Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: niki_    11/10/2012    6 recensioni
[...]L’albino aveva un modo particolare per annunciare il suo arrivo ossia suonare l’inno tedesco con il campanello e già qui i nervi di Lovino rischiavano il tracollo. Quando poi Antonio andava ad aprire quelli facevano il loro ingresso trionfale cantando a squarciagola uno il Das Lied der Deutschen e l’altro La Marseillaise. Alché l’imbecille spagnolo si sentiva in dovere di unirsi al coro mugugnando le note della Marcha Real e portando Lovino sull’orlo di una crisi isterica degna di una donna pre-mestruo. L’italiano, per cercare di sovrastare il baccano e salvare allo stesso tempo ciò che rimaneva della sua salute mentale, dava le spalle ai tre e si tappava le orecchie cantando l’Inno di Mameli.
Solo al “Sì!” conclusivo si accorgeva che quelli avevano smesso da un pezzo e lo guardavano con un sorriso divertito. Allora i suoi nervi facevano definitivamente
crack! e si andava a barricare in camera masticando maledizioni contro tutto e tutti, soprattutto contro il bastardo spagnolo che faceva amicizia con gente con un quoziente intellettivo minore di quello di una noce di cocco rotta.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Idee bislacche su Hetalia - AU!Lovino e il Bad Trio

Ho sempre fatto schifo ad inventare i titoli e anche questa volta non mi sono smentita.
Così come ho sempre fatto pena a scrivere le note dell'autrice, fra l'altro.
Non so che dire, sinceramente. Solo che adoro alla follia il Bad Touch Trio e mi sentivo in dovere di scrivere qualcosa su di loro. Amateli e adorateli.  Poi se si aggiungono Spamano e accenni di USUK, FrancisxJeanne e PrussiaxUngheria devo ammettere che si è scritta praticamente da sola. 
Nella storia ci sono alcune frasi o parole in spagnolo, tedesco e francese. Mentre per l'ultima lingua mi sono appellata a ciò che ho studiato alle medie, per le prime due ho dovuto consultare il traduttore e quindi non sono molto sicura della loro affidabilità, incrociamo le dita. In ogni caso ci saranno note in fondo alla fanfiction.
Ah, il Mulchén è il monte più alto della penisola iberica. Servirà a capire una battuta un po' più in basso.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e che, eventualmente, recensiranno. Dato che sono le prime storie che pubblico su questo fandom avrei bisogno di sapere se i personaggi sono almeno sufficientemente IC, questa cosa mi sta facendo impazzire. *allergia all'OOC*
Grazie per la pazienza, spero che Barcellona, Berlino e Parigi condividono lo stesso cielo vi piaccia...
I titoli rimarranno sempre il mio tallone d'Achille... *rassegnata*
 
Disclaimer - Questa fanfiction è stata scritta senza scopo di lucro; Axis Powers Hetalia e i suoi personaggi appartengono a Himaruya Hidekazu.
Se APH mi appartenesse Sacro Romano Impero non sarebbe mai scomparso. No, no, no e poi no.

Barcellona, Berlino e Parigi condividono lo stesso cielo
Gli amici sono come le stelle: non li vedi sempre, ma sai che esistono e anche se sono lontani non ti lasciano mai sola nei momenti bui.
Anonimo
 
A Lovino quei due non piacevano troppo. Francis e Gilbert avevano uno strano strano ascendente su Antonio: quand’era con loro i suoi sorrisi diventavano più maliziosi e i suoi occhi si incupivano in una sfumatura verde muschio che non vedeva mai quand’erano solo loro due. Perfino la sua voce, solitamente così acuta da spaccare i timpani, era più bassa e tranquilla.
Quando i due venivano a trovare l’amico, nell’appartamento in cui lui e lo spagnolo convivevano da circa tre anni a Barcellona, portavano sempre un sacco di confusione.
Prima di tutto l’albino aveva un modo particolare per annunciare il suo arrivo ossia suonare l’inno tedesco con il campanello e già qui i nervi di Lovino rischiavano il tracollo. Quando poi Antonio andava ad aprire quelli facevano il loro ingresso trionfale cantando a squarciagola uno il Das Lied der Deutschen e l’altro La Marseillaise. Alché l’imbecille spagnolo si sentiva in dovere di unirsi al coro mugugnando le note della Marcha Real e portando Lovino sull’orlo di una crisi isterica degna di una donna pre-mestruo. L’italiano, per cercare di sovrastare il baccano e salvare allo stesso tempo ciò  che rimaneva della sua salute mentale, dava le spalle ai tre e si tappava le orecchie cantando l’Inno di Mameli.
