Allora, questo è l’ultimo
capitolo della prima parte della storia, ed è la riscrizione del
capitolo 6 di “Dominus”. La seconda parte la pubblicherò a breve, ma
non so ancora il titolo. Indicativamente potrebbe essere “Black
Rome” ma non ho ancora deciso…opsss…
Colgo l’occasione per
ringraziare di cuore chi ha letto e soprattutto chi ha commentato! E
spero che abbiate anche voglia di leggere la seconda
parte!!!
Un
bacio…
Capitolo 8: Il
Mercato
I due ragazzi
camminavano tranquillamente tra le bancarelle del mercato,
fermandosi di tanto in tanto ad ammirare la mercanzia in vendita.
Rhea e Marco ridevano tra loro, camminando a braccetto e
chiacchierando di ogni genere di cosa gli venisse in mente. Era una
giornata bellissima, il sole splendeva forte e il profumo di
salsedine arrivava fino a loro.
Marco aveva
chiesto alla ragazza di accompagnarlo a Ostia per qualche giorno,
ospitati gentilmente da Ortensio. La fanciulla aveva subito
accettato e nemmeno suo padre aveva obiettato. Ardach invece aveva
preferito rimanere a Roma, per lasciare da soli i due
giovani.
Era quasi l’ora
di pranzo e i due ragazzi passeggiavano senza fretta per il mercato,
poco lontano dal porto della città. Erano veramente meravigliosi, e
molte persone si voltavano per osservarli. Lei indossava un abito
chiaro ornato da catenelle e cinture dorate, ma per prudenza aveva
preferito indossarvi sopra un leggero mantello scuro. Nonostante
questo era incantevole, con i capelli finemente acconciati sulla
nuca e qualche ciocca ribelle che le ricadeva sulle guance e sulle
spalle. Marco era bello come un dio greco, con la toga candida,
abbronzato e profumato da vero signore. Solo i capelli, come sempre,
facevano eccezione al suo ordine: erano costantemente in
disordine,e Rhea non
perdeva occasione per scompigliarli ancora di
più.
Si fermarono di
fronte a un banco che vendeva frutta fresca, e una scimmietta saltò
sulla spalla a Marco, arruffandogli i crini e infilandogli le dita
nelle orecchie. Normalmente Marco le avrebbe dato una manata e
l’avrebbe scacciata, ma essendo in presenza di Rhea si trattenne dal
farlo. Alla ragazza sembrava piacere, tanto che scoppiò in una dolce
risata seguita da quella del giovane romano. La fruttivendola,
notando gli abiti che i due indossavano e i rari ma preziosissimi
gioielli di Rhea, scelse per loro la frutta migliore e gliela porse.
Marco non contestò il prezzo, primo perché non ne aveva minimamente
voglia, era una giornata troppo calda per discutere, secondo perché
aveva fin troppi soldi con lui, e infine perché temeva che Rhea non
avrebbe apprezzato. Si accorse con stupore che pensava a lei ogni
volta che faceva qualcosa, fatto che non gli era mai successo in
vita sua. Cosa poteva significare?
Successivamente
i due ragazzi si ritrovarono involontariamente di fronte alle porte
del macello. – Ti prego, non entriamo qui dentro…c’è troppa gente e
poi non sopporto la vista delle carcasse degli animali!- lo pregò
teneramente Rhea, stringendo leggermente la presa sul suo braccio.
Il ragazzo sorrise languido. Come poteva rifiutarsi? Era davvero
troppo carina quando faceva così…sembrava un cucciolo indifeso!
Acconsentì e la portò verso il portico esterno dell’edificio, dove
c’erano le bancarelle del pesce. Si fermarono ad una delle prime,
dove una pescivendola giovane e dai capelli rossi li invitò a
gustare la sua merce.
Era però
evidentissima la differenza tra la chioma della donna e quella di
Rhea. La venditrice aveva i capelli tutti arruffati, rossi in modo
del tutto innaturale, aiutata sicuramente da qualche tintura. Un
tempo forse a Marco sarebbe anche piaciuta, ma avendo accanto Rhea,
il confronto non poteva reggere. I suoi capelli erano di un rosso
scuro, scarlatto, quasi violaceo…un rosso intenso come il vino che i
romani tanto adoravano. La donna si rivolse verso Marco – guarda qui
che scampi…ne vuoi, bel signore?-. Prima di rispondere il ragazzo
lanciò un’occhiata verso la ragazza, e poi disse – Si, dammi quelli
grandi…quelli lì... ce li cucinerà per cena il mio servo-. La donna
afferrò alcuni degli scampi indicati da Marco e li ripose
accuratamente in una borsa. Aveva notato che i due giovani erano
molto ricchi, e sperava in una piccola ricompensa per la sua
gentilezza. Mentre Rhea era intenta ad osservare con attenzione
alcuni strani pesci scarlatti poco lontano, la pescivendola gli
sorrise maliziosamente ed esclamò forte – La tua ragazza ne sarà
contenta, specialmente se li innaffierai col vino della zona. Sono
il cibo prediletto da venere!-. Il moro arrossì di colpo a quelle
parole e disse subito –No….guarda… lei non…non è la mia ragazza…-.
