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Autore: fila    26/09/2012    5 recensioni
Questa storia ha pertecipato al contest "Dipende da quanto puzzerai" indetto da Cenerella classificandosi prima.
Durante New Moon i Cullen lasciano Forks. Ecco un'avventura del dottor Cullen in quel periodo. Buona lettura.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlisle Cullen, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Questa storia si svolge nel libro New Moon, dopo che i Cullen hanno lasciato Forks

 

 

 

 

 

Dopobarba

 

«Mi raccomando dottor Manson e dottoressa White: come assistenti in sala operatoria tutto dovrà essere perfetto. Infermiera Stewart e strumentista Hertz: massima concentrazione e massima efficienza. Come oramai saprete, oggi arriva il famoso luminare che ci ha caldamente raccomandato il professor Bell. Sembra che nella sua clinica di Los Angeles abbia fatto miracoli su un paio di pazienti, per cui non possiamo permetterci di sbagliare nulla!» disse un lunedì mattina il dottor Rogers, passeggiando nervosamente avanti e indietro nel corridoio principale della clinica "I tre Pini" di Santa Monica.

«Chi sarà mai questo tizio che il grande capo ci sta arringando manco dovessimo andare in guerra?» pensò Donald cercando di nascondere l'ennesimo sbadiglio. «Sono più di vent'anni che faccio le pulizie in questa clinica, cosa potrà mai andare storto con il mio scopettone

«La sala operatoria avrà inizio alle ore ventidue...» continuò il suo discorso il dottor Rogers.

«Alle dieci di sera? Deve essere ben attaccato al grano questo premio nobel della medicina per operare anche di notte» considerò tra sé e sé Donald, spostando il peso dal piede destro a quello sinistro e viceversa. «In questo modo però mi toccherà pulire domani mattina all'alba, che palle! Volevo andare a pescare con gli amici! Pazienza. Speriamo che almeno mi paghino lo straordinario: potrò comprare a Mary-Lou quel vestitino che tanto le piaceva.»

«Ora tutti al lavoro con un bel sorriso, perché come enuncia il nostro motto "Siamo qui per servirvi con gioia e dedizione"» terminò il dottor Rogers.

Donald prese secchiello e scopettone e si diresse verso lo sgabuzzino.

«Voglio l'entrata lucida e linda, Donald» lo bloccò il direttore della clinica.

«Signore, l'ho lavata ieri sera» replicò l'addetto delle pulizie.

«Da questo intervento potrebbe dipendere il futuro di tutti noi, tu non vuoi che qualcosa vada storto, vero?»

«Nossignore» rispose Donald, rassegnato, e passò le otto ore successive a lucidare ogni superficie dell'edificio. Quando, finalmente, alle sei uscì dalla clinica, tutto splendeva come uno specchio.

«Sono a pezzi: spero che quel premio nobel della medicina apprezzi i miei sforzi! Mancava solo che mi mettessi a pulire con il cotton fiock e avrei fatto tutto» disse Donald con Jack, l'addetto della security, mentre si scolava una birra ghiacciata.

«Questa notte siamo di turno sia io che Mick: ma chi operano, il Presidente Obama?» chiese l'agente sorseggiando una Diet Coke.

«No, credo si tratti di una stupida stellina di Hollywood! Ma mi sembra che il boss sia più preoccupato di fare bella figura col dottorone piuttosto che per la salute della paziente» commentò Donald.

«Mi ha detto Gloria della contabilità, in gran segreto, che il dottore è molto giovane, molto bravo ma soprattutto molto economico» bisbigliò Jack, per evitare di farsi sentire da qualcuno.

«Mmmh, tua moglie sa delle tue chiacchierate con Gloria?» domandò Donald, ridacchiando.

«Scherzi? Se lo sapesse mi staccherebbe la testa dal collo! Per cui acqua in bocca, Don!»

«Tranquillo, sarò muto come una tomba» rispose Donald e terminò la sua birra.

«Presto, tutti in riga nella hall. Il capo è già in agitazione» urlò Mick da una finestra.

I due uomini si guardarono, sospirarono e buttarono le bottigliette nel bidone della raccolta differenziata.

