Urla.
Il rumore di schiaffi.
Lo sbattere di una porta.
Poi il silenzio.
Era la stessa routine quando il compagno di mia madre tornava a casa ubriaco. Entrava incasa sbraitando, la picchiava e se ne andava lasciando il dovere di medicare e consolare la madre alla debole ragazza. Cioè me. Nessun fratello ne amico. C'ero solo io per lei.
-Mamma?- Un silenzio totale si era impossessato della casa. Aprii la porta della mia camera e scesi lentamente le scale per controllare la situazione.
-Mamma? Stai bene?- chiesi preoccupata scrutando nella penombra del piano terra.
E allora la sentii. Singhiozzava come un neonato affamato a cui tolgono il latte. Piangeva rannicchiata su se stessa, ancora per terra. Dove probabilmente si era lasciata cadere quando quel verme di Paul l'aveva picchiata.
-Mamma, va tutto bene... è tutto ok. Ora ci sono io- le dissi per tranquillizzarla, mentre io stessa morivo di paura e amarezza verso quel mostro che mia madre non aveva il coraggio di lasciare.
-Mamma sono io, la tua Ellie- le dissi quando i ritrasse terrorizzata da me.
Mi guardò negli occhi e ne lessi tutta la sua preoccupazione, ma soprattutto la sua vergogna, la vergogna che prova una madre a mostrarsi debole a sua figlia. Le madri dovrebbero essere sempre forti, dovrebbero insegnare alla propria figlia a camminare a testa alta, fiere di se stesse: è questo che dovrebbe essere una madre. Dovrebbe essere la madre a consolare la figlia, non il contrario.
Alla vista dei suoi stupendi occhi color ghiaccio appannati, l'abbracciai dandole ogni tanto delle piccole pacche sulla schiena e rimanemmo così per tutta la sera. Lei piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo e io sentendomi in colpa per non poter fare niente per aiutarla. Quando finì di piangere mi alzai, la portai in cucina, le preparai la cena e la misi a letto ancora sotto shok.
-'notte mamma-
Non mi rispose, si limitò a un sorriso che diceva tante cose. Un sorriso che conteneva tanti grazie mai detti e che conteneva una promessa. Una promessa che, purtroppo, non era sicura di riuscire a mantenere. Ma ogni tanto bisogna credere e sperare... sì, un giorno sarebbe riuscita ad avere il coraggio di lasciare Paul e denunciarlo. Ma per ora la storia rimaneva sempre la stessa e dovevo farmene e una ragione.
Uscii dalla camera di mia madre e entrai nella mia. Mi spogliai, mi posizionai allo specchio e mi osservai attentamente.
Non avevo mai provato così tanto odio per una presona, neanche Paul riusciva a superare l'odio che provavo per me stessa.
Gli occhi dello stesso color ghiaccio di mia madre che risaltavano sulla carnagione pallida. I capelli castani che arrivavano sotto al seno.
Osservai il mio corpo magrissimo, che ai miei occhi era schifosamente grasso.
E poi passai ai polsi. Segnati da cicatrici e segni rossi.
Quei tagli erano il mio sfogo, il mio UNICO sfogo.
Erano la mia migliore medicina e la mia peggiore droga.
Erano i miei migliori amici, gli stessi amici che un giorno probabilmente arriveranno a uccidermi.                                            
Mi chiamo Ellison Grey e sono un autolesionista.
Benvenuti nella mia stupida vita.



                                                                                                                                     
SCIAO...
Vi chiedo solo una cosa.. recensite e ditemi se vi piace!!
Correggetemi dove potete... please recensite!!
Cercherò una Ellison adatta e nel prossimo capitolo la metterò :)
Bacio