La donna mostrò un’espressione stupida – Davvero? Che peccato! Due
ragazzi giovani e belli come voi dovrebbero proprio stare assieme!
Sareste una bellissima coppia!- e detto questo gli strizzò l’occhio,
passando a servire un altro cliente. Marco rimase impalato per
qualche secondo, finché Rhea, che non aveva sentito la sua
conversazione, non gli afferrò il braccio – Dai Marco…andiamo!-.
Marco era senza parole. Lui e Rhea una bella coppia? Lei la sua
ragazza? Non ci aveva mai pensato, non ufficialmente almeno, sebbene
da diverse notti la rossa facesse continuamente capolino nei suoi
sogni. Però…proprio come ragazza ufficiale…non sarebbe stato affatto
male! anzi! Sarebbe stato perfetto…
Quella sera i
ragazzi cenarono da soli. Il buon Milone preparò per loro gli
scampi, e seguendo il consiglio (l’ordine) di Marco li innaffiò con
del vino locale.
Rhea aveva insistito affinché cenassero sulla
grande terrazza che si affacciava sul mare, e così fecero. Fu una
cena splendida, durante la quale parlarono molto e Marco non perse
l’occasione per fare il brillante con lei.
Dopo cena
decisero di andare a fare una passeggiata per la tenuta di Ortensio,
ma prima la ragazza chiese di poter andarsi a cambiare in
camera.
Erano passati
già una ventina di minuti da quando si era allontanata, e non era
ancora tornata. Il moro decise di andare a cercarla, temendo che
potesse essersi persa. Girovagò per la casa per qualche minuto, non
trovandola da nessuna parte. Iniziando ad allarmarsi si diresse
verso la camera da letto della ragazza. Socchiuse senza il minimo
rumore la porta e finalmente la trovò. Silenziosamente entrò nella
grande camera e la vide distesa sul morbido letto che le era stato
assegnato. Dormiva placidamente. Doveva essere esausta per la
giornata faticosa e intensa, e probabilmente appena si era distesa
per riprendersi si era subito
addormentata.
Marco le si
avvicinò e rimase incanto nel guardarla. Era la cosa più bella che
avesse mai visto in vita sua. Aveva un’espressione estremamente
dolce e serena, quasi sognante. Teneva le labbra leggermente
socchiuse e un piccolo pugnetto di fronte al viso. Il corpo era in
una posizione estremamente rilassata, con le lunghe gambe toniche e
abbronzate leggermente piegate in posizione fetale. Era di una
dolcezza infinita. Il petto si alzava e abbassava con un ritmo
regolare, e a ogni movimento il ragazzo riusciva a intravedere
sempre di più dalla scollatura dell’abito. Con un sorriso di pura
tenerezza Marco le si accovacciò accanto, seduto per terra,
continuando ad ammirarla. Si ritrovò a pensare a quanto sarebbe
stato belle vederla dormire così tranquillamente ogni giorno, ogni
notte. E doveva essere veramente un privilegio prezioso potersi
svegliare la mattina e vederla così, oppure addormentarsi accanto a
un esserino così dolce e amabile. Un ciuffo riccio scivolò sul viso
della ragazza e Marco si sporse immediatamente per scostarlo dal suo
nasino perfetto, ma facendolo la svegliò involontariamente. Rhea
aprì lentamente gli occhi, socchiudendoli appena alla luce intensa
proveniente dalle candele attorno al letto. La prima cosa che vide
furono gli occhi scuri e dolci di Marco che la fissavano teneramente
e con un velo di rammarico per averla destata da un sonno così
quieto. Non si sentì minimamente allarmata. Le sembrava naturale e
bellissimo vedere gli occhi di Marco appena sveglia, era una
sensazione ricca di pace e protezione. Lo guardò per qualche
secondo, senza muoversi. Lui le sorrise improvvisamente intimidito –
Scusa…non volevo svegliarti- le sussurrò delicatamente . Con la voce
arrochita dal sonno lei disse –Non ti preoccupare…-. Si fissarono
ancora per qualche attimo – Eri così bella mentre dormivi- sfuggì a
Marco, senza potersi controllare. Un lieve rossore colorì le guance
della ragazza che mormorò a pochi centimetri dal viso del moro
–Grazie…e scusami, dovevamo andare a fare una passeggiata, ma ero
così stanca che…- ma Marco la fermò con un cenno. – Non dire
sciocchezze…lo capisco benissimo se sei stanca! Allora ti lascio
dormire, va bene?- le disse con una dolcezza infinita, che non gli
apparteneva. Si era appena alzato in piedi per andarsene che sentì
la propria mano afferrata da quella di Rhea – buonanotte Marco…-
sussurrò guardandolo nelle iridi nere. A quel punto Marco fece una
cosa inaspettata, che non aveva ne previsto ne immaginato. Si chinò
su di lei e la baciò. Fu un semplice e casto sfiorarsi di labbra,
durato qualche frazione di secondo, ma fu ugualmente importante. Si
rialzò e ancora intontito per la sensazione che ciò gli aveva dato
uscì silenziosamente dalla stanza, lasciando una Rhea stupita e
felice.
Nessuno dei due sapeva che da
quel giorno i poi le cose sarebbero cambiate
drasticamente.
Qui finisce la
prima parte del racconto e inizia la
seconda…