Videogiochi > Resident Evil
Segui la storia  |       
Autore: fiammah_grace    26/09/2012    2 recensioni
resident evil- weskerxjill- before re5
"Se solo Jill avesse saputo di essere salvata da Albert Wesker, avrebbe provato tutt’altro che gratitudine, perfettamente conscia del fatto che da un incubo, sarebbe caduta in un incubo ancora peggiore.
Il rumore della pioggia era incessante.
L’uomo dai maligni occhi rossi alzò il viso lasciando che bagnasse il suo volto.
I capelli scomposti, ritornarono indietro appesantiti dall’acqua.
Il berretto della bruna cascò dalla testa scoprendo il suo viso addormentato.
Wesker, a quel punto, avanzò nella foresta, riprendendo del tutto le sue forze e sapendo perfettamente dove andare.
Ignara, la donna seguì il suo carnefice, trasportata nei meandri del suo peggior incubo. Frastornata e agonizzante, era ancora in balia del sonno, non sapendo nemmeno di essere ancora in vita, mentre Albert Wesker già progettava come attuare la sua vendetta."
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ringrazio SonicoTheDragon98 per la sua recensione. La prima che ricevo! Grazie mille!
Piccola guida alla lettura: quando inserisco degli spazi vuoti nella fan fiction, a meno che non siano dei pensieri, significa che la scena cambia.
Al momento è tutto.
Spero che questa fan fiction vi incuriosisca! <3
 





THE DAYS LOST IN THE NIGHTMARE
 
 
 
 
CAPITOLO 2
 
 
 
 
***
 
Ore 04:00 del mattino.
Una dozzina di uomini con dei lunghi camici bianchi erano in un laboratorio.
Sembravano immersi già nel lavoro, nonostante ci fossero a stento le prime luci dell’alba. D’improvviso la porta automatica si aprì e a solcarla fu l’uomo da loro rispettato e temuto allo stesso tempo.
Albert Wesker, ancora bagnato e sporco, entrò nel laboratorio, sostenendo fra le sue braccia una giovane donna dai lunghi capelli castani.
Il capo ricercatore di quel dipartimento si avvicinò, come a volersi assicurare delle condizioni del loro datore di lavoro, tuttavia Wesker lo ignorò palesemente, proseguendo nella stanza.
Come cani ben addestrati, subito questi si affrettarono per liberargli un lettino operatorio, in modo che potesse adagiarvi la ragazza esamine.
Wesker la posizionò lentamente sulla barella preparatogli, sotto gli occhi sempre più spaesati di quei dottori che mai lo avevano visto così trascurato.
“Signore?” parlò prudentemente uno. “E’ morta?”
“No, non lo è.” Rispose stranamente Wesker, non allontanandosi da lei, continuando a osservarla imperterrita. Mentre i suoi dipendenti non facevano che bisbigliare fra loro, egli stava già esaminando la situazione.
Nonostante il cuore fosse molto debole, Jill aveva dimostrato una notevole forza e capacità di sopravvivenza. Gli venne un dubbio e si chiese se non valesse la pena tentare…
Prese infatti una siringa e subito le fece un prelievo. Osservò il liquido rosso intrappolato nella capsula, poi lo affidò a uno dei dottori.
“Portatemi i risultati entro domani. Ora preparate la sala operatoria.” disse imperativo, con quella sua voce altisonante e temibile.
Sfilò il suo lungo cappotto nero di fibra di carbonio, e al suo postò indossò un camice, dei guanti e una mascherina.
Avrebbe effettuato lui stesso l’operazione in quell’istante, sapeva di essere l’unico in grado di garantire la sopravvivenza del soggetto.
La bruna intanto fu spogliata e portata in sala operatoria. Wesker le si avvicinò e subito si mise al lavoro.
 
