I’ll always follow the
quiet curve of your hip, on my way back home.
1.
I’ll always follow the quiet curve of your hip, on my way back home
Maggio
‘88
Uno
scrittore non sa mai quando e dove troverà la sua ispirazione: può essere una
parola, un gesto, una smorfia, un colore, un sogno, un’immagine, un suono.
Giace in ogni cosa intorno a noi, ma ognuno la percepisce in modo diverso, così
ciò che ispira me non ispira te, e viceversa. Jasmine vedeva sterilità
dappertutto, purtroppo. Niente. Esiste forse qualcosa di peggiore del blocco
dello scrittore... per uno scrittore?
Così
il suo editore le aveva procurato un invito per un matrimonio esclusivo a Las
Vegas, tra due ricconi (o forse aveva solo colto al volo l’occasione per
ottenere un appuntamento), sperando che in tutta quella stravaganza lei
trovasse la scintilla. Lei, per non deluderlo, la stava cercando dappertutto,
senza risultati.
Gli
occhi di Jasmine accompagnarono la sontuosa processione della bellissima sposa
(una tipa che aveva dei capelli biondi lunghi e cotonati, sparati in aria come
se avesse brillantemente deciso di infilare le dita nella presa della corrente,
un abito mozzafiato e due tacchi da capogiro) e delle sue ridicole damigelle
fino all’altare, dove il suo promesso, una specie di orsetto lavatore con i
capelli ricci e confusi, visibilmente ossigenati, la stava aspettando in un
abito da cerimonia parecchio improvvisato e decisamente poco credibile.
Al
suo fianco, i quattro ‘damigelli’ sembravano tutte persone finite lì per
sbaglio, ma Jaz in quello sbaglio vide la luce alla
fine del tunnel: tra la sagoma del rosso con indosso una specie di completo da
sottufficiale della marina britannica del ‘700 e quelle del presunto svedese e
del presunto afroamericano vestiti allo stesso modo che si sorreggevano a
vicenda per non buttare giù un qualsiasi pezzo della maestosa scenografia
nuziale, la ragazza scorse una figura minuscola con il viso di un pallore
incredibile, i capelli nero corvino nascosti sotto una bizzarra bombetta, abiti
inadatti non solo a un matrimonio, ma a qualsiasi altra occasione, e una
sospettosa smania di riavere subito le sue sigarette.
Quella
era ispirazione, ispirazione allo stato puro.
Osservò
quel volto a lungo, quasi a volerlo imprimere nella mente come una fotografia,
ma pensò bene di piantarla, altrimenti l'avrebbero presa per una maniaca e
sbattuta fuori dalla cerimonia senza tanti ‘se’ né ‘ma’.
Ne
avrebbe fatto un personaggio della sua storia, il protagonista, e pazienza se
non aveva ancora uno straccio di trama: quella sarebbe venuta da sé, ne era
certa. Dentro di sé aveva la profonda convinzione che l’aver trovato la fonte
d'ispirazione avrebbe risolto qualunque problema... o almeno così sperava.
Novembre
‘85
Il
telefono squillò tre volte, prima che un uomo rispondesse.
«Pronto?»
Tiffany
afferrò il foglietto stropicciato e lo girò, cercando di leggere il nome
appuntato nella sua stramba calligrafia.
«Salve,
cercavo Richard.»
«Sicura
pupetta?»
«Sì!»
«Va
bene, te lo passo subito... ripensaci però!» rispose lui, lasciandola in
attesa. «Rich?! Telefono!» lo chiamò.
«Chi
è?» domandò una voce maschile, in sottofondo.
«Non
lo so, una pupa che chiede di te» rispose lui, scocciato, eclissandosi.
Il
chitarrista si schiarì la voce e prese in mano la cornetta per introdursi:
«Qui
parla Richard Fortus.»
«Ciao
Richard, mi chiamo Tiffany. Ho letto il tuo annuncio al conservatorio: sono una
cantante, ma mi servirebbero un paio di dritte con la chitarra. Dai ancora
lezioni?»
