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Autore: Geko93    03/05/2007    3 recensioni
"Il mio angelo è rosso. Rosso...come il sangue."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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VI ODIO TUTTIIIIIII

CAPITOLO 1: 

 

Saliva le scale correndo.

Percorse il corridoio in una velocità sorprendente e finalmente arrivò alla meta.

-Come sta?- chiese con il fiatone.

-è un miracolo che non sia in coma… Questa volta è stato più violento delle altre.- rispose Tifa, seduta affianco al lettino d’ospedale.

Nella piccola sala erano presenti tutti i membri dell’Avalanche: Barret giocherellava nervosamente con il suo braccio meccanico, Reeve e Caith Sith erano seduti sul divano nell’angolo, Cid camminava avanti e indietro imprecando a bassa voce e Cloud era alle spalle di Tifa ad osservare la ragazza distesa nel letto. Yuffie.

Aveva il labbro inferiore gonfio e un occhio nero. Per non parlare di tutti i lividi e i graffi che aveva sulle braccia e sul resto del corpo.

Quel bastardo l’aveva picchiata. L’aveva picchiata un’altra volta.

-Ciao Vince…- sussurrò la giovane Wutai sforzandosi di sorridere.

Lui la guardò malissimo; possibile che le andasse bene così? Che non volesse farla finita con quell’inferno?

Ma non era il caso di urlarle addosso. Non ora e non qui.

-Ciao Yuffie, come va?- si limitò a chiederle.

-si può stare meglio, ma tutto sommato non mi lamento…-

Non si lamentava? Era proprio questo il problema.

Per quanto ancora avrebbe dovuto subire tutto ciò?

Era già la terza volta che quel bastardo di suo marito la picchiava.

La prima volta non era stato tanto grave, solo qualche livido.

Ma già dalla seconda l’avevano dovuta ricoverare.

-Yuffie, amore mio!- ed eccolo comparire sulla soglia. Come al solito.

-Come stai?- le chiese dandole un lieve bacio ed abbracciandola.

-Ora bene…- rispose lei ricambiando le attenzioni.

-Ti prego, perdonami….Avevo bevuto un po’ troppo e non mi sono reso conto di ciò che facevo. Ma ti prometto che non succederà mai più!-

Verme. Uno schifoso, lurido, viscido verme, ecco cos’era.

Sempre le solite scuse, le solite promesse. Poi la scena si ripete, di nuovo Yuffie sdraiata in quel maledetto lettino, lui che entrava nella stanza e si scusava. Ogni volta.

Ma la cosa che gli faceva ribollire il sangue nelle vene era il solito: “Ti prometto che non succederà mai più, amore!”.

Tifa con il suo innato tempismo, intervenne:

- Ora vi lasciamo soli. Yuffie, se hai bisogno, noi siamo qui fuori.-

Anche questa frase non gli era nuova.

Ma adesso basta.

La sua pazienza aveva raggiunto il limite.

-Io rimango qui.-

Gli lanciarono tutti uno sguardo fulminante.

-Non si sa mai che questo bastardo le metta ancora le mani addosso.- disse, lanciando un’occhiataccia al marito della giovane ninja.

-Come scusi?-chiese quest’ultimo, con tono evidentemente irritato.

-A-aspetta… Tesoro, potresti lasciarci soli un attimo? Sistemo io le cose qui.- disse Yuffie

-Non se ne parla, voglio risolvere le cose da me.- ed iniziò ad avvicinarsi minacciosamente all’uomo dal mantello rosso, che iniziò ad accarezzare la sua Cerberus.

-PER FAVORE. Esci un attimo.- la giovane di Wutai si alzò dal lettino ed assunse un’espressione seria.

Suo marito alla fine uscì, dando una spallata a Vincent.

Appena la porta si chiuse, la ragazza lo aggredì:

-Si può sapere che ti prende? Avevamo già chiarito la questione!-

-Maledizione Yuffie, ma ti sei vista? Ogni volta è sempre peggio! Prima o poi lui…- si interruppe. Non voleva completare la frase.

-…mi ucciderà?- Ecco, la finì lei.

-Vedo che allora qualcosa lo capisci.-

-Non lo farà…-disse lei, sdraiandosi e fissando il soffitto.

Lui la guardò senza capire.

-…Lui mi ama.-

COSA? Suo marito la amava? Come poteva una donna affermare di essere amata se veniva picchiata dal suo compagno?

-Ti rendi conto almeno di ciò che dici?- Vincent era davvero infuriato. –Lo sai che lui ti picchia, vero?-

Yuffie abbassò lo sguardo, facendo scena muta.

-E allora come puoi affermare una cosa del genere? Come può un uomo dimostrarti il proprio amore mandandoti in ospedale?- Ormai stava urlando, in preda all’ira.

Lei lo raggelò con uno sguardo.

