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Autore: Leliwen    30/10/2012    5 recensioni
Stiles reclinò per un istante la testa all'indietro, andando a posarla sulla spalla del licantropo, e respirò profondamente, ad occhi serrati e labbra dischiuse.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo VIII
Tentativi di spiegazione

Il rientro a casa era stato leggermente surreale.

Derek aveva abbaiato ordini a destra e a manca, mentre teneva Isaac tra le braccia, scortato da Peter. Erano inquietati, tutti sporchi di terra e sangue, i corpi scolpiti laceri, i pantaloni di Derek – unico vestiario ancora indosso – praticamente a brandelli, l'espressione feroce di Peter e quella sofferente di Isaac.

Peter aveva guardato Chris Argent scortarli alla jeep di Stiles come se fremesse dalla voglia di staccargli la giugulare a morsi, ma si era limitato ad aprire la portiera e a far accomodare Derek e Isaac sul sedile posteriore mentre lui prendeva posto su quello del passeggero, ricominciando a sorreggere il braccio ancora parzialmente staccato allineato al moncherino.

Alison aveva baciato Scott sulla guancia – molto vicino alle labbra – prima di correre verso la macchina di Derek, oltre la radura. Si sarebbero visti a casa di Isaac, poi da lì qualcuno li riavrebbe accompagnati, lasciando poi a Stiles la propria jeep.

Il resto degli Argent avrebbero portato l'Alfa prigioniero in un luogo sicuro e avrebbero iniziato a montare la guardia e a tentare di farlo parlare.

Surreale era stato passare da Scott, così che sua madre potesse dare un'occhiata alle sue ferite, e gli sguardi e le parole sussurrate che i due adulti si erano scambiati.

Una volta seduti nella loro cucina la conversazione con il padre era stata a sua volta surreale. Scott, che aveva l'ordine tassativo di non perderlo d'occhio, stava appoggiato al lavandino, in modo da lasciar loro tutto lo spazio possibile, e lui aveva raccontato ogni cosa: da come Scott era stato morso, a Peter e il suo coinvolgimento con gli omicidi, al fatto che fosse morto, ucciso da Derek e poi resuscitato con un rituale che non conosceva messo su da Lydia, che era immune al morso; agli Argent e il loro ruolo all'interno di quella giostra, a Gerard Argent e al suo totale egocentrismo; a Jackson e gli altri mannari, fino al Kanima finalmente sparito. Aveva parlato per quasi due ore, mentre il disinfettante aggrediva le sue carni, portandolo a sfregarsi le bende che coprivano le ferite, con Scott che interveniva ogni tanto, per puntualizzare questo o quell'argomento.

L'uomo, alla fine del racconto, si passò volta i polpastrelli sugli occhi, sulla fronte, sulle tempie, in cerchi concentrici come a voler scacciare un principio di emicrania.

"Quindi, Gerard ti ha picchiato per rendere Scott più malleabile e indurlo a fare quello che gli aveva chiesto."

Stava ricapitolando. Scott annuì, precisando che lui era stato comunque più furbo di quel vecchiaccio.

"A parte per le botte, vorrei precisare che non sono stato minimamente coinvolto in questo piano. Scott, sono quasi orgoglioso di come hai gestito quella situazione. Devi solo imparare a tener conto anche dei particolari."

Blaterò Stiles, per cercare di cambiare argomento o alleggerire la tensione.

"Mi vorresti dire che sei tu la mente degli altri piani?"

Chiese lo sceriffo ignorando il borbottio sarcastico di Scott su quanto Stiles facesse invece attenzione ai dettagli. Non stava più parlando come padre e Stiles si ritrovò a scuotere violentemente la testa. Balbettava, cercando di trovare una maniera di spiegare al padre la propria posizione in quel marasma di mostri e psicopatici, che però nemmeno lui capiva.

"Io faccio ricerche, di solito. E cerco di tenermi lontano dai guai, davvero, però sono i guai che alla fine trovano me."

"Faccio finta di crederti. Almeno per ora."

   

Ci fu come un allarme che risuonò nella casa: qualcuno aveva appena parcheggiato davanti al cancello. Lydia fece un salto, rintanandosi sul divano, quasi a voler sparire. Jackson, invece, si diresse alla finestra e, viste la jeep di Stiles e la Camaro di Derek, corse alla porta e l'aprì come un indemoniato proprio mentre Derek stava per entrare in casa.

"Derek, Erica dice che sono un purosangue!"

Quasi lo assalì, scortandolo dentro il salotto dove gli altri lo guardarono sconvolti. Jackson notò a malapena i suoi abiti a brandelli, come notò appena la risposta scocciata del suo Alfa.