Solo al “Sì!” conclusivo si accorgeva che quelli avevano smesso da un pezzo e lo guardavano con un sorriso divertito. Allora i suoi nervi facevano definitivamente crack! e si andava a barricare in camera masticando maledizioni contro tutto e tutti, soprattutto contro il bastardo spagnolo che faceva amicizia con gente con un quoziente intellettivo minore di quello di una noce di cocco rotta.
Antonio però, doveva ammetterlo, sapeva perfettamente come riuscire a stanarlo dal suo rifugio: verso le otto meno dieci iniziava a bussare alla sua porta ricordandogli, fra una frase melansa e l’altra, che quel giorno toccava a lui cucinare. Lovino aveva il vago, vaghissimo sospetto che il suo coinquilino facesse apposta ad invitare i suoi amici quando toccava a lui preparare la cena in modo da farlo uscire dalla sua stanza dove altrimenti sarebbe rimasto per tutta la sera rimanendo perfino a digiuno.
Anche quel 25 febbraio si era ripetuto lo stesso copione: sbuffando come un toro da corrida pronto a caricare il matador, l’italiano si era infilato in cucina senza degnare di uno sguardo i tre seduti sul divano a parlottare fra di loro come delle vecchie comari.
Stare in cucina, però, aveva i suoi vantaggi: poteva origliare tranquillamente i loro senza doversi sforzare troppo.
“Di cosa stavamo parlando prima che andassi a chiamare Lovino?”, si informò Antonio con voce bassa e leggermente roca.
“Del mio Erasmus”, gli ricordò Francis. Dal frusciare di stoffa Lovino intuì che il francese doveva aver accavallato le gambe.
Un battito di mani seguì la sua affermazione. Gilbert, dedusse l’italiano osservando l’acqua in attesa che bollisse. “E con l’arrapante inglese per cui hai preso una sbandata com’è finita?”, domandò il tedesco con un grosso ghigno sul volto, probabilmente.
Uno schiocco di labbra pieno di disappunto fu semicoperto dal familiare borbottio dell’acqua arrivata al punto di ebollizione. Lovino finì di pesare gli spaghetti e li buttò nella pentola iniziando a mescolare con un cucchiaio di legno.
“Sono stato fregato sul tempo, mon ami”, disse con tono esageratamente afflitto.
“Te l’avevo detto io”, anche se non lo vedeva, Antonio stava sorridendo gentilmente. Seguì una pacca sulla spalla. “È stato quel chiassoso americano patito del football di cui ci avevi parlato, giusto?”.
Oui”, sospirò tragicamente “Erano due pezzi da novanta e mi sono stati sottratti entrambi in una volta sola”.
Altre pacche.
“Chissà se hanno voglia di fare un ménage à trois...”.
Antonio e Gilbert scoppiarono a ridere rumorosamente mentre Lovino per poco non si rovesciò l’acqua bollente addosso.
“Mi devi dieci euro Gilbert”, annunciò Antonio quando le risate scemarono.
“Come sei venale. Il Magnifico te li darà presto quei miseri dieci euro”.
“Aspettate! Mi state dicendo che scommettete sulla mia vita sentimentale?”.
“È una vita che scommettiamo sulla tua vita sentimentale, mein Freund[1]”.
“Avete scommesso anche su...”.
Scese un silenzio grave e pesante. Perfino Lovino sapeva che era meglio non nominare Jeanne, il grande amore di Francis, bruciata viva nella sua auto dopo un incidente.
“Certo che no”, rispose lo spagnolo in tono serio.
“Abbiamo cominciato con l’animatrice del villaggio vacanze”, precisò Gilbert.
“Oh, il viaggio alle Seychelles”, si ricordò il francese “Gran bel posto, non c’è che dire...”, doveva star sorridendo a giudicare dal tono di voce.
“Buon cibo e belle ragazze eh, Antonio?”, aggiunse il tedesco trattenendo la sua eccentrica risata “Muy, muy acogedor[2]”, completò con tono malizioso e il peggior accento spagnolo che l’italiano avesse sentito in vita sua.
Questa volta Lovino si rovesciò un po’ d’acqua bollente sul cavallo dei pantaloni ma le parolacce contro l’intero panteon greco, latino, persiano ed egizio non gli impedirono di sentire il ¿Qué estás diciendo?[3]e l’immediata risata di Gilbert “Scherzavo amico. Il Magnifico sa che hai passato quasi tutta la vacanza mormorando ‘¡Oh, cómo echo de menos mi Lovinito![4]”.
