Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: Rota    18/10/2012    0 recensioni
[Imayoshi Shoichi x Hanamiya Makoto - Gakuen]
Fu durante uno dei primi Festival della Cultura della sua scuola, sulla fine di Novembre, che accadde qualcosa che gli fece cambiare idea.
Stava semplicemente passando il tempo scacciando la noia, mangiando dolcetti cucinati da alcune ragazze particolarmente fastidiose nel frattempo. Niente di tutto quello era capace di entusiasmarlo davvero, tra rappresentazioni teatrali che gli risultavano monotone e concerti musicali che davano tutto fuorché piacere alle sue orecchie.
Girò per la terza volta l'angolo dell'edificio scolastico, introducendosi così presso un vicolo secondario e addobbato solo da un solitario stand dalla tenda color blu. Non avendolo notato prima, ne fu abbastanza incuriosito da avvicinarsi e spiare dentro. Lo scrutarono diverse paia d'occhi, una tra le quali abbastanza conosciuta.
-Oh, ciao. Vuoi partecipare anche tu?-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Makoto Hanamiya, Nuovo personaggio, Shoichi Imayoshi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Autore: Rota
*Titolo: The first flush of youth was upon you when our eyes first met
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Imayoshi Shoichi, Makoto Hanamiya, Nuovo Personaggio, Altri
*Generi: Sentimentale, Introspettivo
*Avvertimenti: Missing moment, Shonen ai, What if...?
*Rating: Arancione
*Dedica: Alla mia piccola Makochan personale e a tutte quelle personcine malvagie la cui azione mi indotto ad adorare questa coppia (L)
*Credits: Titolo preso dalle lyrics di “Love is only a feeling”, Darkness
*Note: ImaHana, come ultimamente sto facendo. Lo so che non dovrei iniziare un'altra long, ma sono in vena.
Mi è venuto in mente di raccontare l'infanzia di Makoto e Shoichi, come si sono conosciuti e come si è evoluto il loro rapporto. Questo ne è nato.









Aveva assecondato la propria vanità solo perché certo che, ancora una volta, quella non sarebbe stata delusa, ed era davvero difficile che in certi ambiti le sue previsioni potessero fallire.
Alzò quindi lo sguardo verso il tabellone della bacheca, cercando con gli occhi tra i vari avvisi il foglio che desiderava. Il corridoio era sgombro a quell'ora, o perché normalmente gli studenti nelle pause pensavano decisamente ad altro che a quello oppure per vero e proprio disinteresse; dall'una e dall'altra sponda c'era una sorta di distacco, probabilmente anche dettato dall'inesperienza e la giovane età: chi era in cima non aveva bisogno di alcuna conferma mentre chi era in basso non aveva bisogno di brutte notizie.
Solo una persona come lui necessitava di informazioni precise, sul conto proprio e quello degli altri.
Puntò lo sguardo al limite superiore del foglio e lo fece poi scorrere pian piano fino in basso. Trovò il proprio nome tra i primi posti, senza troppa sorpresa, e un punteggio di poco superiore a quello pronosticato già in precedenza. Del suo anno, il primo della scuola media, non c'era alcun studente oltre a lui ad aver ottenuto una simile media, e questo gli gonfiava il petto non poco. Notò poco più in basso alcuni nomi familiari, probabilmente compagni di corso o qualcosa del genere; li memorizzò, casomai dovessero tornargli utili. Pienamente soddisfatto di questo, volle leggere anche le altre classifiche, andando a guardare gli anni superiori al suo e i punteggi degli altri ragazzi. Nelle terze classi qualcuno aveva sfiorato una media ottima, ma niente a che vedere con lui; solo una ragazza, tra i tanti nomi, si era spinta di qualche punto più in alto.
Makoto fece solo l'errore di guardare con disinteresse la classifica delle classi seconde, come se in qualche modo pensasse che non ci potesse essere niente capace di interessarlo. Capì d'essersi sbagliato quando lesse un numero spropositato, molto vicino al suo, accanto ad un nome che da subito gli divenne fastidioso e che da quel momento in avanti fu il solo in grado di dargli preventivamente fastidio.
Imayoshi Shoichi.

