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Autore: lulubellula    30/09/2012    4 recensioni
"Credo di essere la classica donna che ha paura dell' amore e di essere amata, a cui batte il cuore per un nonnulla, ma che non si sbilancia mai per paura di essere ferita, che preferisce lasciar perdere e vivere di rimpianti piuttosto che di rimorsi.
Credo di essere la classica donna che odia il suo corpo, le sue forme, che si sente in trappola e che vorrebbe fuggire ma non può.
Credo di essere la classica donna che pensa troppo e che non riesce a spegnere il cervello, nemmeno quando sono le cinque di mattina e sto bevendo una semplice tazza di té al mandarino.
Mi chiamo Cecilia, ho ventisette anni, sono una giovane donna e il mio mondo si é appena sgretolato in mille pezzi".
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo

Apro la finestra della mia stanza nella speranza che la luce filtri nei miei polpastrelli, che mi accarezzi il viso e i capelli, invece vengo assalita dalla solita triste ed opprimente nebbia ottombrina che mi entra prepotentemente nella pelle, nelle ossa, che mi cinge le spalle e i fianchi e mi provoca un' ondata di malinconia e di malumore, che sono certa mi accompagnerà per l' intera giornata.

Mi volto verso la sveglia e realizzo che sono solo le cinque e mezza.

Mi piace alzarmi presto al mattino, quando tutti gli altri sono ancora a letto, intenti a dormire o forse a sognare qualcosa di bello o almeno di migliore, qualcosa che si discosti dalla solita noiosa e grigia routine quotidiana.

Abito in questo appartamento da quasi cinque anni ormai, ora ne ho già ventisette, sono una donna adulta, non sono più la ventenne ingenua e sprovveduta che ero quando ho varcato la soglia di questa mansarda buia e triste.

Sono cambiata, o almeno io credo di essere diversa, mi sento un' altra persona e sono indipendente; vivo qui con altre due ragazze, le mie coinquiline, Angela e Clara, che, come me, stanno provando a muovere i primi passi da sole, in questo mondo freddo e ostile, nel quale si cade e ci si rialza da soli, senza che i passanti ci degnino di uno sguardo.

In preda al mio solito vortice di pensieri e riflessioni dalle molteplici sfumature emotive, decido di uscire dalla mia stanza ed entrare in cucina, o per meglio dire, in quel minuscolo angolo cottura attiguo al bancone multiuso, che a seconda delle nostre esigenze, si adatta ad essere talvolta piano di lavoro, talvolta tavolo da pranzo.

Accendo il fornello e appoggio il bollitore sul fuoco, poi mi volto e frugo distrattamente nella mia collezione di té e tisane, alla ricerca dell' aroma giusto per iniziare la giornata.

Le mie dita tamburellano con noncuranza e nervosismo.

Non ho mai capito il motivo per cui io concentri le mie ansie e le mie frustrazioni proprio sulle mie mani; quando sono nervosa o triste, le mie dita sembrano godere di vita propria, tamburellano, giocano con i miei capelli, si portano alle tempie.

Persino mentre parlo sento l' esigenza di gesticolare e di muovere mani e dita per veicolare i miei pensieri e le mie parole.

Credo di essere la classica donna che "parla" con le mani, che ha una mimica teatrale, a tratti plateale.

Credo di essere la classica donna che stringe amicizia facilmente, ma che odia mettersi a nudo di fronte agli altri; sono prodiga nel parlare di tutto, ma avara nel parlare di me.

Credo di essere la classica donna che ha paura dell' amore e di essere amata, a cui batte il cuore per un nonnulla, ma che non si sbilancia mai per paura di essere ferita, che preferisce lasciar perdere e vivere di rimpianti piuttosto che di rimorsi.

Credo di essere la classica donna che odia il suo corpo, le sue forme, che si sente in trappola e che vorrebbe fuggire ma non può.

Credo di essere la classica donna che pensa troppo e che non riesce a spegnere il cervello, nemmeno quando sono le cinque di mattina e sto bevendo una semplice tazza di té al mandarino.

Credo di essere solo Cecilia, una giovane donna timida ed espansiva al tempo stesso, nei sogni, nelle aspirazioni, una donna che gestisce una libreria in centro, una giovane con i capelli lisci e color cioccolato e gli occhi nocciola, non molto alta e per nulla filiforme.

Una donna forte e determinata, libera e indipendente, sognatrice e autoironica, permalosa senza portare rancore, serena ma anche lunatica e fragile.

Sono una donna.

Continuo a sorseggiare il mio té, seduta su uno sgabello, lo sguardo perso a osservare la mia città fuori dalla finestra.

Uno squillo e poi un altro mi riportano alla realtà.

Dall' altro capo del telefono, sento un uomo che parla: "Pronto, Signorina Vincenti? Salve, sono Roberto Benelli, Ispettore della Polizia Stradale, sono spiacente di comunicarle che ...".

Io, Cecila Vincenti, lascio cadere a terra il ricevitore e urlo, rompendo il silenzio che regna nell' appartamento.

Mi chiamo Cecilia, ho ventisette anni, sono una  giovane donna e il mio mondo si é appena sgretolato in mille pezzi.

Note dell' autrice:

Questo é il mio primo vero tentativo di scrivere un' opera originale, spero che l' introduzione vi sia piaciuta e sono curiosa di leggere qualche parere.

Al prossimo capitolo

lulubellula

   
 
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