Il pugno la colpì appena sotto l’occhio, infrangendosi sullo zigomo già
rotto.
Sentì l’osso scricchiolare ancora, senza avvertire, però, più
dolore.
Sorrise lentamente, assaporando sulle labbra il sapore metallico del
suo stesso sangue.
Cercò ancora, invano, di muovere le mani. Inutile. Erano
legate troppo strette.
Quel ciccione dall’aria scema non era affatto delicato
con una signora.
Tentò di aprire gli occhi, ma le palpebre gonfie le
impedivano di vedere.
Cazzo.
Qualcuno stava parlando.
Una voce acuta ed
arrabbiata.
Chissà che le stava chiedendo.
Era troppo stanca anche per
ascoltare.
Bisbigliò un insulto.
Che fece il suo effetto.
Urla più alte
e un cazzotto più forte.
Si sentì svenire.
Solo allora tutto cessò.
I
due ceffi uscirono dalla stanza.
Temari riprese a contare.
Così le avevano
insegnato.
Quando sei sotto tortura pensa ai numeri.
Di frasi senza
senso.
Accetta i peggiori dolori.
E così Temari continuava a contare,
seguendo il ritmo delle gocce di sangue che scivolavano a terra.
- Si ostina a non parlare- disse la ragazza bionda, rivolta alla figura
vestita da anbu.
La maschera da falco si voltò verso la porta.
La "squadra
interrogatori e torture" di Konoha si stava rivelando un fallimento..
Avevano
servito loro una delle kunoichi più pericolose e vicine al nemico e loro la
stavano solo ammazzando di botte.
- Incapaci- sussurrò da dietro la maschera,
osservando la ragazza magra e il giovane ciccione.
- Ehi! Noi stiamo facendo
del nostro meglio!- sbottò lei, serrando i pugni
- Calmati Ino…- le bisbigliò
il ragazzo, fermandola con le mani sporche di sangue.
- Sono sei ore di
interrogatorio…siamo stanchi anche noi…- si scusò il ragazzo, lavandosi in una
bacinella, dall’acqua già tinta di rosso.
- Fatela arrivare viva a stasera
almeno…- ordinò l’anbu, aprendo la porta, osservando la cenciosa figura
accasciata sulla sedia.
- Fino all’arrivo di Shika…poi dirà lui cosa ne
dobbiamo fare di quella…- l’interruppe Ino, passandosi un panno sulla fronte
sudata.
La maschera da falco chiuse violentemente la porta,
allontanandosi.
Sperò che Shikamaru si sbrigasse ad arrivare.
Quelle
informazioni sul Kazekage erano essenziali in quel momento del conflitto.
Da
quando Suna aveva tradito, alleandosi con Orochimaru.
La maschera da falco
percorse il corridoio stretto, raggiungendo la maschera da lupo che, seduto in
un angolo, lucidava la katana.
Ino fasciava la ferita che si era aperta sul pugno di
Choiji.
Quell’interrogatorio stava procedendo malissimo.
Le uniche parole
che le avevano strappato erano stati sei "stronza", cinque "’fanculo puttana" e
una decina di altri teneri complimenti.
Strinse con forza la benda ed il
ragazzo sussultò.
- ahi, Ino-chan, mi fai male così!- disse, ritirando la
mano.
- Scusami Choiji…- mormorò, osservando la porta chiusa.
Dovevano
sbrigarsi a farla crollare…la sicurezza del villaggio dipendeva da
questo.
Temari sapeva dove si trovava il fratello. Avrebbero solo dovuto
farla parlare. Era il loro (semplice?) dovere.
Choiji afferrò un pezzo di
pane abbandonato sul piccolo tavolino.
Ino sentì una stretta allo
stomaco.
Al solo pensiero di come avevano ridotto il viso di Temari… come
faceva quello lì a mangiare?
- Ohi, coppia di noiosi imbranati…-
Quella voce la fece sussultare.
