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Autore: thinias    22/10/2012    8 recensioni
spoiler settima/ottava. Dick Roman è finalmente morto, il suo corpo è esploso, ma quando è passato a miglior vita, sembra aver portato con sé Dean e Cass. Sam è rimasto solo, senza indizi, senza tracce da seguire per poterli ritrovare. Cercherà di trovarlo ad ogni costo, rifiutandosi di credere che suo fratello sia morto e che abbia davvero perso tutto quello che ama.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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Titolo one shot:  Losing Everything
Autore: Thinias
Pairings: nessuno

Rating: R
Personaggi: Sam Winchester
Warning: angst, introspettivo
Conteggio parole: 1.539
Timeline: inizio ottava stagione
Spoiler:
8 stagione
Disclaimer: I personaggi di Supernatural non mi appartengono. Scrivo senza alcuno scopo di lucro e non intendo violare alcun copyright.
Note: come si dice, se nello show non mi fanno vedere quello che mi aspetto, allora vorrà dire che me lo scrivo da sola!

SPOILER: Amo i Winchester e soprattutto il fatto che per sette stagioni ci hanno dimostrato più volte che morirebbero per l’altro, ora in questo inizio di ottava stagione, non posso sopportare di pensare che Sam non abbia nemmeno provato a cercare suo fratello, che non abbia fatto di tutto per ricongiungersi con lui e che se anche alla fine lo avesse creduto morto, non lo abbia pianto. Mi sembra lo stiano facendo passare per uno stronzo egoista e se anche credo che nei prossimi episodi ci spiegheranno tutto (ho visto solo fino alla 8.03 mentre scrivo questa shot), io esigo di vedere un Sam che non abbandoni suo fratello e che si disperi per la sua dipartita U_U
Trama: spoiler settima/ottava. Dick Roman è finalmente morto, il suo corpo è esploso, ma quando è passato a miglior vita, sembra aver portato con sé Dean e Cass. Sam è rimasto solo, senza indizi, senza tracce da seguire per poterli ritrovare. Cercherà di trovarlo ad ogni costo, rifiutandosi di credere che suo fratello sia morto e che abbia davvero perso tutto quello che ama.
 
 
Le ultime parole di Crowley avevano continuato a rimbombare nelle sue orecchie e avevano reso tutto quello che stava vivendo, fin troppo reale.
Sam era solo, era completamente solo.
Aveva avuto paura. L’aveva sentita serpeggiare dentro di lui, sempre più veloce, risaliva lungo la schiena e si faceva strada dentro la sua testa, impedendogli di pensare in modo lucido.
Era rimasto lì fermo, senza riuscire a muoversi, perché non sapeva che direzione prendere, non sapeva dove andare, cosa fare.
Si era messo le mani nei capelli e aveva guardato l’ambiente intorno a sé, vuoto.
Dean non c’era più, Castiel non c’era più, anche Kevin era sparito.
Gli schizzi della melma nera che era stata Dick Roman, stavano ancora colando dai muri, ma lui non era riuscito muoversi.
Non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasto lì, senza sapere cosa fare.
 
Dean è sparito, era l’unico pensiero concreto che gli affollava la mente.
La sensazione che fosse successo qualcosa di irreparabile lo aveva travolto lentamente ma inesorabilmente, come un refolo d'aria che si ingrossa fino a trasformarsi in bufera.
La prima cosa che aveva fatto, anche se non ne era stato pienamente cosciente, era stata pregare.
Castiel e Dean erano spariti contemporaneamente e aveva sperato che qualunque cosa fosse successa, i due fossero comunque assieme.
Aveva pregato e urlato il nome dell'angelo, fino a rimanere senza voce.

Lo avrebbe fatto altre innumerevoli volte, nei giorni e nelle settimane successivi, ma come quella prima volta, non aveva mai ottenuto risposta.

Aveva cercato di non disperarsi, di non farsi prendere dallo sconforto, di mantenere la mente lucida e pensare alle mosse da compiere, per braccare Crowley, per trovare Dean e Castiel.
Aveva scoperto che anche Meg era scomparsa, non sapeva se fosse stata catturata o se semplicemente, se la fosse data a gambe, ma a quel punto, aveva realizzato che non aveva nessuna importanza.
Aveva vagato per le sale e i corridoi di quel complesso di acciaio e vetro, ormai disseminato dei cadaveri dei leviatani che i demoni di Crowley si erano lasciati dietro, mentre la paura continuava a crescere dentro di lui, inesorabile.

