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Autore: LUcy__    29/09/2012    3 recensioni
“Vieni qui…”sussurrò. Ne aveva bisogno. La discussione di quel pomeriggio gli ritornava ancora alla mente, facendogli venire voglia di urlare, scappare, morire.
Harry si avvicinò piano, allargando le braccia per stringerlo a sé. Louis si alzò di scatto, mettendosi in ginocchio sul materasso, e si aggrappò al busto del riccio, lasciandosi avvolgere da quel senso di benessere che trovava solo in poche posizioni, e solo con Harry.
“Harry…”mormorò. Non voleva mettersi a piangere, non in quel momento.
“Va tutto bene. Tornerà tutto come prima.”disse, mentendo. Nulla sarebbe tornato come prima. Sentì la falsità della sua stesse parole e rabbrividì. Come poteva mentire all’unica persona a cui tenesse davvero?
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione:questa storia è una Larry, ma particolare. Tratta di temi abbastanza complicati, ma non gravi.(altrimenti c’era il rosso e non l’arancione). Alcuni comportamenti potranno sembrare strani, ma tutto troverà un senso.
Credo.
Avvertimenti: Slash, incompiuta. Se non vi piace non cominciate neanche a leggere.


Panic

 
 
“Sei qui.”
La voce inespressiva di Louis rimbombò nella stanza, avvolta nella penombra. Una flebile luce filtrava dall’unica finestra. Louis avrebbe voluto far sparire anche quella, ma non aveva voglia di alzarsi dal letto per abbassare definitivamente la tapparella.
“Io… volevo vederti.”disse Harry. La voce era carica di dolore, ma Louis cercò di non sentirla. Cercò, perché faceva fatica ad ignorarlo. Si girò per guardarlo bene in faccia.
“Vieni qui…”sussurrò. Ne aveva bisogno. La discussione di quel pomeriggio gli ritornava ancora alla mente, facendogli venire voglia di urlare, scappare, morire.
Harry si avvicinò piano, allargando le braccia per stringerlo a sé. Louis si alzò di scatto, mettendosi in ginocchio sul materasso,  e si aggrappò al busto del riccio, lasciandosi avvolgere da quel senso di benessere che trovava solo in poche posizioni, e solo con Harry.
“Harry…”mormorò. Non voleva mettersi a piangere, non in quel momento.
“Va tutto bene. Tornerà tutto come prima.”disse, mentendo. Nulla sarebbe tornato come prima. Sentì la falsità della sua stesse parole e rabbrividì. Come poteva mentire all’unica persona a cui tenesse davvero?
Avvicinarono le loro labbra, unendole in un bacio. Louis scoppiò in lacrime, in un pianto silenzioso che tentava di soffocare per non annegare nel dolore.
“Ho bisogno di te.”fece, portando le mani ai lembi della sua maglia per sfilargliela. Harry provò a dirgli di no, perché forse era meglio finirla lì e basta. Ma non poteva.
“Va bene.”acconsentì, baciandolo ancora. Lo baciò con una passione che cresceva sempre di più, perché presto avrebbe dimenticato il sapore di quelle labbra.
Gli abiti finirono a terra, in un mucchio disordinato accanto al letto, che venne disfatto.
Louis piangeva, continuava a piangere e Harry non lo imitava solo perché voleva dimostrarsi forte. Ma lui non era forte e quando fu sul punto di unirsi completamente a lui, facendolo suo per l’ennesima e ultima volta,  gli scappò una lacrima solitaria, che lasciò scorrere, facendo finta che non esistesse.
 
“La dovete fare finita!”
Louis si lasciò cadere sulla sedia, lo sguardo perso nel vuoto e la mano destra stretta a quella sinistra di Harry. Aveva gli occhi spalancati e non osava proferire parola.
“Non abbiamo fatto niente di male!”protestò Harry. Il suo cuore aumentò i battiti, la sua mente si annebbiò dalla rabbia. Ma era una guerra persa in partenza.
“Lo sappiamo. Ma voi due dovete lasciarvi”continuò l’uomo in completo gessato, mandato dal management. Aveva il volto severo e frustrato e di certo non voleva essere lì. Louis chiuse gli occhi, per non dover vedere nulla. Cercò di pensare a qualsiasi cosa che non fosse la carriera, Eleanor, Harry o quella situazione, finchè non sentì una frase che lo uccise.
“Va bene. Mi arrendo. Come volete.”disse Harry. La presa sulla sua mano si sciolse e la porta sbattè pochi secondi dopo. Era uscito, lasciandolo solo. Louis voleva mettersi a urlare, ma la voce gli era improvvisamente svanita.
 
Quando la mattina dopo si svegliò, era solo nel suo letto. Faceva freddo, era coperto solo da un lenzuolo e Harry se n’era andato. E non sarebbe più tornato da lui.
E fu in quel momento che Louis si lasciò andare. Cominciò a urlare, piangere, protestare. Tremava, faticava a respirare regolarmente e aveva le palpitazioni. Tirò pugni al cuscino, tentando di sfogarsi.
Il dolore era così grande che lo stava sopprimendo, annullando. Era talmente orribile che avrebbe fatto impazzire chiunque.
Era solo. Harry non sarebbe mai più stato suo. Era terrificante.
 
