Autore:
Ayumi Yoshida
Titolo: Crudele - lo avrebbe fatto
rivivere
Personaggi e Pairing: Naruto,
Hinata, NaruHina <3, con la partecipazione speciale di Jiraiya :)
Genere: Introspettivo, angst,
sentimentale
Rating: Arancione
Avvertimenti: One shot
Introduzione: Lo shinobi riuscì a
immaginare perfettamente il modo in cui lei aveva curvato le labbra per
pronunciare il suo nome anche se aveva gli occhi ben serrati. Non
voleva
vederla. Non voleva vedere il volto della ragazza con cui faceva
l’amore ogni
volta nel libro del suo maestro.
Beta reader: MusaTalia
Note dell'Autore: dopo la fic ^^
***
I suoi
problemi erano cominciati da quando aveva letto quel libro.
Il libro
di Jiraiya era stato nelle sue mani per tanto di quel tempo che, alla
fine,
aveva deciso di sfogliarlo trovandolo noioso e senza senso; poi gli era
stato
indispensabile per scoprire il segreto di Pain.
Ecco. Pain e... Finiva a
pensare sempre ciò
che non voleva. O che non doveva.
Con un
gesto di stizza afferrò di nuovo Le
tattiche della pomiciata dal comodino accanto al suo letto e lo
aprì su una
pagina a caso - che ormai non era più casuale per via di tutte le volte
in cui
ci si era fermato - quasi scollandone la copertina.
Si
ricordò che la prima volta che era capitato su quelle parole aveva
pensato che
Jiraiya avesse inventato una storia senza né capo né coda per riempire
le
ultime due pagine del libro, la seconda vi aveva trovato la maggior
parte delle
parole per decifrare il suo ultimo messaggio, la terza volta era
diventato
prima scarlatto, poi aveva smesso di respirare, poi era diventato
viola. Ne aveva capito finalmente il senso.
Aveva
capito finalmente il senso di un uomo e una donna che condividevano lo
stesso
letto di notte, nudi, uno sull’altro. L’aveva capito e aveva sudato
freddo.
Si ritrovò
a leggere quella pagina per l’ennesima volta, immaginando ormai
perfettamente i
movimenti di quei due corpi: conosceva quel testo a memoria e quei
corpi
avevano da un po’ di tempo anche un viso, una sembianza che cercava con
tutto
se stesso di dimenticare, imbarazzato da morire.
Quegli
occhi così chiari, così limpidi potevano appartenere soltanto ad una
persona,
a… Scosse la testa trattenendo il respiro, incapace di ripetersi nella
testa il
nome di quella donna che aveva visto così chiaramente davanti ai suoi
occhi.
L’altro era lui. Era giunto a quella conclusione turbato,
sconvolto, ma l’uomo di quella scena aveva proprio la sua faccia. Era
quello il
problema. Lui che toccava la carne nuda di lei,
che le afferrava le braccia con un impeto e che-
Lanciò
un urlo, fuori di sé. Avrebbe voluto uccidere Jiraiya.
L’ultima
notte era stata anche più terribile del solito: oltre ad aver sognato
il suo
maestro, ci aveva persino parlato. Moriva dalla voglia di sapere come un uomo potesse davvero fare tutte
quelle porcate che lui descriveva nel suo libro con una
donna.
“Ero
Sennin,” aveva sussurrato imbarazzatissimo, gonfiando le guance con un
soffio
“come hai… come hai fatto a scrivere le ultime due pagine del tuo
libro? Hai…?”
S’interruppe
perché non aveva più fiato. Avrebbe voluto chiedergli se per scriverle
aveva
pensato proprio a lui e a quella donna
che sognava sempre, perché quei personaggi avevano proprio le loro
sembianze, ma gli era mancato all’improvviso il coraggio.
Jiraiya
aveva riso sguaiatamente proprio come avrebbe fatto di solito,
innervosendolo
non poco.
