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Autore: Lost Girl    04/10/2012    2 recensioni
Allora, un'introduzione decente al momento non mi viene. Vi accontentereste di sapere che ho scritto questa storiella a 1 capitolo per dedicarla al più grande mito del mondo e in onore dei 25 anni di Bad?? :3
Spero vi basti anche perché non ho altro da aggiungere. Anzi, forse si. Sul link con il nome della storia potete passarci il mouse e cliccare... almeno provare a leggere. "Before you judge me, try hard to love me", no? ;)
Un'altra informazione: il punto di vista è di una bimba di due anni, non aspettatevi pensieri complicati. Voglio sottolineare l'amore di Michael per noi bimbi.
E Michael è stupendo.
Bene, direi di aver detto tutto, no? ;)
Kiss Kiss, Bang Bang e buona lettura :"33
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One Shot: BAD

Chi? Non ci credo, Dio mio, Dio mio... è un sogno, vero? Non puo' essere nient'altro. Porca miseria, proprio lui... qui? Mormorava la mia mamma. Io ero nel mio lettino e guardavo incuriosita altri bambini che ridevano al suo passaggio. Un grande dai capelli ricci e neri si aggirava tra questi letti e sorrideva. Aveva un bel sorriso. Mi ispirava e sorrisi anche io. Bambino Gesù, si chiamava l'ospedale, me lo aveva detto mamma. E mi aveva anche detto di stare tranquilla perché la leucemia si puo' curare. Mi ero spaventata tanto ma mi aveva detto che sarebbe andato tutto bene. Sorridevo e quando arrivò al mio lettino, l'uomo si sedette. Mi accarezzò la testa e mi baciò la fronte. Era bello, molto bello. Anche il mio papà era bello, ma lo sconosciuto era proprio bello, più di mio papà. Non smetteva di sorridere e noi malati non gli facevamo ribrezzo come capitava quando mia mamma diceva ad altri che stavo male. Avevamo perso tanti amici a causa della mia malattia perché gli facevo tanto schifo. Ma io stavo male e non volevo pensare a loro. Ero l'unica femminuccia del reparto, ma non ci facevamo tanto caso. Giocavamo senza distinzioni ed era divertente, faceva dimenticare per qualche minuto la malattia; e ogni tanto venivano dei clown che ci facevano ridere. Ma è brutto vedere il lettino di un bambino che viene portato via e non torna più, e ogni volta che succede le mamme accarezzano le nostre facce e sono spaventate. Allora noi ci preoccupiamo, ma loro sorridono e ci dicono che andrà tutto bene, ma è difficile crederlo sentendo i pianti della mamma dell'altro bimbo.
Quel riccio si mise al centro della sala e stava mettendo un disco nello stereo piccolo che stava un po' distante dai letti. Abbassò il volume perché la canzone era forte, ma ce la cantò piano piano, come fosse una ninna nanna. La sua voce era sottile e dolce.  Mi piaceva quella canzone, rock. Bad, mi sembra si chiamasse. Faceva venire voglia di ballare, ma nessuno di noi mosse più di una gamba o di un braccio. Lui rideva quando notava che provavamo a cantare senza successo. Era dolcissimo. 
Aveva spesso sfiorato le nostre manine o i nostri lettini, cantandoci di quanto lui fosse cattivo. Ma non sembrava cattivo. Decise di cambiare canzone e ne cantò una un po' più lenta: Man In The Mirror. Era una delle canzoni più dolci che avessi mai sentito. Quelle note mi facevano volare via dal mio lettino e arrivare fino in alto nel cielo, seduta sulle nuvole con altri tantissimi bambini. Ma io non ero più malata lassù, ero una bambina normale. Ma la canzone finì e tornai una dei tanti bambini chiusi in quella piccola stanza colorata. Ma c'era ancora quell'uomo. Si erano addormentati tutti e lui li guardava sorridendo. Poi guardò me.
"Signorina, che ci facciamo ancora svegli?" Mi sussurrò, sedendosi accanto a me. Mia mamma si stava sentendo male, quindi era uscita non appena aveva risalutato lo sconosciuto. "Non ho voglia di dormire" Risposi. Le r erano ancora un problema per me e si sentivano poco.
"Ma è bello dormire: si arriva oltre l'infinito" Continuava. L'infinito e oltree! diceva un personaggio dei cartoni animati. Sarebbe stato bello volare fino a dopo l'infinito. 
"Deve essere un viaggio molto lungo"
"Certo, ma ci si mette pochissimo a raggiungerlo"
"Davvero?"
"Sicuro. Pensa, ogni volta che vai a dormire ci sono tantissimi omini che ti prendono e ti portano lì"
"Bello. Tu ci vai?"
"Oltre l'infinito? Certamente. Tutte le volte che dormo."
"E a te piace dormire?"
