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Autore: MadAka    10/11/2012    0 recensioni
"La notte a Seattle è buia e fredda come sempre.
Qua e là i lampioni dalla luce rossastra schiariscono le ombre delineandone i contorni, mentre, lungo quella via, lei si fa largo lentamente guardando, con occhi appannati, la realtà in cui si trova.
Poche persone le camminano intorno, è notte, fa freddo, e non c’è tempo.
Ma bisogna procedere verso quel punto, laggiù, Shoreline."
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte a Seattle è buia e fredda come sempre.
Qua e là i lampioni dalla luce rossastra schiariscono le ombre delineandone i contorni, mentre, lungo quella via, lei si fa largo lentamente guardando, con occhi appannati, la realtà in cui si trova.
Poche persone le camminano intorno, è notte, fa freddo, e non c’è tempo.
Ma bisogna procedere verso quel punto, laggiù, Shoreline.
Lungo la via si susseguono i negozi, chiusi, aperti, con le relative figure che vi ruotano attorno e che ancora non si sa che cercano.
Il piccolo gestore del negozio di alimentari sempre aperto, forse anche stasera teme di essere rapinato, mentre con disinvoltura pulisce l’occhio della sua telecamera.
Lì davanti un ragazzo, neanche tanto ubriaco, ha appena condiviso con un povero barbone il suo ultimo pacchetto di patatine.
Più avanti, al negozio di armi, nulla vive. Le pesanti saracinesche in metallo hanno bloccato il tempo, che verrà riavviato solo il giorno dopo, quando il proprietario si accorgerà della scritta Peace in vernice bianca sulla sua porta e vorrà ammazzare quei piccoli bastardi che gliel’hanno fatta.
Lei continua a camminare con le mani nelle tasche del cappotto lungo fino alle ginocchia, la sciarpa alzata e i capelli bruni leggermente mossi, ad incorniciarle il viso.
Un uomo le passa accanto con molta fretta e il viso nascosto.
Pare sia uscito da quel negozio laggiù, dove l’assenza di scritte e le soffuse luci rosse lasciano intendere a sufficienza quale sia il materiale venduto.
Ora, accanto a lei, due giovani donne ricoperte di perline invitano le persone ad accomodarsi nel loro nightclub prima dell’inizio del prossimo spettacolo, alcuni le ascoltano, altri le ignorano.
La fila di negozi chiusi che segue lascia invece spazio all’immaginazione, che quella sera, a lei, manca.
La notte di Seattle, in quel punto della via, verso Shoreline, vive in un solo posto.
Le inferiate verniciate di verde che incorniciano la porta e la grande vetrata del pub aperto fino a tarda ora.
Spesso lei si era seduta ad uno di quei tavoli quando, insieme a lui, potevano apparire come una delle tante coppie a cui il barista sorrideva, mentre alcuni giocavano a biliardo ed altri a freccette, mentre altri ancora chiacchieravano davanti ad una birra.
Ma bisogna procedere, verso l’inizio di quella via.
Voltandosi per ricominciare a camminare gli occhi scuri di lei riprendono vita. 
Lui.
Fermo, abbandonato e al tempo stesso sicuro nel cuore della notte gelida di Seattle.
Il suo sorriso. Un sorriso che rischiara il buio e fa dimenticare il freddo.
Lei che gli si avvicina per accompagnarlo, i loro corpi che si toccano per darsi calore e le labbra di lei che si schiudono per dare finalmente  suono alle parole fin’ora trattenute.
Si allontanano insieme, parlando, verso lo stesso posto, verso l’inizio di Aurora.
 


Brano che ruota attorno ad “Aurora” dei Foo Fighters.
Non ha assolutamente senso, ma mi è uscito di getto mentre ascoltavo la canzone…
Non so neanche se un minimo ho centrato la questione, non credo… -MadAka-
  
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