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Autore: MadAka    06/10/2012    3 recensioni
"“Meno uno” pensò Grohl. Gli addii gli facevano sempre uno strano effetto. Anche se dentro di sé sapeva che quello non era affatto un addio, era comunque difficile salutare le persone con cui aveva condiviso gli ultimi due anni della sua vita."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credo che questo racconto abbia bisogno di una breve premessa. È stato dopo la notizia della pausa dei Foo Fighters e la lettera che Dave ha scritto per i fans che mi è venuta in mente questa storia. È ovvio che le cose non si sono svolte così, io non c’ero e non posso saperlo.
Semplicemente questo testo racconta le cose come a me piace immaginare siano andate :) - MadAka-
 
 
 
Dave Grohl si allungò sul tavolino per recuperare il suo caffè. Si era svegliato presto quella mattina ed era uscito di buon’ora dall’hotel per comprare il giornale. Dopo averlo fatto, mentre stava tornando indietro, si era fermato in una di quelle tavole calde che riempiono le strade di New York, in cui c’era un continuo e costante via vai di facce sconosciute, e si era preso una ciambella e un caffè d’asporto.
Lo stava ancora sorseggiando, con estrema calma, mentre leggeva il suo quotidiano su una delle poltrone della hall dell’albergo. La data sulla prima pagina riportava 1-ottobre-2012.
Andò nella sezione “cultura e spettacolo” e vide che ancora si parlava del Global Cityzen Festival di ormai due sera prima.  Aveva letto e riletto una serie infinita di articoli su quel concerto. Alcuni generici, altri invece che parlavano specificatamente di loro, i Foo Fighters, e della pausa che avevano annunciato.
Abbandonò il giornale sul tavolino e terminò di bere il suo caffè. Quando alzò lo sguardo si trovò davanti Chris. Dave gli sorrise e si alzò.
Shiflett era da sempre il membro più puntuale e mattiniero e non lo stupì affatto che dovesse essere il primo a salutare.
Si, perché quel giorno i cinque componenti della band si sarebbero dovuti salutare. Ognuno sarebbe andato per la sua strada, sarebbe tornato nella sua città per dedicarsi alla propria famiglia, ai progetti paralleli, alla propria musica. Infondo, questo, significava prendersi una pausa.  
Dopo vari confronti avevano deciso che era ora che i Foo Fighters si fermassero per un po’. Un periodo di stop non avrebbe potuto fare che bene alla band e a chi la componeva.
Chris e Dave si abbracciarono. Il primo era più basso del secondo e faticò un po’ a raggiungerlo mentre diceva: -Stammi bene!-. Recuperò la sua valigia e poi guardò Dave con i suoi sorprendenti occhi azzurri. L’altro gli sorrise:
-Mi raccomando, prenditi cura della tua famiglia ok? E ogni tanto fatti sentire.-
-Senz’altro! Allora alla prossima Dave.- lo salutò nuovamente e si diresse all’uscita.
“Meno uno” pensò Grohl. Gli addii gli facevano sempre uno strano effetto. Anche se dentro di sé sapeva che quello non era affatto un addio,  era comunque difficile salutare le persone con cui aveva condiviso gli ultimi due anni della sua vita. Non fece in tempo a sedersi che lo raggiunse Mendel.
-Nate.-disse Grohl con un sorriso.
-Dave.- rispose l’altro. Poi senza aggiungere altro si abbracciarono. Loro due si conoscevano da tanto di quel tempo che quel gesto valeva più di mille parole.
-Su forza Dave.- stava dicendo un’altra voce. Quando si voltarono videro Pat andare verso di  loro.
L’ultimo arrivato salutò ancora Nate con una pacca sulla schiena. Mendel allora guardò Dave e sorridendo disse: -Ci vediamo ragazzi.- e se ne andò.
Gli altri due lo guardarono allontanarsi dopodiché Dave si accasciò sulla poltrona di prima.
-Quindi vi siete già salutati voi?- chiese guardando Pat che si sedette nella poltrona accanto.
-Sì, di sopra, ma tu non c’eri.-
