5 times I looked at you
{ and the
one you looked away }
Più volte aveva rimbrottato Arya per il suo quantomeno inopportuno porre domande su
quello che, molto poco elegantemente, veniva chiamato Folletto; più volte si
era costruita nella mente l’immagine della sorella che trovava la maniera più
imbarazzante di offendere il terzogenito Lannister,
interrogandosi con angoscia sulla relativa più conforme maniera di scusarsi di
tanta vivace impudenza. Ciò che Sansa non si sarebbe mai aspettata, tuttavia,
era che potesse essere lo stesso Tyrion Lannister a ridurla inerme e senza parole, col semplice
atto di mostrarsi sinceramente dispiaciuto per Bran e
di rivelarsi in tal modo così diverso da quel che da lui ci si sarebbe potuti
aspettare. Dava anzi l’impressione di voler davvero fare qualcosa per suo
fratello, di voler trovare il modo di restituire la speranza a un bambino che
non aveva alcun diritto di perderla.
Quel giorno volle
cercarlo, parlargli, ma scoprì di non sapere cosa dirgli.
«Mio lord?»
Lo raggiunse che era
già fuori, pronto a partire. Lui si volse a guardarla e il sole catturò un
riflesso dorato dai suoi capelli. Sansa rimase lì a guardarlo, chiedendosi come
potesse la gente insultarlo al punto da chiamarlo mezz’uomo e se ci fosse anche
un solo uomo intero, ad Approdo del Re, ovunque,
che meritasse di considerarsi superiore a lui solo perché la natura l’aveva reso
più alto e ben fatto.
«Vi auguro buon
viaggio.»
Forse c’era un’ombra
di divertimento nel suo sorriso, ma Sansa non se ne avvide.
Stranger, you look so different.
Nel corteo di personaggi che tutto
parevano essere fuorché persone, la figura esile e pallida di Sansa Stark spiccava come un fiocco di neve in un campo di grano.
Sollevò gli occhi solo quando si sentì rivolgere la parola e allora Tyrion vide che erano sbiaditi, avevano come perso il
colore che li aveva animati a Grande Inverno, e non poté fare a meno di
domandarsi quanto dolore e quante lacrime avesse versato nel porto segreto
delle sue stanze, dove poteva concedersi la distanza da un mondo che non le
apparteneva più e forse non le era mai appartenuto e di essere finalmente una
ragazzina, una figlia, una persona col cuore spezzato.
«Sono addolorato per
la vostra perdita, mia lady.»
Sansa lo guardò per un
breve tempo che sembrò infinito e Tyrion sperò che
vedesse la sincerità nel suo sguardo, che non avesse ancora disimparato a
riconoscerla e che non avesse già disperato di trovarla da qualche parte tra
quelle mura. Poi, le parole irose di Joffrey
riportarono la fanciulla al suo ruolo e lui non fu più nient’altro che l’ennesima
persona da cui difendersi con la menzogna.
«Mio padre era un
traditore. Mia madre e mio fratello sono dei traditori. Io sono fedele al mio
adorato Joffrey.»
Tyrion
sorrise amaro al ma grazie che le
aveva letto sulle labbra, svanito appena in tempo perché la neve non si
sciogliesse.
Da che suo padre era stato giustiziato,
non ricordava di aver più toccato spontaneamente nessuno. Forse era successo,
ma lei di certo non l’aveva sentito. Si
era racchiusa in una prigione dentro la prigione, fatta di silenzi e occhi
bassi e completa abnegazione, una sorta di misera rivalsa che le impediva tanto
di toccare quanto di essere toccata da quell’illusione di favola che le si era
ritorta contro come la più crudele delle realtà. Il dolore stesso delle
percosse e dell’umiliazione le era parso freddo, estraneo, non cocente come si
sarebbe aspettata. E poi era giunta la mano di lord Tyrion,
reale quanto inaspettata, un raggio di sole attraverso il velo di pioggia che
erano le sue lacrime trattenute al sicuro negli occhi.
L’aveva accettata, e
ancora adesso si portava nel palmo il suo calore.
