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Autore: itsphede    01/10/2012    5 recensioni
Non ti accorgi di quanto breve sia la vita, fin quando non ti sfugge di mano.
E quando ti sfugge di mano, tutto il tuo passato ti appare costellato di cose che avresti potuto fare, ma che non hai fatto; di cose che avresti potuto dire, ma che non hai detto.
Così, sul tuo presente si riversano un pugno di rimorsi a cui vorresti immediatamente rimediare.
Ma non è facile rimediare quando ti restano pochi mesi da vivere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«I keep playing inside my head all that you said to me,
I lie away just to convince myself this wasn’t just a dream. 
Cause you were right here and I should’ve taken the chance,
But I got so scared and I lost the moment again,
It’s all that I can think about, oh you’re all that I can think about.
Is your heart taken?
Is there somebody on your mind?
I’m so sorry, i’m so confused, just tell me, am I out of time?
Is your heart breaken?
How do you feel about me now?
I can’t believe I let you walk away when, when I should have kissed you.
» ♪

 

Non ti accorgi di quanto breve sia la vita, fin quando non ti sfugge di mano.
E quando ti sfugge di mano, tutto il tuo passato ti appare costellato di cose che avresti potuto fare, ma che non hai fatto; di cose che avresti potuto dire, ma che non hai detto.
Così, sul tuo presente si riversano un pugno di rimorsi a cui vorresti immediatamente rimediare.
Ma non è facile rimediare quando ti restano pochi mesi da vivere.
Così mi trovo qui, seduta su questo divano, con in mano il foglio delle ultime analisi e in testa le parole del medico, e mi sento impotente.
Vorrei uscire la fuori e godermi al massimo il poco tempo che mi resta, ma non ne ho la forza.
Parlarne con qualcuno è l’ultima cosa che riuscirei a fare, così resto qui, immobile, impassibile, vuota, mentre mia madre non fa che soffocare le lacrime e i singhiozzi dentro il suo cuscino nella camera accanto.
“Triste” è l’ultima parola che userei per definire il mio attuale stato d’animo, mi sento sopraffatta e insignificante, il mondo mi è improvvisamente crollato addosso e non c’è niente che possa fare per cambiare le cose, non stavolta.
Mio fratello cerca di parlarmi, cerca di spingermi ad accettarlo, prova a portarmi fuori di casa, a farmi vivere come non ho mai fatto.
Ma non mi interessa fare tutte quelle stronzate da film, le pazzie che non ho mai fatto prima. No.
L’unica questione in sospeso che preme sul mio cuore è lui, Louis.
Lo conosco da quando sono nata, siamo cresciuti insieme, ma in questi vent’anni non sono mai riuscita a dirgli in faccia quello che provo per lui.
Tutti i miei amici, i miei parenti e persino mia madre sanno che sono innamorata di lui praticamente da sempre, ma non lui.
Lui non lo sa né tanto meno lo immagina, data la mia forte abilità a nascondere i sentimenti.
Ho sempre fatto la buon’amica, quella da cui si fionda a casa senza avvertire quando ne ha voglia, quella che sta ore al telefono con lui quando non sa dove sbattere la testa, quella che gli risponde ai messaggi alle tre di notte, quella che lo ascolta e gli da consigli sulle ragazze, quella che soffre e piange per la propria vigliaccheria.
E adesso? Adesso cosa mi resta?
Adesso che lui ha la sua Eleanor al suo fianco. Adesso che è troppo tardi.
Sono certa che sarà qui a casa mia tra non molto, perché lo fa ogni giorno. Viene, mi racconta la sua giornata, ascolta la mia, apre il frigo, mangia ciò che trova e poi va via.
E forse è proprio questo che amo di lui, la sua spontaneità, il suo modo di fare e dire tutto quello che gli passa per la testa, il suo agire di impulso senza pensarci due volte. E’ un po’ quello che manca a me. Passo la maggior parte del mio tempo a voler essere come lui, a riuscire a sputargli in faccia tutto questo magone che mi tengo in petto da anni. Ma per ottenere cosa? Un rifiuto? Non sarei riuscita a sopportare un suo “no” che avrebbe comportato il suo allontanamento da me, quindi ho sempre preferito che le cose restassero com’erano e godere della sua amicizia, dato che solo quella mi resta.
 