“Tu vuoi
farlo, ma hai paura.” aveva commentato ironicamente, poi l’aveva
guardato serio
più che mai, come se fosse riuscito a cogliere l’agitazione che
albergava nel
suo animo in quegli ultimi tempi . L’aveva fissato in silenzio per
secondi,
minuti, ore, poi i suoi occhi erano diventati a un tratto limpidi e la
sua
figura ormai pallida aveva cominciato a spogliarsi…
Naruto
si svegliò di scatto, gli occhi velati, la schiena sudata e la rabbia
che gli montava
alla testa: lui non aveva paura di nulla. Però non voleva più
immaginare quella
scena, non voleva più vedere quei volti in quella situazione, ciò che sognava la notte era tremendamente
sbagliato...
Si
sollevò dal letto con uno scatto e afferrò la tuta arancione, pronto ad
uscire
per far vagare la mente in pensieri diversi.
Era così
assorto nel pensare ad alberi e kunai che inciampò in Akamaru, che lo
azzannò
alla gamba senza pietà strappandogli il pantalone e facendolo urlare
come un
ossesso.
“Ma sei scemo?!” ululò Kiba
mentre la
vista di Naruto cominciava ad annebbiarsi e il suo occhio destro
perdeva una
lacrima, ma quel rimprovero non lo confortò affatto perché era certo
che fosse
rivolto a lui e non al cane. Una mano lo tastò in modo spiccio sul
braccio e
una voce disse: “Il suo battito è troppo veloce e irregolare, forse è
meglio
portarlo all’ospedale…”
Mentre
cercava di non prestare attenzione al dolore che gli bruciava la gamba
all’altezza del polpaccio come una fiamma, finalmente Naruto riconobbe
la voce
atona di Shino e si innervosì ancora di più. Se c’era anche Shino,
allora…
“Sto
bene!” esclamò con la voce impastata, tentando di raddrizzare la gamba
ferita e
camminare velocemente via da lì. “Non voglio andare da nessuna-“
“Cosa è
successo?” mormorò una voce preoccupata che gli giunse stranamente
chiara “Oh,
Naruto-kun!”
Lo
shinobi riuscì a immaginare perfettamente il modo in cui lei aveva
curvato le
labbra per pronunciare il suo nome anche se aveva gli occhi ben
serrati. Non
voleva vederla. Non voleva vedere il volto della ragazza con cui faceva
l’amore
ogni volta nel libro del suo maestro.
La sua
mano rimosse con delicatezza i lembi del pantalone dalla ferita,
facendolo
tremare di sensazioni che non aveva mai provato, e dopo qualche secondo
la
kunoichi disse, piuttosto ansiosa: “Non è una ferita profonda, ma se
non la
medichiamo subito potrebbe infettarsi…”
Certamente
si aspettava che lui la ringraziasse e accettasse le sue cure, ma
Naruto
esclamò, evasivo: “Non preoccupatevi… Non fa nulla… Davvero…” e, più
veloce che
poté, si allontanò con passo malfermo senza neppure assestare qualche
calcio a
quel dannato Akamaru.
La gamba
che aveva fasciato alla bell’e meglio con quel poco che aveva trovato
in casa
gli bruciava ancora e Naruto non se la sentiva di scendere dal letto.
Il suo
sguardo cadde ancora sull’unico passatempo che aveva sul comodino, Le tattiche della pomiciata, ma non
riuscì neppure ad allungare la mano per prenderlo, mentre
ripensava a quanto vigliaccamente era
scappato via da Hinata.
La
kunoichi era diventata la sua ossessione: da quando gli aveva
confessato i suoi
sentimenti durante la sua battaglia con Pain non faceva altro che
figurarsi il
suo viso e pensare alle parole che gli aveva detto. Avrebbe potuto
ripeterle
per ore e ore senza mai stancarsi, perché le sapeva a memoria e perché
lo
consolavano in modo straordinario, dato che erano state le prime parole
che lo
avevano fatto sentire importante per qualcuno. Da quando Hinata gli
aveva
confessato i suoi sentimenti aveva cominciato a guardarla con occhi
diversi:
improvvisamente aveva preso a considerarla speciale, attraente.