L’italiano si rilassò immediatamente rinunciando al suo proposito di prendere a calci Antonio nelle sue cosiddette ‘regioni vitali’ appena si fossero ritrovati soli.
“Ricordo che anche tu hai fatto il monaco di clausura”, altro schiocco di labbra, ma questa volta divertito “Ogni volta che passava una bella ragazza in bikini buttavi gli occhi per terra come se fosse le Diable”.
“La padella di Elizabeta ti sta addestrando bene, vedo”, commentò Antonio sorridendo.
“Cosa c’entra la mia collega?”.
“Non fare il finto tonto, mon cher”, lo rimbeccò Francis “Lo sappiamo che c’è... ehm... del ‘tenero’ fra te e l’ungherese”.
“E considerando che hai il Mulchén fra i capelli direi che è anche molto gelosa”, concluse lo spagnolo.
Momento di silenzio.
“Ah. Si vede?”.
Di nuovo silenzio.
Cette mademoiselle[5] sembra possedere una certa forza”.
Un sibilo di dolore: il francese doveva aver toccato il bernoccolo. Lovino controllò l’orologio per vedere i minuti di cottura restanti.
“È un uomo mancato”, constatò Gilbert con un sospiro ma la sua voce riprese immediatamente vigore “Ma proprio per questo è eccitante”.
Antonio gli rubò le parole di bocca “Ti piace fare il passivo?”.
“Il Magnifico non è passivo”.
“Magari Elizabeta è più dotata di te”.
“Sicuramente lo è più di te”.
¿Qué?.
“E senza ombra di dubbio fra te e Lovino è lui l’attivo”.
Un po’ di trambusto e la risata di Francis. Essendo stato interpellato l’italiano si affacciò dalla cucina giusto in tempo per vedere Gilbert e Antonio per terra che si tiravano i capelli come due ragazzine.
Mi querido[6]!”, esultò lo spagnolo alla sua apparizione “Di’ al ‘Magnifico’ quanto io sia virile!”.
“Mezzo centimetro”, rispose con voce e volto impassibile “E comunque, sì, è davvero virile mentre lo prende tutto nel culo”, e sparì di nuovo dietro lo stipite della porta.
Alla risata di Francis si aggiunse quella del tedesco che fu immediatamente interrotta da un’altra tirata di capelli.
“Lo sai che non si dicono le bugie, Lovinito”, perfino il tono lamentoso che normalmente lo faceva infuriare quando c’erano i suoi amici diventava eccitante. Quella frase, poi, sembrava promettere un “Dopo dovrò punirti” che scatenava un brivido caldo che lo attraversava come una scarica elettrica.
“La cena è pronta”, scosse la testa per rimuovere questi pensieri mentre scolava gli spaghetti “Muovetevi prima che mi decida ad offrirla ai vecchietti del piano di sotto”.
Versò la pasta in una ciotola in cui aveva precedentemente preparato un po’ di passata di pomodoro e la portò in tavola dove i tre lo aspettavano sbattendo ritmicamente le posate sulla superficie di legno.
“Comunque, mon ami”, Francis si sporse verso lo spagnolo con tono cospiratorio “tornando ai metodi di Elizabeta devo ammettere che funzionano merveilleusement[7]: sai bene che all’areoporto affittiamo una macchina e ci facciamo un giro in centro prima di venire da te, non? Ebbene, stavavamo passeggiando quando ci passa davanti una delle più belle creature che abbia mai calpestato terra mortale. Dovevi vederla! Occhi blu freddi come il ghiaccio, lunghi capelli biondi e un visetto da bambina innocente che, fidati di un esperto, nasconde un lato molto meno puro e un fisico da lasciare senza fiato”, il francese si prese un secondo per bere un sorso di vino “Questa meravigliosa fanciulla entra in un negozio di lingerie e per seguirla facciamo finta di guardare la vetrina del negozio di animali lì affianco. Lei si guarda un po’ intorno e si va a provare un completo di pizzo nero e senza  vergognarsi minimamente – ma cosa dovrebbe lamentarsi con un corpo del genere? – esce dal camerino per osservarsi meglio nel grosso specchio a muro. Una visione celestiale, credimi”.
Dato che Antonio non sembrava troppo interessato alla descrizione della ragazza, continuò con tono oltraggiato “Allora mi volto verso Gilbert per avere il suo parere e lui non c’è più: era entrato nel negozio di animali e stava parlando con un uccellino in gabbia. Un canarino, capisci?”.
“L’ho detto che è passivo...”, sorrise maliziosamente lo spagnolo.
