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Autore: xskunk    20/10/2012    5 recensioni
«Ogni ostacolo ci rende più forti e noi dobbiamo puntare sempre più in alto. Dobbiamo alzarci, in qualche modo. Come un grattacielo!»
«Un grattacielo…» ripeté la signora sorridente. Sembrava fosse felice per me.
«Esatto!»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                       Skyscraper


La lucina che segnava di allacciare le cinture si accese.
Finalmente l’aereo stava per atterrare.Tra poco tempo sarei tornata a casa e dopo un anno avrei rivisto la mia famiglia, cavolo quanto mi era mancata.
Mi appoggiai allo schienale e guardai fuori dal finestrino. Riuscivo a vedere il suolo, ormai era questioni di minuti e l’aereo sarebbe atterrato e avrei rivisto la mia famiglia dopo un anno. Non vedevo l’ora.
«L’aereo sta per atterrare, si avvisano i gentili passeggiare di spegnere telefoni cellulari, cerca persone e computer.» annunciò una voce metallica dall’auto parlante.
Sfilai il cellulare dalla tasca dei jeans per spengerlo, allacciai la cintura e mi preparai a tornare a casa. Ero pronta a tornare. Ero pronta a ricominciare da capo. Non mi ero mai sentita così piena di energia ed ero pronta per farmi valere.
A interrompere i miei pensieri furono dei… respiri? Sì, dei pesanti respiri.
Voltai lo sguardo a destra dove la vecchia signora seduta vicino a me stava tremando e respirava a fatica. Si reggeva forte al sedile e aveva gli occhi chiusi.
«Cosa c’è ragazzina? Non hai mai visto una signora anziana aver paura di volare in aereo?» disse tra un respiro e l’altro e senza aprire gli occhi. Come aveva fatto a vedermi?
«Sa, ci sono pochissime possibilità che quest’aero cada proprio mentre stiamo per atterrare.» cercai di rassicurarla con un sorriso sperando che lei potesse percepirlo.
«Fossi in te non ne sarei così sicura» disse continuando a tremare «Ho letto che la maggior parte degli incidenti aerei accadono durante l’atterraggio.» finalmente aprì gli occhi e mi scrutò con lo sguardo. Nonostante i capelli bianchi, aveva degli occhi azzurri molto belli che davano un'inquietante sicurezza.
Le sorrisi «Le prometto che quest’aereo non cadrà.»
Per la prima volta in tutto il viaggio la signora rispose al mio sorriso. Sembrava la classica anziana del villaggio che dava lezioni di vita ad una giovane ragazza in difficoltà.
«Che cosa la porta a viaggiare in aereo, se ha così tanta paura di volare?» le chiesi per evitare che pensasse all’atterraggio e sperai di non sembrare troppo invadente.
«La mia nipotina.» disse con fierezza «Sai si laurea e io ci tenevo a essere presente alla sua cerimonia.» avevo lo sguardo così commosso e orgoglioso allo stesso tempo che temei potesse scoppiare a piangere da un momento all’altro.
«Be’, allora, auguri.» dissi spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La signora sospirò.
«E invece tu?» disse con così entusiasmo che quasi mi fece dubitare che avesse una doppia personalità.
«I-io?»
«Vedi qualcun’altro in giro?» scherzò la signora «Cosa porta una bella e giovane ragazza come te ad andare in Albuquerque?»
«Ohh!» ridacchiai «Veramente io, dopo un anno, sto tornando a casa. Dalla mia famiglia.» mentre lo dicevo mi venne in mente la mia immagine nel corridoio dell’aereoporto che, trascinandomi la mia valigia dietro, correvo verso mia madre a braccia aperte.
«Un anno?» mi riportò la vecchia alla realtà «Come mai sei stata così tanto tempo lontano da casa?» disse con voce stupita.
Sospirai e abbassai lo sguardo cercando di non pensare a tutti i brutti ricordi della mia infanzia che mi avevano spinto ad andarmene. «E’ una storia molto lunga e non penso che a lei vada di ascoltarla.» dissi continuandomi a guardare in basso le maniche della mia felpa che mi arrivavano oltre il palmo della mano.
«E invece mi interessa e poi ho tutto il tempo del mondo.» disse sempre sorridente.
Mi girai verso di lei. Era piegata in avanti e gli occhi pieni di curiosità nel sentire la mia storia.
Tornai a guardare in basso.
Avevo sempre evitato di raccontare la mia tragica infanzia per paura che le gante mi prendesse per una ragazza debole e poco coraggiosa. Ma infondo ero tornata perché ero cambiata, ero tornata per ricominciare. E raccontare la mia storia era un bel modo per ricominciare.
Mi girai verso la sinora. Stava ancora aspettando che iniziassi a raccontare con un sorriso sulle labbra e i suoi occhi azzurri che mi guardavano ansiosi.
«Okay» le sorrisi e lei ricambiò. Sembrava si fosse dimenticata di stare su quell’aereo.