Forse quelle parole gli avevano dato alla testa,
facendolo ammattire. Poi aveva riletto il libro di Jiraiya e aveva
cominciato a
vedere i loro visi e i loro corpi in ogni azione descritta in quelle
pagine. In
tutti i suoi viaggi tra i pensieri
l’aveva vista nuda senza il suo permesso tante volte e si
vergognava da
morire, perché, dentro di sé, aveva capito che non gli dispiaceva.
Hinata gli
piaceva, gli piaceva nella sua interezza,
ma non voleva dirglielo.
Dopo la
fine della guerra, lei non aveva più menzionato la confessione che gli
aveva
fatto. Mai. Ogni volta che si erano incrociati Hinata aveva sempre
fatto finta
di nulla, sembrava che non lo considerasse affatto. Si limitava a
fissarlo
senza dire nulla, senza arrossire,
senza avvicinarglisi.
Forse
aveva anche dimenticato le parole che gli aveva detto; forse avevano
lasciato
che trascorresse troppo tempo e lei non considerava più quella
questione
importante. Era crudele.
Quella
sensazione che provava, i suoi pensieri, i suoi sogni lo imbarazzavano
così
tanto da mandarlo fuori di testa. Si era deciso ad evitare la kunoichi
nella
realtà, perché era certo che ormai non le importasse più nulla di lui,
ma
continuava a desiderarla nelle sue visioni, perché non riusciva più ad
allontanarla dalla sua mente. Da quando Hinata gli aveva confessato i
suoi
sentimenti, non riusciva più a sentirsi in pace con se stesso.
“Ero
Sannin, che cosa intendevi l’altra volta?”
Nei suoi
sogni Jiraiya appariva sempre in buona salute e zelante, anche se era
morto. Lo
derise proprio come aveva fatto la volta precedente ed esclamò ancora:
“Tu vuoi
farlo, ma hai paura!”
Ridacchiava
ancora di gusto quando Naruto, furioso, urlò: “Beh, cosa c’è da ridere?
Se tu
mi dai queste risposte stupide…!”
“Sei
sempre stato un po’ lento.” commentò l’uomo con un sospiro, incrociando
le
braccia. Sembrava così vividamente reale mentre lo canzonava che Naruto
respirò
per un attimo la stessa atmosfera di parecchi anni prima, in cui
avevano
condiviso le giornate allenandosi, scherzando, parlando. Era
terribilmente
malinconico, perché, in quegli anni ormai passati, non avrebbero mai
neppure
potuto immaginare quello che li avrebbe attesi: la guerra, la
distruzione, la
morte, la ricostruzione e il tentativo di una nuova vita normale. Se
avesse
avuto per sempre sedici anni non avrebbe mai ricevuto parole d’amore da
Hinata,
non avrebbe mai compreso il significato di quel libro, il sentimento
che lei
gli stava negando…
“Dannazione!”
esclamò sbattendo un piede per terra rabbiosamente “Se tu non fossi
morto, e se
io-“
“Sarebbe
accaduto lo stesso.” lo interruppe Jiraiya con cipiglio incredulo, come
se
avesse potuto leggere i suoi pensieri e li avesse trovati ridicoli.
“Magari
sarebbe stato più doloroso. Non puoi sottrarti ai tuoi problemi. Tu
vuoi farlo,
ma hai paura.”
“Ancora
queste parole!” si lamentò Naruto senza avere neanche più la forza di
arrabbiarsi. Abbattuto, continuava a pensare al modo in cui aveva
trascorso gli
ultimi tempi, pieno di domande, di rimorsi, di vergogna, invece che
ottemperare
alla promessa di vita che si era fatto dopo che, finalmente, ogni
nemico era
stato abbattuto.
“Dimmi
quello che vuoi e basta!” esclamò
alzando la testa all’indirizzo del maestro. “Senza giochi di parole. Tu
hai
scritto quel libro, devi conoscere la
risposta!”