Si
voltò verso la figura che, appoggiata alla porta, si era portata una mano tra i
capelli scuri, per una volta, sciolti sulle spalle.
- Shika!- urlò,
fondandosi verso di lui e gettandogli le mani al collo.
- Sta buona
Ino…perché mi avete fatto chiamare?- rispose, osservando il giovane amico, preso
a finire di sgranocchiare la crosta di una fetta di pane.
- Una si rifiuta di
parlare…- mugugnò l’altro, inghiottendo velocemente anche le ultime
briciole.
- Donna?...seccature, seccature. Io l’ho sempre detto…- disse
Shika, sulle labbra un sorriso stanco.
- Tutte tranne me, vero tesoro?-
proruppe Ino, tenendogli la mano, ricevendo per risposta un brontolio
sommesso.
Shikamaru aprì lentamente la porta.
Sembrò trattenere il
fiato.
Quando si voltò, sul volto aveva una strana espressione.
- è
Temari…- bisbigliò, raccapricciato.
Afferrò una bottiglia d’acqua e il poco
pane rimasto, oltre a delle bende pulite.
- Ehi, Shika…- Ino l’afferrò per la
manica della maglia
- Tranquilli, crollerà- decretò, infilandosi nella
penombra della stanza.
Temari era arrivata a duemilacinquecentoventidue, o ventitre, non riusciva a
ricordare, a seguire il filo dei pensieri.
Illogico. Tutto quello che era
accaduto era illogico.
L’imboscata, quelle stupide maschere, la
cattura.
Cavolo, era Temari, figlia e sorella dei Kazekage più
potenti…
Che schiappa.
Smise di contare, raccogliendo le forze.
Cercò
ancora di strattonare il laccio che le teneva le mani dietro la schiena.
-
fatica inutile… Choiji è troppo forte anche per te…-
Strano, lei quella voce
sembrava riconoscerla.
Alzò gli occhi, ma un velo rosso non le permetteva di
riconoscere chi aveva parlato.
Lasciò ricadere la testa con un gesto
sconsolato.
Eccola la grande Temari.
Legata, indifesa, in balia di
un’ombra…
Ma certo! L’ombra!
Shikamaru.
- Che vuoi?...- biascicò,
provando un nuovo lancinante dolore
- Per ora, rimetterti in senso…- disse
lui, passandole un panno bagnato sul viso.
- Non parlerò…- continuò lei,
avvertendo sulla pelle una sensazione fresca, sospirando di sollievo.
Nara le
allontanò i capelli dalla fronte, esaminando lo zigomo ferito.
- Cazzo! Fa
male!- strillò lei, voltando la testa.
- Si lo so…ci sono passato anche io.-
disse lui, continuando a tastarle la guancia.
Era vero, Temari riusciva a
ricordarlo.
Qualche mese prima lo avevano catturato.
Fatica vana, Naruto
lo aveva liberato solo dopo qualche ora.
Dopo qualche terribile ora.
Di
lui se ne era occupato Kankuro.
E, a quanto si diceva, aveva fatto un pessimo
lavoro.
Alla fine Shikamaru era inutile.
Non riusciva neanche più a
parlare.
- Forza, ora cerca di bere…- le ordinò, versandole dell’acqua nella bocca
socchiusa.
Aveva il viso avvolto da una benda sottile e lo fissava
sprezzante.
- Muori- gli rispose, voltando la testa
- Vorrei farti notare
che ora, Tem, quella con un piede dalla fossa sei tu…- mormorò lui, gettandosi a
sedere su una sedia.
Si accese una sigaretta.
- Il fumo mi infastidisce…-
disse lei, come un riflesso incondizionato.
- Lo so. Me lo ricordo bene.-
continuò lui, aspirando una boccata.
Temari si chiese quante volte glielo
avesse detto in passato.