Guardai in basso e giocherellai con le maniche della felpa, mentre iniziai a raccontare «La mia storia ha inizio dal giorno in cui ho iniziato ad andare a scuola, più o meno a sei anni. Stavo per entrare in questo grande edificio, grande quanto i miei sogni. Mamma diceva “Divertiti, oggi sei diventata una grande bambina.”» sorrisi a quel ricordo ancora non tanto brutto «Le elementari erano un grande passo, per me. Con l’andare dei giorni, avevo fatto amicizia con una bella bambina, ma ho scoperto che gli altri bambini non parlavano con me perché ero…» chiusi gli occhi e feci un grande sospiro «perché ero grassa.»riaprii gli occhi «A dodici anni mi aspettava un’altra sfida:le medie. Dicevano che erano gli anni migliori. Speravo con tutta me stessa che le cose non sarebbero andate come alle elementari. E feci tutto il possibile per evitarlo. Ma, dopo un po’, i problemi iniziano a venire. Mi innamorai di un ragazzo e avevo fatto amicizia con la “bulletta” della classe. Fingeva di essermi amica solamente per prendermi in giro alle spalle e per usarmi come sua marionetta.» mantenevo lo sguardo basso mentre raccontavo e cercavo di impedire ai ricordi di invadere la mia mente. I sensi di solitudine e le sensazioni di tristezza per tutte le volte che ero scoppiata a piangere. Ma i miei tentativi di erano inutili.
«Cosa potevo fare io da sola contro tutta la classe che mi prendeva in giro? E il ragazzo che mi piaceva era il primo ad insultarmi, chiamandomi “balena”, “montagna”, “sporca”, davanti a tutta la classe.» Mentre parlavo cercavo ti trattenere le lacrime.
«Era orribile!» I miei occhi erano già lucidi e quando mi girai notai che anche quelli della vecchia signora lo erano.
«Avevo paura di andare al liceo. Non volevo essere guardata, non volevo vedere, non volevo vivere un altro incubo. Avrei potuto sperare che le cose sarebbero cambiate ma mi sarei solo illusa.» tornai a guardare in basso «Avevo pochissime amiche, ansi no, ne avevo solo una. Lei non mi prendeva in giro al contrario di tutta la classe, ansi, di tutto il liceo. Ma un giorno, durante la lezione di matematica, il compagno seduto al banco dietro di me alzò la mano per parlare e disse ad alta voce davanti tutta la classe “Scusi, prof ma non riesco a vederla perché davanti a me c’è questa balena.” Tutta la classe rise ed io sarei voluta morire. Non riuscivo a non piangere ma dovevo trattenermi tutti mi stavano guardando e tutti stavano ridendo. Stavano ridendo di me! Persino la mia unica amica.» feci un profondo respiro. Era difficile raccontare con tutte quelle brutte emozioni che ti tornavano in mente. «Ero sola e tutti mi reputavano debole. Ero presa di mira dai bulli di tutto il liceo, ogni santo giorno. Passava il tempo, e continuavo a sopravvivere in quella prigione di umiliazione. I bulli mi perseguitavano in continuazione, avevo persino paura di tornare a casa da sola. Era un inferno.» sospirai e strizzai gli occhi per evitare che mi uscisse qualche lacrima a quel ricordo.
«P-perché non l’hai detto ai tuoi?» disse improvvisamente la vecchia con tono dispiaciuto e una lacrima che le varcava il viso. Mi ero dimenticata della sua presenza.
Presi aria «I miei erano le uniche persone che conoscevo che non pensavano che io fossi debole.» spiegai senza degnarla di uno sguardo ma continuando a guardare in basso «E per nessuna ragione al mondo glielo avrei fatto pensare. Mi bastava coprirmi più che potevo per non farmi vedere i lividi.»
«E’ per questo che sei andata via?»
Annuii.
Ci furono tre secondi di silenzio ma poi mi rigirai verso la signora. «Ma adesso sono tornata.» dissi con tono sicuro di voce e la signora sembrò sorridere.
«Ho imparato ad accettarmi e se qualcuno mi dice che sono grassa gli rispondo. Mi sento forte come non lo sono mai stata e sto tornando a casa per dimostralo a tutti.»
La signora tornò a sorridere e dallo sguardo sembrava contenta per me.
«Sono tornata per affrontare le mie paure, perché ho capito che non bisogna lasciare che gli altri ti rovinino la vita.» finalmente sorrisi.
«Assolutamente No!» disse la vecchia per incoraggiarmi, anche lei sorrideva.
«Ogni ostacolo ci rende più forti e noi dobbiamo puntare sempre più in alto. Dobbiamo alzarci, in qualche modo. Come un grattacielo!»
«Un grattacielo…» ripeté la signora sorridente. Sembrava fosse felice per me.
«Esatto!»
Mi prese le mie mani tra le sue «Ora che conosco la tua storia, posso confermarti che, tra tutti quelli che conosco, tu sei il grattacielo che è riuscito a salire più in alto.»
Le sorrisi «E sono anche quella che mantiene di più le promesse.»
«C-come?» sembrò non capire.
Ridacchiai «Guardi fuori dal finestrino. Siamo atterrati e l’aereo non è caduto.»
La signora guardò fuori e sembrò stupita nel guardare il marmo della pista e la gente che scendeva dall’aereo con le valige.
«E’ stato un piacere parlare con lei ma adesso devo veramente andare, la mia famiglia mi starà aspettando» dissi sorridente.
«Oh, ma certo!» disse facendosi stretta per farmi passare.
«Grazie.» risposi educatamente ma proprio quando stavo per prendere la mia valigia e andarmene sentii una mano afferrarmi la spalla.
Mi girai. L’anziana signora con gli occhi azzurri colmi di gioia mi disse «Mi sono dimenticata di chiederti come ti chiami.»
Sorrisi più che potevo «Mi chiamo Demetria Lovato, ma per gli amici Demi.» e le allungai la mano.
«Be’ buona fortuna Demi!» mi strinse la mano «E sii il grattacielo più alto di tutti!»
Dieci minuti dopo ero già scesa dall'aereo lasciandomi il passato alle spalle.
Ero pronta ad affrontare altri ostacoli e ad ognuno di essi salire sempre più in alto, fino a toccare il cielo con un dito, come un grattacielo.
  
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