“Tu vuoi
farlo, ma hai paura.” ripeté Jiraiya lentamente, sorridendogli come
avrebbe
fatto con un bambino capriccioso. “Perché non fai come nelle tue
visioni?”
“Di cosa
stai parlando?”
“Sesso. Risolve un sacco di
problemi.”
replicò l’uomo senza scomporsi, mentre il viso di Naruto diventava
prima
terreo, poi rosso e la sua mente vagava alle scene fin troppo familiari
descritte dalle ultime pagine del libro Le
tattiche della pomiciata e nei suoi sogni.
“Ma Ero
Sannin…!”
“Scherzavo!”
esclamò improvvisamente Jiraiya scoppiando a ridere fragorosamente.
“Come se tu
potessi farlo davvero! Sei ancora un bambino, hai paura!”
“Io non
ho paura di niente!“ esclamò Naruto, piccato, allargando le braccia.
“Certo che ne hai paura!” continuò l’uomo,
convinto. “Tu vuoi farlo. Vorresti farti avanti, ma
hai paura. Stai cominciando a capire?”
Naruto sospirò, senza rispondergli. Erano
mesi che si torturava con
domande a cui non avrebbe avuto mai risposta, perché sapeva benissimo
che, per
ottenerle, doveva chiedere all’unica persona con cui, in quel momento,
aveva il
terrore di parlare. Ai suoi occhi, ormai, Hinata era l’essere più
crudele del
mondo.
Perché non andava da lui a rassicurarlo che
tutto ciò che gli aveva
detto aveva ancora importanza? Perché manteneva le cose in quello stato
di
impasse perpetuo? Era crudele.
“Allora?” esclamò Jiraiya improvvisamente
con un mezzo sorriso “Hai
finito di pensare a tutte queste stupidaggini? Sei completamente fuori
strada! La
colpa è soltanto tua. Sogni troppo.”
Naruto lo fissò, sorpreso e risentito.
Allora poteva leggere davvero
nella sua mente. Ma che diavolo di sogno era, quello?
“Smettila di sbirciare nella mia testa!”
urlò, irritato “Non ti è bastato
fare il guardone quando eri in vita? Pensa ai fatti tuoi!”
“Ma sei tu che mi hai chiamato.” ribatté
l’uomo pigramente. Fece uno
sbadiglio. “Sei davvero lento, mi sto annoiando. Ancora non capisci? Tu vuoi farlo, ma hai paura. Vorresti
farti avanti con lei, ma hai paura. Come spieghi il fatto che nelle tue
fantasie voi due facciate cose sconce ogni notte?” aggiunse poi in tono
allusivo.
“Certo che ho capito.”
Naruto arrossì sommessamente, corrucciato.
Quel dannato pervertito
conosceva tutto! Le sue paure, le sue ossessioni, i suoi desideri. Era
vero,
avrebbe voluto fare il primo passo con Hinata dopo ciò che lei gli
aveva
confessato, ma la paura di essere respinto lo incatenava al suolo e lo
gettava
nel panico. Non aveva mai amato nessuno e non aveva ricevuto mai
affetto,
neppure dai suoi genitori, perciò temeva ancor di più di restare di
nuovo solo.
Hinata gli aveva aperto la sua mente e il suo cuore, ma lui non aveva
fatto
nulla di concreto anche se, da quando la kunoichi gli aveva confessato
i suoi
sentimenti, non poteva più fare a meno di lei. Aveva il terrore che lei
avesse
dimenticato ogni cosa, anche se la sua mente aveva cercato in ogni modo
di
farglielo capire, lei gli piaceva, gli piaceva nella sua interezza, la amava. Tutti quei sogni, quelle scene
immaginate, quelle visioni avevano
quell’unico significato.