“Albert!”
Il suono dei vertiginosi tacchi di una giovane donna dai lunghi e folti capelli corvini rimbombò per i corridoi del laboratorio.
Ella era vestita con un elegante abito corto che lasciava quasi del tutto scoperto il voluminoso seno, poco importandosi che quello non fosse l’abbigliamento ideale per una dirigente del global pharmaceutical consortium.
Excella Gionne era infatti laureata in ingegneria genetica.
Dotata di un intelletto acuto e un forte senso degli affari, era diventata l’amministratore delegato della casa farmaceutica Tricell all'età di soli diciotto anni.
Apparteneva ad una famiglia aristocratica ben nota e rispettata in tutta Europa.
Aveva ricevuto una rigida educazione, che tuttavia adesso l’aveva resa una donna preparata, fiera e sicura di sé.
Dunque, abituata a vedere chiunque dall’alto verso il basso, non badò a nessuno che incrociasse il suo sguardo. Si fermò soltanto quando non fu arrivata a destinazione.
“Perché non ho saputo che aveva fatto ritorno?” disse, osservando Wesker da oltre il vetro della sala operatoria, rivolgendosi a uno dei dottori.
“E’ venuto appena venti minuti fa. Non ne abbiamo avuto il tempo, signorina Gionne. Sono spiacente. Ha iniziato subito ad operare quella ragazza…”
Balbettò il dottore conoscendo bene quanto anche quella donna potesse essere terribile, nonostante la giovanissima età.
Dal canto suo, Excella sbarrò gli occhi.
“Una…ragazza? Chi?” chiese concentrando tutte le sue attenzioni sulla bruna sul lettino operatorio.
“Secondo i dati anagrafici fornitoci dal signor Wesker stesso, il suo nome è Jill Valentine. Come richiestoci, stiamo facendo degli esami sul suo sangue, e in effetti c’è qualcosa di strano in lei. Supponiamo…”
“Da qua!” disse Excella sgarbatamente, sfilandogli i moduli dalla mano.
Preferiva controllare lei stessa; aveva le competenze per farlo.
Quando terminò di leggere, il suo sguardo tornò alla ragazza. “Come è possibile..?” sussurrò appena. In seguito, senza dire altro, girò i tacchi e andò via.
Il suo ammirato Albert Wesker ne sapeva una più del diavolo.
Da quando l’aveva conosciuto, non faceva che girargli intorno, affascinata dalla sua competenza e dal suo modo di fare scaltro e diabolico. Esattamente come lei…
Per questo non vedeva l’ora di conoscere i suoi piani, e divenire così la sua partner. Lo desiderava ardentemente, nessuno avrebbe potuto esserlo più di lei.
Quel che la giovane donna non sapeva però, era che non si poteva pensare di giocare con il diavolo.
 
