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Autore: HisRose    09/10/2012    2 recensioni
Sapere che il mio amore era ricambiato, sapere che lui era il mio Dottore con io ero la sua Rose mi rendeva felice, ero al settimo cielo, ma c’era ancora una cosa che non mi quadrava.
(ambientata nella 2x04 - finestre nel tempo)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero triste, mi sentivo insignificante. Era la seconda volta che il Dottore lo faceva: dimenticarsi di me. La prima volta quando incontrò Sara Jane Smith e dopo con madame de pompadour. Mi feriva sapere che io non ero mai al primo posto. Ma non potevo essere arrabbiata con lui vedendo l’espressione che aveva in volto. Vederlo triste mi faceva ancora più male e mi feriva non poter fare niente per fargli cambiare umore. Così gli chiesi se stava bene, senza pensare che anche Micky era nella stanza insieme a noi e che quindi il Dottore non si sarebbe mai confidato.

“Io sto sempre bene”, rispose lui. Il mio cuore si spezzò in due. La tristezza in quelle parole era troppa. Volevo fare qualcosa per aiutarlo. Abbracciarlo, sussurrargli parole confortanti, ma non potevo per via di Micky, che mi trascinò via da lui.

Mi ritirai in camera mia, pensando a cosa avrei dovuto fare, a cosa avrei dovuto dirgli. Così passai tutto il pomeriggio a camminare avanti e indietro, provando discorsi idioti. Infine decisi di andare da lui, senza programmare niente, convincendomi che sarebbe venuto tutto spontaneo e ripetendomi mentalmente di non peggiorare le cose. Bussai alla porta di camera sua ed entrai quando lo sentii dire: “Avanti”.

Lui era seduto sul letto, con la schiena poggiata allo schienale. Non indossava la giacca, la sua cravatta era allentata e fissava il vuoto. Non lo avevo mai visto così, ero preoccupata.

“Ciao”, dissi. Lui si voltò a guardarmi, ma era come se non vedesse me, era come se stesse ricordando qualcuno o qualcosa nel punto in cui mi trovavo. Sembrava stesse ricordando qualcosa di molto triste. Feci qualche passo avanti, ma avendo paura di disturbarlo, mi fermai subito, aspettando una sua reazione, ma lui continuava a fissarmi.

“Vuoi parlarne?”, gli chiesi avvicinandomi di più.

Fece cenno di diniego.

“Ok, va bene”, gli risposi facendo retromarcia fino alla porta, quando sentii qualcosa dentro di me, un groviglio dentro di me, un impulso d’ira improvviso che non poteva più essere controllato.

Mi avvicinai a lui puntandogli il dito contro. “Ora basta, io esisto! Mi dispiace che stai soffrendo, odio vederti così, farei qualsiasi cosa per vedere quell’espressione sparire, ma non mi dai alcuna possibilità di aiutarti. Odio il fatto che tu debba sempre psicanalizzarmi, sapere cosa mi passi per la testa, mentre io non posso mai sapere niente di te, ma quello che odio di più è quando divento invisibile, come qualche minuto fa. Quando non mi vedi è orribile, mi spezza il cuore e mi dispiace che tu abbia appena perso una persona di cui eri innamorato, ma esisto anch’io Dottore”, mi fermai per prendere fiato. Credo che io non abbia mai fatto un discorso più lungo di quello in vita mia. Iniziavo a sentirmi in colpa, non avrei dovuto dirglielo, anche lui d’altronde stava soffrendo. Mi ero comportata da perfetta idiota, da egoista, ma non riuscii a controllarmi, il groviglio di parole esplose e basta.

Il Dottore si alzò di scatto, era in piedi davanti a me. La sua espressione era cambiata, era di un triste diverso, ma pur sempre triste, però ora mi vedeva.

“Oh Rose”, iniziò a dire, “mi dispiace, mi dispiace così tanto che tu ti sia sentita in questo modo, credimi, non avrei mai voluto ferirti. Tu non sei mai stata invisibile per me, anzi sei sempre stata fin troppo presente e quando ti trascuravo un po’ per stare con Sara Jane o madame de pompadour era perché sentivo il bisogno di distrarmi, prima di cedere completamente”, il Dottore si fermò all’improvviso. Solo allora mi accorsi che mi aveva afferrato la mano e che mi cingeva la vita col braccio sinistro.

