Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: misslittlesun95    28/09/2012    3 recensioni
Prima "what if?" (ne posterò un'altra in futuro) del racconto "Il muretto" contenuto nella raccolta "Ragazzi di piombo".
Quando perdiamo qualcuno ma non è la morte a portarcelo via, che cosa abbiamo ancora?
Quando non c'è né un corpo su cui piangere né una tomba su cui poggiare un mazzo di fiori ad intervallo regolare, che altro c'è nella nostra vita se non un'assurda tristezza?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Who you'd be today?


Oggi Giovanni e Nicoletta mi sono venuti in contro urlando di aver superato a pieni voti la maturità, lei quella classica con sessanta e lui quella del geometra con cinquantasette.
Le lacrime stavano per scendere lungo il mio volto, ripensavo alla nostra maturità, nelle stesse scuole. Tu al classico, io e Donato al Geometra.
Mi sono venute in mente le mattine di quei cinque lunghi anni, quando io e lui arrivavamo sempre in ritardo in stazione e il treno per Bari lo prendevamo al pelo.
Ripensavo alle volte che ti abbiamo tenuto i vocabolari, all'aiuto che ci davi in italiano e a me e Don che t'aspettavamo alla stazione di Bari al ritorno, perché tu uscivi dopo e noi dovevamo sdebitarci della tua attesa la mattina.


Sono passati vent'anni dal movimento studentesco che, quand'eri appena quattordicenne, ha iniziato a cambiarti.
E, non lo direi mai, ma ne sono passati già dieci da quando hai preso il treno per Roma l'ultima volta.


 

I primi di maggio sono giorni strani. Il cinque mi ricorda la tua scritta sul muretto, il sette la tua ultima partenza, il nove è il giorno finale del nostro paese, così la gente lo chiama. Il dieci ha l'amarezza della nostra ultima telefonata, e l'undici la tristezza del ricordo di chi, pur essendo vivo, non c'è più.
Il dodici, in fine, è ancora peggio. Mi viene in mente quella sera del settantasette, quella notizia tremenda alla televisione, la paura di aver perso anche te.
Non dimenticherò mai la tua telefonata, mentre ormai da ore io, Donato e i tuoi eravamo spaventati, dove ci dicevi di non essere neanche a conoscenza di quella manifestazione perché impegnata a studiare.

Se avessimo saputo che meno di un anno dopo saresti sparita per sempre avremmo vissuto meglio il tempo a nostra disposizione.
Ma forse è più giusto così; non siamo stati felici insieme perché sapevamo che era la nostra ultima possibilità, lo siamo stati perché eravamo così, indipendentemente da quanto tempo sarebbe ancora durata tutta la magia che c'era dietro quell'amicizia che andava avanti ormai da diciotto anni.


In questi dieci anni sono salito a Roma una sola volta, in occasione dei funerali di Berlinguer.
Donato non è voluto venire, quella città e quel partito gli fanno ancora troppo male, e paradossalmente il motivo non è politico.
Quel giorno a San Giovanni ti ho cercata in ogni ragazza, ma non c'eri.
Eppure sono sicuro fossi lì, ti potevo sentire.


Tuo padre non si perdona ancora di non averti raccomandato di star lontana da quella gente dopo il nove, pensava tu ti saresti allontanata da quei gruppi autonomamente, almeno in quei giorni.
Invece, testarda come sempre, sei rimasta attaccata alla tua idea e ai tuoi ideali.
Lontana da chi imbocca la via delle armi, probabilmente, ma chi in quel periodo cercava una spiegazione questo non penso l'abbia visto.
Non penso tu sia stata in carcere, non per molto almeno.


Adesso hai, avresti, trentaquattro anni.
Sono certo tu sia viva e te la passi molto meglio di noi.
Spero tu ti sia laureata in psicologia con una media alta, come sognavi, per poi iniziare a praticare.
Ti immagino con un marito e uno o due bimbi, in una bella casa con un balcone che da su qualche meraviglia della città eterna.
Magari non ti dichiari più neanche comunista, magari rinneghi tutto quello che sei stata fino a quel giorno.


Vedo il tempo passare su di me e su questo nostro paesino, vedo i luoghi e le persone che conoscevi trasformarsi e lasciare indietro ciò che ricordo della mia vita fino a quel giorno, la mia vita con te.
Una volta parlando hai detto che ti sarebbe piaciuto creare una leggenda di paese che parlava di te, la figlia di Domenico Infante, quella più a sinistra del P.C.I., in senso lato.
L'idea te l'aveva data Donato, e se ripenso a quanto ci siamo divertiti in quegli anni a prenderti in giro per la tua posizione politica ancora rido.