“Ero
Sannin…” azzardò gonfiando la guance per l’impaccio: si sentiva
tremendamente a
disagio a chiedere consiglio proprio a lui, che conosceva ogni cosa
nella sua
mente, ma non poteva fare altrimenti. L’uomo lo guardò con un fare
allusivo che
lo innervosì ancora di più ed esclamò: “Che c’è?”
“Come
posso fare?” gli chiese Naruto quasi in tono di supplica. Sentiva che
quello
era l’unico modo per uscire da quella situazione e sperava con tutto se
stesso
che Jiraiya gli fornisse una soluzione indolore. Il suo maestro
incrociò la
braccia e le gambe e lo guardò negli occhi. Sembrava una statua
imponente.
“Sonda
il terreno. Sei un ninja, no?”
Quell’idea
era talmente ovvia che si domandò più
volte come non avesse fatto a pensarci prima. Doveva accertarsi di
quello che
provava Hinata senza farsi scoprire. Invisibile come un buon ninja. Per
farlo,
però, doveva prima trovarla. Ma dove? Si
rese conto con orrore che non aveva minimamente idea di dove cercarla.
Cercò di
ricollegare i pensieri: non l’aveva mai vista da Ichiraku, andare a
casa sua
significava scoprirsi… Con un sospiro, decise di fare un giro nel
villaggio,
sperando di incontrare Kiba: magari avrebbe potuto estorcergli qualche
informazione…
Camminava
con le mani nelle tasche, senza prestare molta attenzione alla strada,
ma non
poté fare a meno di notare Hinata che camminava velocemente nella
direzione
opposta alla sua senza neppure notarlo. Era
crudele.
Con un
tuffo al cuore, Naruto esclamò a voce un po’ troppo alta: “Ehi,
Hinata!” e
finalmente i suoi occhi lo scrutarono, pieni di sorpresa. Sembrava
distante,
persa nei suoi pensieri.
“Ciao
Naruto-kun” gli disse soltanto, con un sorriso, e riprese a camminare.
Lo
salutava, gli rubava l’aria, poi andava via come se nulla fosse
accaduto. Era
crudele. In un impeto d’irritazione, Naruto colmò i metri che lo
dividevano da
lei di corsa e le afferrò un polso.
“Naruto-kun!”
esclamò la kunoichi sorpresa “Cosa… cosa c’è?”
Il
ragazzo la fissò a lungo negli occhi, rifulgendo di decisione, ma lei
non disse
nulla. Perché non parlava? Perché non gli diceva: “Ho capito.” e
metteva fine a
quella situazione? Perché non lo toccava? In quel modo sarebbe morto.
Disorientato,
Naruto lasciò la presa sul suo polso. Riuscì soltanto a dire: “Vieni da
me.”
Anche se
si era scoperto, Hinata non disse nulla. Annuì in silenzio, un po’
intimidita,
e lo seguì senza mai raggiungerlo. Era ancora dietro la sua schiena
quando
Naruto aprì la porta e la fece entrare a casa sua.
La
kunoichi non vi era mai stata prima: c’era ancora più disordine del
solito, ma
lei sembrò non preoccuparsene. La invitò a sedersi.
“Preparo
qualcosa.” esclamò Naruto evitando di guardarla e cominciando a
trafficare con
dei contenitori di ramen istantaneo. Mentre preparava la pentola con
l’acqua
bollente, tentò di fare un po’ di conversazione per non scoppiare
dall’imbarazzo. Non voleva più tradirsi.
“Dove…
dove stavi andando prima?” le chiese con il tono di voce più casuale
possibile.
“E-ero
appena stata da Kurenai-sensei.” mormorò lei in replica. Dal suo tono
di voce,
Naruto comprese che si sentiva a disagio: forse stava cominciando a
pentirsi di
tutto quello che gli aveva fatto. Sentì una gioia selvaggia scoppiargli
nel
petto e tentò di approfondire.
“A fare
cosa?”
“Sono
andata a trovare Haru. Era un po’ che non lo vedevo…”
Lo
shinobi annuì con un grugno. “Come sta?”
“Oh,
molto bene, davvero.”