Fingere era difficile
con tutti; in qualche momento disperato era arrivata a pensare che fosse
impossibile. Con Tyrion Lannister
lo sembrava davvero. Sansa non poteva fidarsi di lui, non poteva fidarsi di
nessuno di quelli che la circondavano, e forse per questo continuare ad annullarsi
di fronte ai suoi occhi che sapevano e non avevano bisogno di chiedere, che
capivano e non giudicavano, faceva così male; avrebbe voluto, avrebbe tanto
voluto fidarsi.
Invece, ancora una
volta, non poteva neppure ringraziarlo.
Ebbe cura di
allontanarsi da lui senza mai voltarsi indietro, poiché era certa che se l’avesse
fatto avrebbe trovato di nuovo la proposta di quello sguardo ad attenderla in
silenzio, gentile e impossibile.
Quando il pugno di sterco era stato
lanciato, il suo primo impulso sarebbe stato quello di rincorrere l’incauto
sconosciuto fino in capo al mondo e là, lontano da occhi e orecchie indiscreti,
baciarlo in fronte e ricoprirlo d’oro e lasciarlo andare libero con le benedizioni
di tutti gli dei vecchi e nuovi. Poi la bravata era diventata rivolta e la
rivolta massacro e il massacro una rivolta ancora più grande, e al realizzare
che Sansa era sparita il suo impulso nuovo era stato quello di andare a cercare
quel disgraziato che aveva dato vita al tutto per strangolarlo a mani nude. Per
tutto il tempo si era ripetuto che preoccuparsi per la sicurezza della ragazza
era più conveniente che normale: dopotutto, lei era merce di scambio; ma quando la vide in quello stato provò qualcosa
che andava ben oltre il freddo interesse politico.
Sansa Stark, la bambina coraggiosa, la ragazza forte, che
qualcuno aveva già costretto a diventare donna troppo in fretta e alla quale
qualcun altro oggi aveva fatto comprendere quanto ciò potesse far paura,
piangeva guardandolo fisso.
Per un lunghissimo
istante Tyrion non riuscì a fare altro che ricambiare
quello sguardo, sentendosi pervadere dal benefico sollievo di vederla salva, di
vederla al sicuro, di vederla soprattutto più umana e vera e viva che mai. Ciascuna
di quelle lacrime stava a significare che il suo cuore era ancora lì, che
batteva nonostante tutto, e il suo non distogliere gli occhi voleva dire che
neppure questa prova era riuscita a scalfire la sua forza d’animo.
Non poté fare altro
che lasciare che le donne la riaccompagnassero ai suoi alloggi, quando in cuor
suo non avrebbe voluto fare altro che abbracciarla.
Quando la guerra arrivò alle porte della
città, per la prima volta Sansa riuscì a comprendere per davvero la frustrata
insofferenza che Arya si portava dentro dalla nascita.
Il senso di impotenza femminile permeava quel posto come un morbo; lo si
respirava attraverso i volti impauriti, i passi affrettati, e lo avvertì più
forte nel momento in cui Tyrion Lannister
le si avvicinò e le regalò la spiacevole impressione di essere venuto a dirle
addio. E in quel momento, nel cuore di una città che forse quella stessa notte
sarebbe caduta, di fronte all’unico uomo che lì non le fosse parso un
carceriere, la verità – la prima da un tempo incalcolabile – le sembrò la cosa più
naturale e più giusta che potesse dargli in cambio.
«Pregherò perché
torniate sano e salvo, mio lord.»
Nel breve arco di
eternità in cui le sue parole si fecero strada nel volto di lui, Sansa ritrovò
intatta tutta la vecchia paura e si promise di cancellare subito quell’accenno
di resa proibita.
«Davvero?»
«Così come farò per il
re.»
Si ritrovò a sperare
che gli occhi così attenti dell’unico Lannister di
cui avesse mai osato suo malgrado fidarsi, di cui volesse suo malgrado fidarsi, avessero scorto la sincerità nei
suoi, come a lei era già accaduto con lui.
