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Autore: bacinaru    13/10/2012    0 recensioni
"Con passi lenti e divertiti, il Leviatano gli si avvicinò abbastanza da afferrargli una manciata di capelli e tirare la testa in alto, contro il sole pallido senza calore che si stagliava nel cielo scolorito." [Spoiler 8x02]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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Titolo: Il Rasoio di Occam
Fandom: Supernatural
Personaggio: Castiel 
Rating: Arancione
Avvertimenti: Flashfic
Set/Prompt: Armi - Rasoio
Disclaimer: I personaggi descritti non mi appartengono e la storia non è scritta a fini di lucro.
Note: Rasoio di Occam è il nome con cui viene contraddistinto un principio metodologico espresso nel XIV secolo dal filosofo e frate francescano inglese William of Ockham, noto in italiano come Guglielmo di Occam. Tale principio, ritenuto alla base del pensiero scientifico moderno, nella sua forma più immediata suggerisce l'inutilità di formulare più teorie di quelle che siano strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno: il rasoio di Occam impone di evitare cioè ipotesi aggiuntive, quando quelle iniziali sono sufficienti. Se una teoria funziona è inutile aggiungere una nuova ipotesi.
In altri termini, non vi è motivo alcuno per complicare ciò che è semplice. [Maggiori informazioni]

Tabella: Qui






Il Rasoio di Occam






« A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire »
{Guglielmo di Occam}







A volte correva per giorni, senza fermarsi. Il cuore pulsava feroce nel petto e le gambe gli dolevano per lo sforzo, ma Castiel non poteva dispiegare le ali. Giorno dopo giorno, si sentiva sempre più debole, sempre più stanco, sempre più umano. Gli sembrava, a volte, di calpestare la propria grazia, pur di continuare a combattere: stava morendo, cercando di sopravvivere.
Parte di lui gli recava spesso vane parole di conforto, lo accarezzava con l’idea di una morte eterna, senza resurrezione né colpa, eppure Castiel continuava a correre. Il cuore, a dispetto della ragione, batteva con vigore, con forza e voglia di vivere.
Ipotizzava mille risposte, una più complessa dell’altra, ma restavano solo inutili speculazioni senza senso.

“Ti sei perso, angioletto?”
Il Leviatano rise di lui, con le labbra macchiate di sangue.
Castiel giaceva a terra, in ginocchio, con una mano premuta sul costato. Sapeva di essere nel dolore, ma non riusciva a sentirlo come avrebbe dovuto. Era così stanco.
Perché non posso morire?
Con passi lenti e divertiti, il Leviatano gli si avvicinò abbastanza da afferrargli una manciata di capelli e tirare la testa in alto, contro il sole pallido senza calore che si stagliava nel cielo scolorito.
Castiel riuscì a percepire appena i denti che gli lacerarono la carne del collo, il dolore che scorreva forte tra le sue membra, la morte che silenziosa avanzava.
Era tutto finito? No.
Castiel non voleva morire.

“We gone home”

La lama tagliò di netto la testa della creatura, che rotolò poco lontano, un grido sorpreso congelato sul viso.
Castiel portò una mano sul collo e cercò di usare quel poco di grazia rimastagli per fermare almeno l’emorragia.
Era ancora vivo e il perché era semplice e chiaro: qualcuno lo stava ancora aspettando.
Castiel voleva soltanto tornare a casa.
  
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