Quando, camminando per le vie di Suna (in segreto,
nessuno sapeva perché Shikamaru si trovasse lì) o nella foresta attorno Konoha (
Temari, chissà perché, era sempre li quando non era in missione), lui iniziava a
fumare e lei lo sgridava.
Chissà quante volte.
- Allora, dov’è?- proruppe
lui.
Temari represse un sobbalzo dalla sorpresa.
- Non ti dirò niente…-
rispose, abbassando lo sguardo.
- Bene. Allora rimarremo molto tempo insieme.
– continuò lui, gettando la cicca a terra.
- Bene- sibilò lei.
Il silenzio era assordante. Quasi quanto il dolore.
- Ti conviene
bere…sono ore che sei chiusa qui- borbottò lui, asciugandosi le
labbra,allontanando la bottiglia dalla bocca.
- Taci!- intimò la ragazza
-
Sei di pessimo umore è?!...ma almeno ti sono tornate le forze…- disse lui,
gettando le braccia dietro la nuca.
- Io non ho mica la ragazza che mi
aspetta fuori a gambe…ops, scusa, braccia aperte!- mormorò lei, con aria di
sfida.
- No, lei ti sta aspettando per mandarti sotto terra.- rispose,
fissando il soffitto
- Sei mezza morta e sei ancora gelosa…dimmi Temari, dove
le trovi tutte queste energie?- continuò il ragazzo, osservando la figura della
giovane.
Nonostante il viso gonfio, l’occhio nero e le labbra spaccate…era
ancora Temari.
Un nodo lo assalì.
Dannata guerra.
Stava andando tutto
così bene.
- Sono stanco, dimmi dove si trova…- bisbigliò, portandosi alle
labbra un’altra sigaretta.
- Il fumo mi ammazzerà…- continuò lui, assaporando
l’odore amaro
- Non prima di me, se mi lasci libera…- proclamò la
ragazza.
Finalmente, Shikamaru pensò, ora riconosceva la sua voce.
- Un
altro buon motivo per tenerti legata allora…dai, dimmi dove si trova…- continuò
meccanicamente.
- N O – sillabò lei, mostrando un sorriso di sfida.
Temari
non sarebbe cambiata mai.
Shikamaru le sorrise di rimando.
Come tempo
prima, i loro sguardi si incrociarono.
Anche Shikamaru non sarebbe mai
cambiato.
Sembrava essersi addormentato.
Perfetto, pensò Temari, socchiudendo gli
occhi.
Doveva solo raccogliere un po’ di chakra per spezzare la corda. Che
stupido che era! Lasciarla riposare!
- Non provarci Tem…c’è un sigillo fatto
apposta proprio attaccato alla tua schiena…- disse con voce calma, lentamente,
con ancora gli occhi chiusi.
La ragazza lanciò un insulto che, ovviamente,
non produsse alcun effetto.
Sempre calmo e pacato.
Temari lasciò
ciondolare la testa, che sentiva pesante.
Aveva sonno.
Aveva fame e aveva
sete.
E, e questo non lo avrebbe mai immaginato, per la prima volta
dall’inizio della guerra, voleva tornarsene a casa.
Perché lei, rinchiusa lì
con Shikamaru, stava impazzendo.
- Allora, hai deciso?- iniziò nuovamente
lui, attirando l’attenzione della ragazza
- Io con te non parlo…richiamami
quei due di prima, il ciccione e la puttana…mi sembravano tipi più socievoli-
rispose lei, ostentando una sicurezza che non aveva.
L’avrebbero ammazzata
comunque. Anche se avesse parlato.
Meglio finirla subito. Preferiva i
cazzotti a quella calma solo apparente.
Anche perché non avrebbe sopportato
di essere uccisa da lui ( e non avrebbe sopportato la certezza della vendetta di
Gaara. Meglio crepassero quei due, allora).
- Mpft – mugugnò lui,
sospirando.
- Stai cercando di farmi arrabbiare?...guarda che l’esperto in
torture sono io, non tu- continuò il ragazzo, fissandola.
