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Autore: MadAka    23/10/2012    2 recensioni
"Ripeté mentalmente quella frase cercando di capire se era vera o se se la fosse solo immaginata.
Non gli sarebbe mai, neanche lontanamente, passato per la testa che il suo amico lo potesse chiamare per dirgli una cosa del genere. Anzi, neanche dirgliela, sbattergliela in faccia!
Rimase in silenzio per diversi secondi, rendendosi conto che aveva capito perfettamente quello che Nate gli aveva detto.
Perché diavolo voleva lasciare il gruppo?"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dave era nel giardino, sul retro della casa in cui aveva passato la sua infanzia. La giornata soleggiata e il clima mite lo stavano rilassando mentre suonava una sua vecchia chitarra acustica leggermente scordata, seduto sul prato. Stava provando alcune canzoni che aveva abbozzato nell’ultima settimana che, magari, con qualche accorgimento e qualche accordo nuovo inserito qua e là, sarebbero potute diventare del buon materiale per il terzo lavoro della band.
Sentì il telefono squillare in casa e sua madre andare a rispondere. Poco dopo lei uscì dalla porta e gli allungò l’apparecchio dicendo solo:
-È per te…- poi rientrò, mentre lui rispondeva al cordless.
-Si?-
-Dave, devo parlarti…- la voce proveniente dall’altra parte era di Nate.
Questi sembrava un po’ titubante, quasi preoccupato.
-Dimmi Nate-
-Ascolta… non so bene come dirtelo, ma io…- fece una pausa, cercando di prendere tempo.
-Devo lasciare la band-  disse infine, tutto d’un fiato.
Dave rimase scosso.
Ripeté mentalmente quella frase cercando di capire se era vera o se se la fosse solo immaginata.
Non gli sarebbe mai, neanche lontanamente, passato per la testa che il suo amico lo potesse chiamare per dirgli una cosa del genere. Anzi, neanche dirgliela, sbattergliela in faccia!
Rimase in silenzio per diversi secondi, rendendosi conto che aveva capito perfettamente quello che Nate gli aveva detto.
Perché diavolo voleva lasciare il gruppo?
Era già abbastanza difficile la situazione che i Foo Fighters stavano attraversando in quel periodo.
Tutti quegli stravolgimenti: prima William, poi Pat, per non parlare del modo in cui erano andate le cose con Franz. Ora che sembrava che tutto si stesse sistemando, Nate se ne andava?
-Perché?- chiese alla fine al bassista, dopo un lungo silenzio da parte di entrambi.
-Be, vedi… i Sunny Day Real Estate sono tornati insieme e…mi piacerebbe tornare a suonare con loro-
Ecco il motivo. La vecchia band di Nate, a quanto pareva, aveva risolto i vecchi conflitti e si preparava a tornare a produrre musica.
Dave ci ragionò un momento e si rese conto che non lo accettava.
Non gli sembrava giusto nei suoi confronti. Non gli sembrava giusto nei confronti del gruppo.
Negli ultimi mesi erano successe troppe cose negative per la band, che non passavano affatto inosservate al grande pubblico, con la stampa che dava addosso a lui chiedendogli, senza tanto ritegno, come mai non si riuscivano a tenere insieme le stesse quattro persone per un periodo di tempo sufficientemente lungo.
Tutto quella situazione lo faceva innervosire ancora di più. Ed ora questo!
Si passò una mano fra i capelli tagliati di recente e non riuscendo a trattenere la rabbia disse:
-D’accordo. Sai che ti dico? Fai quello che ti pare! Ma sarai tu a dire a Taylor e a tutti gli altri che te ne vai! Io non mi assumo questa responsabilità! Anzi…penso proprio che andrò ad ubriacarmi!- dopodiché riattaccò senza aspettare una risposta.

***

Nate rimase fermo ad ascoltare il segnale del telefono che suonava a vuoto ancora un po’, prima di posare il ricevitore. Le cose non erano andate come si era immaginato, anche se non sapeva esattamente cosa aspettarsi.
Tuttavia non trovò esagerata la reazione di Dave, in un certo senso lo capiva benissimo.
Ci ripensò ancora e si sentì strano. Non riusciva a capire se era soddisfatto oppure no della sua scelta, se se ne sarebbe pentito o meno.
Pensò che gli sarebbe potuto tornare utile il parere di qualcun altro, qualcuno che poteva vedere la situazione da un diverso punto di vista. Così chiamò uno dei suoi migliori amici.
Dopo i convenevoli di rito, Nate gli disse:
-Avrei bisogno di una tua opinione…-
-Avanti- rispose l’altro
-Sai, ho…ho lasciato i Foo Fighters, ma…non lo so, mi sento strano…-
L’amico rispose senza troppa esitazione:
-Per forza ti senti strano. È un’idea assurda!-
Quel commento lo travolse come un treno.
-Tu dici?- ora era più dubbioso di prima.
-Nate, andiamo! Suonare nei Foo Fighters per te è una cosa fantastica, me lo hai sempre detto. Perché ora dovresti mandare tutto all’aria?-
-Io…non lo so…- si ritrovò a dire.
Continuarono a parlarne per un po’. L’amico cercò di fargli capire quanto potesse essere insensata la sua scelta, ma Nate sembrava incredibilmente (e quasi inspiegabilmente) attratto dall’idea di tornare con il suo vecchio gruppo. Tuttavia quando si salutarono, quest’ultimo, era più confuso che mai.
Ci pensò tutto il giorno, fino a sera. Continuando a chiedersi se era la cosa giusta da fare, se veramente sarebbe stato più felice tornando a suonare esclusivamente con i Sunny Day Real Estate, o se era meglio continuare come bassista dei Foo Fighters.
I dubbi lo tormentarono anche per tutta la notte. Riusciva a prendere sonno ma poi, al massimo un paio di ore dopo, si svegliava. Rimaneva a rigirarsi nel letto continuando a chiedersi se avesse fatto la scelta giusta finché non prendeva sonno di nuovo. Così fino alle sei del mattino, in cui si svegliò e non riuscì più a riaddormentarsi. Disteso sul letto, finalmente capì.
Era vero quel detto che diceva che la notte porta consiglio. Anche se aveva dormito malissimo, aveva capito cosa doveva fare. Si rese conto che sarebbe stato molto più felice insieme a Dave e ai suoi Foo Fighters e decise di sistemare le cose.
Si alzò dal letto, corse in cucina con addosso solo i boxer e compose il numero di telefono del suo cantante.