Aveva cercato informazioni, tracce, qualcosa, qualunque cosa utile che gli facesse capire cosa fosse successo a suo fratello.
Erano trascorse ore e non aveva trovato nessun indizio, niente che gli potesse offrire un qualche appiglio, niente che gli desse un minimo di speranza.
 
Quando finalmente si era reso conto che in quel luogo non poteva fare più nulla, se ne era andato.
Aveva recuperato l'impala, non avrebbe mai potuto lasciarla lì, suo fratello non glielo avrebbe mai perdonato e aveva guidato, senza una meta precisa, mosso solo dal bisogno di spostarsi, nell’illusione di stare facendo qualcosa.
Aveva cercato in lungo e in largo, voleva trovare Crowley.
Lui sapeva, quel bastardo era l'unico a sapere cosa fosse successo a Dean.
Aveva trovato diversi demoni, ma non era riuscito a farsi dire nulla.
Li aveva uccisi tutti, non aveva avuto pietà, come se liberando il mondo da quegli esseri, avesse potuto non sentire più il dolore che provava dentro di sé e che continuava a crescere. 


Aveva letto e riletto la trascrizione della parola di Dio.

Le pagine di quel dannato quaderno si erano succedute davanti ai suoi occhi, riga dopo riga, parola dopo parola, senza che lui riuscisse a trovare un solo appiglio.
Non parlava di effetti collaterali o di cosa succedeva all’essere che veniva eliminato, nulla che potesse escludere che Dean e Cass fossero morti, nulla che potesse aiutarlo a capire se fossero ancora vivi.
Avrebbe voluto avere qualcuno a cui chiedere aiuto, qualcuno con cui confidarsi, ma non c'era rimasto più nessuno.
Perfino la mancanza di Bobby si era fatta più forte, una perdita che non avevano avuto il tempo di elaborare, ma che ora bruciava nel suo cuore, rammentandogli quanto la presenza del vecchio cacciatore, fosse stata una parte fondamentale della loro vita. 

Ora era più che mai consapevole di quanto avessero fatto affidamento su Bobby, era più di un amico, era stato praticamente un padre per lui e per Dean. C’era sempre stato.
Dolore si era aggiunto dolore.
Spietato, senza riserve, colpiva in modo costante, a ondate.
Ma le aveva ricacciate indietro.

Le aveva spinte in profondità il più possibile, perché non poteva permettersi di cedere, non poteva lasciarsi andare.
Aveva sfruttato tutte le competenze che possedeva, cercato in ogni luogo, sfogliato ogni libro di cui era a conoscenza, ma era stato tutto inutile.

Le settimane erano passate e lui non era arrivato a nulla.

La disperazione e il senso di vuoto l’avevano raggiunto e lui aveva solo continuato a guidare, macinando  miglia, cercando di scappare, di correre più veloce di quei sentimenti che lo stavano travolgendo e a cui non sarebbe mai riuscito a sfuggire; passando da una pista all’altra, ma rimanendo sempre con un pugno di mosche.
Poi si era ritrovato al capanno di Rufus, senza nemmeno rendersi conto di essere diretto in quel luogo, fino a che non lo aveva visto comparire tra gli alberi e non aveva fermato la macchina davanti alla porta.
 
Non era sceso.
Aveva stretto le dita sul volante, tanto da far sbiancare le nocche, lo sguardo fisso sulle sue stesse mani, ma senza in realtà vederle davvero.
Si sentiva fuori posto, perché quello non era il suo lato del sedile, quello non era il posto che lui avrebbe dovuto occupare, quello era il posto di Dean.
Erano le sue le mani che avrebbero dovuto stringere il volante, Dean avrebbe dovuto guidare, perché quella era la sua piccola, e lui la adorava più di ogni altra cosa al mondo.
Lacrime amare gli avevano riempito gli occhi, senza che Sam potesse fare nulla per arrestarle e, visto attraverso di esse, il mondo era diventato un’immagine distorta e deformata.