"Non ora, Jackson."

Ma il ragazzo continuò il suo sproloquio, scortandolo fino in una camera da letto da cui Derek prese una coperta, per poi fiondarsi nuovamente fuori, verso la Jeep parcheggiata col motore acceso.

"Ma non ha senso, tu mi hai morso per farmi diventare un licantropo…"

"Jackson, non ora!"

Gli ringhiò nuovamente sulla porta d'ingresso, prima di infilarsi nella jeep e lasciarlo a sproloquiare da solo. Lydia, in piedi sulla soglia, guardava Alison scendere dalla Camaro e Derek entrare nella Jeep.

"OK, ma… io sapevo di quel glifo senza che tu me ne parlassi… come facevo a sapere del glifo? Perché mi stanno tornando dei ricordi che non è normale che io abbia? Insomma, quei ricordi risalgono a quando avevo appeno un anno, quale bambino si ricorda cosa ha fatto a un anno?"

"Io, Jackson. Io qualcosa mi ricordo. Ma ORA non è il momento per parlarne!"

Derek riemerse tenendo tra le braccia il corpo esanime di Isaac. I capelli biondi spuntavano incrostati di sangue dalla calda coperta e il braccio sinistro sembrava avere una piega assolutamente inusuale.

"Oh, Cristo! Cos'è successo?"

Esalò il nuovo licantropo e Lydia si premette a forza una mano sulle labbra proprio mentre Chris Argent scendeva dalla Jeep, seguito da Peter.

"Salve Jackson. Quindi sei riuscito ad ottenere quello che volevi."

Derek ringhiò, voltandosi verso la minaccia. Isaac, ancora stretto al suo petto, gemette piano.

"Argent, lascialo in pace!"

"Oh, è uno dei tuoi quindi?"

Il modo come lo disse fece venire i brividi a Jackson che si avvicinò di più al suo Alfa. Si sentiva un bambino e la sensazione non gli piaceva, ma la sola cosa che potesse fare era rimettersi completamente nelle mani si chi l'aveva trasformato.

Gli occhi di Derek, visti dal riflesso sul parabrezza, si tinsero di rosso e Jackson si sentì rincuorato.

"Sparisci. Ti trovo io. Peter, riaccompagnali a casa loro, poi lascia la Jeep da Stiles e torna qui. Se tarda solo un minuto il nostro patto verrà meno."

Il cacciatore ghignò sarcastico, per nulla impressionato, almeno in apparenza.

"Sono quasi onorato da tanta fiducia."

"Sono sicuro sia reciproca. Jackson, facci entrare."

Non appena dentro venne assalito da un fiume di parole che lo scortarono fino alla camera da letto da dove aveva preso la coperta. Sembrava una stanza per gli ospiti.

"Derek, cos'è successo?"

"Quello che temevo: quattro Alfa sono troppi per noi."

Borbottò entrando nella stanza, con codazzo di adolescenti appresso.

"Isaac come sta?" "A cosa si riferiva quel cacciatore?" "È normale che non si svegli?" "Dobbiamo modificare i glifi?" "Deve arrivare ancora Peter?"

"ORA BASTA! Fuori di qui, tutti quanti!"

  

Sotto lo sguardo preoccupato, arrabbiato e stanco di suo padre, Stiles si sentì in colpa: per essersi fatto male, per non esser riuscito a proteggerlo, per aver dovuto spiattellare i segreti di tutti all'autorità cittadina e aver messo suo padre davanti all'incresciosa scelta se arrestarli tutti o coprirli.

Quando parlò, però, la sua voce era vibrante: contro chi aveva fatto del male a suo figlio, prima di tutto, ma anche contro che pensava di essere al di sopra della legge.

"Posso capire perché Gerard Argent ti abbia usato come… incentivo per Scott. Ma perché l'ha fatto per avere Derek?"

"Non ne ho idea. Lui continua a puntare Derek. Probabilmente voleva nuovamente arrivare prima a Scott: Derek lo vuole nel suo branco e credo che i lupi siano molto protettivi tra loro."

Stiles vide il suo amico storcere la bocca e incrociare le braccia al petto, ma fece di tutto per ignorare quel nuovo campanello d'allarme: anche lui era stanco, la giornata era stata terribilmente intensa, e non aveva più voglia di stare attento a quello che diceva, come lo diceva, e cosa gli altri potessero capire.

"A me è sembrato che Derek Hale fosse molto protettivo anche nei tuoi confronti. E tu particolarmente nei suoi."