«Buonasera! Lo so che mi stavi aspettando, non sai cos’è successo oggi. Ho un sacco di cose da raccontarti ma ho una fame pazzesca, quindi andiamo a parlare in cucina.» dice Louis, spuntando all’improvviso in salotto senza che nemmeno sentissi il campanello.
«Ma non c’è un frigo a casa tua?» rispondo fredda, distaccata ma accennando un sorriso nel vano tentativo di non fargli sospettare niente.
Ma è praticamente impossibile nascondere qualcosa a Louis Tomlinson. Mi conosce da troppo tempo per non rendersi conto se c’è qualcosa che non va.
«Gemma, che succede? Ce l’hai con me?» chiede con uno stranissimo tono serio.
«No, Lou. Andiamo in cucina.» dico con voce tremante, alzandomi dal divano, mentre una lacrima mi scende giù.
Mi afferra le spalle con le mani mentre tengo lo sguardo fisso a terra, nascondendo inutilmente i miei occhi ormai in lacrime.
«Che cazzo è successo? Hey, dimmi qualcosa, parlami, cazzo.» mi urla quasi.
Mi ero ripromessa di non dirglielo, non oggi. Non voglio far pesare a nessuno questa cosa, non voglio che qualcuno soffra per me. Ma è impossibile vivere con questo peso addosso.
«Andiamo in cucina, Lou. Hai fame.» insisto.
«Non andiamo da nessuna parte, sto tremando, Gemma. Dimmi cos’hai.» dice accompagnandomi dolcemente sul divano e prendendo posto accanto a me.
Non riesco a parlare, la voce sembra essersi bloccata in fondo alla gola. Tremo, rabbrividisco e piango davanti ai suoi occhi preoccupati e in ansia.
Riprendo in mano quel maledetto foglio e glielo mostro. Come una stupida penso che possa capire cosa significhi, ma non è così che va.
«Pochi mesi.» sussurro.
«Che stai dicendo? Che cosa significa pochi mesi?» gli trema la voce.
«Lou, hai capito. Ti prego non farmelo dire.» lo supplico.
Si alza, appallottola il foglio e lo lancia non violenza sul pavimento.
«Mi avevi detto che la terapia stava funzionando, dicevi che ti stavi riprendendo. Mi hai preso per il culo?»
«E’ quello che avevano detto a me, ma a quanto pare non era così.» dico, con un velo di rassegnazione di chi non ha più nulla da fare.
«Merda!» urla senza trattenere le lacrime. Dà un calcio al tavolino davanti a lui, si stringe la testa tra le braccia e scivola per terra, in ginocchio. Inerme.
«No, Lou, ti prego. Questo è proprio quello che volevo evitare. Alzati, non piangere, ti scongiuro. Fallo per me.» lo imploro.
Toglie le mani dagli occhi arrossati e li punta sui miei. Mi guarda, mi squadra dalla testa ai piedi per degli interminabili minuti in cui mi sento l’unico centro dei suoi pensieri.
Si alza di scatto e mi stringe in un forte abbraccio, una morsa dentro la quale mi sento al sicuro nonostante la mia fragilità. Sento le sue lacrime bagnare il cotone della mia maglietta e muoio dentro.
«Andiamo.» esordisce.
«Dove?» chiedo quasi spaventata dal cambiamento del suo sguardo.
«Non importa.»
Sale in macchina e mi invita a farlo anch’io, con una freddezza inquietante.
«Allaccia la cintura di sicurezza.» dice, mantenendosi atono.
«Louis, che vuoi fare?»
Non riesco nemmeno a concludere la frase, che è già partito. Sfreccia per le strade e le autostrade con un angosciante sguardo perso nel vuoto.
Sento l’adrenalina scorrermi nelle vene e la paura scendermi giù per la gola, ma non parlo.
Mi limito a guardarlo mentre sfoga la sua rabbia e il suo dolore, indirettamente provocati da me.
«Te lo giuro, Gemma. Ti farò passare i giorni più belli della tua vita, fosse l’ultima cosa che faccio.» sbotta, puntando il dito su di me e asciugandosi l’ultima lacrima.
 
