Una
piccolissima premessa,
che potete anche saltare, vi comprendo… Ringrazio in primo
luogo coloro che
hanno recensito la mia prima piccola storia…grazie davvero,
è importante
nonsapetequanto! Ma anche chi ha letto soltanto grazie anche a voi.
Scrivo un po' di getto un’altra
breve storia (scusate, lo so che sono ripetitiva ma a me le ff mi
vengono
sempre un po’ malinconiche) corta, è vero, ma
anche le storie corte hanno un proprio
fascino.
È
dedicata sempre alla
stessa persona, stupido, che odio e amo come Radish odia e ama il
fratello. Ali
Piglio
di disprezzo percorre questo insulso pianeta da quattro soldi. I miei
occhi
scorgono valli floride, terreni coltivati e città contente,
dove tanti
insignificanti e frivoli puntini si agitano presi dalle
loro stupide occupazioni quotidiane. Aure
inesistenti. Umani. Questa razza non dovrebbe ESISTERE. Consumano le
loro vite
banali, senza avere un nome e muoiono senza lasciare niente oltre ad
una croce
polverosa. Noi sayan no. Combattiamo per vivere e abbiamo orgoglio ed
onore, presi
con la forza del nostro pugno audace. Ecco come diamo un senso alla
vita. Gli
uomini si accontentano di una donna puerile con la quale trascorrere la
loro
ben misera esistenza, senza aver mai assaporato il piacere del
combattimento, goduto
del sapore acre del sangue in bocca. Insetti.
Cerco
ancora. Ancora niente. Il paesaggio cambia sotto di me, che schizzo nel
celeste
di questo cielo terso che a me pare tanto un insulto, abbagliandomi e
sorridendomi.
Acqua. Il mare quieto di questa giornata scintillante riflette i raggi
di un
sole troppo forte. Si pennella di bagliori dorati e cangianti. Odio
questo
posto ogni minuto che passa con più persuasione, con
più forza.
Kakaroth
sarà meglio che ti trovi presto. O assolverò per
te il compito che ti fu
assegnato alla nascita. Traditore. Non posso pensare ancora.
Com’è difficile
dimenticarti. Fratello. Ci hai voltato le spalle, ma perché?
Fratello, io ti ho
atteso. Traditore. Sento la mia energia rabbiosa pulsare nel pugno che
stringo mentre
taglio l’aria, veloce, velocissimo.
È
un attimo. Uno solo. È l’aura di un sayan. Sei
inconfondibile. È tra mille che
riconoscerei la tua potenza.
Eccoti Kakaroth.
I tuoi occhi, il tuo viso. Non è solo tuo questo volto,
questo sguardo. È di
mio padre. È di Bardak. Siamo figli suoi, fratello mio,
tutti e due, e te lo
sto spiegando con quanto più distacco consente la mia voce.
Ma sei riuscito a
rinnegare anche questo. Il tuo è uno sguardo di
ostilità allo stato puro. Bene.
Mi guardo intorno. Questa gente, che mi guarda con l’orrore
stampato sul viso,
questa dev’essere la tua famiglia. Hai un padre, degli amici,
uno sputo di
terra persa in questo mare limpido, con la tua splendida casetta e un
fratello
che ti è stato sempre accanto. E un marmocchio vedo.
Vediamo, sangue del mio
sangue, se riesci a dimenticare anche tuo figlio, dopo tuo fratello.
È
l’ultima cosa che riesco a capire. Ti sacrifichi per farmi
fuori. Addirittura Kakaroth.
È la mia fine, per mano di chi mai avrei sospettato. Non hai esitato, sei
diventato un grande guerriero
dopotutto, sei riuscito a farmi fiero in un modo o
nell’altro…Tiro un respiro
con fatica, credo che questo sarà l’ultimo. Ti ho
voluto bene a modo mio
fratellino, ma non hai fatto in tempo a capirlo, anzi, io stesso dubito
che te
l’avrei detto. Ti ho voluto bene.