Naruto sbatté
le confezioni di ramen istantaneo sul piano della cucina con un tonfo,
ribollendo d’irritazione.
Perché
cavolo stavano parlando del marmocchio di Kurenai-sensei? Non gli
importava
niente di lui, l’unica cosa che gli importava era lei. Doveva sondare il terreno.
“Hinata”
sussurrò quasi sperando che lei non lo sentisse. Si voltò e lasciò che
tutte le
sue difese cadessero soltanto guardandola: non ce la faceva a trattarla
male
per restituirle tutta la sofferenza che gli aveva causato, anche se la
sua
rabbia era massima. Forse era perché i suoi occhi chiari lo stavano
fissando,
implacabili, pietosi.
“Perché
cavolo sei venuta a casa mia se mi odi così tanto? Proprio non capisco.”
Ecco,
così sì che aveva sondato il terreno. Se fosse stato in missione, tutto
quello
che aveva fatto gli sarebbe certamente costato la vita, ma ormai non
gli
importava più niente. Lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi e
abbassò lo
sguardo.
Sentì la
sedia strisciare sul pavimento e il rumore di qualche passo concitato,
poi subito
Hinata esclamò, improvvisamente troppo vicina a lui: “Io non ti odio!”
Dalla
sua posizione, Naruto riusciva a scorgere soltanto le punte dei piedi
della
kunoichi, ma senza realmente vederle. La sua voce era stata così
sicura… Senza
pensarci, avanzò, avanzò, avanzò trascinandola con sé finché la sua
mano non
sfiorò la parete della cucina e Hinata tremò impercettibilmente. La
conosceva
troppo bene per non sapere che lei, tra le sue braccia e la schiena
contro il
muro, si sentiva irrimediabilmente in trappola.
Lo
shinobi alzò gli occhi e finalmente poté osservare da vicino quel viso
che ogni
volta immaginava nei suoi pensieri e si stupì di quanto vi fosse
simile: aveva
lo stesso sguardo sicuro che vedeva ogni notte. Lo stesso sguardo di
quando gli
aveva confessato i suoi sentimenti. La sensazione di aver vinto lo
abbandonò
immediatamente.
“Io non
ti odio” ripeté Hinata a voce più bassa mentre le guance le diventavano
rosse. Chiuse
gli occhi ed avvicinò il viso al suo,
sfiorandolo piano, poi, inaspettatamente, lo baciò. Le sue labbra erano
calde,
calde come quelle che Naruto baciava da tanto tempo soltanto nei suoi
sogni,
calde come la pelle che aveva avvicinato al suo viso.
Voleva
che quel calore non lo abbandonasse mai più. Spinse di più le labbra
contro le
sue senza riprendere fiato, cercando di convogliare tutta la sua paura
nella
bocca di Hinata. Lei avrebbe capito e gli avrebbe iniettato ancora quel
veleno
che riusciva a farlo impazzire ogni volta che la vedeva.
Lo
avrebbe fatto rivivere.
Tu
che t'insinuasti come lama
nel mio cuore gemente; tu che forte
come un branco di démoni venisti
a fare, folle e ornata del mio spirito
umiliato il tuo letto e il tuo regno - infame
a cui, come il forzato alla catena,
sono legato, come alla bottiglia
l'ubriacone, come alla carogna
i vermi, come al gioco l'ostinato
giocatore - che tu sia maledetta!
Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
di conquistare la mia libertà;
ed il veleno perfido ho pregato
di soccorrere me vile. Ahimè, la spada
ed il veleno, pieni di disprezzo,
m'han detto: «Non sei degno che alla tua
schiavitù maledetta ti si tolga,
imbecille! - una volta liberato
dal suo dominio, per i nostri sforzi,
tu faresti rivivere il cadavere
del tuo vampiro, con i baci tuoi!
Charles Baudelaire,
da “I fiori del
male”
Crudele
– lo avrebbe fatto rivivere
Fine
Note:
Qual
è
il senso di questa fan fiction? Che Naruto è impazzito. XD Come ben
sapete, mi
piace torturare i personaggi, e per questa fic era il turno di Naruto.