Scendiamo dall’auto e tiro un sospiro di sollievo quando mi rendo conto che siamo entrambi tutti interi.
Torno alla realtà e mi accorgo di essere in un luogo che non ho mai visto. Mi guardo intorno e nessun particolare mi riporta qualcosa alla mente.
«Lou ma dove siamo? Quanto ci siamo allontanati?» chiedo perplessa.
«Perché fai tutte queste domande? Volevo portarti in un posto speciale e farti vedere questo.» dice, indicando un meraviglioso cielo costellato di miliardi di puntini luminosi.
«Ma è.. Bellissimo. Non avevo mai visto così tante stelle prima.» dico, restando a bocca aperta, col naso all’insù.
«Gem, c’è una cosa che voglio dirti. Sediamoci.» dice, prendendomi la mano e facendomi delicatamente accomodare sull’erba leggermente inumidita dalla prima rugiada serale.
Tengo lo sguardo basso evitando il suo, mentre comincia a parlare di quando ci siamo conosciuti, mentre parla e ricorda dei momenti che abbiamo condiviso.
«..Ma in tutti questi anni non sono mai stato capace di dirti quanto davvero sei importante per me.»
I miei pensieri si bloccano d’un tratto e riesco a sentire soltanto il folle battito del mio cuore.
«Sei bellissima.» esordisce, accarezzandomi i capelli. «Non ho mai desiderato nessuna come ho fatto con te, ma avevo una fottutissima paura di perderti per sempre se te l’avessi detto. Così mi sono accontentato di vederti ogni giorno e soffrire come uno stupido.»
Sento un pugno colpirmi in mezzo allo stomaco. Una pugnalata forte e diretta.
Non rispondo, non gli rivolgo nemmeno uno sguardo. Abbiamo sprecato tutti questi anni per un’ingenua e infondata paura di perderci l’un l’altra, quando invece non sapevamo che ci saremmo soltanto ritrovati in un’altra realtà.
«Cazzo, almeno guardami negli occhi quando ti parlo.» dice con un velo di amarezza.
«Non posso.» rispondo.
«E perché?»
«Perché non farei altro che innamorarmi ancora di più di te.» ammetto, lasciando che una lacrima mi righi il viso.
«No, no, no. Non è possibile. Tutto questo è uno scherzo.»
«Guarda Lou, non voglio che tu ti senta costretto a dirmi queste cose soltanto perché ti eri accorto dei miei sentimenti e adesso ti faccio pena. Adesso stai con Eleanor e io.. Beh io starò bene.»
«Sei la solita testarda. Chi se ne fotte di Eleanor?» conclude.
Cade il silenzio tra noi. Sono probabilmente certa che i sentimenti di Louis nei miei confronti siano veri e puri, ma mi tornano in mente tutte le notti che ho passato in camera mia a pensarlo mentre lui se ne stava la fuori con la sua ragazza. Non riesco a credere alle parole che mi dice.
Alzo finalmente gli occhi da terra e li rivolgo verso i suoi. Bellissimi. Azzurri come il cielo, ma arrossati, umidi e spenti.
Mi guarda e accetta le mie silenziose scuse, senza parlare, con un semplice sorriso. Uno di quei radiosi sorrisi che rendono il suo viso infinitamente perfetto.
E’ come se la terra sotto i miei piedi non esista più, come se nulla intorno a me esista più. Solo lui ed io, l’uno di fronte all’altra. La testa mi comincia a girare mentre quel sorriso davanti a me illumina l’atmosfera.
Stringe in il mio volto tra le mani e accarezza il contorno delle mie labbra con un dito, mentre sento i brividi corrermi lungo ogni parte del corpo. Si avvicina lentamente, appoggia le sue labbra sulle mie e mi bacia come avrebbe dovuto fare da sempre. Non mi importa quanto ho dovuto aspettare, sento bellissime sensazioni nuove e vorticose, ma penso e mi chiedo se sia giusto e se lo voglio veramente. Sento il suo cuore battere velocemente, in sincronia col mio, mentre le nostre labbra giocano armoniosamente, e capisco che non c’è niente di più giusto al mondo.
Muovo la mia mano, anche se la mia mente non ha mai ordinato di farlo, afferro la sua maglietta e la stringo forte tra le dita, senza un perché.
Si ferma, mi guarda e sorride nuovamente.
«Avrei dovuto farlo molto tempo fa. Ti amo. E ti chiedo scusa se non te l’ho detto prima. Scusa se hai sofferto a causa mia.» si ammonisce.
«Ti amo.» Confesso con secchezza, tornando a baciare le sue labbra con più sicurezza.
«Comincia a far freddo.» dico, dopo essermi staccata per un attimo da lui.
Mi stringe, mi avvolge tra le sue braccia e mi fa sentire coperta, sicura, sua.
«Stringimi, Gemma. Stretti l’un l’altra, niente e nessuno potrà sconfiggerci.»


Angolo autrice:
Beeene, eccomi qui.
Questa OS è partita tutta da una “promessa” fatta ad una mia amica, Ila, che mi aveva chiesto di scrivere qualcosa su Louis.
Non chiedetemi come mi sia venuta in mente la storia, so solo che c’ho messo l’anima e sono persino riuscita a piangere mentre scrivevo. Brava Fede, complimenti.
Magari non è scritta nel migliore dei modi, ma non sono una cima. Pazienza!
Ringrazio chiunque leggerà e recensirà, specialmente Ilaria ed Eugenia che mi stanno aspettando con pazienza ahahah
Alla prossima, Fede. 

  
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