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Autore: MartinaLove1D    26/09/2012    3 recensioni
Iniziai a correre, per provare a raggiungerla, ma il treno prese velocità. Mi fermai di colpo, fissandola. Mi salutò con la mano dal finestrino mentre il treno se la portava via, dove non l’avrei più vista. Decisi di tornare a casa. Improvvisamente notai una figura. Vidi una ragazza alla stazione, sperduta. Si guardava intorno con area spaesata, come se non sapesse dove andare. M’incuriosiva molto, volevo avvicinarmi, ma avevo paura di recarle disturbo. Era bassina, capelli castani, raccolti in una coda alta, con tre valigie, sembrava triste, un po’ con aria rassegnata. Io la osservavo da lontano, decisi di raggiungerla. Lei si girò di colpo, mentre mi stavo avvicinando e ci scontrammo.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II

Ti voglio bene.


Si staccò da me, guardava i miei occhi turchesi con uno sguardo intenerito, non volevo farle pena.“Cambiando discorso” feci io “Cos’è successo con quell’angelo di Niall?”
“‘Angelo’ mica tanto.”
“Oh.”
“Comunque Liam una sera mi chiamò per andare a casa sua che la Lewis l’aveva scaricato ed era triste. Lui mi ha mostrato una foto che ritraeva Niall che baciava una modella, penso. Beh comunque era dieci volte più bella di me. Non sai quanto sono stata male.”
“Immagino.” Le dissi, prendendole la mano.
“E lì, Liam mi ha ‘accolto sotto la sua ala’ e ho deciso di vendicarmi di Niall mettendomi con lui, che nel frattempo mi piaceva sempre di più.”
“Bella idea!” le risposi ridendo.
“Già, ahahaha. Così ci siamo frequentati, ma ti dico, è durata tre giorni. Per colpa di Niall. Eravamo vicino a Dover a fare un picnic sotto la neve, e chi vediamo arrivare? Ovviamente Niall e Danielle, che si erano organizzati per farci mollare.”
“Che brutta cosa. Poi?” le chiesi, come una vecchia pettegola.
“Poi Niall mi ha preso velocemente e mi ha baciata, Liam era appena arrivato, perché Danielle gli aveva chiesto di parlare, e ha visto la scena del bacio, si è incazzato e se n’è andato con quella, senza darmi tempo di spiegare. Così io sono andata alla stazione di Dover e sono tornata a Londra, dove ho preso le mie cose, da King’s Cross sono partita ed eccomi qui.”
“Che storia intricata, ma come sei entrata in contatto con loro?”
“Ti dirò, io neanche li conoscevo fisicamente. Mia mamma si è fidanzata con un certo Des Styles, che solo dopo un po’ ho capito che era il padre di Harry. Erano venuti da noi a stare due settimane, ma poi mia mamma ha ricevuto la proposta di fidanzamento ufficiale e sono venuti a vivere da noi. E da lì è nato tutto il casino.”
“Se fossi stata in te io sarei svenuta sul colpo.”
“Ahahahaha, beh, sei una fan, è normale!”
Vibrò il telefono a Cher.
“Scusa, mi chiama Niall.”
“Non rispondi?” le chiesi, guardandola male.
“No.”
“Perché?”
“Perché non gli voglio parlare.”
“Da’ qui!” le urlai.
Le presi il telefono, e con la velocità di un ghepardo mi fiondai in bagno, chiudendo a chiave e rispondendo alla chiamata.
“Pronto?”
“Pronto, Cher?”
“Io non sono Cher.” gli risposi timidamente.
“Chi sei?”
“Io sono Z-Zoe.”
“Come mai hai il suo cellulare?”
“Storia lunga.”
Era un modo per dire ‘Non ho voglia di dirtelo.’.
“Capisco. E’ lì Cher?”
“No.”
“Ah, dille che ho chiamato.”
“Va bene. Sai una cosa, Niall?”
“Dimmi pure.”
“Ho vinto un Meet&Greet e tra due settimane vi conoscerò.”
“Bello, così so con chi ho parlato.”
“Come faccio a farmi riconoscere?”
“Portami una pizza, ahahah.”
“Sarà fatto.”
“Grazie!” disse, posticipando una grande risata.
“Di nulla, la pizza ti arriverà, non sottovalutarmi.”
“Ahahahaha! Mi raccomando, dì a Cher che l’ho chiamata.”
“Va bene. Ciao, Niall.”
“Ciao, Zoe, è stato un piacere conoscerti!”
“Ci vediamo tra due settimane.”
Riattaccai il telefono ed uscii dal bagno, e vidi Cher seduta sul letto che mi fissava con uno sguardo assassino.
“Che ha detto?”