«Ciao
Tiffany! Mi spiace, ma no.»
«Questo
è un vero peccato!» esclamò lei, mortificata «Posso chiederti perché? Non c’è
niente che possa fare per farti cambiare idea?»
«No,
davvero. È che io e il mio gruppo, the Eyes, stiamo
per iniziare una tournée, ecco. Quindi non saremo più in giro da queste parti
così spesso. Mi dispiace!»
«Fa
niente! Buona fortuna!»
«Anche
a te!»
The hardest
part
this troubled
heart
has ever yet
been through now
was heal the
scars
that got their
start
inside someone
like you now.
For had I known
or I’d been
shown
back when how
long it’d take me
to break the
charms
that brought me
harm
and all but
would erase me.
I never would
or thought I
could
no matter what
you’d pay me
replay the
part,
you stole my
heart:
I should have
known you’re crazy.
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Ciao
Richard, sono di nuovo Tiffany, la tipa delle ripetizioni di chitarra. Ho il
tuo album qui tra le mani. Gran bel pezzo ‘in a Cage’! Complimenti! Stammi
bene, ci sentiamo!
«Tiffany?
Sono Fortus!» esordì il ragazzo dall’altra parte
della cornetta.
Lei
fece mente locale, poi esclamò:
«Hey, credevo che tu fossi morto!»
«Sì,
scusa, ma ho imparato solo ora ad ascoltare i messaggi nella segreteria di casa
da altri telefoni fissi. Ho chiamato per dirti che sono felice che il pezzo ti
piaccia e per ringraziarti di avermelo fatto sapere.» spiegò.
«Oh,
bene. Siete ancora in giro? Ci tenevo tanto a quelle lezioni di chitarra!»
«Siamo
a ForthWorth adesso, stiamo andando alla grande!
Quindi temo che dovrai metterti l’animo in pace e rinunciarci. Tu come va? Fai
ancora la cantante?» azzardò.
«Certamente!»
-
Hai DUE nuovi messaggi! -
Se
mi dai il tuo indirizzo, ti mando una cartolina!
Ah,
ero io, quello della cartolina, cioè, sono Richard, Fortus.
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Rich, sono Tiffany! Mi è arrivata la
cartolina! Ma che bella! Ti ringrazio tanto.
Mi
piace la tua calligrafia, sai? Dà l’aria della scrittura di uno di talento!
Dicembre
‘85
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Sono
Rich. Dici?
Ritornerò
a St. Louis per le feste, ci sarai?
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Io
ci sono! Tiffany.
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Ma
questa segreteria?! Ce l’hai sempre inserita, non riesco a sentirti se non in
differita! Rich.
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Senti
chi parla!!
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Io sono on the road! Suoniamo
in centro il 22. Vieni a vederci?
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Non
vedo l’ora!
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Odio
la tua segreteria! Si può sapere dove stai tutto il giorno? Ricordati che la
prossima settimana arrivo a St. Louis!
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Scusa,
sono Tiffany: sto traslocando, per questo non credo che sarò in città quando
tornerai. Ti richiamo per farti sapere il mio nuovo numero. Mi dispiace davvero
tanto, ci tenevo da morire a incontrarti e sentirvi suonare dal vivo. Scusa
davvero, ma per me non ci sarà un’occasione migliore per levarmi di torno...
spero che capirai.
Gennaio
‘86
-
Hai UN nuovo messaggio! -
Hey Rich!
Sono
Tiffany. Qui va tutto bene, scusa se non ti ho più richiamato ma sono stata
incasinata con il trasloco. Adesso abito a Los Angeles, mi sono dovuta
trasferire per colpa tua. Non mi hai mai dato quelle maledette lezioni di
chitarra! Dove sei adesso? Chiamami, questo è il nuovo numero!
«Pronto?»
Richard si sorprese prima di sentire il telefono squillare senza che la
segreteria si inserisse, e poi la voce della ragazza che, a quanto pare, era
viva da qualche parte, dall’altro capo dell’apparecchio.