Fino a quel momento non aveva ceduto, non aveva voluto accettare la realtà, aveva allontanato lo spettro delle sue peggiori paure, concentrandosi nella ricerca di suo fratello.
Ora non poteva più farlo, non era più in grado di tenere in vita la speranza che Dean fosse ancora vivo.
Le lacrime cominciarono a scivolare sulle guance, lasciando la loro scia sulla pelle, portando in superficie tutto il dolore trattenuto.

Aveva stretto gli occhi in una morsa, cercando di fermare quell’emorragia emotiva, ma era stato tutto inutile.
Aveva reclinato la testa in avanti, il mento poggiato sul petto, le ciocche di capelli erano ricadute a coprirgli il volto, come i drappi di un sipario che si chiude dopo la fine dell’ultimo atto.
 
Aveva pianto tutte le lacrime che possedeva, pianto per un amico che era stato un padre, pianto per le persone che aveva perso durante quella lotta impari contro le forze soprannaturali.
Aveva pianto per un padre che aveva ritrovato solo poco prima di perderlo definitivamente, per una ragazza che aveva amato e con cui avrebbe voluto condividere la vita e pianto per una madre che non aveva mai davvero conosciuto.
E infine aveva pianto per Dean, per un fratello che era da sempre stato tutta la sua famiglia, che lo aveva amato incondizionatamente e che aveva sacrificato tutto per lui. Un fratello, un amico; il suo migliore amico, quello su cui aveva sempre potuto contare, quello che aveva ammirato e cercato di emulare durante tutta la sua vita; La persona che lo conosceva meglio al mondo e che lui conosceva nel profondo.
Erano state lacrime calde, dolorose, strazianti.
E quando non ne aveva più avute da piangere, si era sentito svuotato, privo di forze, incapace di provare più nulla, come se la sua anima straziata fosse fuoriuscita dal corpo attraverso quelle stesse lacrime e con essa la sua capacità di provare qualunque sentimento.
 
Si era lasciato andare sul sedile, con la mente vuota, sconfitto, il cuore spaccato, in pezzi.
Il tempo aveva continuato a scorrere, sempre uguale a sé stesso, fino a che quel nulla, che sentiva dentro di sé, aveva cominciato a riempirsi di rabbia.
Rabbia per quella vita, per quel lavoro che gli aveva portato via tutto.
Amici, affetti, famiglia, erano stati tutti spazzati via dalla caccia, dai mostri che avevano incontrato, dai demoni e perfino dagli angeli contro cui avevano combattuto.
Aveva chiuso di nuovo gli occhi, mentre cercava di trattenere quei sentimenti, incanalandoli in una nuova convinzione, l’unica che gli avrebbe permesso di non cercare di togliersi la vita per raggiungere i suoi cari.
Doveva andarsene, abbandonare tutto, allontanarsi dalla caccia, dai mostri, dal soprannaturale.
Andare il più lontano possibile da quella vita che gli aveva causato così tanto dolore, che si era portata via tutto, che lo aveva lasciato solo.
 
Aveva riaperto gli occhi e si era risollevato sul sedile.
Una mano sul volante, l’altra a girare la chiave, aveva riacceso il motore dell’impala e aveva guardato il capanno di Rufus, sapendo che quel poco che era rimasto della sua vita di cacciatore si trovava all’interno di quelle pareti di legno.
Era stato uno sguardo prolungato, come se volesse imprimersi nella memoria quella scena, quasi vedendo sul portico l’immagine di Dean, Bobby, Cass, di suo padre, sua madre, Jessica, Ellen, Jo, Rufus e di tutti gli altri che aveva perso.
Aveva socchiuso gli occhi per un attimo, poi si era girato, aveva inserito la marcia e aveva cominciato ad allontanarsi senza più voltarsi indietro.  
 
N.d.A.
 
Eccoci, arrivati in fondo, cercando di spiegare quello che Sam può aver provato in quei momenti prima di arrendersi e pensare che suo fratello fosse morto, prima di decidere di averne abbastanza di un lavoro che gli ha portato via tutto.
Spero di essere riuscita a trasmettere tutto questo passaggio emotivo e di aver dato una visione di Sam più lusinghiera di quella che lo show ci sta mostrando in questi primi episodi.
Se avete voglia di commentare mi farebbe piacere sapere che ne pensate. Grazie a tutti per averla letta.
Alla prossima ;)
 
Ciauuuuz. Simo
 
Twitter: @simogiuli   
   
 
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