-Mi sono svegliato piuttosto presto stamattina, sono andato a prendere il giornale.- disse indicandolo con un cenno.
-Non leggere quelle stronzate Dave.- Grohl si voltò verso di lui.
-Ci serviva una pausa Pat…- disse semplicemente.
Pat lo guardò e scoppiò a ridere. Poi cercò una sigaretta e se l’accese anche se lì dentro non si poteva fumare.
-Una pausa??-  proruppe ancora ridendo:
–Dave, Dave, Dave… io ti conosco. Diamine se ti conosco. Fra pochissimo te ne tornerai fuori urlando che hai un sacco di materiale nuovo da farci sentire.- gli diede una pacca sul ginocchio, si alzò, prese la sua valigia e si diresse verso la porta.
-È solo questione di tempo.- disse prima di uscire. Dietro di lui Dave, che si era messo in piedi, sollevò entrambi i pugni al cielo e urlò: -Ti amo Pat!- quello di tutta risposta non si girò e alzò la mano in cui teneva la sigaretta come a dire “L’ho sempre saputo”. Dave allora si mise a ridere.
Quasi dieci minuti dopo scese l’ultimo dei Foo Fighters: Taylor Hawkins.
Biondo, spettinato e visibilmente assonnato nonostante fossero le dieci passate da un bel pezzo.
Si sedette accanto a Dave ed esordì con un: -Il mio taxi passa fra cinque minuti..-.
L’altro lo guardò e gli sorrise. Dopodiché si voltò verso il tavolino dove il giornale era stato abbandonato a sé stesso e disse:
-I giornali parlano già del nostro scioglimento. Dicono che ho voluto lasciare intendere così..- si fermò, poi alzò le spalle e continuò: -Non sopporto quando mi attribuiscono cose che non ho detto! Mi fa incazzare!- Taylor lo guardò con simpatia. Gli piaceva l’irruenza di Dave. E gli piaceva tantissimo quando voleva che le cose fossero dette per come stavano realmente.
-Senti…- esordì: –I giornali dicono un sacco di idiozie. Lo fanno perché poi così la gente li compra per saperne di più…-
-Sì, lo so. Ma mi fa incazzare lo stesso!-
-Dave, ai giornalisti non interessa. Se parlare del nostro scioglimento gli fa vendere più numeri allora ecco che parlano del nostro scioglimento.- l’altro fece un “mmm” per dargli ragione e poi calò il silenzio. Durò poco, perché quasi subito Grohl disse:
-Pensavo di scrivere una lettera. Ai fans. Per spiegargli come stanno le cose. Sai, anche per ringraziarli di questi anni e tutto il resto…-
Taylor sorrise.
-Credo che sia un’ottima idea. Mi raccomando però, una lettera commuovente e sensibile in vero stile Dave Grohl.-
I due si misero a ridere.
-Signor Hawkins, il suo taxi è arrivato.- Disse il ragazzo alla reception.
Taylor lo ringraziò, si alzò e recuperò la sua valigia, ma prima che potesse aprire bocca Dave lo aveva già imitato:
-Ti accompagno.- Gli disse.
Uscirono insieme dall’hotel e furono invasi dalla luce del tardo mattino newyorkese. Il taxi che avrebbe accompagnato Taylor all’aeroporto era in strada, con il motore acceso e il suo autista rivolto verso quei tipi che non conosceva affatto. Hawkins si voltò verso Grohl e sorridendogli lo salutò con un cenno del capo.
-Allora, alla prossima!- gli disse semplicemente. Dave sorrise a sua volta mentre gli rispondeva:
-Alla prossima.-
Il biondo salì sul taxi, disse all’autista dove portarlo e si voltò verso il suo cantante e migliore amico, il quale guardò l’auto allontanarsi.
Rimasto ormai solo, Dave sospirò. Un sospiro pieno di soddisfazione, e speranza. Si mise a tracolla il borsone nero in cui aveva riposto tutti i suoi vestiti e gli ultimi ricordi e si avviò verso qualche posto.
Sul suo volto si fece largo un enorme sorriso, mentre allegramente si mise a cantare le parole di una delle sue canzoni più belle:

  "…it’s times like these you learn to live again
 it’s times like these you give and give again
it’s times like these you learn to love again
it’s times like these time and time again…"

  
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