Temari abbassò lo
sguardo, voltando la testa.
Sentiva le ferite bruciarle e lo zigomo le
pulsava.
Non aveva più forze.
Forse era a quello che Shikamaru
puntava.
- Stai male?- le chiese, avvicinandosi
- Meglio di come staresti
tu al mio posto…- sputò lei, sollevando gli occhi arrossati.
Non aveva mai
versato una lacrima durante quelle ore. Solo ora se ne rendeva conto.
Ora che
gli occhi le dolevano per le tante lacrime.
- Questo, certamente. Kankuro mi
aveva davvero fatto il culo…- rispose lui, con apparente indifferenza
-
…Anche io non ho parlato. Ti capisco- disse, portandole alle labbra la
bottiglia.
Lei bevve avidamente, ora.
I minuti passavo lenti, silenziosi. Come loro due.
L’aria puzzava del
sangue e del sudore della giovane.
Ondeggiava la testa, scuotendo i capelli
increspati e sporchi.
- Fammi qualche domanda…sto per addormentarmi- sibilò,
rivolta a Shikamaru che la osservava, tranquillamente seduto.
- Tanto non mi
risponderesti…- disse lui, alzando gli occhi al cielo con ostentazione.
Ci
mancava solo che iniziasse a fare lo scemo, pensò lei, storcendo le labbra.
I
loro sguardi, ancora una volta, si incrociarono.
Strano come quel momento
ricordasse loro, ad entrambi, quei momenti tanto lontani nel tempo.
Quando
lui era un inesperto leader pronto a mollare, e lei una decisa kunoichi, fiera
di sé.
Ora loro erano un esperto manovratore e una ragazza ( Temari odiava
sentire di essere solo una ragazza) umiliata.
- Cazzo Shika, fa qualcosa!-
gli urlò addosso, sperando la punisse. La picchiasse. Qualsiasi cosa, ma non
quella calma.
- Anche questo me lo dicevi sempre…sei monotona,
mendekouze- rispose lui, ondeggiando una boraccia vuota.
Lei sentì le
bende umide.
Non era sangue. Erano lacrime.
Si accorse di aver iniziato a
piangere.
L’umiliazione si confuse alla vergogna.
Cominciò ad urlare.
Insulti. Grida. Odio.
Niente. Nessuna reazione. Shikamaru sembrava assorto in
altri pensieri, più interessanti.
Più importanti. Più importanti di lei.
-
Traditore!- urlò, in un susseguirsi di singhiozzi.
Lo sguardo sicuro di
Shikamaru parve esitare.
- Era iniziata la guerra…è stato Gaara a tradire-
rispose, con un lampo sinistro negli occhi
- Traditore…- sussurrò ancora lei,
guardandolo con gli occhi gonfi di lacrime
- Che potevo fare?! Asuma era
morto, Choiji ferito…- gridò lui, alzandosi in piedi
Lei lo fissò sconcertata
per qualche istante, prima di sputare in un angolo con rabbia.
- Ino…era
sola…- terminò lui, abbassando improvvisamente la voce.
Temari represse
l’ultimo singhiozzo, alzando gli occhi verdi.
- Vattene.- sibilò.
Ino aprì violentemente la porta, illuminando la piccola e fredda
stanza.
Notò le bende che avvolgevano il viso straziato della ragazza e la
bottiglia d’acqua oramai vuota.
Shikamaru non trattava mai così i suoi
"scoccianti canarini" (possibile pensasse sempre al cielo?).
Represse
un’ondata di gelosia, che le fece arrossare le guance pallide.
Certo, ora era
Temari. Per lei era sempre stato diverso.
Ma tra poco tutto sarebbe
finito.
- Nara, puoi venire un attimo?- chiese, con la voce ancora più
acuta.
Ottimo, pensò Shikamaru.
Ino non lo interrompeva mai durante un
‘interrogatorio. Né, tanto meno, lo chiamava per cognome.
