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Autore: leyda    10/11/2012    7 recensioni
"...Aprì gli occhi su una stanza semibuia, ma sapeva chi c'era insieme a lui, ancora prima di volgere lo sguardo sulla sedia occupata da Scott in precedenza. Quando si decise, i suoi occhi si mossero con lentezza esasperante, fino a fermarsi in quelli verdi dell'Alpha, che emise un impercettibile sussulto a quella vista..."
Sterek, of course
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Quello che vi apprestate a leggere è simile, almeno per me, a una mattonata nei cosiddetti, quindi: lettore avvisato, mezzo salvato!
Ho messo l’avvertimento Spoiler solo per il nome del capo degli Alpha, il resto è puro frutto della mia fantasia. E spero tanto che Jeff non sia malato come me, sennò siamo fritti…
Buona lettura!
 



Headlong


 

[…I’m having a hard time 
I’m walking a fine line 
Between hope and despair…]

[…Sto attraversando un periodo difficile
Sto camminando per una sottile linea
Tra speranza e disperazione…]





 

Si svegliò all’improvviso, senza ricordare nulla. Guardandosi intorno vide le pareti bianche della stanza e vicino al letto, una macchina che continuava a emettere un fastidioso e costante “bip” ad ogni secondo. Abbassando lo sguardo sulle proprie braccia notò un lungo tubicino. Seguendolo a ritroso, trovò la flebo con la soluzione che gocciava lenta nel suo corpo.

Riportando lentamente lo sguardo al soffitto cercò di ricordare come era finito lì, visto che non avrebbe dovuto trovarvisi. L’ultimo ricordo sensato e vivido riguardava lui, dell’aconito e un Alpha. Dopo era stata rabbia, sua e divertimento, sicuramente non il suo, e paura, quella forse, riguardava entrambi.

Quando la madre di Scott entrò nella stanza per accertarsi delle sue condizioni, Stiles avrebbe voluto sentirsi in obbligo di rassicurarla, ma invece rimase inerme a fissare il pannello di cartone sul soffitto. La donna, che l’aveva sempre trattato come un secondo figlio, gli cambiò la flebo, ormai finita e, prima di andarsene con un sospiro, l’accarezzo sulla testa, dove posò un bacio.

Sentì gli occhi pizzicare, ma non permise alle lacrime di scendere. Non ancora. Non fino a quando qualcuno non fosse venuto a dirgli in che condizioni era suo padre. Era per lui che si era ridotto in quello stato. Ma non era importante. L’importante era che stesse bene e che fosse al sicuro.

La porta della camera si aprì, e Scott entrò, accompagnato dalla sua aria da cucciolo bastonato. Si sedette su una sedia, portandola vicino al letto, e rimase tutto il pomeriggio con lui. Fu raggiunto anche dal resto del branco. Eccetto Derek. Ma questa non era un novità. Rimase immobile, sdraiato in quel letto asettico tutto il pomeriggio, ignorando qualsiasi cosa gli dicessero, chiuso in un anomalo mutismo. Quando se ne andarono, tristi e colpevoli, ancora nessuno aveva accennato a qualcosa.

Sentiva la rabbia e la preoccupazione e la colpa montare nel suo petto. Immaginò che fosse così che si sentisse sempre Derek, e per un istante, si sentì solidale con il lupo come non lo era mai stato. Ma l’attimo passò, e di nuovo l’apatia lo colse, sprofondandolo nel sonno.

Aprì gli occhi su una stanza semibuia, ma sapeva chi c’era insieme a lui, ancora prima di volgere lo sguardo sulla sedia occupata da Scott in precedenza. Quando si decise, i suoi occhi si mossero con lentezza esasperante, fino a fermarsi in quelli verdi dell’Alpha, che emise un impercettibile sussulto a quella vista. Non c’era più volontà in quegli occhi, erano spenti, come spesso aveva scorto i suoi, riflessi negli specchi o nelle vetrine o in qualunque altra superficie riflettente. Eccetto quando si scorgeva riflesso nella pupilla di Stiles; lì era rabbioso, bruciante –accostamento interessante e stridente se accostato a lui– vivo. Per questo, per la sua capacità di riportarlo in vita ogni volta, si era innamorato di quel ragazzino iperattivo. Per questo ora era lì. Per riportarlo indietro. Non era da lui quell’apatia. Non era da Stiles.

La sua voce risuonò nell’aria secca e decisa come al solito. «Tuo padre sta bene. Lo dimetteranno tra una settimana. E ha dato di matto quando ha saputo quello che ti è successo.» disse.

Quelle parole ruppero finalmente l’argine delle lacrime. Portandosi entrambe le mani alla faccia, la coprì, per evitare che Derek vedesse. Che capisse quanto aveva avuto bisogno di quelle parole. Ma il lupo già sapeva. Probabilmente era rimasto a sorvegliare suo padre tutto il tempo, fino a quando non si era svegliato. A quel punto aveva aspettato seduto lì, per chissà quanto tempo, vegliando lui, attendendo che si destasse.

Stiles non riusciva a fermare i singhiozzi che lo scuotevano violentemente. Sentì la prima avvisaglia di un attacco di panico, rimasto ai margini della sua mente tutto il giorno, aspettando il momento opportuno per farsi avanti. Il momento in cui avrebbe finalmente liberato nuovamente le emozioni. Si odiò per un attimo, per tutta la debolezza che stava mostrando a Derek, ma la mano che si posò sulla sua, ferma e calda, gli trasmise rassicurazione e comprensione. Ed era davvero assurdo, considerò domando il suo corpo, riportandolo nuovamente al suo controllo, che tutto ciò venisse da Derek Hale, il lupo mannaro fatto di indifferenza e mancanza di tatto.

