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Autore: Castalia    10/05/2007    11 recensioni
[...]-Scusa se ti disturbo…ma tutti i tavoli sono occupati…ti fa nulla se mi siedo qui?-disse ad un tratto una voce strappandomi ai miei pensieri. Mi chiesi chi fosse che mi rivolgeva la parola per chiedermi ciò…altri avrebbero preferito stare in piedi.[...] Beh...spero possa piacervi^^
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You’re Not Alone

You’re Not Alone

Ricordo che pioveva.

Gia quel giorno sembrava che un secondo diluvio universale volesse abbattersi sulla terra. E io c’ero sotto,senza ombrello naturalmente.

I pantaloni erano fradici e mi si attaccavano alle gambe, le scarpe era come se non ci fossero, il giubbino non teneva più il caldo che doveva.

I capelli e il mio viso erano in condizioni ancora più pietosi.Il trucco era completamente sbavato tanto che se sembravo un panda e i capelli, che quella mattina mi avevano fatto dannare per un’ora per tenerli belli a posto, ora gocciolavano da ogni singola punta.

Arrivai a casa di corsa, aprii la porta in fretta e fece il mio ingresso.

-Sono arrivata !- dissi ma non ricevetti alcuna risposta.

Abbandonai i miei vestiti all’ingresso rimanendo in slip e maglione.

Mi diressi in cucina e li, sul tavolo,vi trovai un biglietto.

“ABBIAMO AVUTO UN IMPEGNO IMPROVVISO E ABBIAMO DOVUTO PRENDERE UN AEREO…STAREMO VIA PER 4 GIORNI”

-Fantastico..- disse accartocciando il foglio e centrando in pieno il sacco della spazzatura.

Raccolsi i miei indumenti e li portai in bagno per poi andare in camera mia e indossare qualcosa di asciutto e caldo.

Mi asciugai i capelli, mi struccai, mangiucchiai qualcosa e poi mi stravaccai sul divano a guardare un po’ di TV.

Da quel pomeriggio ero in vacanza per 5 giorni. A scuola erano stati rilevati dei problemi nella struttura e nella manutenzione e dovevano essere risolti al più presto.

Feci passare i canali distrattamente senza soffermarmi su alcuno in particolare per poi spegnere la Tv.

“Non fanno nulla di nulla” fu il mio pensiero mentre buttava il telecomando accanto a me.

Mi guardai in giro.

Sola.

Ero sola.

Di nuovo.

Mi alzai e cominciai a vagare per casa in cerca di qualcosa da fare.

Presi il mio album da disegno, le mie matite colorate e cominciai e scarabocchiare qualcosa.

Scarabocchi che poi pian piano presero una forma più concreta.

Un viso.

Un viso che io, però, non avevo mai visto.

Un viso dai tratti fini con due occhi color nocciola.

Mi meravigliava quel disegno. Seppur fosse un po’ in stile “manga”sembrava vero.

“Ok…sei stanca…stai delirando….dovresti riposare…”pensai chiudendo gli occhi.

Dopo circa due ore la pioggia sembrava essersi calmata così decisi di andare a farmi un giro e, perché no, anche a bermi una bella cioccolata calda.

Presi, preventivamente, un ombrello con me.

Camminai un po’ respirando l’aria frizzantina dopo-pioggia senza guardarmi tanto in giro.

Passando accanto ad un gruppo di ragazzi e ragazze della mia scuola sentii i commenti e le risatine di scherno nei miei confronti.

Io ero vista come la strana per il suo modo di vestire che, a dirla in tutta sincerità, non era poi così strana; per la musica che ascoltava che a volte forse era troppo “rumorosa” e a volte troppo “deprimente”. Per questo ero quasi sempre sola.

Da quando il mio migliore amico si era trasferito era sempre stato così.Ormai ci aveva fatto l’abitudine.

Poche persone si rivolgevano a me con parole “amichevoli”…ma com’è che si dice?Meglio pochi ma buoni.

Arrivai al bar che frequentavo di solito e mi sedetti al mio solito tavolo.

-Ma ciao!Come va??-mi disse Ann,la cameriera.

-Non ce male dai…- risposi io sorridendo.

-Cosa ti porto?-

-Una cioccolata calda senza panna…-

Ann annuì e si allontanò tornando qualche minuto dopo con una tazza di cioccolata fumante.

Presi il cucchiaino e l’assaggiai.

Deliziosa come sempre.

-Scusa se ti disturbo…ma tutti i tavoli sono occupati…ti fa nulla se mi siedo qui?-disse ad un tratto una voce strappandomi ai miei pensieri.

Mi chiesi chi fosse che mi rivolgeva la parola per chiedermi ciò…altri avrebbero preferito stare in piedi.