Quello
che tuttavia lo fece sentire più strano fu il battito d’ali di farfalle nel suo
stomaco all’idea di parlare con lei per davvero, come se fossero uno
accanto all’altra.
«Tiffany?
Sono Rich!» esordì con vivacità.
«Ahahahahah fantastico! Come va, Rich?
Dove sei?» rispose lei, straordinariamente entusiasta.
«In
albergo!»
«Ma
davvero?!» rimarcò ironica.
«E
tu? Come mai sei a casa?» replicò lui, altrettanto pungente.
«Aspetto
una chiamata per un ingaggio...»
«Uh-uh!
Un ingaggio nella città degli angeli? Sei avanti!»
«Voi
non passate di qui?» cambiò discorso lei, sorvolando su quanto in realtà fosse indietro.
«Non
nell’immediato: qui nel midwest abbiamo un discreto
successo, ma il tour manager dice che il west non è ancora pronto per noi!»
«Spero
che riuscirete a venire presto... è incredibile che ancora non siamo riusciti
ad incontrarci!»
Gennaio
‘87
-
Hai DUE nuovi messaggio! -
Hey, Rich.
Per
colpa tua, voglio dire, cazzo, non mi hai mai potuto dare ripetizioni di
chitarra... posso scordarmi una carriera solista con i controfiocchi! Oggi vado
a fare i provini per essere una corista dei Guns n’ Roses. Sono una band emergente, ma sono dei tosti. Sono
sicura che ti piacerebbero. Ci sentiamo presto. Lo so che sei on the road, ma
il mio numero ce l’hai! Fatti sentire, stronzo! Chitarristi... siete tutti
uguali -prego, inserire nuovo gettone- Ti saluto. Tiffany
RICHARD FORTUS MI HANNO PRESAAAAAA!!!
If all I knew
was that with
you
I’d want
someone to save me
It'd be enough
but just my
luck
I fell in love
and maybe...
So bittersweet
this tragedy
won’t ask for
absolution.
This melody
inside of me
still searches
for solution.
A twist of
faith,
a change of
heart
cures my
infatuation.
A broken heart
provides the
spark
for my
determination.
Maggio
‘88
Tiffany
passeggiava nervosamente di fronte al telefono con indosso il lungo ed elegante
abito bianco che molte donne sognano di indossare nella loro vita. Era felice
di sposarsi: amava il suo futuro marito, lo amava davvero tanto, e lui amava
lei.
Nonostante
ciò, c’era qualcosa di contraddittorio nel suo comportamento: era in brodo di
giuggiole all’idea di alzare la cornetta e comporre il numero. Considerava
Richard molto più di un amico, dopo tutti quegli anni di telefonate e
cartoline, anche se non si erano mai visti in faccia, neanche una volta, mai
stretti la mano. Avevano solo parlato, praticamente di tutto.
If I
were you
I’d manage to
avoid the
invitation
of promised
love
that can’t keep
up
with your
adoration.
Ma
allora perché non l’aveva invitato a partecipare al giorno più importante della
sua vita, se era un tale amico per lei? Ci sarebbero state centinaia di
persone: Steven di certo non si sarebbe neanche arrabbiato, non l’avrebbe
neanche notato! Per essere precisi, in verità, non solo Richard non sapeva del
matrimonio, ma non sapeva neanche di Steven, così come lei non sapeva nulla
della sua vita sentimentale. Nessuno dei due sapeva, chiedere sarebbe stata una
dichiarazione di interesse (sebbene lo stesso preoccuparsi di questo metteva
ben in luce che l’interesse c’era, c’era eccome), quindi... ah, beata
ignoranza! Occhio non vede, cuore non duole. Ma è proprio così?
Tiffany
non si era sognata neanche lontanamente di dire a Richard della sua vita
sentimentale, voleva che nella sua mente, lei rimanesse sempre collegata al
concetto di ‘ragazza libera’. Sul perché preferiva
non indagare, sebbene la risposta giacesse evidente nei meandri del suo cuore.
