Hyne…
Le lacrime…
Strega, mi chiamano. E’ tutto ciò che non vorrei essere. La protettrice di questo
piccolo e sperduto villaggio, qui, tra i monti e le distese perennemente
innevate…Buffo. La protettrice…o la distruttrice? Amata,
temuta…La regina di un villaggio che mi tiene prigioniera…
Perché? Perché
proprio io? La mia magia è un dono, lo so. E’ il dono
che permette alla mia gente di sopravvivere. Ma non ce
ne sarebbe bisogno, se io non fossi mai nata.
La magia mi rende diversa, unica…speciale.
La odio.
Hyne, perché mi hai maledetta?
“Dov’è
la Suprema Strega?”
“Shh” il guardiano gli intimò
di fare silenzio, aggiungendo a bassa voce una spiegazione veloce, prima di
tornare impassibile: “Sta meditando.”
Il giovane scrutò per un
attimo la struttura che fungeva da casa per la strega: era la più elegante e
grande del villaggio, a quanto aveva visto. La Strega veniva
trattata bene.
“Tsk. Si vede che sei nuovo
di qui.” La guardia aveva notato il suo sguardo vigile e attento. Il giovane si
affrettò ad addurre una scusa al suo comportamento che
poteva risultare anche poco educato, ma l’uomo non gliene diede il tempo.
“Lo fa tutti i giorni. Lei è la Suprema, ha dei doveri nei nostri confronti. Però anche lei ogni tanto deve riposarsi…”
“Doveri?”
La guardia annuì, stringendosi
nella pesante pelliccia. Era una giornata troppo fredda, anche per il clima di
Trabia. Osservò meglio il ragazzo, o almeno cercò di inquadrarne meglio il
viso, per quanto lasciasse intravedere il cappuccio
che teneva calato sul volto. Niente. L’unico indizio che aveva era la voce. Gli
avrebbe dato un…venti anni.
“Ragazzo, come ti chiami?”
chiese la guardia, con un cenno, “so che sei del sud, l’ho
sentito alla locanda. Devi essere tu, se non conosci le abitudini della Suprema
Strega.”
Il ragazzo si prese qualche secondo prima di replicare un secco “si, sono io”, annoiato
dalle chiacchiere di cui era già soggetto, per poi tornare a scrutare la misera
casupola. La Strega viveva dunque lì?
“Mi chiamo Rek, di Centra” tagliò
corto il ragazzo, rispondendo più per educazione che per altro: nel suo lavoro
non poteva permettersi tanta confidenza. Inoltre, aveva la vaga impressione che
la guardia cercasse solo qualcuno con cui passare il
tempo.
“Rek, di Centra” ripetè la
guardia, con un sorriso tra il comprensivo e l’ironico, “Rek e basta. Bene, qui
non ci servono titoli altisonanti. Siamo gente semplice: io sono Yuni, una
delle guardie della Suprema Strega.”
Rek pensò che l’uomo doveva essere una tra le figure più importanti al villaggio.
Dopotutto, chiunque fosse vicino a lei era importante.
Lei…
“Prima parlavi di doveri
della Suprema nei vostri confronti…”
“Si.” La guardia abbassò la
voce, temendo che la Suprema potesse sentirlo, “è
dotata di un enorme potere, che ha sempre usato per aiutare il villaggio. E’
merito suo se sopravviviamo in questo clima così rigido. Lei ci riscalda con il fuoco, ci aiuta nei lavori pesanti e nella
caccia…”
Sembrava avesse finito di
parlare, ma appena Rek fece per chiedergli ulteriori
spiegazioni, Yuni continuò: “è un obbligo aiutarci, d’altronde. Non per senso
di pietà. E’ per colpa sua se Trabia è ridotta così. E’ lei che ha portato la
sventura su di noi.”
Rek lo guardò confuso:
“Spiegati meglio…perché parli
di sventura? Non hai forse appena detto che senza di
lei non sareste sopravvissuti?”
Il giovane non ottenne
risposta, l’uomo sembrava essersi reso conto di aver trasgredito le regole, ed era tornato impassibile. Yuni mormorò una semplice frase:
“Torna alla locanda, stasera.
Lì la curiosità degli stranieri è sempre accontentata. E ora và.
La Suprema potrebbe uscire da un momento all’altro.”
“Io devo incontrarla” spiegò
Rek, “è questo il motivo per cui sono venuto qui, mi
pare ovvio.”