«Prego, mi segua» disse Rogers con tono ossequioso a un giovane dottore pallido e biondo.

«Che diamine è questa puzza!» pensò disperato Donald, appena giunto al fondo della riga, trattenendo il fiato. «Accidenti a me: ho cambiato proprio oggi il prodotto per pulire i pavimenti e senti che odore di... acido. Il boss mi licenzierà in tronco!»

Il suo titolare e il dottore gli passarono davanti e l'ospite si voltò a guardarlo con quegli strani occhi dorati.
«
Oddio anche il dottorino ha sentito la puzza; sono certo che stava annusando quando mi è passato innanzi!» pensò Donald. «Che posso fare ora? Ma certo! Da qualche parte, nello stanzino delle scope, ho ancora un flacone del vecchio prodotto: pulirò di nuovo tutto da cima a fondo. In questo modo, forse, nessuno ci farà caso

Donald passò tutta la notte a ripulire per bene ogni superficie della clinica.

«Jack, ti prego, annusa: ti sembra di sentire puzza?» chiese, infine.

«Ma sei diventato paranoico? Ti assicuro che non c'è nessun cattivo odore» rispose l'addetto della sicurezza.

«Sei certo? A me sembra di sentire ancora un sottofondo di quella terribile puzza. Mi bruciano perfino le narici!» rispose Donald.

«Tu sei pazzo» rispose Jack e scosse la testa, allontanandosi.

«Forse sono solo stanco» pensò Donald e si diresse verso le macchinette automatiche per bersi un caffè. Stava per sorseggiare la bevanda quando una nuova zaffata di puzza gli bruciò le narici. Disperato si voltò e si trovò di fronte il famoso dottore in tenuta da sala operatoria che lo osservava.

«Buongiorno. Sono il dottor Carlisle Cullen» lo salutò.

«Vuole un caffè?» riuscì a malapena bofonchiare l'uomo.

«No , grazie» ridacchiò il dottor Cullen. «Lei non è di qui, vero?»

«No», rispose Donald, e si voltò per buttare il bicchierino di plastica. Fu facendo quel gesto che si rese conto che non era l'ambiente a puzzare, ma il dottore. «Allora non è colpa mia» pensò sollevato.

«Lei è un nativo americano, vero? Da che parte dell'America proviene?» chiese, cortesemente, Carlisle.

«Dal nord: i miei nonni si sono trasferiti a Santa Monica da una piccola riserva situata in un posto chiamato La Push» rispose Donald, sorpreso.

«Ah, La Push» commentò il dottor Cullen.

«La conosce?» chiese Donald, stupito.

«Ho abitato a Forks per qualche anno. Ha ancora parenti da quelle parti?» chiese Carlisle.

«Forse. Non ci sono mai stato e non ho mai tenuto i contatti con nessuno.»

Il dottor Cullen sorrise, lo salutò e si allontanò.

Donald andò a posare tutta la sua attrezzatura di lavoro, si cambiò, uscì dalla clinica e si diresse alla sua auto. Parcheggiata a fianco a lui c'era una stupenda Mercedes nera.

«Che schianto!» disse Donald.

«Grazie» disse una voce alle sue spalle.

Anche senza voltarsi, Donald capì che si trattava del dottorino: la puzza che emanava gli stava facendo impazzire le narici.

Carlisle aprì la portiera ed entrò in auto. «A proposito, come si chiama? Magari è parente di qualcuno che ho conosciuto» chiese sporgendosi dal finestrino.

«Donald Black» rispose l'uomo ed entrò nella sua vecchia utilitaria. «A proposito, fossi in lei cambierei dopobarba: il suo puzza!» aggiunse e lasciò il parcheggio.

Carlisle rimase un attimo a guardare l'auto che si allontanava e poi scoppiò a ridere.

 

 

 

Note: Questa storia è stata scritta sotto l'ombrellone per il contest "Dipende da quanto puzzerai" di Cenerella e si è classificata prima. Grazie alla giudicia e alla sua esperta di ortografia. Ringrazio anche Dragana che mi ha betato la storia al volo, visto che mi sono accorta del contest solo pochi giorni dalla scadenza.

 

 

 

  
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