“Andrà tutto bene, ti prego… respira, respira!”
La voce calda e dolce di Liam gli arrivava alle orecchie, ma non era intenzionato ad ascoltarla. Da quando quello psicologo gli aveva diagnosticato la DAP, o disturbo di attacchi di panico, si sentiva incredibilmente fragile. Dal giorno in cui Harry lo aveva definitivamente lasciato gliene veniva uno al giorno. Poi uno alla settimana. Sempre più sporadicamente.
Louis non voleva smettere di soffrirne, perché quel giorno avrebbe anche smesso di soffrire per Harry.
“Zayn, prendi gli ansiolitici!”esclamò Liam, stringendolo forte. Non voleva che lo tormentassero così. Voleva lasciarsi andare completamente fino al giorno della sua morte.
“Gli date ancora quella roba?”chiese una voce, la sua voce. Sentì Niall grugnire. Solitamente gli impedivano di vederlo in quello stato.
Sentì borbottii incomprensibili e quella sensazione di lingua e bocca asciutta con quel sapore metallico, come di sangue o ferro.
Risentiva sensazioni, frasi, parole, rivedeva scene impresse nella sua mente, come dejavu. Buttò la testa all’indietro, soffocando un altro grido e battendo un pugno sul pavimento.
“Lasciatemi stare!”esclamò, ribellandosi alla presa di Liam, che allentò perplesso. “Lasciatemi stare, basta!”continuò, mentre si agitava sempre di più. Si sentiva soffocare. Il respiro era sempre più affannato.
“Louis, devi lasciare che ti aiutiamo…”sussurrò Zayn, che nel frattempo si era inginocchiato accanto a lui.
“A voi non importa niente di me! Lasciatemi stare, andatevene!”urlò. Non lo voleva davvero. Forse aveva bisogno davvero di aiuto, ma non poteva lasciare che qualcuno sapesse cosa sentiva davvero.
 
Era passato un mese e Harry si odiava sempre di più. Louis sorrideva, gli parlava, scherzava con lui e lo abbracciava nelle interviste. Louis si alzava la mattina, prendeva le medicine e metteva su un bel sorriso. Ma Harry aveva voglia solo di sfiorarlo, baciarlo e averlo come una volta.
Ma aveva ceduto. Aveva lasciato che decidessero la sua vita la suo posto. Ma gliela avevano rovinata.
“Hazza, perché non sorridi?”
Era la voce di Louis, allegra e spensierata. Erano le braccia di Louis che lo stringevano da dietro.
“Non ci riesco Lou. Non ci riesco.”rispose, sospirando. Il castano si sedette accanto a lui.
“Devi trovarlo. Devi trovare l’uccello azzurro della felicità. Solo così potrai ritrovare il sorriso.”sussurrò, guardando le stelle. A Harry veniva quasi da ridere, ma guardando l’altro in faccia capì che non era una cosa da ridere. Louis era serissimo e osservava con interesse le costellazioni.
“Sei pazzo…”mormorò, alzando gli occhi al cielo. Sentì il braccio dell’ amico avvolgergli le spalle e la sua testa appoggiarsi sulla sua spalla.
“Quando lo vedrai sarai felice…”sussurrò, perseverando nel suo delirio con un sorriso debole in faccia. Harry non trovò null’altro da dire. Restarono fermi lì, finché Louis non si addormentò. Erano passati troppi giorni dall’ultima volta che si era addormentato fra le sue braccia.
Decise di prenderlo in braccio e di portarlo nella sua stanza, facendo attenzione a non svegliarlo.
Lo lasciò sul suo letto ma quando fece per andarsene la sua voce lo fermò.
“Resta qui con me… ti prego…”
Aveva il volto da bambino, con due occhi imploranti e lucidi. Non poteva dirgli di no, sarebbe stato come spezzargli il cuore l’ennesima volta.
 
Si svegliò colpito da sole del mattino, che gli arrivava dritto negli occhi, Louis accanto a lui che dormiva beato, con un espressione serena che non vedeva da tempo.
Il primo impulso fu quello di alzarsi e andarsene prima che il castano si svegliasse. E stava davvero per seguirlo, quando notò qualcosa di strano fuori dalla finestra.
Una cinciallegra azzurra, che saltellava sui rami dell’albero lì davanti. L’uccello azzurro di cui Louis parlava.
E c’erano non poche spiegazione ai presunti vaneggiamenti del ragazzo. Era quasi come se avesse voluto indicargli qualcosa.
Lo guardò, poi tornò a fissare l’uccellino, che aveva l’aria di voler prendere il volo.
Non era quel piccolo essere che doveva trovare, ma il suo significato.
La sua rarità era come un promemoria. Louis era raro come quella cinciallegra.
Ma questo era solo un ragionamento del riccio, perché Louis aveva nominato l’uccello azzurro in mezzo a uno dei suoi vaneggiamenti post attacco di panico. Non aveva neanche di idea di cosa stesse dicendo, ma era stato saggio lo stesso.
Harry decise di restare fino al risveglio dell’altro, fino a quando non sentì la sua voce e fino a quando non sentì le sue braccia avvolgerlo protettive.
E forse no, non sarebbe stato tutto come prima. Ma forse non sarebbe stato tutto così brutto come sembrava.

 
 


The writer is “IN”
 
Come lo trovo il coraggio di scrivere ancora questo angolo autrice dopo aver pubblicato questa cosa? E strana, insensata e stupida.
 
Quella cosa dell’uccello azzurro viene da un film che ho visto pochissimi giorni fa, si chiama K-PAX- Da un altro mondo ed è molto bello, consiglio di vederlo.
Per la parte degli attacchi di panico volevo usare Wikipedia, ma più che altro l’ho usata per termini medici. Per la descrizioni degli attacchi di panico ho preferito usare la mia esperienza personale.
 
Se la storia vi è piaciuta, lascereste una recensione?
Grazie in anticipo a chi lo farà.
 
-Lu
  
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