No,
non l’avrebbe chiamato, non gliel’avrebbe detto. Non per lui, anche se per lei
significava tutto: l’inizio di una nuova vita con la persona che amava, che era
lì, accanto a lei, che l’avrebbe tenuta stretta la notte e vicina il giorno,
che le prometteva la sua anima e la sua vita per sempre.
Possibile
che quel giorno, quel sentimento... per lei importassero così tanto, ma nella sua
ottica, per un amico così stretto dovessero contare meno di zero? Perché
trasformare una verità così bella in una bugia, che è per sua natura un’infamia?
Just use your
head
and in the end
you’ll find
your inspiration
to choose your
steps
and won’t regret
this kind of
aggravation.
Jasmine
si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri, appena in tempo per godersi la
scenetta esilarante che l’afroamericano e lo svedese avevano imbastito: il
primo era evidentemente stato incaricato di tenere le fedi ma, al momento dello
scambio degli anelli, aveva scatenato un putiferio e il panico generale non
trovandoli più. Fu allora che il suo prode compare prese in mano le redini
della situazione e gli sventolò sotto il naso il suo mignolo, su cui
troneggiavano i due oggetti del desiderio. Tutti tirarono un sospiro di
sollievo e la cerimonia poté continuare, mentre Jasmine tratteneva a stento le
risate tappandosi la bocca.
Più
che un matrimonio sembrava tanto un varietà di serie B: avrebbe dovuto
ringraziare il capo per quello spettacolo.
In
quel momento il sacerdote consentì allo sposo di baciare la sposa, e quello non
se lo fece ripetere due volte: si alzò sulle punte dei piedi e la baciò
appassionatamente, mentre i suoi amici si scambiavano gomitate e sghignazzate tra
di loro.
Se
non fosse stata una scena tendente al comico, Jasmine avrebbe pensato che di
per sé fosse tenera... al diavolo, lo era per davvero.
Era
tutto sommato tenero vedere lei che si era chinata un po’ sul suo volto per
rispondere al bacio, e quell’ammasso di capelli biondi e ricci che, messi
insieme, da lontano sembravano una nuvola.
‘Mi
sto ammattendo!’ pensò Jasmine, seguendo gli invitati che sfilavano fuori dalla
chiesa in tutta fretta per non farsi trovare impreparati nel lancio del riso.
Non
appena riuscì ad uscire anche lei, una bimbetta le porse un cestino, facendole
cenno di prendere una manciata di riso: la ragazza le sorrise e ubbidì,
posizionandosi dietro ad una massa informe di invitati, stando attenta a non
farsi notare.
Il
boato che scoppiò dopo qualche secondo la informò che gli sposi dovevano essere
usciti, così si affrettò a lanciare i chicchi e ad applaudire più o meno
entusiasta.
In
quel momento alzò lo sguardo e, attraverso un minuscolo varco tra tutti i
presenti, poté intercettare un paio di occhi castani fissarla distrattamente.
Non riuscì a capire a chi appartenessero, dato che il/la proprietario/a era
coperto/a dalla bolgia di gente ed era scomparso/a poco dopo.
Il
ricevimento si tenne in un hotel con casinò annesso. Naturalmente il casinò era
il minore dei problemi, e Jasmine se ne accorse subito. Con una precisione
quasi matematica la maggior parte degli invitati si alzava a turno e faceva un
viaggio al bagno.
I
tavoli erano disposti a ferro di cavallo. Al centro della stretta composizione
era stata installata una meravigliosa statua di ghiaccio che raffigurava i due
sposi: questa separava il ramo sinistro del tavolo, con tutti gli invitati
dello sposo, da quello destro, con tutti quelli della sposa.
Jasmine
era stata sistemata, probabilmente per una questione di convenienza, dal lato
della sposa, ed era seduta tra il suo editore e una signora grassottella che
puntava gli avanzi nel suo piatto. Incapace di difendere ulteriormente se
stessa e il suo piatto dagli sguardi ingordi della tipa, la ragazza si voltò,
incontrando nella parete di ghiaccio l’immagine di qualcuno che guardava verso
di lei. Reclinò la testa e lo stesso fece il suo interlocutore, un bel ragazzo,
quel bel ragazzo, che le stava sorridendo divertito con la sigaretta tra
i denti.