Ma Stiles sapeva che non era così. Chi meglio di lui era in grado di riconoscere una maschera sul volto di qualcuno? Era per questo che dalla prima volta che aveva incrociato i suoi occhi lo provocava. Per riportare in superficie il lato umano, risollevarlo dalla cenere che lo opprimeva. E allo stesso tempo, lasciava da parte la sua, di maschera, almeno per un po’.

Lentamente girò la mano, portando il palmo all’insù, intrappolando la mano calda di Derek nella sua, gelida e bagnata, di paura appena scemata e lacrime non ancora asciutte. Il lupo fece scorrere lo sguardo dalle dita intrecciate fino al volto di Stiles, per cercare i suoi occhi d’ambra e ritrovarvi la scintilla che sempre li animava e che accendeva anche lui. E vide il piccolo fuoco iniziare a brillarvi nuovamente. Senza che se ne accorgesse, le sue labbra abbandonarono la piega rigida e si aprirono in un sorriso sollevato, scoprendo i denti bianchi. E la luce calda in quegli occhi s’ingrandì, accompagnata dal sorriso ricambiato.

Con un po’ di fatica e molto dolore, che scomparve quasi immediatamente, assorbito da Derek, Stiles si mise a sedere. Sapeva cosa lo aspettava. Oh, magari non subito. Forse Derek avrebbe aspettato fino a che non si fosse rimesso completamente, ma sapeva che la pazienza non era esattamente una delle sue qualità. Era più probabile che lo facesse ora, quindi.
«Che cos’è successo?» domandò, sentendo la gola bruciare a causa dell’inattività prolungata.

«Oltre al fatto che sei un pazzo incosciente e suicida?» chiese sarcastico, con una nota dura di rimprovero nella voce, ancora controllata.

«Oltre a quello, ovviamente. Dimmi qualcosa che già non so.» disse, iniziando ad accarezzare il dorso della mano del lupo, inconsciamente.

«Deucalion è morto. L’ho ucciso.» sintetizzò, sapendo che Stiles avrebbe voluto sapere i dettagli, ma non era quello il momento. Per ora si sarebbe limitato all’essenziale e, quando finalmente sarebbe uscito da lì l’avrebbe strigliato per bene per quello che aveva tentato di fare.

«Oh, bene.» borbottò, corrucciando la fronte.

Senza nessun preavviso, Derek si alzò dalla sedia su cui era rimasto rigidamente seduto fino a quel momento, e rimase in piedi a fissarlo. Stiles ci mise qualche secondo poi, lasciando la presa della sua mano, si spostò goffamente sul bordo del letto, facendogli posto. In silenzio, Derek si stese, stando attento a non procurargli altro dolore o a staccare accidentalmente qualche macchinario.

La mano di Stiles cercò nuovamente la sua, mentre la testa trovava il suo posto sul petto solido del lupo, che lo circondò con un braccio. Rimasero a lungo in silenzio, a fissare il muro davanti ai loro occhi, persi nei loro pensieri, ma con una strana serenità. Prima di cedere entrambi al sonno, Derek portò due dita sotto il mento di Stiles costringendolo a guardarlo negli occhi.

«Non farò mai più una cosa del genere. Non ti lascerò solo.» promise, intuendo i suoi pensieri.

Derek annuì brevemente, prima di baciarlo piano e a lungo, lasciando poi che la stanchezza prendesse il sopravvento, annullando le loro coscienze fino al mattino successivo.

 

 

[…I can't live with you 
But I can't live without you 
I can't let you stay 
Oh but I can't live if you go away 
…]

[…Non posso vivere con te
Ma non posso vivere senza di te
Non posso permetterti di restare
Oh ma non posso vivere se te ne vai]

 

 


Angolo autrice:
Ooook…
Non so proprio come mi sia uscita una… cosa del genere, ma era da un po’ che vagava nel vuoto tra le mie orecchie, e ho pensato che non fosse carino lasciarla lì a vagabondare da sola. Quindi…
Beh, che dire. È angst. Cavolo… lo è. Per i miei soliti standard è anche mediamente alto. Nel senso che di solito immagino ben di peggio, ma raramente questo peggio vede la luce. Però… accipicchia, me la sono presa con entrambi i nostri amati Stilinski! Perdono!! Non accadrà mai più! …spero.
Magari, però un minimo di spiegazione ci và, eh?
Partiamo dal titolo e dalle citazioni: Queen! Sempre siano lodati, perché non sapevo proprio che titolo dare.
Il titolo è Headlong, ovvero “a capofitto”, mentre le citazioni sono di un’altra magnifica canzone, “I can’t live with you” che secondo me è stata scritta per questi due.
Passiamo al testo: dunque questo, è quello che dovrebbe essere successo, a grandi linee, prima di questa cosa: Deucalion, che immagino ora sappiano anche i muri essere il capo degli Alpha, ha aggredito lo sceriffo, ferendolo gravemente. Ovviamente Stiles ha dato di matto e, non considerando nessuna conseguenza ha cercato di farsi giustizia da solo, inutilmente. Fortunatamente sono intervenuti gli altri membri del branco che l’hanno portato in salvo, prima che gli fosse inferto il cosiddetto colpo di grazia.
Mi farebbe piacere sapere che ne pensate, e se magari sono andata OOC. Argh! Spero tanto di no!
Ringrazio in anticipo chi recensirà e anche chi ha commentato le mie altre fic. Grazie di cuore!^__^
Baci a tutti/e
Leyda
 
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