“Cedere a cosa, Dottore?”, chiesi con il cuore che batteva a mille. Io e lui non eravamo mai stati così vicini, riuscivo addirittura a sentire i battiti dei suoi cuori. Era una vicinanza che mi provocava un po’ di ansia, ma era piacevole. Molto piacevole.

Lui irrigidì la mascella, come per bloccare le parole che disperatamente volevano uscire dalla sua bocca.

“Non fare così”, lo supplicai, “parlami”.

“Prima di cedere a te. Non potevo. Non posso”, disse e sentii i suoi cuori spezzarsi.

“Perché?”, chiesi curiosa.

“Perché non avremmo abbastanza tempo. Io non invecchio, tu sì e un giorno tu… tu morirai e io non posso fare niente per fermarlo e questo fa male”, confessò lui. Ora i suoi comportamenti assumevano tutt’un altro significato, iniziai a capire, iniziai a sentirmi bene. Sapere che il mio amore era ricambiato, sapere che lui era il mio Dottore con io ero la sua Rose mi rendeva felice, ero al settimo cielo, ma c’era ancora una cosa che non mi quadrava.

“E madame de pompadour, non ne eri innamorato?”, gli chiesi.

“No”, disse, cingendomi la vita con tutte e due le braccia, “le volevo bene, era un’amica, ma non ero innamorato di lei”, mi rispose. “Stavo male perché ho perso un’amica e quando sei entrata in camera ho pensato che avresti potuto essere tu e semplicemente non mi andava di parlarne perché potrebbe succedere. Sono un’egoista perché so che io e la morte siamo vecchi compagni, eppure continuo a portare con me altre persone sapendo che in tal modo metto in pericolo le loro vite e la tua Rose Tyler è davvero molto preziosa ed è per questo che ho deciso di riportarti a casa”, disse infine allontanandosi da me.

Rimasi shockata, non potevo lasciarglielo fare. Gli afferrai il braccio e lo feci girare nuovamente verso di me.

“Non puoi farlo”, gli risposi, “Ora sono qui, ho visto a cosa vado incontro e non m’importa. Ho preso la mia decisione molto tempo fa, non ti lascerò mai. Potrei morire anche se mi riportassi a casa, potrei venire investita da una macchina o una cosa del genere e tu non sarai là e non potrai fare nulla per proteggermi. E comunque rimandandomi a casa saresti egoista due volte. Pensi soltanto a salvarmi, ma non pensi a come potrei sentirmi io, eh Dottore? Dopo aver visto tutte queste meraviglie come pensi che potrei riabituarmi? Dopo averti conosciuto, come pensi che possa abituarmi alla tua assenza?! Probabilmente finirei in depressione. Perciò io rimango qui con te.”, dissi decisa.

“Non durerà per sempre”, ribatté lui.

“Godiamoci il tempo che abbiamo Dottore, non aver paura della felicità. Anche se durerà poco non fa niente, non puoi vivere una vita fatta di tristezza. E comunque troverò un modo, in qualche pianeta lontano, in qualche galassia in chissà quale tempo avranno inventato qualcosa che non faccia più invecchiare o roba simile, non ci resta altro che trovarla Dottore”, cercai di convincerlo con tutta me stessa e questa volta fui io a cingergli la vita, per farlo restare vicino a me.

Vidi il suo viso cambiare come se stesse lottando con tutto se stesso, poi lo vidi cambiare di nuovo vedendo un’espressione di cedimento, queste due espressioni si alternavano sul suo volto.

“Rose Tyler…”, disse solo lui e poi mi baciò.

Rimasi quasi shockata da quel gesto, ma poi quel bacio mi sciolse sempre di più finché non mi sentii un tutt’uno con lui. Quel bacio fu davvero potente e intanto vagavo tra la sua mente. C’erano molte porte chiuse, ma potevo chiaramente sentire quello che lui provava per me e viceversa. Stavamo vivendo ognuno l’amore dell’altro ed fu stupendo vedere quanto ci amavamo.

  
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