Se non sei più in Italia posso dirti che qualcosa nella politica sta cambiando, gli uomini passano e le idee con loro.
Rimangono ricordi sbiaditi come le foto in bianco e nero di quando eravamo piccoli, fatte sui binari di quella ferrovia che, forse non lo sai, ma ha ripreso a funzionare.


Dentro me sono convinto che prima o poi tornerai.
Non so quando, non so come, ma sono certo che un giorno ti rivedrò girare per questi posti.
Magari al nostro boschetto, rimasto uguale a quel pomeriggio in cui ci hai detto che a Roma volevi rimanere anche dopo gli studi.
A volte mi convinco che quel giorno di maggio si siano semplicemente avverate le tue preghiere e i tuoi sogni.



Cosa sogni, Sandra? Ora che dovunque sei stai bene, ne sono certo, cosa sogni?
Se hai la tua laurea, la tua amata Roma e forse anche il tuo partito, cosa ancora sogni?
E poi, cosa ricordi?
Ricordi di me?
L'ho dato per scontato, ma forse non è più così.
Forse tutto ciò che riguarda il tuo passato l'hai scordato, nella tua memoria non c'è più.
Almeno nel tuo cuore rosso spero d'essere rimasto.


Sai, è brutto da dire ma ogni tanto preferire fosti morta. Preferirei avere una tomba su cui portarti dei fiori, preferirei sapere dove sei.
Guardo negli occhi di tua madre, e vedo una ferita che non si rimarginerà più.
È ancora bella e forte, ha cresciuto i gemelli splendidamente, ma dentro di lei qualcosa si è spento.


Tra tante domande che mi faccio una pesa più di tutte.
L'ultima volta che siamo andati a Bari ho capito che Donato t'amava e tu ricambiavi almeno quanto lui.
Hai detto anche che doveva prendere coraggio e fartelo sapere, perché non avevate tutto il tempo del mondo a disposizione.
Chissà, magari sentivi dentro te ciò che stava per accadere.
Ma allora perché non ti sei confessata? No, non l'hai fatto solo perché eri donna e lui uomo, lo so.
Forse l'hai fatto perché sapevi, perché non volevi soffrire.
Dimmi almeno che non hai sofferto, dimmi che la politica che ti ha portato via ha poi inciso profondamente sulla tua vita, dimmi che non ci hai lasciati per nulla, perché è molto più di nulla anche ciò che hai lasciato in noi.


Adesso che fa caldo vedo i tuoi apparecchiare nel terrazzo di casa, vedo tua mamma portare in tavola cibi magnifici che solo lei sa cucinare.
Mentre li vedo seduti, quasi felici, noto una sedia in disparte su un lato, insieme vuota e piena della tua assenza.
Osservandoli tutti i quesiti, tutto il dolore, e tutto ciò che ha segnato la mia vita in questi dieci lunghissimi anni lascia spazio a una sola domanda: se fossi rimasta con noi, tu chi saresti oggi?






_____________
Sunny's space_______________________
Ciao :)
Allora, questa è diciamo una ff di un mio racconto XD
Il racconto si chiama “Il muretto” e lo potete trovare nella raccolta “ragazzi di piombo”. (Se siete pigri il link è questo http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1163375 XD)
A breve farò un'altra what if? Sempre di questo racconto, giusto perché strano ma vero sono per il lieto fine, quindi se siete interessati continuate a seguirmi XD
Non è necessario leggere “Il muretto” per capire questo raccontino.
Spero abbiate capito che Sandra non è morta, o almeno Giuseppe, che non l'ho scritto ma è il narratore, non ne è certo. È semplicemente sparita.
Nella storia vengono citati tre avvenimenti reali:
12 MAGGIO 1977; in una manifestazione a Roma rimane uccisa una studentessa diciottenne (un prossimo racconto sempre di “Ragazzi di piombo” parlerà di questo fatto, forse ora troppo poco conosciuto)

09 MAGGIO 1978: viene ritrovato a Roma il cadavere di Aldo Moro.
13 GIUGNO 1984: funerali, sempre a Roma, del capo del P.C.I. (partito comunista italiano) Enrico Berlinguer.
La canzone che da il titolo al testo, e ne è anche la frase finale, è appunto “WHO YOU'D BE TODAY” di Kenny Chesney. (http://www.youtube.com/watch?v=2Ne3cz9eUsQ qui il video ufficiale)
La canzone parla di morte, della morte di una persona giovane, e proprio per questo da al racconto solo il titolo e non la rende una song fic.


Niente, spero vi sia piaciuta.
Lasciatemi una recensione se vi va, ne sarei felice.
Vi mando un bacio :)
;Sunny,

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: misslittlesun95