Qualcosa si stava
mettendo male.
Fissò ancora una volta Temari. Aveva voltato il viso. Non
avrebbe permesso a nessuno di vederla piangere (troppo orgogliosa).
Sbuffò,
portando una mano alla fronte.
Era accaldato.
Doveva respirare.
- che
c’è?- ringhiò, insolitamente agitato, ritrovandosi nell’altra stanza.
- Siamo
stati scoperti…dobbiamo levare le tende!- disse Choiji, raccogliendo gli zaini
da terra
Ino fissò il ragazzo ancora immobile davanti la porta socchiusa
-
e…Lei?- chiese, con un leggero tremolio nella voce.
- Non possiamo
permetterle di tornare indietro…sa troppe cose…va eliminata- concluse Ino,
osservando il ragazzo con la coda dell’occhio.
Notò l’impercettibile sussulto
che lo scosse e l’espressione del suo sguardo.
- è compito del leader, ma se
non hai le palle…- urlò, dirigendosi rapidamente verso la porta.
Shikamaru la
bloccò serrandole con un braccio i fianchi.
Choiji seguì i due compagni con
lo sguardo.
Si stava mettendo male. Dovevano andarsene. Se quei due
iniziavano a litigare, per Quella poi, era davvero finita.
- Ino, mentre
Shika finisce il lavoro, aiutami…- disse, strappando dei fogli di
appunti.
Tutti i dati che avevano raccolto in quella settimana.
- Ino,
manda a memoria quello che puoi e tu Choiji, brucia tutto…io torno subito- disse
infine Shikamaru, aprendo la porta scura.
- Ti amo Shika…- bisbigliò lei,
sciogliendosi da quella sorta di abbraccio
- Lo so, Ino…- le sorrise lui,
afferrando un kunai.
Temari alzò lo sguardo.
Si era assopita, ma era stata una terribile
sensazione a svegliarla.
Sentì un brivido percorrerle la schiena
sudata.
Strinse i denti.
Era la paura. Le avevano raccontato cosa potesse
fare.
Shikamaru aveva socchiuso la porta
- Ti amo Shika…- Ino.
Temari
sentì distintamente quella frase, appena un sussurro.
Deglutì rumorosamente,
ingoiando anche le altre lacrime che le salivano lentamente agli occhi.
La
terribile sensazione la invase di nuovo.
Cercò con lo sguardo la figura che,
intanto, era entrata nella stanza.
Un pallido riflesso la fece
sobbalzare.
Lo conosceva fin troppo bene.
Lo aveva visto fin da bambina,
quando si allenava strenuamente, pur di essere degna del nome che portava.
Ma
solo ora, non in mezzo alle battaglie più cruente, non quando il nemico la
circondava, di quel riflesso, ebbe paura.
Un kunai.
Allora è così che
sarebbe morta, pensò.
Legata ad una sedia, indifesa, sgozzata con un
kunai.
Dal ragazzo di cui, anni prima, si era innamorata.
Che
schiappa.
Anche Kankuro non avrebbe saputo far di peggio.
- Su, sbrigati…-
gli disse, alzando fieramente lo sguardo, porgendogli il collo.
- Mi conosci,
non sono fatta per le lunghe attese- continuò, anche se la voce aveva già
iniziato a tremarle.
Shikamaru le si avvicinò, stringendo nervosamente l’asta
del kunai.
- Non mi concedi neppure l’ultimo desiderio?- chiese,
sorridendogli debolmente.
Il ragazzo la fissò negli occhi verdi,
inginocchiandosi di fronte a lei.
- Baciami, cry baby…- bisbigliò,
socchiudendo gli occhi indolenziti.
Quando i loro respiri si fusero, ancora
una volta, pensò che morire così non le sarebbe dispiaciuto più di
tanto.
- Finito- disse Shikamaru, uscendo dalla stanza, chiudendo alle proprie
spalle la porta.