Non aveva mai avuto molto interesse per i corsi extrascolastici, non aveva mai avuto passatempi abbastanza intriganti da prendergli poco più che qualche minuto d'attenzione. Non era interessato ad alcun tipo di attività culturale, non voleva sviluppare le proprie capacità artistiche, non trovava divertente l'arte della comunicazione o del design, non sapeva organizzare feste e di certo il fine ultimo, come poteva esserlo il divertimento altrui, proprio non gli andava a genio.
In tutto quello, fu abbastanza sorpreso di trovare chi stava cercando nella palestra della scuola, a correre dietro ad un pallone e a farlo rimbalzare sul parquet senza badare ad altro. Lo vide ad un certo punto anche spiccare il volo e tentare un canestro da tre punti da una posizione davvero insolita; il pallone rimbalzò sul tabellone e cadde a terra con inesorabile crudeltà, mentre il ragazzo corse a riprenderlo. Si accorse di lui e dello sguardo fisso che gli stava rivolgendo solo perché nella palestra non c'era ancora nessuno, a parte un paio di ragazzi che stavano armeggiando con il cesto delle palle che non si voleva aprire e un altro solitario che stava facendo riscaldamento in un angolo appartato. Sugli spalti non c'era altro che quella piccola macchia nerastra che era Makoto Hanamiya.
Shoichi non ebbe neppure il tempo di formulare la volontà di avvicinarsi a lui, per chiedergli cose formali come per esempio se volesse entrare a far parte della squadra, che già l'allenatore era arrivato e aveva lanciato un richiamo per tutti i membri lì riuniti. Shoichi corse via, palleggiando con una certa disinvoltura fino a raggiungere l'uomo.
Dopo due ore e mezza, quando persino il movimento di camminare costava fatica a cosce e schiena e una quantità imbarazzante di sudore gli faceva puzzare tutta la pelle del corpo, voltandosi verso i gradoni degli spalti non vide più nessuno.
Alzò semplicemente le spalle e andò a cambiarsi, come se nulla fosse successo.

Si chiese, lontano da lui, se davvero un elemento simile potesse in qualche modo importargli davvero. Era indubbio che di rado gli capitava di trovare una persona abbastanza intelligente da riuscire a raggiungere la propria media scolastica, contando anche i test che il sistema propinava loro con quell'assurda ansia addosso di misurare e catalogare le loro prestazioni cognitive.
Si convinse sulle prime che Shoichi Imayoshi non aveva nulla di interessante da offrirgli, men che mai i suoi passatempi e i suoi hobby. Aveva altro a cui pensare e altro in cui incanalare le proprie energie, come per esempio il dovuto studio che un bravo studente delle medie quotidianamente doveva sopportare.

Fu durante uno dei primi Festival della Cultura della sua scuola, sulla fine di Novembre, che accadde qualcosa che gli fece cambiare idea.
Stava semplicemente passando il tempo scacciando la noia, mangiando dolcetti cucinati da alcune ragazze particolarmente fastidiose nel frattempo. Niente di tutto quello era capace di entusiasmarlo davvero, tra rappresentazioni teatrali che gli risultavano monotone e concerti musicali che davano tutto fuorché piacere alle sue orecchie.
Girò per la terza volta l'angolo dell'edificio scolastico, introducendosi così presso un vicolo secondario e addobbato solo da un solitario stand dalla tenda color blu. Non avendolo notato prima, ne fu abbastanza incuriosito da avvicinarsi e spiare dentro. Lo scrutarono diverse paia d'occhi, una tra le quali abbastanza conosciuta.
-Oh, ciao. Vuoi partecipare anche tu?-
Faceva davvero una strana impressione, in quella posa rilassata e con le braccia conserte al petto, l'espressione a tratti annoiata e la cravatta allentata. L'unica cosa che gli suggerì che stesse giocando a scacchi era il tavolino messo tra Imayoshi e quello che doveva essere il suo avversario, un ragazzo più grande dall'aria abbastanza sconvolta; quando quello lo vide, si aprì in un sorriso e subito si alzò.
-Ti interessa giocare? Vieni, puoi subito iniziare!-
Makoto lo guardò male, rifugiandosi in una posizione rigida e in uno sguardo minaccioso. Lui non sapeva neanche cosa fossero, gli scacchi. Ma sembrava che l'altro non volesse sentire ragioni, e con una spinta e qualche parola di convenienza lo fece sedere sul posto precedentemente occupato. Passarono il successivo quarto d'ora a spiegargli le regole del gioco, a fargli vedere una simulazione abbastanza fantasiosa e a spiegargli anche delle tecniche basilari. Non contenti, lo invitarono a giocare a propria volta, magari con qualcuno che non fosse proprio Imayoshi. Alla sua richiesta di spiegazioni, fu lo stesso Shoichi a rispondergli, con un bel sorriso sulle labbra.
-Sembra che io non sia gentile...-
Aveva un'aria addolorata, appena colpevole, ma Makoto conosceva abbastanza bene quel tipo di espressione da sentirla fastidiosamente familiare a sé.
Riuscì a battere uno del terzo anno dopo soli dieci minuti di partita.

