CAPITOLO 1: -troppe domande.-
 
Basta, stop.
Devo smetterla di piangere, per cosa poi? Per un ragazzo? Per una persona che nemmeno mi ha voluto davvero? E’ davvero questo che rivoglio? Troppe domande che hanno risposte sbagliate, non dovrei piangere per lui, non è questo che rivoglio. Allora perché piango?
Forse dovrei cominciare in un altro modo, ma in questo momento sto piangendo troppo. Sono nella mia camera, sulla poltroncina sotterrata dai cuscini, tengo stretta uno di questi, lo ‘soffoco’ e lo bagno di lacrime, forse dovrei recuperare un po’ la mia dignità e farla finita con tutta questa storia. E’ andata avanti per più di sei mesi, sì è tanto, troppo. Sei mesi di illusioni più totali, pensando che alla fine qualcosa per lui valevo, come ho detto sono solo fottute illusioni. Amavo poter riversare nel suo cuore quella parte del mio che traboccava, amavo poter dire che era mio.
Purtroppo tutto finisce, credo che sia andata meglio di quanto mi aspettassi, se avessi aspettato troppo a lasciarlo, adesso la mia casa sarebbe annessa all’Oceano Pacifico.
Entra mia mamma:’Melany, è pronto, vieni a cenare, su’ ovviamente, non si è accorta che sto piangendo, forse un po’ di compassione l’ha provata aggiungendo quel ‘su’ un po’ meno duro delle parole che dice ogni giorno. Scendo, prendo il piatto colmo di purè di patate e carne e me ne torno su:’tesoro, qualche problema?’ mi chiede mamma, toh, adesso sa anche avere degli istinti materni la creatura:’no, niente, posso mangiare di sopra? Devo studiare’  mia mamma e mia sorella Jules si guardano strane:’non vado né a drogarmi, né a bucarmi, devo studiare, per favore’ dico cominciando a salire le scale. L’ultima cosa che volevo era parlarne con loro, e comunque sia mi vergogno troppo di sfogarmi con mia mamma, dice sempre che può capirmi perché  “vedi tesoro, anche io sono stata giovane” non mi dire! E io che pensavo che sei uscita così! Non è che non mi fido di lei, che poi è vero, però i punti di vista sono cambiati, non saprebbe aiutarmi, è troppo presa dal lavoro e da una figlia che trova perfetta, ovviamente non sono io. Però non voglio parlarne.
L’unica cosa che mi manda avanti è una. Loro.
I cinque ragazzi più perfetti della terra, i One Direction. Sì, sono una fan, o per meglio dire, DIRECTIONER.
Li seguo dal lontano 23 luglio 2010, da lì non ho mai perso una loro esperienza, da lì mi sono innamorata perdutamente di ognuno di loro, delle loro voci, dei loro visi, sorrisi, occhi. Amo gli occhi azzurri di Horan, i ricci di Styles, tutti quei fottuti tatuaggi di Malik, il sorriso di Tomlinson e il fisico di Payne. Li amo alla follia e forse sono l’unica cosa che mi ha impedito di portarmi al suicidio, dopo la mia migliore amica: Ally. Non siamo migliori amiche da molto, non so nemmeno quando lo siamo diventate, non è che ce lo siamo dette esplicitamente. E’ successo. Detto così pare brutto ma spero abbiate capito.
Verso le dieci e mezza mi addormento distrutta sul letto, ormai ho smesso di piangere, la lacrime sono andate a farsi fottere, non ho più nemmeno liquidi nel corpo, credo di dover bere. Ma vorrebbe dire avere liquidi e poter continuare a piangere.
La mattina mi sveglio e mi ritrovo sul comodino la cosa più inaspettata che potessi trovare.