“Vogliamo parlare di te, Mezzocentimetro?”, replicò il tedesco con lo stesso sorriso. Lovino sospirò pesantemente stringendo di più la forchetta.
“Alla fine l’ha comprato”, riprese Francis.
¿Qué?.
“Come ‘¿Qué?’? Il canarino!”.
“E dove l’hai lasciato?”, si rivolse allora all’albino.
“In macchina: stava dormendo della grossa e non volevo svegliarlo con le nostre chiacchiere”.
“Ma non avrà freddo in macchina, ‘Magnifico’?”, gli chiese l’italiano alzandosi per portare via i piatti vuoti.
Gilbert ci pensò su e senza dir niente prese il giubbotto e si avviò fuori a passo abbastanza spedito.
“Che dolce ci hai preparato con le tue belle manine, mi querido?”, domandò Antonio mentre Lovino finiva di sparecchiare.
Quello si fermò e lo guardò di sbieco “Una sega... Cosa vuoi che abbia preparato in un quarto d’ora? Già è tanto se ho sfamato te e i tuoi amici”.
Antonio non diede peso al “Io usufruirei della sega, merci beacoup[8]!” di Francis e fece una faccia afflitta da commuovere perfino i sassi “Vuoi dire che non ci sono i tuoi meravigliosi babà?”.
“No”.
Me se rompe el corazón![9]”, pigolò quello portandosi la mano destra al petto.
Lovino alzò gli occhi al cielo mentre il suo coinquilino continuava a lamentarsi in spagnolo e l’amico lo consolava nella sua madrelingua. Dopo due minuti che il siparietto andava avanti l’italiano si infilò il giubbotto rosso senza dire una parola e si avvolse la sciarpa bianca intorno al collo.
“Dove stai andando Lovinito?”, in meno di mezzo secondo Antonio si era alzato e l’aveva afferrato per il polso prima che potesse chiudersi la porta alle spalle.
“Dove cazzo pensi che stia andando? A prendere i tuoi fottutissimi babà, deficiente!”.
“Alle nove di sera?”.
“La coppia napoletana che vive dall’altra parte del parco ne prepara sempre un sacco. Dato che mi trovano simpatico mi dicono sempre che posso prenderne quanti ne voglio”.
“Ma è pericoloso uscire a quest’ora di notte!”.
“Devo solo attraversare l’Escorxador[10]. Non mi avvicinerò alle siringhe e agli spinelli e non accetterò caramelle dagli sconosciuti”.
“Aspetta, mi metto il cappotto e ti accompagno!”.
“E lasci i tuoi ospiti da soli?”.
“Non preoccuparti per la tua dolce metà: il Magnifico, Gilbert Beilschmidt, con il suo fido amico volante”, si fece notare il tedesco, a metà rampa della scala, alzando la gabbietta che teneva nella destra “scorterà con la sua carrozza in affitto il tuo amato a destinazione e nel periglioso viaggio di ritorno”.
Lovino sorvolò su alcuni termini che l’albino aveva usato e colse la palla al balzo “Visto? Se davvero vuoi essere utile prendi la rubrica nell’ingresso, aprila alla ‘E’ e chiama Manuela per dire che sto arrivando”, e si avviò giù per le scale tallonato da un tedesco particolarmente di buon umore.
“Puoi tenermelo?”, Gilbert gli porse la gabbietta con dentro il famoso canarino, che somigliava più ad una palla di piume gialle, mentre si allacciava la cintura.
L’altro la prese senza dir niente e infilò un dito fra le sbarre per accarezzare l’uccellino.
“Allora...”, cominciò il tedesco con un sorriso smagliante, bianco come la sua pelle “Sai che in Spagna i matrimoni gay sono permessi, vero?”.
“E allora?”, sollevò un sopracciglio.
“Cosa aspettare tu ed Antonio per convolare a nozze?”.
Anche se si aspettava una cosa del genere, Lovino boccheggiò e la particolare risata dell’abino invase l’abitacolo.
Gilbert gli posò la mano sulla testa e gli scompigliò i capelli ramati mentre aspettavano che il semaforo diventasse verde “Trattacelo bene Antonio. Ormai è completamente pazzo di te”, rise di nuovo vedendo che il volto dell’italiano iniziava a colorarsi di un rosso vivo “Oh, ma guarda: sembra proprio che tu gli piaccia”, alluse al canarino che si lasciava accarezzare dall’indice del giovane “Magari potresti badare a lui mentre sono al lavoro”.
“Forse ti sfugge ma Barcellona e Berlino non sono proprio vicinissime”, gli fece notare l’italiano osservando la mano dell’altro che finalmente lasciava in pace i suoi capelli e andava alla leva del cambio.