Più tardi, Wesker uscì dal laboratorio.
Stanco come lo era raramente, si ritirò nella sua stanza, situata in una zona residenziale nel laboratorio stesso.
Quel luogo era immenso. Centinaia di corridoi si intrecciavano fra loro, percorrendo più di una decina di piani, tutti impegnati nella ricerca.
Entrò nell’ascensore e con un pass speciale poté accedere alla zona dove erano situati gli alloggi.
Il suo, in particolar modo, non era accessibile a tutti.
Wesker era un uomo che aveva chiuso i contatti col resto del mondo, incapace oramai di ricercare la sua normalità. Se esistevano dei rari momenti un cui desiderava chiudere gli occhi, per riposare il suo cervello costantemente in funzione, voleva farlo solamente se fosse completamente solo.
Come lo era sempre stato. Come lui stesso aveva deciso di essere.
Questo perché non si fidava di nessuno al mondo, ed era proprio grazie alla sua mente fredda, scaltra e calcolatrice che egli era colui che era adesso.
Giunto a destinazione, l’ascensore si aprì ed egli percorse lentamente tutto il lungo corridoio. Arrivato di fronte una lucida porta automatica nera, fece per inserire il codice ed accedere nel suo appartamento, ma una presenza alle sue spalle lo fece desistere.
Raramente il suo intuito si sbagliava, e non era questo il caso.
Girò appena gli occhi e vide Excella Gionne, con le mani che abbracciavano i gomiti, appoggiata al muro mentre lo guardava ammiccante.
“Albert, sono stata in pensiero per te. Hai trovato quel che stavi cercando? Ti va di parlarne?” disse.
Wesker la ignorò del tutto.Le concesse a stento uno sguardo, poi tornò alla tastiera sulla porta, digitò una lunga serie di numeri, ed entrò.
Excella lo seguì fedelmente.
L’appartamento di Albert Wesker era spazioso e moderno, come si ci poteva aspettare da uno come lui. Solcando l’ingresso, vi era un ampio salotto arredato con dei mobili dall’aria costosa, un paio di divani posti l’uno di fronte l’altro, e una grande vetrata in fondo a tutto, ove poteva ammirarsi una fitta foresta in qualche parte dell’Europa.
Vi era poi un corridoio che conduceva alla zona notte. Wesker vi si inoltrò e si sedette sul letto, decisamente grande per essere solo di una persona.
Portò una mano sulla fronte, ancora turbato dall’intensa notte trascorsa.
L’incontro con Spencer l’aveva lasciato in uno stato mentale confuso e dentro sentiva il sangue ribollire. Era adirato.
Excella si sedette accanto a lui e gli portò una mano sulle spalle, per nulla intimorita di stabilire un contatto umano con lui.
Simbolo della sua ingenuità, sicurezza o imprudenza? Impossibile stabilirlo.
“Hai una palpebra ferita. Vuoi che ti medichi?” chiese, ma era inconcepibile l’idea di introdurre un dialogo normale con Wesker.
Egli infatti, al tocco delle dita di Excella sui suoi occhi, allontanò la mano di lei e la guardò gelido.
“Non necessito delle tue premure. Inoltre credo di averti già detto di non voler essere disturbato nella mia stanza.”.
Excella sbuffò come una bambina. Poi cambiò atteggiamento. Si alzò e prese a camminare per la stanza.
“Ho letto i documenti riguardanti…Valentine. Jill Valentine. Se non sbaglio è la partner del famoso Redfield di cui parli spesso. Dimmi…l’hai portata qui per un motivo? Era deceduta, o comunque sarebbe deceduta di lì  a poco, se non l’avessi operata d’urgenza tu stesso. Mi domando…perché? Sai bene cosa teniamo in laboratorio.”
Disse facendo molte pause, mentre Wesker era ancora assorto nei suoi pensieri, seduto sul letto, nel buio della stanza.
“Hai letto i referti. Mi sarà utile per il nostro progetto Uroboros. Tranquilla, so già cosa farne di lei.” Disse assecondando la donna, che si lasciò ingannare, credendo che lui fosse davvero interessato a renderla partecipe.
“Un altro esperimento?” chiese infatti lei, elettrizzata all’idea.
Wesker ricambiò il suo sguardo, considerando l’atteggiamento di quella giovane molto prevedibile.
“I dati hanno confermato i miei sospetti. Ella ha prodotto degli anticorpi molto forti in seguito alla battaglia contro il Nemesis, circa otto anni fa.” spiegò, alzandosi.
Excella spalancò gli occhi, incredula.
“Il virus Nemesis? Sul serio?”
“Questo ci aiuterà a testare meglio il virus. Un soggetto con una resistenza simile non è facile da trovare. In caso di fastidi, so cosa fare.” rispose Wesker tranquillo, facendo scendere la zip della sua maglia e avviandosi verso il bagno.
Mentre Wesker si spogliava, Excella osservò il suo fisico ben scolpito. Era una donna del tutto disinibita, così continuò la conversazione come se nulla fosse.
“Capisco…quindi hai trovato finalmente un soggetto per affinare le tue ricerche…”
Wesker infilò una vestaglia scura e la guardò dritto negli occhi.
“Non immischiarti troppo, Excella. Il mio lavoro ti riguarda fino a un certo punto.”
“Mi riguarda eccome. Sono una parente di Travis, ricordi?” rispose lei in modo saccente.
“D’accordo. Ma poi non piangerti addosso quando le cose non andranno come credi.” Concluse lui ironico, e chiuse la porta del bagno dietro di sé.
Excella rimase a guardare nella sua direzione. Sentì poi lo scroscio dell’acqua della doccia e comprese che la loro conversazione era finita. Abbassò il viso e sorrise.
“Certamente, Albert. Ma non potrai sempre lottare da solo. Anche tu hai bisogno di qualcuno che ti sostenga. Non ti deluderò.”
Poi abbandonò la stanza.
 
***
 
 
 
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: fiammah_grace