Tra le gocce di rugiada che il mondo può contare,
quest’unica notte il tempo ci ha portato,
chiedendo agli uccelli di dormire stanotte
e pregando ai tuoi canti di intonare le note.
Una in più è per me ciò che vive,
sai sempre che a me tornerà e scrive
che il vento freddo d’inverno porterà
all’acqua di ghiaccio che lo fermerà.
Istante incompiuto e vivace e nascente,
ma se vivo ora non si riprende
ed è solo la coscienza di una vita invadente
che lo frenerà al rimpianto più ardente.
Collegare i tasselli non ci è stato vano,
ma il passato è scomposto e non è più che amaro,
un soltanto richiamo, un soltanto canoro,
il tuo amabile suono, il più dolce ricordo.
Su note più lunghe hai creato i decori,
i soffitti e finestre da pause sonore,
quei vetri lucenti sotto il quale non piove
e la pioggia mi tocca, ma non mi riscalda
e la neve che è fredda non è più salda,
che il sole è distante, ma ora si innalza
e risorge e ritorna e solleva la cresta.
E la luce si desta e il calore è più nuovo
E le nobili gesta hanno un nuovo decoro,
è il futuro solare di un verde lucente
che illumina ancora il cammino nascente.