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Autore: Duffone    29/10/2012    2 recensioni
E' la prima volta che mi cimento in una storia drammatica originale, sinceramente non sapevo neanche se metterla qui.
Vanessa, una ragazza come tante, racconta come ha affrontato dei compagni di classe che, pur di divertirsi durante le lezioni, l'avevano presa di mira senza preoccuparsi delle possibili conseguenze.
"La forza mi aveva abbandonato di nuovo, avrei voluto fargli del male quanto lui ne stava facendo a me. Non avevo più voglia di essere presa in giro da tutti. Dovevo fare qualcosa, lo sapevo, ma in quei giorni era difficile riuscire a pensare a qualcosa di diverso rispetto alla merda che mi circondava."
La storia non è autobiografica!
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Saaaaaalve a tutti! Questo capito è solo un'introduzione, quindi è moooolto corto. Spero di riuscire ad aggiornarla spesso, anche se so che sarà difficile :P
Buona lettura, spero vi piaccia :D ah, recensite ovviamente ;)
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Una mattina mi svegliai di malumore. Non era un giorno qualunque, era quello della resa dei conti.

Ebbene sì, dovevo decidere cosa fare della mia vita. Non potevo andare avanti così, mi stavo distruggendo da sola.

Ma partiamo dall'inizio. Tutto cominciò quattro anni fa a scuola, dove degli stupidi ragazzi -dire ragazzi è un eufemismo- hanno amorevolmente iniziato a prendersela con me. A quel tempo non capii cosa avessi fatto di sbagliato, pensavo che fosse il loro modo per dirmi “Ei, ti troviamo simpatica ed è per questo che ti tiriamo sempre in ballo!”. Sono stata una stupida a pensarla così. Non mi ero resa conto che loro erano seri, che non lo facevano perché ero simpatica, che tutto ciò che mi dicevano lo pensavano seriamente. Me ne accorsi col tempo, quando tutto iniziò a declinare.

“Fosca, ma come ti sei vestita?” mi disse uno. “Sembri appena uscita dal circo! E poi dai, non vedi che sei grassa? Certe cose non te le puoi permettere!” aggiunse subito un altro.

Non ero veramente grassa, pesavo sì e no 50 chilogrammi, ciò nonostante dovevano pur trovare qualcosa su cui prendermi in giro; e no, il mio nome non è Fosca. Mi chiamo Vanessa, ma tutti hanno iniziato a chiamarmi così perché quel grandissimo autore di me... Ok, mi ricompongo. Quel grandissimo autore che è Tarchetti aveva scritto un bellissimo libro intitolato appunto Fosca, in cui si parlava di “una donna di rara bruttezza affetta da una grave malattia, ma allo stesso tempo dotata di un'acuta sensibilità e di una raffinata cultura” e ovviamente non si riferivano all'intelligenza.

Ammetto che all'inizio ho dato loro corda, ridendo alle loro battute, non rispondendogli; ma ogni volta che volevo ribellarmi, la forza mi moriva dentro.

 

“Scusa se non seguo la moda!” risposi, anche se non sarebbe servito a niente, avrebbero continuato imperterriti nel loro gioco. Perché era di questo che si trattava: un gioco. Uno scherzo che non avrebbe dovuto avere conseguenze. Avrebbe dovuto e invece mi ritrovo in questa situazione da cui non posso uscire.

   
 
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