-Ognuno ha il proprio modo di dimostrarlo…-

Che enorme cazzata. La cosa peggiore è che probabilmente lo stava pensando anche lei.

E allora perché mentire? Perché continuare a giustificarlo?

-Smettila di dire cose che neanche pensi.- disse, tornando ad un tono di voce normale.- Lo sai anche tu che non è così. Lui ti fa schifo. Ti fa schifo quanto ne fa a me, ed è inutile che continui a negarlo. Non è mentendo che la situazione cambia.-

-è strano che a dirmi queste cose sia proprio tu, Vincent Valentine.- disse Yuffie con tono freddo, quasi glaciale.

-Io voglio solo sapere perché. Perché continui a far finta di niente, come se…-

- Cos’altro potrei fare?- lo interruppe lei, iniziando a piangere.-Ti prego Vincent, se tu lo sai dimmelo, perché io non so più dove sbattere la testa!!!-

Le lacrime le scendevano susseguendosi una all’altra, senza mai fermarsi.

Era disperata e lui lo sapeva bene.

Ma cosa poteva fare?

Sgridarla?

Consolarla?

No.

-Lascialo.- le disse.

Yuffie si asciugò le lacrime e lo guardò.

-Non posso, mio padre…-

-Almeno sa come ti tratta?-

-…No, ma non posso dirglielo…Io…non voglio deluderlo. Sembrava così felice quando finalmente mi aveva trovato un marito…-

-SMETTILA!- ricominciò ad urlare. – CREDI CHE SIA MEGLIO TENERLO ALL’OSCURO DI TUTTO E CONTINUARE A GIUSTIFICARE I TUOI LIVIDI DICENDOGLI CHE SEI “ACCIDENTALMENTE” CADUTA?-

Vincent era piombato da lei, appoggiando le mani su entrambi i lati della brandina ed osservandola infuriato.

A Yuffie sembrava di scorgere delle fiamme nei suoi occhi scarlatti.

-Smettila Vince, mi fai paura così…-

Ad un tratto si sentì bussare.

-Avete finito lì dentro?- chiese il marito.

Vincent la fissò per un altro momento, ma poi si scostò ed aprì la porta, andandosene.

Dopotutto non erano affari suoi. Se si voleva rovinare la vita, sicuramente non sarebbe stato lui ad impedirglielo.

Anche se il suo pianto…Il suo pianto era sincero.

Si avviò verso casa, provando a trovare una soluzione..

Ma era tutto inutile, proprio non ci riusciva.

Sorpassò l’uscio del misero appartamento e si fiondò a farsi una doccia.

Dopo tutte quelle urlate ne aveva proprio bisogno.

L’acqua calda gli accarezzava delicatamente il corpo, procurandogli piacevoli sensazioni.

Ma mentre era intento a godersi quel momento di pace, suonò il telefono.

Si avvolse velocemente in un asciugamano e corse a rispondere.

-Vincent, sono Cloud…- il biondino l’aveva chiamato sicuramente per fargli la predica.

-Senti, se hai intenzione di sgridarmi per prima risparmiatelo pure, tanto non cambio idea.- disse chiaramente.

-In realtà credo che tu abbia fatto benissimo, anche io non sopportavo più quella situazione Ma in ogni caso non ti ho chiamato per questo: Tifa voleva organizzare una specie di “festa tra amici” per la riabilitazione di Yuffie, domani sera al bar... Credi di poter venire?-

-Non lo so… Lo sai meglio di me che non riuscirei a tener giù le mani da quel bastardo neanche volendo.-

Cloud rise.

-Già! Ma cerca di capire, Yuffie sarebbe felice se ci fossi anche tu. Sai quanto ci tiene…-

-…..Non c’è un modo per non farlo venire?- chiese Vincent.

-Non si può mica chiederle di non portare suo marito…-

-Mh… -

-Allora verrai?-

Decise di accettare. Dopotutto Cloud aveva ragione, le avrebbe fatto molto piacere e almeno per una volta si sarebbe potuta distrarre da quel verme.

- D’accordo.-

-Bene, ti farò sapere quando e dove. Ciao.-

E chiusero entrambi la comunicazione.

Mentre appoggiava il telefono sul ripiano notò un messaggio in segreteria.

Un nuovo  messaggio:

Era di Yuffie, che a quanto pare aveva trovato occupato.

-Ciao Vinnie, sono appena uscita dall’ospedale! Ho bisogno di parlarti, troviamoci questa sera verso le 19.00 al bar di Tifa.

Ehi, non prenderlo come un appuntamento, capito??-

Poi la sua risata.

*plin*

Fine dei messaggi.

Guardò l’ora, erano le 14.00.

Decise di andarsi a vestire e poi mangiare qualcosa.

Iniziava a sentire un brontolio sinistro provenire dallo stomaco…

  
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