Stiles scrollò le spalle accasciandosi contro lo schienale della sedia e lasciando ciondolare la testa, gli occhi che ondeggiavano sul soffitto.

"È venuto a salvarmi… ho solo provato a ricambiare il favore. Comunque, a me Derek è sembrato spaventoso come al solito…"

Mormorò a mezza bocca.

"Stiles, c'è qualcosa che ti lega a Derek Hale? Qualcosa che non mi hai ancora detto?"

Non era l'accusa che gli aveva rivolto Scott una manciata di ore prima, ma qualcosa di molto simile. Chiuse gli occhi per un istante, cercando di mantenere la calma. La testa tornò a sovrastare le spalle cadenti: lo sguardo era lontano mentre provava a mettere insieme una risposta soddisfacente da dare al padre.

"Niente di particolare. Ci aiutiamo a vicenda nei momenti di crisi. Ma so per certo che lui non si fida di me e io ovviamente non mi fido di lui. So che tra tutti i mannari Alfa con cui ho avuto a che fare, lui è quello mentalmente meno instabile, quindi preferirei mantenerlo vivo, ma se non ci fossero altre minacce non mi dispiacerebbe saperlo morto. O molto molto lontano."


Derek aveva adagiato Isaac sul letto gli aveva messo il braccio in modo da accelerare – o almeno non ostacolare – il processo di guarigione, gli aveva rimboccato le coperte per tenerlo in caldo. Il ragazzo aprì appena gli occhi, le immagini gli danzarono innanzi senza riuscire a dare una forma a quello che vedeva.

"Isaac, cerca di rimanere sveglio."

La voce del suo Alfa gli rimbombò nella cassa toracica, inducendolo a provare a fare come gli era stato ordinato. Si sentiva uno straccio. Provò a parlare un paio di volte prima di riuscire ad articolare uno striminzito "fa male".

Derek gli passò nuovamente le dita tra i capelli e le palpebre scivolarono per un momento sugli occhi stanchi, cullato da quel gesto carico di un affetto che non aveva mai sperimentato.

"Lo so. Passerà. Ci metterà un po' ma passerà."

Provò ad annuire, ma la testa gli girò e rischiò di perdere i sensi. Cercò un punto fermo nella stanza e la sola cosa immobile sembravano essere gli occhi di Derek. Quando le vertigini passarono lo sguardo si fissò sul collo dell'Alfa e, improvvise, gli tornarono le immagini di quello che aveva fatto e il sapore ferroso ma buono del sangue di Derek gli esplose in bocca.

"Ho bevuto il tuo sangue… è normale?"

Cercò di allungare una mano verso al ferita ancora aperta, ma la stanchezza era troppa e l'arto ricadde sul materasso dopo appena un paio di centimetri di volo.

Derek scosse la testa, stringendo gli occhi alla scintilla di dolore che gli contrasse i muscoli indolenziti del collo. Però poi la sua voce era ferma e vibrante come sempre.

"No, non è una cosa che si può fare sempre né in tutte le occasioni. Abbiamo tentato e ha funzionato."

"È perché sono un tuo Beta?"

"Probabile."

Ammise, quasi fosse una colpa. Isaac avrebbe voluto prenderlo per un braccio, stringerselo al petto, ringraziarlo per averlo – ancora una volta – salvato. Ma non fece nulla di tutto ciò. Mentre il suo potere ricreava i tendini e saldava le ossa, strinse i denti tra le labbra, rischiando di aprirsi una nuova ferita e cercò di racimolare ogni oncia di fiato a disposizione.

"Devi farci diventare più forti… Peter… ha detto che tu non stai facendo nulla in tal senso…"

"Peter parla sempre troppo, ma ha ragione. D'ora in poi farò quello che devo, hai la mia parola. Siete il mio branco, dopotutto."

     

Scott posò le mani sul tavolo che separava gli altri due, prendendo la parola.

"Credo che Derek abbia deciso che tu fai parte del suo branco."

Stiles si alzò di colpo, riuscendo in qualche modo a non inciampare nella sedia che per poco non si era rovesciata a terra per la foga. Stava iper-ventilando, ma l'aria non ne voleva sapere di entrare nei polmoni. Un principio di attacco di panico.

"Secondo il dottor Deaton non è una cosa malvagia…"

La rabbia prese il sopravvento su tutto il resto. Non sentì suo padre che chiedeva spiegazioni riguardo al Dottor Deaton, non si diede pena di osservare l'espressione di Scott mutare da pensierosa a terrorizzata. Semplicemente, esplose.