Alzai lo sguardo e rimasi meravigliata.

Un ragazzo ,dagli occhi color nocciola contornati da un spessa riga di matita nera che mi guardavano con aria interrogativa, era in piedi di fronte a me.

-Oh si…si…- balbettai io presa alla sprovvista, togliendo la mia borsa dalla sedia.

-Grazie…-mi rispose lui.

-Di nulla….-risposi io abbassando il viso sulla mia cioccolata calda.

Ann arrivò poco dopo a prendere l’ordinazione di quello strano ragazzo.

Prese una cioccolata calda anche lui.

Quando posò le mani sul tavolo notai su di esse molti anelli e una perfetta french bianca e nera.

“Ma da dove è saltato fuori questo qua?”mi ritrovai a pensare.

Ad un tratto il mio cellulare suonò facendo sobbalzare entrambe.

-Ops…-dissi prima di rispondere -….Si…ho letto…aha aha…ok va bene…salutami mamma..ciao..-

Erano i miei genitori per assicurarsi che stessi bene.

-Scusami non credevo fosse così alta la suoneria…- mi scusai io imbarazzata.

-Tranquilla…non devi scusarti…- mi rispose sorridendo.

Io rimasi incantata da quel sorriso.Era un sorriso così dolce ma che nascondeva in se una piccola nota di malinconia che io riuscì a catturare.

-Comunque…gia che ci sono…piacere io sono Bill!-mi disse tendendomi la mano.

-Oh…piacere…io sono Moon…-risposi afferrando la sua mano.

Era calda.

-Moon?-

-Si…lascia stare…i miei genitori sono un po’ strani…- risposi io cercando di sviare.

Bill rise piano contagiando anche me.

Quella semplice,piccola risata aveva fatto migliorare una giornata che era cominciata male e si prospettava pessima.

Ci incontrammo diversa volte dopo quella e io, man mano, scoprivo cose su di lui.

Aveva 17 anni e faceva parte di un gruppo abbastanza famoso all’estero ed ora si erano presi un piccola, meritata vacanza lontani dallo stress.

Io gli raccontai qualcosa di me, un po’ la mia situazione rimanendo comunque sul vago.

Un giorno però non ce la feci più e crollai davanti a lui.

Non riuscii a resistere.

Eravamo seduti alle panchine di un parco e io, parlando della mattinata pessima passata a scuola, scoppiai.

Le lacrime cominciarono a scorrere copiose sul mio viso.

-Non fare cosi…- mi disse lui passandomi una mano attorno alle spalle.

-Bill…mi sento…cosi sola….troppo….tanto sola…i miei ci sono pochissimo…a scuola di amici con la A maiuscola non se ne parla…-

-Ehi…-disse lui prendendomi per le spalle girandomi verso di lui.-…tu non sei sola…ora ci sono io!-

Io lo guardai un attimo sgranando gli occhi per poi lasciare che altre lacrime rigassero il mio viso.

-Si ma…poi quando tu te ne andrai…-

A questa mia frase Bill non rispose.

Non seppe cosa rispondermi.

L’unica cosa che fece fu quella di stringermi a se cullandomi per farmi tranquillizzare.

-Ehi Bill!! Eccoti qui!!-disse una voce richiamando la nostra attenzione.

Ci girammo e vedemmo Tom, fratello gemello di Bill,venirci incontro.

Tom era molto diverso da Bill.

Bill era molto dark.I capelli neri erano perennemente sparati in aria, il viso sempre truccato. Tom invece aveva dei lunghi rasta biondi, capellino sportivo,vestito sempre con capi d’abbigliamento taglia XXXXL.

Mi aveva colpito subito quando Bill me lo aveva fatto conoscere, forse perché era cosi diverso da me…

In ogni caso non lo dissi mai a Bill.Non mi andava di dirgli”Ehi ma sai che tuo fratello è davvero carino??”.

No.Non mi sembrava il caso.

Il giorno fatidico arrivò.

Bill dovette partire.

Venne come sempre al bar ma quella volta per salutarmi, forse, per sempre.

-Questo è il mio numero…chiama quando vuoi…so che non è come parlare a quatt’occhi…e ricorda…tu non sei sola…se tu lo vorrai io rimarrò qui…- e cosi dicendo mi posò una mano sul cuore.

Io annuii cercando di trattenere le lacrime quando lo vidi allontanarsi con il fratello.

Tornai a casa e mi chiusi in camera mia.

Presi il mio album da disegno e nell’aprirlo mi scivolò fuori il disegno fatto tempo prima.

Lo guardai sgranando gli occhi.

Quel disegno assomigliava in maniera impressionante a Bill.

Sorrisi guardandolo.

Bill aveva ragione.

Io non ero sola.

Ora non più.

  
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