“Di dirti che ha chiamato e vorrebbe sentirti.”
“Andasse a fanculo.”
“Che bella voce che ha.” Dissi, sedendomi sul letto e accendendo la tv a muro.
“No, è una voce noiosa e monotona.”
“Lo dici tu, perché ora sei ferita e amareggiata. Ma dentro, dico vorresti risentirla quella voce.”
“Forse. Non so neppure io cosa sto provando.”
“Ti capisco!”
“Che ore sono?” mi chiese, per sviare.
“Le undici. E’ passato veloce il tempo.” Le dissi.
“Già! Beh, io mi metto il pigiama e vado a dormire, tu fai quello che vuoi.”
“Farò come te.”
Ci vestimmo, ci lavammo i denti e si infilammo sotto le coperte. Cher spense la luce.
“Zoe?” mi chiamò.
“Sì?”
“Grazie.”
“E di che?”
“Di tutto, sei l’amica che non ho mai avuto.”
“Ti voglio bene.”
“Anch’io.” Concluse.
L’indomani ci svegliammo alle nove di mattina, insieme.
“Cher…?”
“Mmmmh?”
“Sei sveglia?”
“… Sì.”
“Bene, io mi vesto e scendo per la colazione.”
“Non ti andrebbe di andare da Starbucks per la colazione?” mi propose.
“Certo, allora ti aspetto.”
Mi vestii, mi truccai lievemente, ma bene. Misi del fondotinta che coprisse quelle odiose lentiggini che mi ritrovo, un buon copri occhiaie e una matita nera nel bordo basso dell’occhio. Scesi giù e mi sedetti ad aspettare Charlotte, che dopo cinque minuti arrivò.
“Andiamo?” fece lei.
“Ovvio!”
Ci avviammo, a braccetto. Lei non sapeva dove andare ed io la dovetti scortare, indicarle le strade e ci mise un po’ a memorizzarle. Arrivammo da Starbucks, c’era una folla enorme di gente.
“Dici che conviene?” le chiesi.
“Sì, qui sono veloci.”
“Allora aspettiamo.”
In dieci minuti la coda scemò e fummo servite. Cher prese una cioccolata con panna, caramello e cannella, mentre io un caffellatte con panna e vaniglia. Pagai io, giustamente. Mi sembrava scorretto fare pagare lei, dopotutto.
Uscimmo, ed iniziammo a parlare.
“Glasgow è così diversa da Londra.” Mi disse Cher.
“In che senso?”
“E’ molto diversa come stile, è meno caotica.”
“Hai ragione, è più calma, ma per me Londra è la città più bella del mondo, è meravigliosa.”
“Sì, è vero, questo.”
“Come mai hai scelto proprio Glasgow?” le chiesi incuriosita.
“A dire il vero ho preso il primo treno che mi è capitato.”
“No, sul serio?”
“Sì!” e si mise a ridere.
“E i tuoi?”
“Mi hanno chiamata in treno, sono incazzati neri, non ho neppure detto dove sono e non voglio che lo sappiano, per questo non voglio venire al Meet&Greet.”
“Lo farai.” Le risposi “Per il tuo bene.”
La guardai. Era una bella ragazza, Cher. Jeans strappati, felpa di Abercrombie, fisico da modella nonostante l’altezza. Tutto il contrario di me. Io sono alta, piatta come una tavola, avrò una seconda al massimo, fisico che non comunicava niente, capelli di un biondo cenere spento, naso dritto, mento con una piccola fossetta, occhi azzurri, esattamente l’opposto.
Lei non mi rispose, si limitò a guardarmi e basta, poi cambiò il discorso.
“Guarda quell’abito!” mi indicò con un dito.
“Quale?”
“Quello nero.”
“Che bello è?”
“Sembra che sia fatto per te.”
“No, non credo.”
“Entra e provalo.” Mi disse.
“Lo proverò, ma non permetterò che tu me lo compra.”
“Eddai!”
“No.”
“Dovrai presentarti bene agli One Direction.”
“Ma chi si metterebbe un abito da sera ad un concerto con ragazzine scalmanate, che puzzano di sudore?”
“Mmmh. Hai ragione.” Disse, guardando in alto con un espressione assorta e portandosi l’indice e il pollice al mento.
“Optiamo per qualcosa di casual. Quella felpa è fantastica.” Continuò lei.
“Già, ma voglio pagarmela io, Cher!”
“Ma hai pochi soldi.”
“Ma non voglio!”
“Figurati, zitta e seguimi!”
Mi prese per mano. La seguii, controvoglia, non volevo che lei spendesse così tanti soldi per me.
Prese la taglia, che indovinò a vista d’occhio, e me la misurai. Mi stava molto bene.