"Non è una cos… cosa?! Ti ho già detto una volta che avresti dovuto prendere seriamente in considerazione l'idea di lasciare quel lavoro, ma tu mai che mi dessi retta! E ora ci ritroviamo con un folle che pensa che non sarebbe un'idea malvagia se io entrassi a far parte di un branco di licantropi!!!"

Scott tornò ad appoggiarsi al lavandino: evidentemente potevano non essere necessarie iridi scarlatte o dentatura appuntita per terrorizzare un Beta, ma a questo Stiles al momento non ci pensava affatto. Aveva alzato le braccia al cielo e ora stava misurando la cucina a lunghi passi, inveendo contro i licantropi in generale, gli Alfa in particolare, Derek nello specifico, sotto lo sguardo attento di suo padre e quello sconvolto del suo migliore amico.

"E dannazione ci ho parlato proprio oggi pomeriggio con quell'Alfa da strapazzo e pensavo che avesse capito come io non sia interessato in nessun modo a divenire un licantropo! Lo sa lui, lo sa Peter, lo sanno persino quegli altri quattro venuti a cercare il sangue di un Hale! No, grazie, preferisco rimanere vivo che tentare la roulette con un morso. E quel deficiente con quello sguardo da figo che decide di sua iniziativa? Che io gli appartengo! Ma dico stiamo scherzando?"

Scott l'aveva raggiunto e aveva provato ad afferrarlo, ma Stiles si era divincolato sfuggendogli quasi completamente, solo un braccio era ancora stretto nella mano del licantropo. Non aveva voglia di ascoltarlo, aveva solo voglia di tirare fuori tutta la propria frustrazione e la propria rabbia.

"E tu sei d'accordo? Voi che faccia parte del branco? Ma che vi fa la licantropia, vi annebbia quei pochi neuroni che ancora cercano la propria eco nel vostro cervello?"

"No, aspetta, aspetta, fermati! Hai detto a quegli Alfa che non volevi essere morso?"

Non c'era solo stupore negli occhi di Scott, ma anche ansia. C'erano le tessere di un puzzle antico come i secoli che si stavano mettendo al proprio posto nella sua mente, ma ancora non riusciva a scorgere il disegno che avrebbero dovuto comporre.

Stiles si liberò con uno strattone, riaggiustandosi la maglia tirata dalla foga del mannaro.

"Certo che gliel'ho detto! Stavano finendo di banchettare col corpo di Gerard – a proposito dovrò fare qualche ricerca in merito – quando lei s'è avvicinata ancheggiando chiedendomi se mi sarebbe interessato essere morso da uno di loro. Era ancora sporca del sangue di Gerard e mi chiedeva se volessi essere morso… oh, beh, non in questo modo gentile, ovviamente. È stata spaventosa quasi quanto Derek."

Tentò di fare dell'ironia ma si accorse che stava fallendo miseramente. Non era solo Scott, ora, ad essere preoccupato, ma anche suo padre.

"E lei che ha fatto?"

Come una legge del contrappasso, Stiles ricadde sulla propria sedia mentre suo padre si alzava per andargli vicino. La voce carica di tensione di Scott gli aveva fatto tremare le gambe che avevano smesso di sorreggerlo; quelle ultime ore erano perfettamente impresse nella sua memoria e nel suo corpo dolorante. La voce gli uscì rotta e sottile, il cuore aveva preso a martellargli nel petto.

"Mi ha finito di legare, mi ha guardato in modo raggelate, e mi ha detto che era inutile provare ad irretire il compagno di un altro e infine, tanto per gradire, mi ha picchiato."




Salve a tutti!
Innanzitutto, grazie a tutti coloro che hanno commentato, anche una sola volta, questa sotria. Mi fa sempre estremamente piacere ricevere i vostri commenti.
Poi, grazie a tutti i lurker abituali, ovvero quei lettori che hanno questa stroria tra le preferite/ricordate/seguite. Il vostro numero in continua crescita mi sconvolge enormemente.
E infine un grazie a chi passa e legge.

Ebbene sì c'è la fregatura. Vi stavate chiedendo il eprchè di tutto questo cappello introduttivo pieno di buoni sentimenti, no? Risposta semplice: non so se sarò in grado di mantenere il ritmo di un cap a settimana. Più probabile che diventi uno ogni 10gg...
Purtroppo la Real Life da complicata s'è fatta tragica. E quindi il prossimo capitolo non è ancora finito - a differenza di quello che riuscivo a fare prima, ma non mi andava di saltare l'aggiornamento senza avervi prima avvertito.
Ora, per provare ad ingraziarvi nuovamente, che faccio? Vi bacio tutti!
Un bacione
Leli
  
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