Gilbert rise ancora una volta premendo sull’acceleratore e aprì nuovamente la bocca per rispondere. Peccato che quella risposta Lovino non la sentì mai: sentì solo un fragore assordante di lamiere che sbattevano fra di loro e lo stomaco in gola per via dell’essere trascinato con violenza per alcuni metri e infine il tremendo impatto con un palo alla sua destra, così forte che la testa sbatté contro il finestrino. Poi solo la sensazione che tutto ciò che c’era di caldo nel suo corpo fluisse via attraverso i pori e il buio dell’incoscienza e della morte.
 
“Gilbird”.
Lovino si sentì in dovere di interrompere lo sproloquio del francese sulla sua ultima fiamma con questa parola.
Inginocchiati davanti alla lapide bianca nel Dorotheerstädtisher Friedhof[11], Antonio e Francis alzarono lo sguardo sull’italiano in piedi alle loro spalle, rigido come un palo, che stringeva forte la gabbietta con il canarino che Gilbert aveva comprato a Barcellona.
“Non gli avevi dato ancora un nome e se gliel’avevi dato non ce l’hai detto quindi è come se non ce l’avesse”, borbottò rapidamente “E poi conoscendoti gli avresti dato un nome orrendo”, aggiunse girando il viso verso sinistra.
“A me Gilbird piace”, annuì lo spagnolo.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere, bastardo”.
“Marito, non bastardo. Io sono il tuo amado marido”.
Lovino alzò gli occhi al cielo e mormorò un altro bastardo fra i denti.
Appena aveva aperto gli occhi in ospedale aveva rischiato di andare seriamente all’altro mondo per colpa dell’abbraccio che Antonio gli riservò. Non ebbe neanche il tempo materiale per riprendersi dal tentato strangolamento che Francis, dall’aspetto stranamente pallido e sciupato, irruppe nella stanza chiedendogli qualcosa riguardo a delle frasi di Gilbert. Ancora intontito, l’italiano l’aveva mandato a quel paese e aveva detto di chiederlo direttamente alla persona in questione.
Il “Muerto” dello spagnolo aveva interrotto immediatamente la sua sequela di insulti e aveva avuto lo straordinario effetto di addolcirlo come mai avrebbe confessato. Per colpa dei potenti antidolorifici, avrebbe più tardi affermato, riferì tutto quello che il tedesco gli aveva detto in macchina alché il francese aveva proclamato solennemente che quelle erano le ultime volontà dell’albino e come tali andavano rispettate. Così il giorno che Lovino fu dimesso dall’ospedale Francis gli piazzò fra le braccia la gabbietta col canarino, rimasto miracolosamente illeso, e Antonio lo trascinò di peso in municipio per impalmarlo.
“Ti va bene Gilbird?”, domandò tornando a guardare la foto del ragazzo “Credimi, è cento volte meglio di quello che ha proposto il pervertito”.
Il francese aprì la bocca per protestare, ma una forte folata di vento lo interruppe: ai tre il rumore delle foglie sembrò proprio la risata dell’amico.
“Lo prendo come un sì”, mormorò l’italiano alzando il volto verso il cielo che iniziava a diventare scuro “Abbiamo il volo”, ricordò ad Antonio dando le spalle alla lapide e iniziando a incamminarsi verso l’uscita.
“Arrivo, mi amor, arrivo”, sorrise lo spagnolo alzandosi e passando un braccio sulle spalle di Francis.
Si affrettarono a seguire Lovino mentre i raggi del sole morente coloravano di rosso la lapide:
Gilbert Beilschmidt
18 gennaio 1987 – 25 febbraio 2012
Anche da morto è mille volte più magnifico dei suoi amici
 
 
 
[1] Mein Freud: Amico mio
[2] Muy, muy acogedor: Molto, molto accoglienti
[3] ¿Qué estás diciendo?: Che cosa stai dicendo?
[4] ¡Oh, cómo echo de menos mi Lovinito!: Oh, come mi manca il mio Lovinito!
[5] Cette mademoiselle: Questa ragazza
[6] Mi querido: Mio caro
[7] Merveilleusement: Meravigliosamente
[8] Merci beacoup: Grazie mille
[9] Me rompe el corazón!: Mi si spezza il cuore!
[10] Escorxador: Il nome ufficiale del parco è Parc Juan Miró, ma è soprannominato in questo modo perché sorge su un ex mattatoio.
[11] Dorotheerstädtisher Friedhof
: Uno dei cimiteri di Berlino
  
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