Non osò aspettare
ancora: non avrebbe sopportato una nuova delusione, non da lui, non anche da
lui.
And you just made it happen.
Era entrata offrendogli il silenzio di un’ombra
e la sua pelle bianca come la luna piena nel buio. Aveva chiesto e ottenuto che
li lasciassero soli, e Tyrion aveva storto
dolorosamente le labbra in un sorriso al pensare che qualcuno avrebbe trovato
tutto ciò molto indecoroso e che quel qualcuno doveva solamente andare a farsi
fottere, per quel che gliene importava. Aveva ancora addosso il profumo di Shae, tra le pieghe del viso il sale delle lacrime che
aveva pianto tra i suoi capelli, ma non gli importava di condividerli con Sansa
Stark e magari in realtà era proprio ciò di cui aveva
bisogno. Ma lei aveva abbassato gli occhi e per una volta sembrava davvero non
sapere cosa fare o cosa dire, e fu allora, per la prima volta, che a Tyrion fu concesso di vederla finalmente per ciò che era:
una ragazza sola e smarrita.
«Ti faccio orrore, mia
lady?»
Scosse debolmente il
capo, senza rispondere. Si fece più vicina e alla fine venne a sedersi nello
stesso punto in cui si era seduta Shae. Infine fece
qualcosa che forse non avrebbe fatto altrove e forse non avrebbe fatto con
nessun altro, e lui capì che se non lo guardava non era per pietà o ribrezzo,
ma per il pudore della consapevolezza.
Estranei in un mondo
che non aveva bisogno di loro o, se ne aveva, non intendeva certo ridursi a
confessarlo, si erano trovati e riconosciuti e così avevano scoperto di non
essere soli: questo dicevano le dita di Sansa sulle sue e le lacrime che
scendendo piano le liberavano gli occhi da ogni vergogna. Tyrion
non avrebbe avvertito un sollievo più intenso se quel pianto fosse stato latte
di papavero, o balsamo caldo sulla sua cicatrice.
Chiuse gli occhi e,
per la prima volta da quella che gli sembrò una vita intera, si sentì a casa.
Spazio dell’autrice
Mi
sono sbafata le due stagioni di Game of Thrones in cinque giorni. Tyrion
l’ho amato subito, com’era prevedibile, perché guarda caso ho sempre avuto anch’io
a tender spot in my
heart for cripples and bastards and broken things ♥ Sansa ci ho messo più tempo a capirla, ma
quando l’ho capita ho amato anche lei. E in qualche modo alla fine mi sono
ritrovata a shipparli. Dio mio, lo so, le ship più angstose sono le mie, ma
tant’è.
La
prima flash di questa sottospecie di raccolta nasce per errore, vi confesso, perché
nella foga dell’immaginare un’interazione tra i due a Grande Inverno ho un po’
confuso l’ordine degli avvenimenti e ho iniziato a scrivere credendo che Tyrion avesse progettato la sella per Bran
prima di partire da lì. Resami conto
più tardi dell’errore, ormai ero troppo affezionata all’immagine di Sansa che
andava a cercarlo per ringraziarlo, e non ho avuto il cuore di eliminare del
tutto quel preludio. Così, insomma, se riadattata com’è vi riesce un po’ forzata,
sappiate che me ne prendo tutta la colpa. Tra la seconda e la quinta flash ho
cercato invece di ripercorrere a modo mio gli avvicinamenti davvero avvenuti
tra i due personaggi, rispettivamente negli episodi 2x01, 2x04, 2x06, 2x09. L’ultima
è un altro viaggio mentale in quanto favoleggia di un confronto tra Tyrion e Sansa dopo la battaglia di Approdo del Re,
ipoteticamente ambientato nella 2x10.
I
due versi, che stanno proprio a separare il canon
dalla mia insana fantasia di shipper, sono tratti da Stranger di Elisa
(can you forgive me if it
sounds like I know you too
well? ♥).
Mi
piacerebbe tornare in questi lidi prima o poi, ma, per il momento, hope you liked it.
Aya ~