“Sarà lei a decidere se
incontrarti o meno, ma non ora. Se
proprio vuoi vederla, stasera fatti trovare alla locanda. Dovrà passare
ad accendere il fuoco settimanale, e forse lì potrai vederla. Ma ora via!”
Yuni spinse rudemente il
giovane, che la prese male. Tuttavia non era il caso
di farsi da subito dei nemici, e rimase in silenzio, allontanandosi nel
silenzio del paesaggio imbiancato dalla neve, che fioccava proprio in quel
momento…
Insieme alle lacrime della
Suprema…
La locanda del villaggio era
la classica, rozza, affollata e calorosa taverna di campagna, come aveva già
notato la sera precedente. Rek aveva preso un tavolo in disparte, per non
attirare ulteriori sguardi indiscreti. Era lì da meno
di ventiquattro ore e già tutti sapevano della sua presenza, che era diventata oggetto di chiacchiere. Nel giro di qualche
ora, egli era un eroe venuto da lontano, esiliato dalla sua bella
isola del sud, ed era un principe diseredato che per la vergogna non
abbassava mai il cappuccio del suo mantello rosso, e che aveva inoltre perduto
l’amore; ed egli per ritrovarlo doveva ritrovare le ossa del grande Hyne, e per
farlo aveva bisogno dell’aiuto della Suprema Strega…
Di tutte le chiacchiere, non
ce n’era una vera, e quella situazione lo seccava. Aveva
semplicemente bisogno di informazioni; perciò si
avvicinò al bancone, dove un manipolo di uomini parlavano dell’imminente venuta
della Suprema. Tra di essi, riconobbe la guardia.
“Yuni” chiamò, da sotto il
cappuccio, “piacere di rivederti.”
“Rek” salutò quello, con aria
di superiorità. Era già invidiato da tutti gli altri, visto che era l’unico che
fino ad allora aveva parlato con lo straniero.
“Hai seguito il mio consiglio
e sei venuto, ragazzo. Bene, non sarai deluso. La Suprema arriverà tra poco.
Sapete,” aggiunse, rivolto ai compagni, “è venuto fin
qui per vederla…”
“E
per saperne di più. Io e te abbiamo un discorso in
sospeso, Yuni. Devi ancora spiegarmi perché…”
“Sei caparbio” tagliò corto
lui, lanciando occhiate preoccupate ai compagni che
ascoltavano curiosi. L’argomento sembrava essere delicato; infatti
lo afferrò per un braccio e lo allontanò dal gruppo del bancone, che ora aveva
qualcosa di nuovo di cui discutere.
“Siediti, non parliamo di
fronte agli altri: non è bello raccontare della Suprema, qui.”
gli intimò, e Rek si accomodò di fronte a lui, le dita
incrociate, in attesa, fissandolo da sotto il cappuccio. Yuni ricambiò,
altrettanto curioso.
“Ma
l’educazione a voi di Centra non ve la danno? Quando si parla con qualcuno, lo si guarda in faccia.” disse la
guardia in modo rozzo: un chiaro invito ad abbassare il cappuccio, che Rek non
accolse, e anzi rispose a tono. Purtroppo era l’unico con cui avesse scambiato almeno qualche parola, quindi doveva
tenerselo buono.
“E a
voi di Trabia? Dov’è il rispetto per gli ospiti
stranieri? Dimmi, piuttosto, mi occorre sapere perché reputate la Suprema
Strega portatrice di sventura.”
Rek, pur sapendo benissimo di essere insistente, cominciava a pensare che Yuni non
volesse - o non potesse – parlare della Suprema. Era consapevole del fatto che
quel villaggio la considerava come una vera e propria Dea, e che parlarne male
doveva incutere un certo timore. Ma le leggi dell’ospitalità non potevano
essere infrante, perciò Yuni si fece coraggio. Chi
lancia il sasso non ritira la mano.
“Sono la guardia della
Suprema da quando è nata, cioè da diciotto anni. Fin
dal suo arrivo qui, lei ha portato sventura. Sai…Trabia, per Hyne!, non è sempre stato un posto così maledettamente gelido e
desolato!”
