne è passato di tempo, eh?” Dice lui,
avvicinandosi a te.
“ Quello che era stato stabilito allora.”
“ Ho visto Sasuke. È con Hinata.”
“ Lo so. Me l’hanno detto. Mi dicono anche che
sono anche felici, insieme.”
“ Lo spero. Si meritano un po’ di felicità.”
Ma a nessuno dei due interessa un granché di
Sasuke e Hinata, al momento. Infatti Naruto appoggia la birra e fa lo stesso
con la tua, prendendoti poi per la vita e attirandoti a sé.
“ Mi sei mancata.” Sussurra mentre con la
punta del naso percorre il tuo profilo. E tu fremi, sotto quel contatto.
“ Anche tu.”
Beato oblio. Ti bacia, come non ti ha mai
baciata, assaporando le tue labbra come non ha mai fatto. Ma sono passati
cinque anni, siete stati lontani, e siete cambiati e cresciuti lontani. E quel
bacio sembra tanto un “ti amo” non detto a parole.
“ Che dici, andiamo dagli altri a far un po’
di casino?” Ma mentre te lo chiede ti ha porto la tua birra, preso la sua e
preso la tua mano, trascinandoti in mezzo alla ressa dei vostri amici, con lo
stesso entusiasmo di quando eravate ragazzini.
C’è un momento di gelo, quando i tuoi occhi e
quelli di Sasuke s’incrociano. Ma non siete più diciottenni, e ciò che è stato
è stato. Per cui vi sorridete, piano. Per il momento non potete permettervi di
più, perché in fondo fa ancora un po’ male, sia per chi ha agito che per chi ha
ricevuto le conseguenze di quelle azioni. Con il tempo, forse…
Poi tutto diventata colorato, e le risate, le
canzoni, gli abbracci si susseguono, e poi si mescolano. E tutto ti scivola
addosso, così simile all’acqua, come
l’amore di quei tre ragazzi ora uomini.
È stata lunga da scrivere, come
immagino si possa notare dalla sua stessa lunghezza. E non è stato facile. Bè,
ora tocca a voi!
Me lo lasciate un commentino
per farmi sapere cosa ne pensate??
ByeBye