“Ecco, vedi? Con un push-up, qui solleverai e aumenterai il balconcino. La felpa è aderente, quindi sembrerà che hai le tette grosse.”
“Questi consigli mi saranno utili!” esclamai, scoppiando a ridere.
“Ti prendo un wonderbra.”
“Non ce n’è bisogno, ce l’ho già.” Le sorrisi.
“Non m’interessa, ci vuole qualcosa di nuovo e sexy.”
“Cher, li vedrò per un giorno. Non devo portarmeli a letto.”
“Io dico che uno te lo porterai.”
“Che?!”
“Li conosco, Zoe.” Mi disse, fissandomi, mentre cercava, tra le lingerie del lussuoso negozio, qualcosa.
Rimasi scioccata. Erano così ‘frivoli’? Che appena vedevano una carina se la portavano a letto?
“Non penso che si portino una a letto appena conosciuta.”
“Harry con me l’ha fatto.” Come disse quell’affermazione, s’incupì.
“Dipende.” Le risposi io “Anche se non mi dispiacerebbe, eh.” Le dissi, ridendo fragorosamente dopo.
“Ne vale la pena.” Mi rispose.
“Sul serio?”
“Cazzo, sì!”
 “…Sono bravi?” azzardai.
“Eheheheh. Certo.”
Scoppiammo a ridere entrambe, stavamo parlando di cosa fanno a letto gli One Direction. Un argomento interessante, però.
Lei insistette per pagarmi tutto, io acconsentii, anche se di malavoglia, e tornammo verso l’albergo, erano già le quattro.
“Ma ci credi che non ho fame per il pranzo?” mi disse.
“Neppure io! Che strano.”
“Sarà Starbucks, che ci riempie come maiali.”
“Ahahahah, probabilmente!
“Stasera andiamo in discoteca?” mi propose.
“Va bene, però alcune sono malfamate, ti porto in quella più ‘sana’ per dire.”
“No problem.” Mi sorrise.
La sera arrivò in fretta, avremmo cenato fuori, ci vestimmo un po’ eccentricamente, scambiandoci ovviamente consigli e ci dirigemmo vergo la discoteca.
Entrammo, io mentii, dissi di aver dimenticato i documenti e di avere diciott’anni e mi fecero passare ugualmente. C’erano molti ragazzi che si strusciavano sulle ragazze, non era uno spettacolo attraente, forse perché io non sono quel genere di persona. Mi diressi con Cher al bar, e prendemmo un tequila analcolico e ci buttammo in pista. Improvvisamente sentii un qualcosa toccarmi. Mi girai ed un bellissimo ragazzo si stava ‘strusciando’ su di me.
“Visto che per attirare l’attenzione di una bella ragazza si fa così…” mi disse sorridendo imbarazzato.
“Ahahaha, che mossa patetica.” Gli risposi.
“Vorresti ballare?” mi chiese, mostrando un sorriso incantevole.
“Certo!”
“Io sono Andrew.”
“Io mi chiamo Zoe.”
“Che bel nome.”
“Lo so!” risi, facendo la finta immodesta.
La serata passò bene, finché Andrew non mi chiese di seguirlo in un corridoio buio, dove tirò fuori un pacchettino con della polvere bianca.
“Q-Quella è…?” gli chiesi, un po’ spaventata.
“Sì. E’ buona. La vuoi?”
“No!”
Feci per andarmene, ma mi bloccò per un braccio.
“E’ buona, ti fa bene. Respirala.”
“No, mi fa male, non voglio! Cher!”
Ma lei non c’era.
“Lasciami!” gli ordinai.
Lui non rispose, mi prese violentemente e mi tolse le mutande.
“No! Non puoi!”
Mi bloccava con le sue mani possenti. Poi, riuscii a divincolarmi e a scappare. Cercai Cher, prima che quel pervertito drogato potesse trovarmi.
La trovai, che parlava con alcune ragazze, la presi per il polso e la portai fuori dal locale.
“Andiamo via! Uno mi voleva stuprare.” Le urlai.
“Agli ordini.”
Ci avviammo per la stradina buia, in cerca di un taxi e una sagoma ci sbarrò la strada.
“Zoe. Tu devi darmi una cosa.”
Era Andrew, io riconobbi la voce.
“Vattene, o chiamo la polizia!”
E scappò, non lasciando segni.


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Spazio autrice.
Ciao, questa qui sopra è Zoe :) una ragazza semplice, ma carina! Comunque, con MOLTA fatica abbiamo raggiunto le 4 recensioni. Grazie a quelli che si sono DEGNATI di farlo. Continuo a 4 recensioni :) baci,
#Marty.
  
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