«Loro
sono...?» domandò Steven, sospettosamente felice, alle sue spalle, facendola
sussultare.
Questo
fece ridere ancora di più Izzy. Tiffany, la bella
bionda, si passò un indice sulle labbra con fare pensoso. «Sono dalla tua
parte, quindi dovrebbero essere amici tuoi!»
Gli
sposi a quanto pare stavano facendo il giro dei tavoli per fare le foto con
tutti quanti.
«Ma
sì, questo è mio zio Drew!» rispose la sposa in una fragorosa risata. «È lei
che non riconosco, sei Patty o Renèe?» domandò,
tentando di azzeccare il nome di una delle sue due cugine.
Jasmine
iniziò a sudare freddo. Presto o tardi il fatto che si era imbucata sarebbe
saltato fuori e a lei non sarebbe rimasto altro che nascondersi sotto il
tavolo. Fortunatamente ci pensò il suo editore, che a quanto pare era uno degli
zii della sposa, a salvare la situazione.
«Lei
è Jasmine, una mia scoperta. Presto o tardi scriverà la biografia della vostra
storia d’amore!»
«Oddio,
davvero? Mia cara, sento che diventeremo migliori amiche per la pelle!» la
sposa l’abbracciò con trasporto, quasi soffocandola «Vedrai, saremo un soggetto
unico e irripetibile, diventerà un best-seller!»
«Lo-lo spero...» borbottò Jasmine, staccandosi da lei e riprendendo a respirare
normalmente per una frazione di secondo, dato che anche lo sposo si sentì in
dovere di esprimerle la propria gratitudine e il proprio entusiasmo con una
stretta.
«Come sono contento! Io, protagonista di un libro! Roba da non crederci: Axl diventerà verde d'invidia, che bello!» urlacchiò Steven felice, liberandola finalmente dalla morsa
e catapultandosi al tavolo degli amici per comunicare la lieta novella.
Detto fatto: il batterista aveva già travolto i compagni di band sia verbalmente
che fisicamente (dato che era franato addosso ad Axl,
il quale lo aveva avvertito di stare più attento, pena un cazzotto dritto sul
grugno), non badando affatto alle reazioni degli astanti, perso com’era nella
sua euforia.
«Tu quindi vuoi dirmi che... che... che diventerai il protagonista di un libro?»
lo squadrò perplesso Duff, mentre il diretto
interessato si affrettò ad annuire velocissimamente con la testa, facendola
quasi staccare dal collo.
«E di cosa? Di un fumetto, per caso?» lo punzecchiò Slash, ma Steven lo zittì
con un: «Non ti sento, tanto so che è l’invidia che parla!» facendogli piantare
un bel broncio.
I due di Lafayette erano gli unici che non avevano aperto bocca: se nel caso di
Izzy la cosa era assolutamente naturale, c’era invece
da preoccuparsi per Axl, che aveva sempre pronta una
battutina di scherno da dedicare al batterista.
«Rose, tutto ok?» Slash si sporse incautamente verso di lui, venendo
prevedibilmente travolto dall’onda d'urto che l’incazzatura del cantante aveva
generato.
«No che non va tutto ok, idiota! Non va bene un cazzo!» si passò nervosamente
una mano tra i lunghi capelli «Mi spieghi perché questo cerebroleso deve
diventare protagonista di un libro e io no, eh? Cos’ha lui che a me manca? La
deficienza, ecco quello che mi manca! Ma a quanto pare è una caratteristica
fondamentale se si vuole diventare il soggetto di un libro, porca puttana!»
«Mi spieghi che cazzo di disagi ha?» Duff sussurrò
sconcertato quella frase ad Izzy, che chiarì la
situazione.
«Niente di che: è dalla notte dei tempi che Axl sogna
di diventare protagonista di un romanzo... C’è chi ha fantasie erotiche ad
ettolitri e chi invece si fa ‘ste seghe mentali...»