-Tu sei per caso interessato ad entrare nel club di basket, per caso?-
Gli offrì una seppia arrosto e un sorriso, ma Makoto rifiutò caparbiamente entrambi.
Si strinse nel proprio cappotto e lo guardò di sottecchi, cercando di capire almeno un poco come si dovesse comportare.
Shoichi sembrava uno dei soliti ragazzi tutto studio e nient'altro, eppure c'era qualcosa che lo manteneva in allerta, una sorta di istinto animale che non gli faceva abbassare la guardia, neanche ci fosse una sorta di pericolo mortale dietro a quel sorriso tanto gentile.
-Cosa te lo fa credere?-
Senza mostrare risentimento, Imayoshi ritirò il proprio braccio e addentò anche la seconda seppia con un certo gusto: il pesce gli piaceva sempre ed era buonissimo, specie se caldo e il tempo freddo.
-Sei venuto a vederci, una volta. Non credo che tu sia il fan segreto di qualcuno di noi.-
Il fatto risaliva a più di un mese prima e Makoto non si era neanche immaginato che gli avesse prestato abbastanza attenzione addirittura da ricordarsi il suo viso. Non ne fu molto contento e il disagio crebbe, dentro di lui.
-Non mi interessa.-
Lui alzò le spalle, come se all'improvviso non lo interessasse davvero.
Era strano. Makoto lo guardò meglio e senza troppa vergogna gli rivolse un'occhiata da capo a piedi. La banalità del tipo qualunque gli si schiaffa in faccia, forte.
-Beh, è un peccato.-
Sospirò, guardando altrove. Per esempio, la tizia vestita da cameriera rosa che gli offriva un dolce spesso come quattro dita e che quasi gli si stava buttando addosso.
-Cosa ci trovi di tanto divertente?-
L'altro dovette ingoiare a forza il grosso boccone di cibo che aveva tra le guance per rispondergli. Quasi si strozzò nel tentativo, invero.
-Io? Cosa ci trovo? Ah, il fatto che ci sono un sacco di persone, per esempio... questo lo rende interessante.-
Fece un'espressione insolita, nascosto da quegli occhiali giganteschi che portava e che gli davano un'aria da secchione mancato, un'espressione così vicina a quella che gli aveva fatto poco prima che non riuscì a non notare, nel contesto in cui si trovavano.
Colse all'improvviso un'insinuazione insolita, capace di dare una nuova luce a quella persona.
D'altronde, stava cominciando a capire come mai fosse rimasto così impressionato dal suo gioco, nell'unica mossa di scacchi che si era concesso di fare durante la partita che Makoto aveva disputato. Era stata la sola cosa che lo aveva messo in difficoltà, salvo poi essere inutile in mano a qualcuno che non capiva la sua funzione come si era dimostrato il suo avversario.
Il gioco, ecco cos'era. Imayoshi era semplicemente un giocatore.
Si allontanò da lui impercettibilmente, seguendo l'istinto.
-Sei strano.-
Lo vide sorridere normalmente e piazzarsi davanti a lui, così da fermare il suo passo. All'improvviso, si era fatto di nuovo allegro.
-Se proprio non ti va di entrare nel club, almeno vieni a vedere una delle nostre partite.-
-Perché dovrei?-
-Potresti trovarlo anche interessante.-
-Ne dubito.-
L'altro gli rise in faccia, smontando così ogni tentativo di ritrosia. Se non si fossero trovati nel bel mezzo del festival, circondati da così tante persone, probabilmente gli avrebbe anche dato un pugno.
-Non essere tanto scontroso. Io sto solo facendo pubblicità al mio club!-
-In maniera inopportuna!-
-Ah, come vuoi, come vuoi tu!-
Tornò accanto a lui e ne seguì il passo in silenzio. Gli venne quasi voglia di introdursi in una bancarella qualsiasi, per levarselo di torno, ma si rese conto che a colpa dell'ora molti stand avevano già chiuso. Quindi non gli rimaneva che chiamare i suoi per farsi portare a casa. Di positivo, in tutto quello, c'era soltanto il fatto che aveva saltato un giorno di lezione e aveva mangiato molto.
Anche Imayoshi, raggiunto il cancello d'ingresso della scuola, si ricordò di un particolare davvero importante. E gli sorrise.
-Tu sei Hana-chan, vero? Io sono Shoichi Imayoshi. Piacere di conoscerti!-
Lo guardò male, molto.
Almeno fino a quando non si rese conto che quel tizio sapeva persino il suo nome e che questo andava a significare che, tra i due, non era stato il solo a cercare informazioni sull'altro. Questa cosa lo fece diventare rosso di rabbia, per l'imbarazzo e l'umiliazione.
-Non chiamarmi più a quel modo! Mi fa schifo!-
L'altro rise ancora, indifferente a tutto quel furore. Era crudele, a modo suo.
-Sei un tipo vitale, noto!-
Saltellò via, prima che lo prendesse davvero a pugni.
-Beh, ci vediamo. L'incontro è sabato pomeriggio. Ricordatelo!-
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Rota