- Titolo: Rifugio segreto
- Personaggi: Hiyori Sarugaki, Shinji Hirako
- Genere: sentimentale
- Rating: verde
- Avvertimenti: one-shot
- Conteggio Parole: 707
- Note: Io volevo scrivere una lemon, in realtà. E nemmeno su Bleach XD Come son finita a scrivere questa cosa non so spiegarvelo, comunque non è nulla di speciale. Ogni tanto devo scrivere su loro due. XD



Hiyori non capiva perché ogni volta che usciva con Shinji a fare qualche commissione, finivano sempre per perdere tempo in quel modo.
Seriamente, il negozio di alimentari era dall'altro lato della strada, come ci erano finiti in mezzo a un bosco a chissà quanti chilometri di distanza dalle loro case, che erano proprio l’una di fianco all’altra, a fissare le acqua limpide di un laghetto?
Il ragazzo, a metà strada, aveva deviato senza dire una parola, lanciandole solamente una veloce occhiata prima di avanzare deciso verso i prati del quarantesimo distretto del Rukongai.
Naturalmente lei l'aveva seguito solo per pura e semplice curiosità ma era rimasta abbastanza perplessa nel vedere quel posto così tranquillo e silenzioso: nemmeno sapeva esistesse un lago da quelle parti.
In ogni caso nulla le impedì di corrucciare la fronte e di schiudere la bocca quel tanto che bastava per mostrare minacciosa i denti.
- Allora? Cosa ci dobbiamo fare qui? - gli chiese, appoggiando le buste con il cibo a terra.
- Ma non potresti fare una faccia più contenta, una volta tanto? - si lamentò Shinji, sbuffando e sedendosi su un grande sasso, cercando qualcosa da mangiare.
- Ti sto solo chiedendo perché, invece di tornare a casa, hai voluto portarmi in questo posto! - spiegò la ragazzina, cercando di mantenere un certa calma.
Shinji alzò lo sguardo dall'interno della busta al lago, poi si voltò verso l'amica, con espressione indifferente.
- Non ti ci ho mica portata, sei tu che mi hai seguito. Questo è il mio rifugio segreto! - rispose.
Una vena comparve pericolosamente sulla fronte di Sarugaki.
- Mi hai fatto cenno di seguirti, deficiente! - sbraitò, battendo un piede sull'erba.
Shinji sbuffò, voltando la testa dalla parte opposta e addentando un biscotto. - Ti ho guardata perché volevo che tornassi a casa da sola. Tra l'altro, com’è che devo sempre accompagnarti, quando fai le commissioni per la tua famiglia? -
In tutta risposta, Hiyori gli diede un calcio, facendogli cadere in acqua il dolce.
- Che diavolo fai, cretina! - piagnucolò il ragazzo.
- Non ti ho chiesto certo io di accompagnarmi! E potevi dirlo subito se non volevi che venissi con te! - gridò in risposta Sarugaki, visibilmente offesa, prendendo entrambe le buste e iniziando a incamminarsi fuori dal boschetto.
Cominciò a insultarlo mentalmente, mentre si riavviava verso la sua casa con pesanti passi, quando si sentì afferrare la manica del kimono.
Con movimenti silenziosi, Shinji si era alzato e l'aveva raggiunta.
- Non prendertela sempre in questo modo, ebete - mormorò lui, continuando a guardare l'acqua davanti a sé. - Rimani un po', è così rilassante qui... -
Non c'era bisogno d’ altro per spiegarle che sì, aveva proprio voluto portarla lì apposta.
Sbuffando, Hiyori gli tornò accanto, sedendosi insieme a lui sul bordo del lago.
- Non hai risposto alla domanda... - fece notare lei dopo qualche secondo di silenzio, momenti in cui aveva cominciato anche lei a mangiare qualcosa.
- Che domanda? - dovette chiedere Hirako.
- Che ci facciamo qui? - ripeté allora la ragazzina.
- Stare fermi, zitti e godercela, magari? Riesci a farlo, scimmietta? - la provocò l'amico, ghignando divertito.
Nuovamente, Hiyori si imbronciò.
- Non ti viene mai voglia di startene tranquilla, lontana da tutto e da tutti? Un rifugio segreto serve a questo e, considerando quanto sei isterica tu, mi sa che ne hai bisogno - spiegò tranquillamente. - Ho diviso con te l'unico posto in cui mi sento totalmente a mio agio, dovresti ringraziarmi - concluse, con un sorriso.
- Che stronzata... - commentò lei, appoggiando la fronte sulle ginocchia per nascondere il viso arrossato dall'imbarazzo.
Shinji rise, senza controbattere, dandogli una leggera e in qualche modo affettuosa manata sulla testa trovandosi a pensare che, ora che anche lei poteva frequentare quel posto, poteva finalmente sentirsi davvero a suo agio.