Yuni battè un pugno sul
tavolo per confermare la sua affermazione, poi continuò “ma
nello stesso periodo in cui nacque la Suprema…bè, in quel dannatissimo luglio, Trabia
vide la sua prima nevicata…in estate. E da allora non
ha più smesso.” Si rese conto di essere osservato dai compaesani, che appena
incrociarono il suo sguardo fecero finta di non curarsi del fatto che era
l’unico del villaggio che avesse mai discusso con lo straniero. Abbassò la
voce.
“Il padre era morto durante
una battuta di caccia, e la madre scomparve di punto
in bianco. La Suprema rimase orfana. Fu allora che scoprimmo i suoi poteri:
lei…per esempio, non aveva mai freddo, e poteva riscaldarci. Sapevamo che era
lei la causa della nostra improvvisa glaciazione. Era un demonio mandato per
rovinare il nostro umile villaggio. Molti insorsero affinché la uccidessimo, e tutt’ora ha molti nemici. Smettemmo di chiamarla per nome,
tanto che nessuno lo ricorda più. Divenne, per tutti, la Strega.”
“Alcuni sono convinti che,
uccidendola, Trabia possa tornare a rivedere le verdi vallate di un tempo”
continuò Yuni, ormai lanciatosi nel discorso, “per questo ha bisogno di una
guardia che la protegga da questi pazzi. D’altronde,
se lei morisse e la situazione non cambiasse, non ci sarebbe nessuno a sfamarci
e a scaldarci. I fuochi non durano, se non li accende lei, e molti morirebbero di malattia. Esce solo quando
è chiamata…per il resto, si aggira da sola per la zona, o medita…”
Rek, ad un certo punto, non
prestò più attenzione alle parole di Yuni, concentrato sulle nuove
rivelazioni…dunque, la Suprema era una vera strega, e
i poteri non le erano stati passati da nessuno…quindi…era una pura discendente
del grande Hyne? Oppure la gente non sapeva qualcosa? Doveva
assolutamente incontrarla, allora…
“…è pericolosa…si dice che possa uccidere con lo sguardo. Per questo porta
sempre un velo che le copre il volto, che pare sia, per contro dei suoi poteri,
dolce e angelico…la madre era la donna più bella del villaggio, e anche se
nessuno ha mia visto in faccia la Suprema ora che è
diventata grande, si aspettano tutti che sia altrettanto bella. Poi parla
pochissimo, e…”
Yuni stava ancora parlando,
così Rek decise che era più educato starlo a sentire, o almeno fingere. Ma arrivò qualcosa ad interrompere il soliloquio della
guardia. La porta della locanda si era aperta, facendo ammutolire la folla.
“Eccola, è lei” sussurrò Yuni
allo straniero. Non che non l’avesse capito.
Lei, la Suprema, era
arrivata.
Mentre entrava, la folla si spostava al suo passaggio,
aprendo un varco che si dirigeva verso l’enorme camino della locanda, dove
ardeva un esile fuocherello che minacciava continuamente di spegnersi. Il
rispetto e il timore che incuteva aleggiavano
nell’aria.
Mentre la Suprema muoveva una mano verso il camino,
lanciando un incantesimo, Rek si era alzato dal suo tavolo e si era mescolato
alla folla radunatasi intorno a lei, per poterla osservare meglio. Yuni aveva
ragione. La Suprema portava un velo dorato che le copriva interamente il volto,
ed era più che evidente che non soffriva il freddo.
Era l’unica donna che portava una tunica che le lasciava la schiena e le spalle
semi - scoperte, e una veste molto leggera di un morbido color pervinca. Rek non potè fare a meno di notare le forme morbide e delicate
della Suprema. Aveva diciotto anni, e il corpo leggero che si muoveva in
quelle vesti di seta li dimostravano appieno. Inoltre
non potè fare a meno di notare i capelli corvini della donna, che ricadevano in morbidi boccoli sulla schiena. Sapeva essere inusuale per la gente di Trabia, che era prevalentemente
bionda. Altro elemento insolito da annotare sulla donna…perché alla fine, era
una donna anche lei. Il giovane avvertì un vago senso
di pietà per la Strega, e per il suo destino.
Mentre Rek si perdeva in
questi futili pensieri, la Suprema, veloce e silenziosa come era
venuta, se ne stava andando. La folla era ancora muta. Appena la porta della
locanda si chiuse, però, la taverna si rianimò, con più gioia e chiasso di
prima.
Tanto che
nessuno si accorse che insieme alla Suprema si era allontanato anche lo
straniero.