XD Ma
d’altronde, con una poesia che parla di vampiri veri e
non sbrilluccicanti, come poteva essere diverso? In questa
fic ho fatto sì che Naruto fosse un po’ il Baudelaire della situazione,
a
disagio, con delle “visioni”, incapace di comportarsi, che si sente
braccato
dalla donna che ama. Egli crede che Hinata non lo consideri più e si
sente
disorientato, ma continua ad amarla e per questo la considera crudele.
La vuole
rendere la “donna vampiro” di memoria dannunziana, e alla fine le cede,
per
questo la fine è un po’ dark. Povera Hinata XD E’ la prima volta che
scrivo
qualcosa del genere e spero che la storia sia quantomeno decente! T_T
Spero,
inoltre, non risulti troppo pesante da leggere per via
dell’introspezione
pressante, ma ho dovuto molto insistere sui pensieri distorti di Naruto
per
esigenze di trama. Ho cercato di alleggerire un po’ l’atmosfera con un
lessico
colloquiale e scemo,come Naruto ;) perché alla fine il punto di vista
prevalente è il suo. Spero davvero che non risulti fastidioso e che i
personaggi siano IC. Praticamente ho smesso di seguire seriamente il
manga alla
riunione dei Kage (mooolto tempo fa), sbirciando soltanto qua e là
quando si
sentiva odore di NaruHina. *___* Spero
che le personalità di Sasuke e si Naruto non si siano scambiate, sennò
sarebbero guai per me. XD
Oggi:
Questo
era quello che scrivevo alla consegna della fic. Oggi, così come quando
sono
venuta a conoscenza dei risultati, sono ancora stupita e contentissima
di
questo primo posto, perché questa fic è stata complicata sin
dall’inizio, sin
da quando ho dovuto immaginarla in un periodo per me nero per quanto
riguarda l’ispirazione.
Arriva
in ritardo, ma spero
davvero che possiate apprezzarla.
Ringrazio
la splendida MusaTalia per l’accuratissimo
betaggio, per la pazienza, per la velocità e
per aver creduto in questa fic quando non ci
credevo neppure io e, ancora una volta, i miei ringraziamenti vanno a Moko e
Yume, le giudicie,
perché riescono
sempre a risvegliare in me la passione per Naruto e Hinata quando si
assopisce.
Alla
prossima,
Ayumi
Grammatica e stile: 9.5/10
Originalità: 9.5/10
IC: 10/10
Trama: 9.5/10
Giudizio personale: 9.4/10
Totale: 47.9/50
Commento di Yume_no_Namida: ...
Posso dirlo?
Ormai sei una garanzia.
Un po’ come il nuovo prodotto di un marchio di fiducia, raramente
rimani delusa [certo, le eccezioni non mancano, ma sono sporadiche e
del resto di mezzo ci sono comunque degli uomini, è giusto così].
E in tutta sincerità non è proprio il massimo, paragonare una persona e
quello che scrive ad un marchio di fabbrica [fa pena, a dirla tutta -
faccio pena], ma facciamo finto che io sia dotata di un eloquio di gran
lunga più forbito e abbia fatto ricorso a metafore sinuose ed eleganti
*pat pat*
Dunque, scrivevo... è perfetto.
Il tuo Naruto è perfetto.
Ogni volta lo centri in pieno, qualunque sia il sentimento/l’impulso/il
pensiero che in quel momento lo guida.
Naruto che è un baka e un imbranato cronico, che prova a trattenersi ma
finisce comunque per agire d’istinto, che alla veneranda età di...
quanto? 17 anni o poco più? si rende conto con meraviglia di cosa ci
stiano a fare, due corpi di sesso opposto avvinghiati l’uno all’altro.
Misteri della fede (?).