"Si risolvono tanti problemi, dormendo" Come potevo immaginare che quell'uomo soffriva d'insonnia e prendeva tanti farmaci?
"Il mio non credo si superi con una dormita"
"Il tuo non è un problema. Tu stai affrontando una prova che ti ha mandato Dio. E so che ne uscirai vincitrice"
"Vuoi dire viva?"
"Si"
"Se dormo vinco?"
"Se dormi, ti avvicini alla vittoria. Ma tanto sei così brava che vinci lo stesso" Mi strizzò l'occhio, accarezzandomi una guancia. "Vieni, voglio farti vedere un posto".
Non mi ricordo come fece, ma riuscì a portarmi in un giardino grande grande. Era pieno di bambini normali che correvano e giocavano con la palla. "Appena vinci, torniamo qui, ti va?"
"Si"
Tornammo nella saletta colorata, mentre mia mamma mi guardava con le lacrime agli occhi. Felicità?
Lo sconosciuto mi rimise nel lettino.
"Ora ti porteranno in una stanza, sei pronta? Sarò con te e ci sarà anche tua mamma. E' il momento di vincere." Mormorò, stringendomi la manina.
"Ma io non sono pronta..."
"Sì! Sì che sei pronta. Da quant'è che sei qui?"
"Tre settimane"
"Sarò con te. Sei pronta. E vincerai."
Entrarono degli uomini vestiti da dottori che mi addormentarono. Sognai. Ero su un tappeto volante con un Aladdin, e accanto a noi volava Peter Pan. Intanto, Trilly mi teneva per mano. Volavamo felici per tutto il mondo Disney, salutando chiunque capitasse accanto a noi. Belle e la Bestia, Aurora, Cenerentola, Biancaneve e i Sette Nani, il Principe Azzurro.. tutti erano riuniti a salutarci e io ero felice.
Proseguimmo a lungo e quando finimmo di salutare tutti ci venne incontro una nube nera. Portava fulmini, saette, pioggia, rumori assordanti. I cartoni animati stavano per essere devastati da una tromba d'aria e non potevo permetterlo. Trilly mi porse un po' di polvere di fata e volai più veloce di Peter Pan. Corsi verso la tromba d'aria. Era grandissima per me e lì per lì mi spaventai. Ma rividi i volti felici dei personaggi e non potei permettermi di scappare. 
La prima cosa che feci fu di allungare le mani e spingere lontano dal mondo Disney quella tromba d'aria. Poi volai giù e presi tra le mani la base di quel disastro. Mi scivolava veloce tra le mani, ma avevo la presa ferma.
"Non puoi perdere, dai! Guarda che trombetta che è, tu sei più forte!" Urlava Peter Pan. Aladdin, intanto, volava intorno al tornado cercando di distrarlo dal mondo Disney. Io avevo ancora la base in mano e non avevo intenzione di farmi battere da un po' d'aria. Cosa avrebbe fatto Peter Pan? Aprii il palmo della mano destra e appoggiai la base sopra. Soffiai sul tornado nel senso inverso in cui stava girando, fino a farlo fermare. Fermo, sparì. Sparì in un lentissimo movimento, durato tanti minuti. Tornò il sereno. Il sole splendeva e tutti mi applaudivano. Eravamo tutti salvi.
Aprii gli occhi. Non ero più nella sala colorata, ma in una sala tutta bianca. Persino la bocca del dottore era bianca. Vidi mia madre piangere di gioia, mentre lo sconosciuto riccio mi accarezzava una manina sorridendo.
"Hai vinto, principessa" Mormorò, baciandomela. "Come ti chiami?" Sussurrai con la voce fioca. Non mi resi conto di cosa era successo.
"Michael" Rispose. Sorrisi. Poi realizzai. Avevo vinto, ero guarita. Il dottore mi sorrise. "Sei stata bravissima" Mi disse. Anche lui era visibilmente commosso. Ma io ero stanca, la lotta con quel tornado mi aveva stremata. Michael mi strizzò l'occhio. Lui sapeva. 
Solo adesso, a distanza di anni, mi rendo conto di cos'ho combattuto. La leucemia. Ora scrivo spesso cos'ho passato in quelle tre settimane tremende per cercare di liberarmi di quel pensiero, ma è impossibile. Ora sono una giovane donna sposata, con dei bambini. In casa regna solo un cantante: Michael Jackson. Il mio album preferito è BAD, forse perché fu il primo che sentii. "Ma non rividi mai più Peter Pan. Ora racconto la sua storia ai miei figli e loro la racconteranno ai proprio, e così si tramanderà. Perché tutti i bambini crescono, tranne uno".
Una stella cadente scivola davanti ai miei occhi e esprimo il desiderio. Il firmamento sembra ammiccare verso di me.
Suona il campanello. Chi è? Non lo so. Forse il mio desiderio. Il mio desiderio da quando finì la mia battaglia contro la leucemia.
  
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