Non
sappiamo dire con precisione se l’affermazione sulle fantasie erotiche fosse
direttamente ricollegabile al fatto che il chitarrista non riuscisse a staccare
gli occhi di dosso dalla ragazza di fronte a sé, ma Duff
scosse le spalle e tornò a godersi la scena, dove un Axl
incazzato nero urlava addosso allo sposo, troppo euforico (e fatto) per essere
consapevole di quello che gli stava accadendo intorno.
«Adesso
dimmi chi è quel coglione che vuole sprecarsi a buttar giù più di due righe su
di te! Avanti, cretino, dimmelo!» continuò a sclerare quello, al che Pop Corn gli indicò la ragazza seduta al tavolo di fronte al
loro.
Il cantante scattò come una molla in quella direzione, gesto che Izzy si perse perché era impegnato a cercare l’ennesima
sigaretta da accendersi.
«E così saresti tu la Charles Bukowski in erba, eh?»
A quelle parole Jasmine sobbalzò: l’inflessione della voce roca che le aveva
pronunciate non aveva proprio niente di rassicurante. Pensò che qualcuno si
fosse sbagliato e continuò a fare la gnorri, fissando il calice di cristallo di
fronte a sé.
«Hey, sei sorda? Sto dicendo a te, cazzo! Hai idea di
chi ti sta rivolgendo la parola?»
La ragazza alzò lo sguardo smarrito in direzione di chi le stava parlando,
incrociando gli occhi verdi e furenti di un tizio strambo dai capelli rossi. ‘Uno
dei damigelli, cazzo!’ pensò, ma si affrettò a rivolgergli un piatto «...
scusi?!»
Questo
scatenò l’Apocalisse.
«Oltre che sorda sei pure rincoglionita? Cristo santo, lo sapevo che non dovevi
avere tutte le rotelle al posto giusto, se è vero che vuoi quel deficiente di
Adler come protagonista del tuo libro!»
A quelle parole la ragazza si agitò e scattò in piedi, parandoglisi di fronte.
«Senti, a me non dai della ‘rincoglionita’, intesi? Io e te non ci conosciamo,
e non hai il diritto di parlarmi con questo tono, razza di cogl...»
si bloccò a fissare l’abito che il tizio aveva indossato al matrimonio e, non
riuscendo a trattenersi, scoppiò a ridere, di una risata spensierata che fece
voltare in quella direzione parte degli invitati... compresi lo sposo e i suoi
degni compari.
La
sposa, che si era allontanata giusto in tempo per fare altre foto, ritornò di
corsa per capire che cosa stesse succedendo. Aveva un’aria calma e pacifica,
non doveva essere facile avere a che fare con quella gente tutti i giorni.
«Axl, tesoro, cosa sta succedendo? Perché te la prendi con i
miei invitati?» domandò, mentre tutti sopraggiungevano.
«Lo
sapevi che questa tipa... scriverà un libro su tuo marito? Ti rendi conto?»
Jasmine
guardò Tiffany fare una faccia strana. Pareva che stesse pensando qualcosa come
‘Sì, lo so, e io sarò la sua coprotagonista perché la nostra storia d’amore
merita di essere scritta in un libro che diventerà un best-seller, su cui
baseranno un colossal che vincerà 90 Oscar’, ma che non potesse dirlo, perché questo
avrebbe sconvolto troppo il cantante.
«Io
so che scriverà una biografia sui Guns n’ Roses...» improvvisò, facendo la vaga.
«È
vero?» chiese Axl, guardando la mora con gli occhi
ridotti a fessure.
Tutti,
alle spalle del cantante, fecero cenno con la testa di annuire, tutti eccetto
il misterioso ragazzo della statua di ghiaccio che, trovata la sigaretta, stava
ora cercando l’accendino.
«Certamente!»
esclamò Jasmine con un sorriso a 36 denti.
Ci
fu un momento di silenzio in cui tutti cercarono di prevedere come Axl avrebbe reagito a questa notizia. Il rosso scosse la
testa, dandosi un’aria affascinante, poi scacciò la signora grassottella e si
sedette al suo posto.