[Giuro che internamente mi son spanciata dal ridere, ho dovuto evitare
l’emissione di suono esclusivamente per non rischiare di essere
guardata con sospetto dalle nuove coinquiline - e, visto che ancora non
mi conoscono, spero almeno di giocarmela a poco a poco, la faccia, in
dosi sostenibili]
Nessuna pecca grammaticale, a livello stilistico solo qualche lieve
stridio nella discussione con Jiraya [ma si tratta essenzialmente di un
mio problema di percezione e dovresti prendermi a calci, sìsì], il
resto scorre sotto gli occhi in maniera incalzante e armonica.
E poi l’utilizzo della poesia è geniale, il testo di Baudelaire
presentava non poche difficoltà!
Sei riuscita a rendere Hinata ‘crudele’ mantenendola gentile, a
trasformare lei in un vampiro e la realtà in un tormento semplicemente
attraverso le fisime di Naruto, senza che nulla cambiasse davvero... a
questo punto, i complimenti te li meriti tutti.
Io davvero non saprei cosa aggiungere, se non ribadire 10, 100, 1000
volte la mia ammirazione per l’originalità, la precisione e l’impegno.
Grazie a te per aver partecipato, di nuovo.
E’ sempre un piacere immenso, credimi.
E... anche alla prossima, magari ;’)
Grammatica e stile:9.8/10
Originalità: 9.6/10
IC: 10/10
Trama: 10/10
Giudizio personale: 10/10
Totale: 49.4/50
Commento di Mokochan: parto
subito col dire che non ho trovato errori, ma uno stile fluido e
intenso, facile da seguire, introspezione curata, descrizioni buone -
tutto nella norma, insomma.
Per quanto riguarda l'originalità... beh, la storia in sé, che fa
apparire Hinata come 'crudele' - agli occhi di Naruto - mi ha davvero
colpita. Hai usato la poesia in maniera talmente buona da rendere
questo piccolo racconto molto originale e d'impatto.
Naruto, dio mio, è molto IC, lo è come sempre. Credo che tu sia una
delle poche autrici a renderlo davvero NARUTO. Sì, il Naruto Uzumaki
del manga, il genin creato da Kishimoto. C'è bisogno di aggiungere
altro? xD
La trama: Naruto non fa che fa sogni diciamo "spinti" su Hinata. Legge
determinati passaggi del libro di Jiraiya e immagina che lui e Hinata
siano i protagonisti - e la cosa gli fa rabbia, è spaventato,
imbarazzato, non capisco o meglio non vuole capire.
E Jiraiya, in sogno, cerca di dargli una mano, prendendolo anche in
giro... perché Naruto vuole, ma non fa. Resta fermo, lasciando le cose
così come stanno; esattamente come Hinata, che fa finta di niente, che
non si muove.
E lui cerca di evitarla, perché lei è crudele, in quel suo far finta
che non sia successo assolutamente nulla, che la dichiarazione non ci
sia stata, che quei sentimenti non ci siano più.
Quando, in verità, ci sono.
Naruto si sente punito da Hinata per non aver subito compreso quei
sentimenti, e mentre lei continua a far finta di niente, lui comincia a
considerarla crudele, perché la vuole, vuole tutto ciò. E, in questo
uragano di pensieri e sogni, Naruto - letteralmente - impazzisce.
Ho apprezzato la trama della storia, semplice ma al tempo stesso
travolgente, intensa, tesa.
Cosa penso di tutta la storia: ottima. Cioè, le altre storie da te
proposte ai precedenti NaruHina contest erano belle, ma questa, Ayumi,
mi ha lasciata così: *O* cioè, alla fine ancora
fangirlavo. Tutta l'introspezione, la goffaggine, la presenza di quello
scemo dell'Ero-Sennin, dolorosa quasi - o così mi è anche parsa.
Un miscuglio di emozioni così forte... da rendere questo tuo Naruto più
vero di quanto ci si aspetti.
Tutto così... lento. Lento e crudele.
Amo questa storia.
Complimenti! (:
Totale: 97.3/100
Questi splendidi banner sono stati realizzati da Yume. Grazie! *___*