***

-Dave…Dave…David- la voce di suo madre si fece più insistente, fino a svegliarlo. Lui, che stava dando le spalle alla porta della camera da letto in cui era cresciuto, avvolto in un bozzolo di coperte, sollevò leggermente la testa, come faceva da bambino, per far capire che era sveglio e si espresse con un verso insensato.
Sua madre allora gli disse:
-C’è Nate al telefono-
Lui si animò, si voltò sdraiandosi sulla schiena, afferrò il cordless e sorrise alla madre per ringraziarla.
Non aveva capito molto di quello che era successo. Sapeva solo che era stanchissimo e che aveva un male assurdo alla testa per via della sbornia della sera prima.
Diede una rapida occhiata alla sveglia posta sul suo comodino: erano le 6:45.
Troppo presto.
Decisamente troppo presto anche per quando era sobrio, figurarsi per quando non si ricordava neanche a che ora era andato a dormire la sera prima!
-Pronto?- fece al telefono. La sua voce era bassa, roca e sonnolenta, i suoi occhi faticavano a stare aperti.
-Dave?-
-Chi sei?- domandò
-Sono Nate…- rispose l’altro. Si rendeva perfettamente conto che era prestissimo per chiamare uno come Dave, ma voleva risolvere quella cosa in fretta.
-Nate…- gli fece eco. Poi, come se finalmente si fosse ricordato tutto, gli chiese:
-Cos’è successo?-
Dall’altra parte del telefono ci fu un momento di silenzio, dopodiché Mendel si decise a parlare:
-Ascolta…volevo dirti che..be, che non so cosa mi sia preso ieri. Dico davvero. Ho ripensato tutta notte a quello che ti ho detto e…volevo dirti che mi dispiace e che non voglio più lasciare la band…-
Le parole venivano recepite sempre in ritardo da Dave che era ancora piuttosto addormentato e in preda ad un dopo sbornia micidiale.  Sentì qualcosa di acido in fondo alla gola e a voce molto bassa disse:
-Oddio devo vomitare…-
-Cosa?- chiese Nate interrompendo il suo discorso
-Cosa?- replicò l’altro
-Hai detto qualcosa?-
-Ah…em no, niente. Stavi dicendo?-
-Stavo dicendo che mi dispiace per ieri. Volevo solo sapere se…se eri disposto a riprendermi nella band. Davvero, non ho intenzione di lasciare i Foo Fighters, non so cosa mi è preso e ti chiedo scusa…-
-Bene- disse semplicemente
-Si? Oh, grande!-
Ci fu un momento di silenzio e Nate pensò di dire qualcosa:
-Dave, davvero, grazie-
-Hei, non preoccuparti ok? Siamo amici no? Sono felice che tu abbia deciso di restare, lo sai quanto ti voglio bene!-
Ripeté quell’ ultima frase ancora due volte a voce sempre più bassa, come se si stesse per riaddormentare da un momento all’altro, dopodiché,come per riprendersi, si massaggiò la fronte con la mano e disse:
- Ora, che ne dici di risentirci magari? Ti chiamo io nel pomeriggio…-
-Ah, si hai ragione. Allora a più tardi e scusami…-
Dave riattaccò. Ci mise un po’, un bel po’, a realizzare perfettamente quello che era successo, ma alla fine sorrise.
Si era sistemato tutto e anche in fretta. Non aveva dovuto pregare nessuno di ripensarci, ne iniziare a cercare qualcun altro per la band.
Era veramente soddisfatto.
Decise di rimettersi a dormire perché aveva ancora parecchio sonno e perché voleva provare a far passare quel dannatissimo male alla testa.
Si sporse dal letto per appoggiare il telefono  sul comodino accanto, ma prese male le misure e cadde rumorosamente a terra.
 -Maledizione…- Fu l’unica cosa che riuscì a pronunciare.
 

Ecco cosa succede a guardare “Back & Forth” per la quinta volta u.u
So perfettamente che la storia in se non ha nulla di fantasioso, “diverso” o cose così, ma sono stata ispirata dall’espressione di Dave quando dice “C’è sempre Nate”( *-* adoro!)
È semplicemente una breve storia su due amici, una decisione sbagliata e un dopo sbornia :)
-MadAka-
  
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