«Bene.
Hai carta e penna? Inizia a scrivere. Io sono il cantante, W. Axl Rose, nato a Lafayette il...»
Si
era ormai fatta sera: tutti erano andati a ballare all’esterno, e nella sala da
pranzo non c’era rimasto nessuno... nessuno tranne Axl
e Jasmine. Fu Duff a lanciare l’allarme, facendo
notare la cosa agli sposi. Tiffany si offrì di raggiungere la sventurata, che
stava per perdere l’uso della mano destra, mentre Axl
continuava a raccontare della sua vita come di solito fanno i vecchietti che
parlano di guerra.
«Ragazzi,
ma non vi va di prendere un po’ d’aria?» domandò la bionda. Axl
si voltò verso di lei con aria rancorosa. «Dopotutto, ehm... come hai detto che
ti chiami?»
«Jasmine» sorrise lei, grata per il semplice fatto che fosse andata in suo
soccorso.
«Beh,
Jasmine avrà un sacco di tempo per scrivere di tutte le mirabolanti imprese che
ti hanno portato a fondare gli Axl n’... i Guns n’ Roses.»
Il
cantante si drizzò in piedi e lo stesso fece la moretta, prima che fosse troppo
tardi.
«È
giusto.» Le due seguirono il cantante all’esterno. «Stavo pensando che dovremo
fare in modo che ci segua in tour, così da poter prendere nota di avvenimenti
di cui Duff, Izzy, Slash e
tuo marito potrebbero non avere ricordo. Per esempio, quella volta che...»
Tiffany
intuì che Axl stava per ricominciare il suo monologo,
quindi afferrò il primo maschio disponibile che non stava facendo nulla se non
fumare da una parte tutto solo, cioè Izzy, e lo
appioppò a Jasmine, lanciandoli nella pista da ballo.
La
mora capì subito che era caduta dalla padella alla brace.
Izzy, estremamente a disagio in mezzo a
quella folla danzante, era rimasto immobile di fronte a lei e si stava
limitando a fumare. Emise un soffio di fumo verso l’alto e tentò di parlare,
visto che la ragazza sembrava incapace di farlo: «E così tu scriverai un libro
su di noi.»
«Così
sembrerebbe...» abbozzò un sorriso lei «Fai parte della band anche tu?»
«Chitarrista.
Ritmico.» rispose.
«Pare
che dovrò tirarti fuori qualche nuova informazione con le pinze» ridacchiò lei.
«Suono
il mio strumento, non credo ci sia altro da sapere.»
«Il
tuo nome, per esempio,» riprese lei «il mio è Jasmine.»
«Izzy Stradlin, chitarrista
ritmico dei Guns n’ Roses.
Ecco.»
Axl afferrò di nuovo la poveretta, che si
sentiva sballottare dappertutto come una bambola.
«Izzy moriva dalla voglia di ballare con lei.» affermò
Tiffany, con aria dispiaciuta e allo stesso tempo ironico. «Guardalo, l’hai mai
visto divertirsi così tanto?»
Axl la guardò con aria dubbiosa, e poi
disse:
«Dobbiamo
parlare di affari. Tiffany, che ne dici se te la affianchiamo come corista? Mi
dà l’idea di una persona di talento. Sarete una mora e una bionda, e io sono
rosso. Perfetto!»
Nda:
Snafu: Ringrazio tutti, in particolare Dazed che mi ha concesso quest'occasione, Richard Fortus, la sua musica e il suo naso per esistere, Izzy Stradlin, tutto il suo
corpo, la sua musica e tutto quello che vi viene in mente e non, la mia
famiglia (?) e l'amministrazione della città di Las Vegas (?).
Dazed: io ringrazio la Cath (sì, ti chiamerò sempre così :D) per avermi concesso l’opportunità
di ritornare nella sezione dei Guns con un nuovo
progetto, Izzy Stradlin,
per il suo essere semplicemente Izzy Stradlin, e pure Duff McKagan, così, a cazzo.
Disclaimers:
La canzone è ‘Better’, GNR.