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Autore: papergirl    24/10/2012    6 recensioni
[Squadra antimafia - Palermo oggi]
[Rosy Abate x Domenico Calcaterra]
Dal primo capitolo: Calcaterra non era il semplice poliziotto difensore della legge, lui era un giustiziere.
Credeva nei proprio ideali e sarebbe morto per essi.
Come Claudia.
Come lei.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Padroni Del Destino

Tremante e del tutto sconvolto Domenico si voltò, appoggiò la schiena al televisore e diede le spalle a Claudia. La donna più importante per entrambi. Rosy si affrettò ad asciugarsi una delle tante lacrime che le scesero impertinenti sul volto, incapace di trovare le parole giuste da dire a lui, allo sbirro. Provava compassione, strano a dirsi per una mafiosa come lei, eppure era così. Aveva visto Calcaterra quella stessa giornata addolorato, orgoglioso e commosso, mentre le confidò che sua figlia sarebbe stata la sorella perfetta di Leonardo. Rosy fece un impercettibile passo in avanti, sentiva inspiegabilmente il bisogno di consolarlo.
“Mi dispiace” biascicò infine.
“Non ho bisogno della tua pietà” disse lui, serrando le mascelle.
Rosy lo guardò attentamente e comprese che nel profondo lo ammirava.
Calcaterra non era il semplice poliziotto difensore della legge, lui era un giustiziere.
Credeva nei proprio ideali e sarebbe morto per essi.
Come Claudia.
Come lei.
“Andiamo” mormorò Domenico, oltrepassandola.
“Dall’altro sbirro?” chiese, provando a sdrammatizzare.
“Dall’altro sbirro” ripeté l’altro con voce assente, immerso in pensieri che Rosy poteva ben immaginare.
 

***
 

Erano passati mesi da quando sua cugina, Ilaria Abate, era sparita nel nulla.
Erano passati 100 giorni da quando era richiusa in quel dannato garage.
Rosy annoiata, si avvicinò ai dipinti dello sbirro dai capelli bianchi.
La divertiva immensamente chiamarlo in quel modo.
Sollevò una tela e vi trovò il ritratto dell’altra sbirra, la Leoni.
Emise un sorriso beffardo involontario.
“E così che trascorri le tue ore oziose?” domandò una voce a lei familiare.
“Domenico Calcaterra” riuscì soltanto a dire.
Era da più di un mese che non aveva sua notizie e doveva dirsi contenta di vederlo.
Un altro sorriso involontario le apparve sul volto.
“Sei… felice di vedermi?”
“Soltanto perché sono ammanettata qui da 30 giorni” commentò.
“Mi vedi come l’unico sbirro idiota che ti sta ad ascoltare, non è vero?” le chiese lui con un amaro sorriso sul volto.
“Vero” ammise, marcando il suo accento siciliano.
“Com’è vero che sei l’unico di cui mi fido” aggiunse con lo sguardo su di lui.
Calcaterra abbassò il capo, incapace di reggere quegli occhi vivaci immersi nei suoi, spenti e disorientati.
“Ho sentito che non ci sono alcune novità su tua cugina”
Domenico cambiò argomento e Rosy gli fu grata per quello.
La imbarazzava stare  in sua compagnia in silenzio, senza parole che potessero ostacolare i loro sguardi.
“A quanto pare” disse soltanto.
Nonostante l’imbarazzo, Rosy desiderava ardentemente condividere quel silenzio con lui.
Calcaterra le osservò i polsi e parve rendersene conto soltanto in quel momento della catena che li teneva legati.
Lui le si avvicinò lentamente e con cura le tolse le manette.
Rosy notò la loro stretta vicinanza solo in seguito.
Erano a pochi centimetri di distanza e lei era totalmente magnetizzata da lui.
Domenico non abbassò lo sguardo, ma rimase lì, fra l’indecisione e gli occhi nocciola di lei.
“Grazie” sussurrò Rosy, dopo una decina di secondi che sembrarono ad entrambi un’eternità.
Lui non rispose, totalmente perso in pensieri che solo lei poteva immaginare e comprendere.
Nessuno dei due aveva il coraggio di diminuire quella distanza, pochi centimetri rivestiti dal ricordo di Claudia e da ruoli opposti che erano tenuti ad avere per qualche strano caso divino.
Domenico nel mese passato di vacanza, fra una camminata con sua madre e la sua vecchia stanza, in testa aveva soltanto il pensiero di Rosy e di quanto si fosse innegabilmente legato a lei in quella loro collaborazione.
Lei, invece, osservava spesso quel vecchio portone arrugginito del garage, desiderosa di rivedere quegli occhi verdi, quegli occhi che si erano guadagnati la sua fiducia giorno dopo giorno.
“Non possiamo, Rosy” le confidò d’un tratto Calcaterra, cercando di convincere più se stesso che lei.
“Lo so”
“Per Claudia, per chi sono io e chi sei tu” continuò lui. Gli occhi lucidi puntati su di lei.
Rosy gli voltò le spalle, rassegnata dal fatto che quell’affetto e attrazione non sarebbero potuti divenire altro.
Domenico provò un peso insopprimibile, invece di avere la tipica sensazione di quando si fa la cosa giusta.
Non riusciva a stare lontano da lei, non poteva perderla, anche se non l’aveva mai avuta.
Ed in un secondo gli si fece tutto più chiaro.
Afferrò il braccio di Rosy e accorciò quella distanza, quei centimetri, pronto a contrastare il destino, quel destino che gli aveva tolto sua moglie, Claudia, i suoi uomini, e che aveva disegnato in Rosy una criminale e in lui un poliziotto.
Quel bacio era inaspettato, dolce, amaro e salato come le gocce che scendevano sul volto di entrambi.
“E’ una pazzia” lo avvertì Rosy, quando ebbe la forza di staccarsi da lui.
“Voglio essere padrone del mio destino per almeno una volta” constatò.
Rosy scosse la testa. “Io porto male. Tutte le persone a cui tenevo sono morte”
“Per me vale lo stesso” ribatté lui.
“E tu saresti la mia eccezione?” domandò sarcastica lei.
“Direi di si, sono uno sbirro, ricordi?” Accennò un sorriso a cui Rosy rispose facendo altrettanto.
“Ti porto in un posto” aggiunse Domenico, prendendole la mano.
Rosy sorrise nuovamente, finalmente felice dopo la prima volta che tornò a Palermo.
Sapeva dove sarebbero andati, e difatti prima di uscire da quel vecchio portone, fece in tempo a prendere il pupazzo preferito di Leonardo.
Sia Domenico che Rosy erano certi che avrebbero avuto la loro rivincita, insieme.

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Amo Squadra Antimafia. Amo Rosy Abate. Amo Domenico Calcaterra.
Premetto che non sono siciliana e quindi piuttosto che scrivere un dialetto scorretto, ho evitato di utilizzarlo.
Immaginatevi l’accento siciliano di Rosy però :)
Questa fanfiction nasce dall’affetto che nutro per questi due personaggi, due eroi differenti, ma pur sempre eroi.
Non sono certa al 100% che diventi una coppia reale nella fiction, però ne sono abbastanza sicura.
Concludo il mio monologo, ringraziando coloro che hanno perso una parte del loro tempo per leggere queste righe.
Spero vi sia piaciuta.
Alla prossima!

  
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