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Autore: LawrenceTwosomeTime    30/10/2012    0 recensioni
Un misterioso aggressore, una donna coraggiosa, un'amicizia ambigua. Una storia di intolleranza raccontata da due diversi punti di vista. Sono punti di vista soggettivi per una vicenda che ho cercato di rendere nel modo il più possibile oggettivo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La signora Zambon rientrò a casa prima del solito, quella domenica.
Era stata a fare acquisti, come d’abitudine. Comprava in larga misura le primizie di pasticceria, soprannome da lei concepito per indicare bomboloni alla crema, cannoli, crostatine e tutto quanto fosse dolce, raffinato e discretamente costoso.

Il mercato era una calca di corpi sudati che gridavano e si sbracciavano, niente di nuovo. La signora Zambon detestava quei bifolchi, e quando non disponeva del controllo emotivo necessario, optava per una scorciatoia attraverso la rete dei vicoli più stretti e meglio nascosti del centro.
Vista dall’alto che ciabattava sui tacchi, il tailleur bianco panna svolazzante nel vento, sembrava un piccolo topo di laboratorio che corre in un labirinto.

Dieci minuti dopo era a casa.
“Ehi, sono tornata!”
Nessuna risposta.
“Giorgio? Ragazzi?”
Non si sentiva alcun rumore.
Si saranno chiusi in camera a giocare con la Playstation, immaginò.

Eppure quel silenzio aveva una qualità particolare, era molto più denso di un silenzio normale.
La signora Zambon soffriva di una leggera mania di persecuzione, si era sottoposta a delle sedute per liberarsene ma una parte di lei sosteneva che quella costante paura fosse un meccanismo di difesa infallibile.
Si diresse in cucina in punta di piedi, allungò il collo e vide una scena che le gelò il sangue.

Giorgio – o meglio, il suo corpo – giaceva accasciato sul tavolo di marmo, il viso incrostato di sangue. Mario e Giulio, gli amici dell’infanzia, erano stesi per terra. Non sembravano aver subito percosse, ma la loro immobilità lo lasciava presumere. Specialmente di fronte al fatto che sulla soglia, inginocchiato e tremante, sostava un uomo di colore vestito con una felpa blu.
Le dava le spalle, ed era troppo impegnato a contemplare la scena per accorgersi di lei.

La signora Zambon pensò in fretta, e con una lucidità sorprendente. Il negro era riuscito a entrare in casa in qualche modo, aveva trovato Giorgio e gli altri e loro avevano opposto resistenza. C’era stata una colluttazione. L’intruso aveva vinto, e lo shock per la violenza improvvisa doveva averlo mandato nel panico. In fondo anche lui era un essere umano, si disse. Per quanto animalesco, sporco e incivile.
Doveva approfittare di quel momento.
Aveva nascosto un mattarello nella scarpiera. Manie di persecuzione, vi sono grata.
Lo prelevò con la massima cautela, né troppo rapidamente né con flemma. Era di legno massiccio, frastagliato in più punti. Un souvenir dell’Africa.
Armi da negri per abbattere i negri, pensò la signora.

Ritornò in cucina brandendo il corpo contundente. L’intruso era ancora inginocchiato.
Poi la signora mise piede su un’asse che scricchiolò con fragore inverosimile, e lui girò la testa e si tirò in piedi… E lei gli abbatté il mattarello sul cranio.
Lui ricadde a terra poggiando le mani sulle piastrelle. Lei vibrò un altro colpo.
L’intruso si accasciò e cercò di strisciare via.
Lei gli diede un ultimo assaggio della sua indignazione, esultando piano come si fa quando si schiacciano le zanzare.

Venti minuti dopo era tutto finito.
Due agenti portarono via l’aggressore in manette, che non sembrava essersi ripreso del tutto e faceva qualche sforzo per parlare, e per opporsi, senza risultati.
Gli infermieri avevano riscontrato un impressionante numero di contusioni sul corpo di Giorgio, un po’ meno sugli amici, ma in definitiva non era niente di grave. I ragazzi erano rinvenuti e parevano abbastanza presenti. Si sarebbe risolto tutto.

“È stata davvero coraggiosa, signora”, disse il capo della polizia alla Zambon.
“Niente di che, davvero. Ero preparata. Sapevo che prima o poi sarebbe successo”
“Mia mamma è la migliore di tutti!”, esclamò Giorgio abbracciandola.

Il brutto episodio venne dichiarato chiuso all’unanimità pochi giorni dopo, con una cauta risata e un brindisi.
“Ai mattarelli e alle mamme!”
  
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