- Ce ne hai messo di tempo!- sbottò Ino, afferrandogli una
mano
- Svelto, gli ordini erano di lasciare tutto entro pochi minuti…-
continuò, spingendolo verso lo stretto corridoio, dove la mole dell’amico li
attendeva.
- Ero preoccupata- gli sussurrò all’orecchio, facendolo
rabbrividire
- Andiamocene- le rispose, strattonandola.
Doveva
allontanarsi da lì.
Fuggire.
Si voltò un’ultima volta.
Nelle narici
ancora l’odore del suo sangue, nella bocca quello del suo
bacio.
Sospirò.
Addio Temari, pensò, correndo verso la stretta uscita.
- Ehi…sveglia!-
Uno strattone. No due…forse…tre…
- Apri gli
occhi…non farmi preoccupare baka!- ancora uno, no due…
- Cavolo, mi spacchi
la spalla!- strillò la ragazza, spalancando gli occhi
- TEMARI!- gridò il
buffo ragazzo, ondeggiando il cappuccio da gatto
La bionda frenò un
urlo.
Il dolore non le era ancora passato.
- Come sei arrivata qui?- le
chiese Kankuro, aiutandola a sollevarsi
- Non lo so…ho corso, credo…-
bisbigliò la sorella, osservandosi i polsi.
I segni dei legacci erano ancora
ben visibili.
- Ma ti tenevano dentro un inceneritore?...puzzi di fumo…-
disse il ragazzo, storcendo la bocca dipinta
La ragazza arrossì, abbassando
lo sguardo.
- Zitto e torniamo a Suna…- disse, appoggiandosi al braccio che
il fratello le aveva fatto scivolare lungo la vita
- Agli ordini!- proruppe
lui, allargando la bocca in un grande sorriso.
Era felice di vederla viva.
Aveva avuto paura che quei cani di Konoha…ma no, niente poteva toccare la sua
sorellina.
Niente.
- Che fai?- gli disse, sentendo il suono delle corde che cadevano a terra
(i polsi erano ormai ore che avevano perso sensibilità)
- Tra poco ci
sentirai andare via. Aspetta qualche minuto e poi inizia a correre...i tuoi sono
nascosti qui vicino- disse il ragazzo, passandole una borraccia piena
-
Che diavolo vuoi fare? Liberarmi?-
Shikamaru annuì distrattamente
-
Rapida come al solito nei ragionamenti è?!- la schernì, accarezzandole i
capelli sporchi
- E perché?- gli chiese lei, ondeggiando i polsi
tumefatti
- A che pensi Temari nii-chan?- chiese Kankuro, cercando lo sguardo della
sorella, sdraiata accanto a lui, vicino al piccolo fuoco.
- A niente… sono
stanca…- gli rispose, voltandosi per osservare il cielo.
- Perché ?- gli chiese ancora, irritata dall’espressione teneramente
scocciata di lui
- Perché ti amo Temari- le rispose, uscendo dalla
stanza
- Ti amo anche io, Shikamaru Nara…- sussurrò lei, osservando una nuvola scura nel cielo notturno.
Ciao!!! Grazie a tutte/i coloro che hanno letto questa mia ficcina .Sono consapevole (e mi scuso se qualcuno ne è rimasto infastidito) dello smoderato uso di "parolacce".. ma insomma, sotto tortura non credo che nessuno direbbe " fermati, vile marrano…" a meno che non ti fai chiamare Don Chisciotte ^__^ ( perdonatemi sono sotto stress per gli esami, non so quello che dico @___@). Solitamente non apprezzo l'uso di volgarità nelle ficcy.
Dedicata in particolare a Lupus, che so essere un amante del pairing ^_^ (spero ti piaccia e mi faccia perdonare la gaffe dell’altra volta…) ed in generale a tutti coloro che amano questa coppia. Un enorme bacio a tutti ed in particolare a chi lascerà un recensioncina.
Roberta